William James Harris nacque il 12 ottobre 1868 a Herefordshire, in Inghilterra, e morì il 2 agosto 1940 a St. Augustine, in Florida. Figlio di emigranti che giunsero negli Stati Uniti quando era ancora bambino, Harris costruì la propria carriera come fotografo itinerante, diventando celebre per le fotografie paesaggistiche e le cartoline a stampa e a mano che ritrassero tanto i panorami lacustri del Nordest degli Stati Uniti quanto le attrazioni storiche di St. Augustine.
Harris trascorse la fanciullezza in Pennsylvania, dove arrivò con la famiglia nel 1870. Fin dai vent’anni lavorò come apprendista presso uno studio fotografico di Wilkes-Barre, apprendendo le basi del mestiere: montaggio di lastre di vetro 4×5 inches, sviluppo con bagni a base di metol–idrochinone mantenuti a 20 °C, uso delle pellicole in gelatina orto‑ e panchromatiche, e tecniche di stampa a contatto su carta baritata. In pochi anni, grazie a una padronanza precoce dei parametri di esposizione (ISO equivalenti 25–50, tempi di posa tra 1/30 e 1/125 s, diaframmi f/8–f/16), aprì il suo primo studio domiciliare, installato nella soffitta della casa dei genitori, realizzando ritratti di famiglia e prime prove paesaggistiche.
Nel 1890, a soli 22 anni, Harris si trasferì a West Pittston e contemporaneamente avviò una carriera come fotografo itinerante. Di giorno viaggiava in treno con il suo equipaggiamento portatile — un kit comprendente una Kodak Detachable Plate Camera in formato 5×7 inches, un set di lastre, un treppiede in ottone e gli indispensabili sacchi di carta per il trasporto in condizioni di temperature variabili — e di sera montava in loco la sua mini-camera oscura a soffietto, rivelava le lastre una per una e annotava in un diario i parametri di sviluppo, più tardi utili per replicare la resa tonale delle stampe.
Appena ventiquattrenne, Harris perfezionò anche le tecniche di stampa albuminata per le pubblicazioni locali: miscelava albumina d’uovo con cloruro d’ammonio e sali d’argento, realizzando stampe calde, con una gradazione tonale che andava dai marroni chiari ai bruni intensi. Questo processo, oggi definito “stampa su albumina”, fu in quegli anni un segno distintivo per le sue prime cartoline vendute nelle edicole della conca carbonifera.
Tecniche fotografiche e attrezzature
L’attrezzatura di Harris evolse rapidamente. Nei primi anni Novanta adottò la Graflex Super D in formato 4×5 inches, dotata di ottica Kodak Anastigmat 127 mm f/4.7, per ottenere negativi di alta fedeltà su lastre rigide di vetro. In studio utilizzava luci a lampada alogene da 500 W montate su supporti regolabili, diffuse da pannelli in seta, per eseguire ritratti ambientati nei cottage dei villeggianti. Calibrava ogni sessione con un esposimetro a lettura spot Gossen Starlite, puntando sempre il punto di misura sul viso del soggetto per mantenere il volto a 0 EV e gestire aperture tra f/5.6 e f/11 a tempo di 1/60 s.
La vera innovazione arrivò con l’adozione della tecnica della fotoincisione o fotogravura, che gli consentiva di produrre tirature di fotogravure in bianco e nero da 8×10 inches. Questa tecnica prevedeva la realizzazione di piastre in rame incise chimicamente per trasferire l’immagine su carta, poi singolarmente a mano colorate con acquerelli. Harris fece spesso realizzare le lastre da incisori specializzati, controllando poi il processo di inchiostrazione con spatole in gomma dura e pneumatici di velluto, ottenendo sfumature uniformi.
Negli stessi anni sperimentò la stampa su placca di zinco per realizzare cartoline patinate a sviluppo rapido, trasferendo l’immagine fotografica su metallo, laminando poi una sottilissima pellicola di gelatina all’argento. Il risultato era un prodotto leggero, resistente all’umidità, e rapidamente riproducibile dalla sua officina di St. Augustine.
Progetti principali e carriera itinerante
Il Ferris Wheel alla Colombian Exposition (1893)
Nel 1893 Harris si recò a Chicago per la Colombian World’s Fair, dove fotografò per primo la gigantesca Ferris Wheel. Per evitare la distorsione prospettica delle lastre a soffietto, salì su un tetto a quota pari all’asse della ruota e scattò con la sua Graflex, impiegando un tempo di posa calibrato a 1/125 s e diaframma f/8. La fotografia, donata in 2 000 copie all’azienda costruttrice, fu un formidabile strumento promozionale: ogni stampa recava firmato il nome di Harris e l’indirizzo nuovo di Lake Hopatcong.
Lake Hopatcong, New Jersey (1898–1939)
Nel 1898 Harris si stabilì estivo sulle rive di Lake Hopatcong. Su una piccola proprietà affittata montò uno studio galleggiante di 16×50 ft, dotato di veranda panoramica per i tramonti. Il serbatoio di vetri dimostrativi e un piccolo laboratorio interno, mantenuto a 25 °C, gli permisero di rivelare e fissare sul posto fino a 20 lastre al giorno. Sfruttando la combinazione di luci naturali al tramonto e un riflettore d’argento manuale, codificò la resa dei suoi celebri sunsets: la pellicola Tri‑X 400 ISO veniva sovraesposta di mezzo stop e sviluppata in Metol–Idrochinone a 22 °C per aumentare i dettagli delle nuvole e saturare i rossi nel cielo.
St. Augustine, Florida (inverni 1898–1940)
Con l’arrivo dell’autunno Harris trasferiva parte del suo studio a St. Augustine. Qui aprì la “Acme View Company”, vendendo cartoline, souvenir, cervi impagliati e, più tardi, persino birch bark plaques con fotografie tipografiche in quadricromia (CMYK). Fotografò le antiche mura cittadine, la Fountain of Youth e il mercato degli schiavi in cartoline 4×6 inches realizzate in offset, con separazione colore calibrata da densitometristi in camera oscura: densità ottiche di 0,8–1,4 DO per ciascuna lastra di colore, bilanciate per riprodurre fedelmente le tinte calde delle pietre. Le cartoline vennero vendute in oltre 70 boutique locali e catene di hotel, diventando un best seller stagionale.
Principali opere
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Ferris Wheel, Chicago (1893): Graflex Super D 4×5″, Kodak Tri‑X 400 sovraesposta, f/8, 1/125 s.
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Sunset Lake Hopatcong (1900–1939): Kodak Tri‑X 400, sviluppo Metol–Idrochinone, uso di riflettore argento e veranda panoramica su floating studio.
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Cartoline di St. Augustine (1898–1940): offset CMYK, densità ottica 1,2 DO, stampe su carta patinata 200 g/m², separazione colore in quadricromia.
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Adirondack Scenes (primi 1900): viaggio in treno, impiego di Kodak Autographic 3⅛×4¾”, sviluppo Kodak D‑76, stampa albuminata.
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Photogravure Series (1905–1915): incisioni su rame, stampa artigianale con inchiostri all’olio, finitura a mano con acquerelli.
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Hand‑Colored Novelties (Post‑1915): fotografie su photogravure, colorate in laboratorio, firmate “Harris” in grafite sul margine inferiore.

Sono Manuela, autrice e amministratrice del sito web www.storiadellafotografia.com. La mia passione per la fotografia è nata molti anni fa, e da allora ho dedicato la mia vita professionale a esplorare e condividere la sua storia affascinante.
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