Paul Strand (nato Nathaniel Paul Stransky; New York, 16 ottobre 1890 – Orgeval, 31 marzo 1976) è stato un fotografo e cineasta statunitense, figura centrale nella storia della fotografia del XX secolo. Considerato uno dei pionieri della fotografia diretta (Straight Photography), il suo lavoro ha ridefinito il medium fotografico, elevandolo a forma d’arte autonoma attraverso un approccio tecnico rigoroso e una visione estetica innovativa. La sua carriera, durata oltre sessant’anni, spazia dalla sperimentazione modernista degli anni ’10 alla documentazione sociale, dal cinema d’avanguardia alla produzione di libri fotografici di grande impatto visivo.
Infanzia e formazione tecnica
Paul Strand nacque a New York da genitori boemi, Jacob Stransky e Matilda Arnstein, in un contesto culturale stimolante che influenzò precocemente la sua sensibilità artistica. A dodici anni ricevette in regalo dal padre una macchina fotografica, un modello a lastre asciutte che richiedeva una meticolosa preparazione tecnica. Questo strumento, sebbene rudimentale, segnò l’inizio del suo rapporto con la fotografia, intesa non come semplice passatempo ma come mezzo di espressione analitica.
Tra il 1907 e il 1909, Strand frequentò la Ethical Culture Fieldston School, dove ebbe come insegnante Lewis Hine, fotografo documentarista noto per i suoi reportage sulle condizioni sociali degli immigrati e sul lavoro minorile. Hine introdusse Strand alle potenzialità etiche ed estetiche della fotografia, incoraggiandolo a utilizzare la macchina fotografica come strumento di indagine critica. Fu durante una visita alla galleria 291 di Alfred Stieglitz, organizzata da Hine nel 1909, che Strand entrò in contatto con le avanguardie artistiche europee e con le opere di fotografi come Edward Steichen e Clarence H. White. Questa esperienza lo spinse ad abbandonare gli studi in economia per dedicarsi interamente alla fotografia.
Il periodo formativo di Strand fu caratterizzato da un’ossessiva ricerca tecnica. Utilizzò inizialmente telecamere reflex a lastre di grande formato, come la Graflex Series B, apprezzata per la sua versatilità nel controllo della profondità di campo e nella messa a fuoco selettiva. Sperimentò con emulsioni al collodio umido e alla gelatina bromuro d’argento, perfezionando la gestione dei tempi di esposizione e dello sviluppo in camera oscura. La sua attenzione ai dettagli tecnici si riflette nelle prime opere, come Wall Street (1915), dove l’uso di un obiettivo da 250 mm permise di catturare geometrie austere e contrasti netti, trasformando un soggetto urbano in un’astrazione formale.
Sviluppo artistico e influenza modernista
L’incontro con Alfred Stieglitz nel 1915 segnò una svolta decisiva nella carriera di Strand. Stieglitz, riconoscendo il talento del giovane fotografo, pubblicò le sue opere negli ultimi numeri della rivista Camera Work (1916-1917), dedicando intere pagine a immagini come Blind Woman (1916) e White Fence (1916). Queste fotografie, stampate con la tecnica della fotogravura, evidenziavano una radicale rottura con il pittorialismo allora dominante. Strand rifiutava gli effetti sfocati e le manipolazioni postume, preferendo una resa nitida e una composizione basata su linee, volumi e texture pure.
Il suo approccio, definito Straight Photography, si basava su principi tecnici precisi: uso di macchine a grande formato (come la Deardorff 8×10), illuminazione naturale, messa a fuoco precisa e stampa a contatto diretto per preservare l’integrità del negativo. Nel 1921, Strand teorizzò questi concetti nel saggio Photography and the New God, sostenendo che la fotografia dovesse emanciparsi dall’imitazione della pittura, affermando la sua unicità attraverso la fedeltà alla realtà ottica.
Durante gli anni ’20, Strand esplorò soggetti industriali e architettonici, come nella serie New York Skyscrapers (1922-1924). Utilizzando angolazioni estreme e tagli compositivi audaci, trasformò gru, ponti e facciate in pattern astratti. In The Court, New York (1924), scattata da un’altezza di trenta metri con un obiettivo grandangolare, scompose lo spazio in piani sovrapposti, creando un dinamismo visivo che anticipava le ricerche del Bauhaus.
Innovazioni tecniche e sperimentazione
Paul Strand fu un pioniere nell’adozione di tecniche fotografiche innovative. Negli anni ’30, introdusse l’uso del paraluce per eliminare i riflessi indesiderati e del filtro rosso per aumentare il contrasto nelle riprese in bianco e nero. Per le sue immagini di ritratto, sviluppò un sistema di doppio obiettivo: un finto mirino in ottone montato frontalmente distraeva il soggetto, mentre un secondo obiettivo nascosto sotto il braccio catturava l’espressione spontanea. Questa tecnica, utilizzata in Young Boy, Gondeville (1951), gli permise di ottenere ritratti privi di pose artificiose.
Negli anni ’40, Strand adottò la pellicola a colori Kodachrome, sebbene rimase scettico sulle sue potenzialità artistiche. Preferì invece perfezionare la stampa in gelatina d’argento, applicando una vernice protettiva a base di cera d’api per aumentare la durata delle stampe. La sua collaborazione con il laboratorio Photogravure & Color Co. di New York portò alla realizzazione di edizioni limitate, come Photographs of Mexico (1940), dove ogni copia era numerata e firmata a mano.
Uno degli aspetti più rilevanti del suo lavoro fu la scelta di evitare qualsiasi manipolazione in camera oscura o in fase di stampa che alterasse la realtà fotografata. Questa scelta tecnica era coerente con la sua filosofia estetica, che vedeva nella fotografia un mezzo per rivelare la verità e la bellezza intrinseca della realtà, senza inganni o abbellimenti. La sua tecnica si basava quindi su un controllo rigoroso dell’esposizione, della messa a fuoco e della composizione, per ottenere immagini di grande impatto visivo e intensità emotiva.
Strand sperimentò anche con il formato e l’inquadratura, utilizzando spesso il formato quadrato o rettangolare per creare composizioni equilibrate e dinamiche. La sua capacità di cogliere dettagli minuti e texture, come le rughe di un volto o la superficie di un muro, contribuì a valorizzare la materialità del soggetto fotografico, rendendo visibile ciò che spesso passa inosservato.
Le opere
Le opere più iconiche di Paul Strand includono una serie di fotografie e film che hanno segnato la storia della fotografia moderna e del documentarismo sociale:
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Wall Street (1915): Considerata una delle sue immagini più significative, rappresenta un netto distacco dal pittorialismo verso una fotografia più realista e astratta, con un gioco di luci e ombre che crea motivi geometrici. È un esempio di realismo documentario combinato con astrazione.
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Blind Woman (1916): Uno dei primi ritratti di strada, scattato nel quartiere povero di Five Points a New York. Ritrae una donna cieca con un cartello che ne indica la condizione, documentando la miseria urbana con un approccio diretto e senza artifici.
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Porch Shadows (Ombre del portico, 1916): Fotografia astratta che mostra giochi di luce e ombre su un tavolo rotondo, influenzata dalle avanguardie europee e dal cubismo. È tra le prime immagini astratte nella storia della fotografia.
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Percé Beach, Gaspé, Québec (1929): Un paesaggio che unisce elementi di fotografia di paesaggio e astrazione, con un equilibrio tra peso e aria nella composizione, riflettendo l’interesse di Strand per la natura e la vita dei lavoratori5.
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Manhatta (1921): Film sperimentale che documenta la vita a New York, considerato un classico del cinema documentario.
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The Plow that Broke the Plains (1935) e Heart of Spain (1940): Film documentari che affrontano temi sociali e politici, mostrando l’impegno di Strand nel raccontare realtà difficili.
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Native Land (1942): Film che denuncia le violazioni delle libertà civili negli Stati Uniti negli anni ’30, con un forte contenuto politico e sociale, narrato da Paul Robeson.
- Libri fotografici: France de Profil (1952), Living Egypt (1969) e Ghana: An African Portrait (1976), che raccolgono ritratti e paesaggi di diverse culture e luoghi, sono considerati tra le sue opere più importanti e influenti
Le differenze tra le opere di Paul Strand e quelle dei suoi contemporanei
Le differenze tra le opere di Paul Strand e quelle dei suoi contemporanei si possono riassumere nei seguenti punti chiave:
Approccio alla realtà e alla fotografia
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Paul Strand perseguiva un realismo rigoroso, con l’obiettivo di osservare e riprodurre la realtà così com’è, senza artifici pittorici o compositivi forzati. La sua fotografia non cercava di imitare la pittura o la scultura, ma di sviluppare un’identità propria basata sulla capacità unica della fotografia di cristallizzare un momento reale nel tempo e nello spazio.
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I contemporanei influenzati dal pittorialismo invece tendevano a manipolare le immagini per avvicinarle all’estetica pittorica, con composizioni studiate e un senso estetico manuale, spesso idealizzando la realtà.
Stile e tecnica
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Strand adottava la Straight Photography, caratterizzata da immagini nitide, contrasti forti, profondità ridotta e composizioni che spesso si avvicinavano all’astrazione geometrica. Usava fotocamere di grande formato per ottenere dettagli precisi e una qualità quasi scultorea delle immagini.
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Molti fotografi dell’epoca vedevano la fotografia più come un mezzo grafico o pittorico, utilizzando tecniche che enfatizzavano l’effetto artistico più che la rappresentazione fedele della realtà.
Funzione sociale e artistica
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Strand credeva che la fotografia dovesse essere un mezzo conoscitivo e comunicativo, capace di rendere visibile l’invisibile e di connettersi con lo spettatore sia a livello spirituale che sociale. La sua arte univa realismo e astrazione, senza rinunciare a un impegno sociale e culturale.
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Altri artisti modernisti tendevano a privilegiare l’arte per l’arte, concentrandosi sull’astrazione pura o su esperimenti formali senza necessariamente un legame diretto con la realtà sociale o culturale.
Narrazione e documentazione culturale
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Strand, specialmente nei suoi lavori documentaristici come Un paese, riusciva a trasformare soggetti comuni in narratori della cultura e della storia, cogliendo il flusso del tempo e della vita quotidiana con una serietà e profondità che andavano oltre la semplice documentazione fotografica. Questo approccio creava un archivio di un mondo in trasformazione, con un equilibrio tra attesa, realtà e rappresentazione.
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Altri contemporanei, come i documentaristi americani degli anni ’30, avevano intenti simili ma spesso con un linguaggio più diretto e meno poetico o riflessivo rispetto a Strand.
In sintesi, Paul Strand si distingueva per un realismo fotografico rigoroso, una combinazione armoniosa di astrazione e rappresentazione, e un impegno sociale e culturale profondo, che lo differenziava da molti contemporanei che o idealizzavano la realtà o si concentravano su sperimentazioni formali più distaccate dalla realtà quotidiana.