Schneider Optische Werke nacque ufficialmente il 18 gennaio 1913, quando Joseph Schneider, ingegnere ottico di formazione, avviò la “Optische Anstalt Jos. Schneider & Co.” nella cittadina di Bad Kreuznach, nel cuore della Germania renana. La scelta di questa sede non fu casuale: la regione era già nota per la presenza di aziende specializzate in vetri ottici di eccellenza, oltre a offrire risorse idriche e infrastrutture adatte al lavoro di precisione. I primi anni furono dedicati allo sviluppo di lenti semplici e composti minimi, ma già nel 1914 vennero presentati i primi obiettivi marchiati Symmar e Componar, caratterizzati da un design a cinque lenti in tre gruppi e da un trattamento antiriflesso pionieristico per l’epoca.
Il successo iniziale rifletteva non soltanto la qualità ottica, ma anche la meticolosità delle operazioni meccaniche: ogni elemento era rettificato e centrat o a mano, le slitte di messa a fuoco dotate di superfici argentate e i barilotti mobili garantivano scorrimenti fluidi. La Prima Guerra Mondiale frenò leggermente lo sviluppo commerciale, ma offrì all’azienda la possibilità di perfezionare processi produttivi in ambito militare, come la costruzione di collimateurs e visori notturni. Superata la contingenza bellica, nel 1922 l’azienda assunse la denominazione “Jos. Schneider & Co., Optische Werke, Kreuznach” e investì in nuovi reparti: una fonderia di ottone dedicata ai barilotti, un laboratorio metrologico per il controllo dimensionale e una sezione di collaudo ottico con camere bianche per il test di qualità.
La rapidissima crescita portò, già nel 1925, alla stipula di accordi commerciali con i primi grandi nomi del comparto fotografico e cinematografico, tra cui Leitz (per obiettivi da micrografia) e Zeiss (per cinematografia 35 mm). Questi primi contratti sancirono il ruolo dell’azienda come fornitore di trust per obiettivi di precisione, capaci di operare su diverse gamme spettrali e con aperture relativamente ampie, pur mantenendo un rapporto costi/prestazioni inavvicinabile per molte concorrenti.
Consolidamento e innovazioni tra le due guerre (1926–1939)
Gli anni Venti e Trenta videro Schneider Kreuznach al centro di una serie di innovazioni tecniche che avrebbero tracciato la via per l’ottica moderna. Nel 1926 fu introdotto lo schema Xenar, un classico Tessar-style a quattro elementi in tre gruppi, che si impose subito per la compattezza e la nitidezza al bordo. Contemporaneamente, la famiglia Tele Xenar estese tale schema a focali più lunghe, aprendo la strada ai primi obiettivi teleriflettenti di qualità fotografica. La filosofia costruttiva rimaneva quella dell’ottica simmetrica o quasi, con lenti frontali convesse e posteriori concave, assicurando aberrazioni cromatiche ridotte senza ricorrere a vetri particolarmente costosi.
Nel 1930 Schneider presentò il Curtagon, un obiettivo rapido f/2,8 a cinque lenti in cinque gruppi, concepito per il 35 mm e per il grande formato. Esso fu subito adottato da case come Kodak e Agfa per fotocamere compatte di alta gamma. Parallelamente, il lancio del Reomar e del Radionar diede vita a soluzioni a bassa dispersione, grazie all’impiego di vetri flint ottimizzati, capaci di contenere l’aberrazione cromatica longitudinale anche alle massime aperture. A metà degli anni Trenta, con il Super Angulon da 121 mm f/8, Schneider introdusse un super‐angolare per grande formato che, montato su apparecchi Linhof Technika, permise prospettive grandiose fino a 160° di campo, anticipando le esigenze dell’architettura e della fotografia industriale.
Il contesto storico spinse inoltre l’azienda verso nuovi settori: i lanci dei Protar e Betavaron rispondevano alla crescente domanda di obiettivi per riproduzione e arti grafiche, mentre i primi tentativi di macrofotografia trovarono in Schneider un partner d’eccellenza. La produzione si estese a oltre mezzo milione di obiettivi nel 1932 e a un milione nel 1936, numeri che attestavano una capacità produttiva senza precedenti. La collaborazione con produttori di pellicole e apparecchi da stampa permise inoltre di definire protocolli di collaudo che includevano test di resilienza alle alte temperature e di stabilità dimensionale, prerogative fondamentali per le lente in contesti industriali.
Ricostruzione postbellica e pioniere dell’ottica di precisione (1945–1980)
Al termine della Seconda Guerra Mondiale, Schneider Croixnach trovò gran parte dei propri stabilimenti danneggiati, ma la volontà di ripresa fu fulminea. Già nel 1946 la produzione riprese con i modelli ricostruiti dei predecessori, includendo versioni aggiornate del Xenar e del Curtagon. Negli anni Cinquanta, la famiglia Xenon venne introdotta come standard per il 35 mm, con uno schema a sette elementi in sei gruppi e trattamento antiriflesso a più strati, frutto della collaborazione con istituti di ricerca ottica tedeschi. La Xenon si imponeva per contrasto e resa dei colori, diventando punto di riferimento per fotocamere di mezzo formato e per applicazioni scientifiche.
Negli anni Sessanta, l’avvento del color film e delle camere automatiche spinse Schneider a sviluppare obiettivi con motori passo-passo per messa a fuoco automatica e diaframmi elettronici. Il Tele Xenar venne aggiornato con versioni MC (Multi Coated) capaci di gestire le lunghezze d’onda del rosso profondo e dell’infrarosso vicino, indispensabili per le fotocamere militari a visione notturna. Allo stesso tempo, la produzione di ottiche apocromatiche – come l’Apo-Symmar – permise di lavorare con grande formato a quattro colori, destinato a laboratori di cartografia e topografia.
La spinta verso la ricerca di vetri speciali e di tecnologie come la cristallizzazione sol-gel portò Schneider a lanciare lo Xenotar e l’Angulon, due schemi che univano aperture ampie (f/2,0 e f/4,5 rispettivamente) a curvature ridotte, riducendo la distorsione geometrica. Questi modelli, spesso associati a otturatori Synchro-Compur di Deckel, trovarono posto su apparecchi Linhof, Sinar e Hasselblad, diventando sinonimo di qualità professionale. L’ingresso nel settore delle scanner ottici da grande formato e dei proiettori cinematografici rafforzò ulteriormente la capacità di Schneider di adattarsi a mercati specialistici.
Innovazione contemporanea e diversificazione (1980–oggi)
Negli anni Ottanta Schneider operò una serie di acquisizioni strategiche: nel 1982 Rollei Fototechnic GmbH portò nuove competenze nel campo della reflex medio formato, mentre l’integrazione di Pentacon/Praktica estese il know-how nelle ottiche per SLR. Gli anni Novanta videro la nascita degli obiettivi Digitar per fotocamere digitali emergenti, con trattamenti antiriflesso su misura e ridottissimi spessori di vetro per sensori CCD. Nel 1998 l’azienda assunse l’attuale denominazione “Jos. Schneider Optische Werke GmbH”, consolidando i marchi storici e investendo in reparti di sviluppo per ottiche asferiche e freeform.
Il nuovo millennio ha portato Schneider nel mercato dell’astronomia amatoriale con la linea Rubinar, basata su design catadiottrici Maksutov-Cassegrain realizzati in vetro a bassa dispersione, e nella micro-ottica con la serie Claron e Apo Artar per la riproduzione di stampe di altissima fedeltà. Recentemente, gli obiettivi Digitar e Xenon-FF sono stati ottimizzati per sensori full-frame ad alta risoluzione, con revisione delle curvature asferiche mediante macchine a CNC e rivestimenti nanostrutturati anti-flare.
Pur mantenendo un forte legame con la produzione manuale di precisione, Schneider ha adottato processi di Industry 4.0: sistemi di misura ottica automatica, calcolo dei disegni di lenti con AI e produzione on-demand per lotti ridotti. La continua collaborazione con università tedesche e laboratori europei sulla progettazione computazionale ha generato proposte come l’Apo-Macro Symmar S, capace di coprire dal macro al normale con risoluzione eccellente.
Schneider Optische Werke rimane partner di riferimento per costruttori di fotocamere di fascia alta, produttori cinematografici e laboratori di imaging scientifico, con una produzione annua che supera i due milioni di obiettivi e una quota di mercato che copre sensori fino a 100 MP. Il marchio “Schneider Kreuznach” continua a incarnare una tradizione di eccellenza tecnica, che affonda le radici nell’ingegno di Joseph Schneider e si proietta verso le sfide ottiche del futuro.