Il marchio Kafta prende forma alla fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1945, per iniziativa di Frédéric (Fritz) Kaftanski, inventore di origine tedesca, rifugiatosi in Francia. Kaftanski aveva già alle spalle diverse esperienze imprenditoriali nel settore delle fotocamere: da Fotofex a Berlino (1927), passando per Sida, Fex-Indo e Sidax in Cecoslovacchia e Francia prima del conflitto. Il 5 maggio 1945 nasce a Lione la SARL Établissements Kafta, strutturata per produrre fotocamere, cineprese e accessori ottici. La registrazione del marchio nella Seine, avvenuta il 21 maggio 1946, sottolinea l’orientamento commerciale e la vocazione multimodale: apparecchi fotografici, cinematografici, sonori e persino stereoscopici erano contemplati nel progetto iniziale.
Frédéric Kaftanski, ebreo tedesco fuggito dal nazismo, cercò un’identità imprenditoriale solida che superasse le difficoltà postbelliche e le limitazioni tecniche della produzione francese. Grazie alla sua capacità di innovazione – come dimostrato dal precedente lavoro su Minifex, Trav‑Fex, Superfex e altri modelli – Kafta si configura come la continuazione di una storia di sperimentazione tecnico‑commerciale.
Il modello Kaftax, lanciato nel 1950, fu la prima fotocamera 6×9 cm su pellicola 120. Corpo in plastica nera – probabilmente polimero bakelite® – con lente menisco e otturatore molto semplice, esemplificava la filosofia Kafta: strumenti con design innovativo ma assemblea economica, fruibile all’utente comune e distribuiti attraverso reti francesi, fra cui il famoso negozio Tiranty.
Nel 1949 Fritz rompe il sodalizio con Lucien Bouchetal e prosegue autonomamente, dando vita a Kafta, con la produzione di videocamere e fotocamere semplici ma robuste. Questa evoluzione segna la svolta verso prodotti consumer postbellici, in competizione con i marchi francesi MIOM (Photax) e la gamma Ultra‑Fex, offrendo qualcosa di diverso pur conservando la semplicità.
A partire dal 1950 il catalogo Kafta è caratterizzato da diverse famiglie: Kaftax, Banco, Sidax e persino una produzione cine analogica. Tutte fondate su scelte progettuali precise: plastica stampata, ottiche modeste, mirino ottico integrato, corpi compatibili con molteplici standard, e approcci modulari.
Kaftax (Version I) era un modello base con lente menisco, otturatore centrico a tempi P e I, senza sincronizzazione flash, e corpo in plastica stampata. La Kaftax II aggiungeva alla lente fissa un tubo anteriore telescopico in alluminio, che spuntava premendo una leva – sistema brevettato che riduceva l’ingombro durante il trasporto.
La versione Kaftax MP permetteva anche la messa a fuoco manuale, un dettaglio previsto nei cataloghi che ne aumentava la versatilità e posizionava il marchio tra quelli con soluzioni più complesse .
Con il passaggio al nome Banco, introdotto nei primi anni ’50, Kafta migliorò la gamma con varianti: Banco semplice (senza messa a fuoco), Banco Perfect dotato di menisco trattato e sincronizzazione flash, e Banco 4.5 / Banco Lux, con ottica anastigmat “Transpar‑Tiranty” 80 mm f/4.5, otturatore Atoms Atos 1/25–1/150 sec e messa a fuoco manuale.
Il Banco Lux, top di gamma, risolveva anche il problema della curvatura del film con pressa‑film in metallo, garantendo quindi superfici pianari e nitidezza efficace, mentre alcuni modelli presentavano tubi telescopici per compattezza .
Il modello Kafta Sidax, uscito nel 1948, è da considerarsi un tentativo subminiature: costruito in bakelite, con film Lumière n.1 e destinato all’uso come wrist camera. Montava probabilmente una lente menisco singola ad apertura fissa.
Queste soluzioni tecniche, pur modeste, evidenziano un tentativo di innovare con il tubo telescopico, mirino ottico integrato e pressa‑film. Il materiale plastico rendeva il prodotto più economico di verre ma richiedeva spesso ritocchi estetici per agganciare il mercato giovane e popolare, compresa la presenza di superfici scanalate o imitazioni in rilievo per migliorare la presa.
Le fotocamere Kafta erano vendute tra il 1950 e il 1955, inizialmente tramite reti specializzate come Tiranty a Parigi, quindi attraverso negozi generalisti. Le dimensioni compatte e la semplicità ne agevolarono l’uso anche su pellicola 120, mercato tradizionalmente dominato dai formati 6×9 o 6×6 ma con strutture meccaniche costose.
L’esperienza d’uso era immediata: estrazione del tubo, caricamento roll‑film, messa a fuoco (quando prevista) e scatto. Nessun esposimetro: l’utente valutava la luce a occhio. La sincronizzazione flash qualche volta era presente, ma non era affidabile: la sincronizzazione a slitta semplicistica e la lente non divorava luce, costringendo a tempi lenti o flash potenti.
La plastica stampata, pur abbassando i costi, portava a tolleranze elevate negli ingranaggi: alcuni esemplari soffrivano di giochi nel corpo, slitta mirino fuori asse, rotella avanzamento film debole. Questo riduceva la resa meccanica, tuttavia la lente del Banco Lux e la meccanica del tubo erano valide se ben mantenute.
Nonostante una distribuzione limitata, Kafta è comparsa in fiere come Fotografia‑Cinema‑Optique di Parigi nel 1955, a fianco di altri marchi tra cui MIOM Secam / Stylophot, evidenziando una produzione in corso. Il Banco 4.5/Lux, benché scarseggiante nelle vendite, ha ottenuto riconoscimenti per il suo anastigmat e la soluzione del piano film, anche se fu costoso (7800 franchi contro 3660 per il Perfect) e meno distribuito.
Questo posizionamento commerciale risultò vincente su gruppi di consumatori giovani e turistici, affascinati dalla compattezza e dalla grafica moderna, anche se i volumi non poterono competere con kodak‑brownie o pentax nipponiche.
Oggi le camere Kafta sono considerate oggetti rari, ma non altissimo mercato. Il modello più apprezzato è il Banco 4.5/Lux, che oggi vale circa 30–50 EUR. Il resto della gamma rimane a prezzi contenuti (< 20 EUR) a causa delle materiali modesti e delle criticità meccaniche.
La conservazione dipende fortemente dalla qualità della plastica. Molti esemplari mostrano rotture nel corpo, slitte del mirino fuori asse, o otturatori bloccati. Il Banco Lux, con tubo, lente e rotazione integrati, ha più valore se i componenti funzionano bene e l’ottica resta pulita e libera da fungo.
Il suo valore collezionistico è stimolato dal contesto storico: marchio francese postbellico, progettato da un inventore al contempo ebreo ed esule, con radici nella sperimentazione tedesca degli anni ’30–’40 . Il Banco Lux rappresenta la massima espressione tecnica del marchio: lente anastigmat f/4.5, flash sincronizzato, presa di messa a fuoco e cura del piano film.
Ne trovano menzione su collection-appareils.fr, camera-wiki e Foticos o Historic‑Camera. Il marchio Kafta è un esempio di micro‑industria europea nel periodo di ricostruzione: non ha influenzato il mainstream, ma ha aggiunto diversità tecnologica e design locale, in un contesto dove Kodak e Leica stavano ridisegnando il mercato globale.

Sono Manuela, autrice e amministratrice del sito web www.storiadellafotografia.com. La mia passione per la fotografia è nata molti anni fa, e da allora ho dedicato la mia vita professionale a esplorare e condividere la sua storia affascinante.
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