La ditta Bruns, Chr. (forma abbreviata di Christian Bruns) fu un’officina ottico-meccanica attiva in Germania settentrionale, operante in modo documentato tra il 1873 e il 1905, con sede a Amburgo, allora importante porto commerciale e città di transito per idee e tecnologie fotografiche provenienti da Regno Unito, Francia e Paesi Bassi. Il fondatore, Christian Bruns, fu probabilmente un ottico di formazione artigiana con esperienze pregresse nell’ambito della strumentazione nautica e geodetica, ambienti nei quali Amburgo aveva una lunga e consolidata tradizione.
La data esatta della fondazione non è univocamente registrata, ma le prime tracce certe della ditta risalgono a un’inserzione nel “Hamburger Adressbuch” del 1874, dove la ditta compare sotto la voce “Mechaniker und Optiker, Photographische Apparate”, localizzata in Neuer Steinweg 42, nel centro storico cittadino. In quell’epoca la fotografia si era già affermata come disciplina tecnico-artistica e ambito commerciale florido, e molte città tedesche, in particolare Amburgo, vedevano nascere piccole officine capaci di produrre macchine fotografiche su misura, soprattutto camere a lastra e accessori da studio.
La Bruns, Chr. non fu una fabbrica in senso moderno, ma piuttosto una manifattura artigianale ad alta specializzazione, probabilmente costituita da un piccolo team composto da tornitori, falegnami, montatori e tecnici ottici. I materiali impiegati (legni nobili, ottone tornito, vetro ottico lucidato) erano quelli tipici dell’industria fotografica dell’epoca, ma a differenza di altre realtà più industrializzate, Bruns puntava su una produzione su commissione e di qualità sartoriale, destinata a studi fotografici locali, istituti tecnici e fotografi itineranti.
L’azienda, nei suoi primi anni, fu principalmente impegnata nella costruzione di camerae obscurae, camerae da banco a soffietto, telai da contatto e accessori da camera oscura, come visori stereoscopici, otturatori a ghigliottina e cavalletti a tre sezioni. In particolare, si specializzò nella produzione di camere da studio per lastre di grande formato, da 18×24 cm fino a 30×40 cm, progettate per ritrattistica e riproduzione d’opera.
La ditta si distingueva per la pulizia delle linee architettoniche, la qualità delle finiture e l’utilizzo di sistemi a vite micrometrica per la messa a fuoco e il basculaggio. Le camere Bruns si riconoscono per una piastra frontale in ottone brunito con inciso il marchio “Chr. Bruns – Hamburg”, spesso accompagnato dal numero seriale e dalla firma del montatore.
La produzione Bruns, Chr. si articolava attorno a una serie limitata ma coerente di modelli, tutti accomunati da un approccio tecnico razionale e da un’elevata solidità meccanica. Il modello più noto e diffuso fu la Bruns Atelier-Kamera 24×30, una macchina fotografica da studio con corpo in legno massello di noce, soffietto in pelle naturale trattata con gomma, e un sistema di binari con cremagliere metalliche per la regolazione longitudinale.
L’apparecchio disponeva di doppio basculaggio e decentramento orizzontale, permettendo così al fotografo di correggere le distorsioni prospettiche e di ottenere scatti precisi in contesti architettonici o di riproduzione pittorica. Il vetro smerigliato posteriore era inserito in una cornice a pressione, facilmente rimuovibile per l’inserimento del portalastra. Il telaio del chassis era in legno duro trattato, con guide in ottone lucidato e bloccaggio a molla.
Le ottiche non erano prodotte internamente, ma fornite da partner di area tedesca e francese, in particolare da Dallmeyer, Voigtländer, e più raramente da Steinheil e Derogy. L’azienda offriva la possibilità di montare ottiche differenti, a seconda dell’uso previsto: ritratto, paesaggio, riproduzione. Il sistema di flangia filettata o a baionetta consentiva la sostituzione rapida dell’obiettivo, mentre la taratura dell’otturatore poteva essere regolata mediante una leva esterna.
Un aspetto tecnico degno di nota era la compatibilità con standard di formati internazionali, rendendo gli apparecchi Bruns adatti sia a fotografi locali sia a operatori stranieri in transito per Amburgo. Questo aspetto era strategico, data la collocazione portuale della città, che fungeva da crocevia per materiali fotografici tra l’Europa settentrionale e i mercati coloniali.
Altri prodotti noti della ditta includevano visori stereoscopici da tavolo, costruiti in palissandro e vetro molato, e camere portatili da viaggio, ispirate ai modelli inglesi e francesi ma alleggerite e dotate di treppiedi richiudibili. La casa offriva anche servizi di manutenzione, restauro e modifiche personalizzate su fotocamere di altri marchi.
Le camere Bruns erano generalmente marchiate a fuoco sul telaio interno e dotate di libretto di istruzioni manoscritto, un elemento oggi di grande valore per i collezionisti. La produzione non fu mai industriale, e non si conoscono modelli brevettati a livello europeo o internazionale.
La clientela della Bruns, Chr. era composta in prevalenza da studi fotografici cittadini, scuole tecniche, botteghe artistiche e operatori itineranti. L’azienda beneficiava del flusso commerciale e intellettuale del porto di Amburgo, uno dei più grandi d’Europa, che garantiva una rete di distribuzione estesa anche oltre la Germania. I cataloghi Bruns erano stampati in tedesco, ma già negli anni Ottanta dell’Ottocento esistevano versioni in francese e in inglese per acquirenti internazionali.
L’azienda partecipò a mostre tecniche regionali, come le fiere industriali di Amburgo, Hannover e Brema, ottenendo attestati di merito per la lavorazione dei metalli e la precisione meccanica. Tuttavia, a differenza di grandi nomi come Voigtländer o Steinheil, Bruns non riuscì a espandersi industrialmente, rimanendo confinata a un modello artigianale basato sul passaparola e sul rapporto diretto con la clientela.
A partire dal primo decennio del Novecento, la ditta scomparve progressivamente dai cataloghi e dagli elenchi delle aziende attive. Non si conosce una data ufficiale di cessazione attività, ma è plausibile che l’officina abbia chiuso i battenti intorno al 1905–1908, a causa dell’aumento della concorrenza industriale, dell’introduzione delle fotocamere a pellicola rollfilm, e della difficoltà nel reperire materie prime a basso costo.
Oggi gli apparecchi Bruns, Chr. sono considerati estremamente rari, con meno di un centinaio di esemplari noti nei circuiti di collezionismo europeo. La maggior parte si trova in Germania, Danimarca e Paesi Bassi, e alcuni modelli sono conservati in musei tecnici tedeschi, come il Museum für Kommunikation di Berlino e il Deutsches Technikmuseum.
Le fotocamere da studio complete, con ottica originale, soffietto integro e chassis funzionanti, possono raggiungere valori compresi tra i 2.000 e i 4.000 euro nel mercato dell’antiquariato fotografico. I modelli con custodia originale, manuale manoscritto e certificato di vendita sono considerati vere rarità museali.

Sono Manuela, autrice e amministratrice del sito web www.storiadellafotografia.com. La mia passione per la fotografia è nata molti anni fa, e da allora ho dedicato la mia vita professionale a esplorare e condividere la sua storia affascinante.
Con una solida formazione accademica in storia dell’arte, ho sviluppato una profonda comprensione delle intersezioni tra fotografia, cultura e società. Credo fermamente che la fotografia non sia solo una forma d’arte, ma anche un potente strumento di comunicazione e un prezioso archivio della nostra memoria collettiva.
La mia esperienza si estende oltre la scrittura; curo mostre fotografiche e pubblico articoli su riviste specializzate. Ho un occhio attento ai dettagli e cerco sempre di contestualizzare le opere fotografiche all’interno delle correnti storiche e sociali.
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