La Barker & Starbird fu una ditta attiva a Portland, Maine, nella seconda metà del XIX secolo, conosciuta per la sua attività di produzione e vendita di attrezzature fotografiche professionali, in particolare fotocamere a lastre, apparecchiature da banco ottico e accessori meccanici di precisione. La società venne fondata nel 1867 da William J. Barker, artigiano del legno specializzato in strumenti topografici, e da Francis H. Starbird, ottico e tecnico di laboratorio, entrambi originari della costa orientale del Maine. La ditta nacque da un’intuizione condivisa: la domanda crescente di strumentazione fotografica modulare e adattabile, in un mercato ancora dominato da attrezzature europee costose e di difficile importazione.
L’epoca in cui la Barker & Starbird avviò le sue attività era dominata dalla tecnica del collodio umido, con i fotografi professionisti che si affidavano a fotocamere pesanti, spesso costruite su misura, destinate a un impiego prevalentemente in interni. Tuttavia, già dagli anni Sessanta del XIX secolo, si era sviluppata un’esigenza crescente per attrezzature da trasporto, utilizzabili in ambito militare, topografico, documentario o per la fotografia itinerante. Fu proprio in questo spazio intermedio tra la fotografia da studio e quella da campo che la Barker & Starbird individuò il proprio segmento produttivo, posizionandosi come fornitore specializzato per fotografi itineranti, reporter di guerra, esploratori civili e studiosi naturalisti.
Il primo laboratorio della ditta, collocato in un piccolo edificio a due piani in Middle Street, nel centro storico di Portland, fungeva sia da officina che da punto vendita. Barker si occupava della realizzazione dei telai lignei delle camere e degli elementi strutturali, mentre Starbird curava le ottiche, gli innesti, i soffietti e la calibrazione delle parti mobili. I primi modelli erano camere whole plate (6½ x 8½ pollici) con struttura pieghevole in noce americano, finitura a olio naturale, e soffietto in pelle trattata a base di cera.
Fin dall’inizio, la Barker & Starbird si distinse per un’impostazione produttiva artigianale ma replicabile, ovvero con una produzione a piccola scala, ma con una linea di montaggio organizzata su modelli costanti, capaci di assicurare compatibilità tra componenti diversi. Questo approccio consentì ai fotografi professionisti di sostituire elementi danneggiati o aggiornare singole parti delle proprie camere senza dover ricorrere all’acquisto di un nuovo apparecchio completo. La modularità divenne una delle firme più apprezzate della ditta.
Sviluppo della produzione e specializzazione tecnica
A partire dal 1872, la Barker & Starbird consolidò la propria posizione all’interno del panorama produttivo della costa est americana, potenziando la produzione con l’introduzione di macchinari a vapore per la tornitura del legno, presse idrauliche per il taglio di cuoio e macchine per la foratura micrometrica dei supporti metallici. La società iniziò a impiegare legni esotici come mogano delle Indie Occidentali e ciliegio nero, in alternativa alla noce, per migliorare la stabilità dimensionale delle camere in ambienti umidi o in presenza di escursioni termiche accentuate.
Uno dei principali elementi distintivi delle fotocamere Barker & Starbird era l’impianto di regolazione del soffietto, sviluppato internamente da Starbird. Il sistema impiegava guide dentate parallele in ottone brunito, con comando a doppia manopola sincronizzata e fermo a leva a scatto. La precisione dell’avanzamento lineare consentiva una messa a fuoco estremamente fine, anche con lenti lunghe, caratteristica che rese queste camere particolarmente ricercate per la fotografia scientifica e per la riproduzione documentale di mappe, disegni e stampe.
Il soffietto, costruito internamente da un piccolo gruppo di operai specializzati, veniva realizzato in tela gommata interna, rivestita con pelle nera a cucitura singola, garantendo la completa opacità e la durata meccanica. La forma del soffietto era prevalentemente rettangolare a soffietto conico, ma erano disponibili, su richiesta, versioni a sezione piramidale invertita per minimizzare le interferenze con ottiche grandangolari. Starbird curava personalmente il montaggio di ogni apparato ottico e ogni singola camera usciva con un certificato firmato e numerato, specificando compatibilità e tolleranze costruttive.
Nel 1875, la ditta iniziò a produrre una linea di accessori che comprendeva cornici portalastre, chassis multipli, visori a prisma per correzione dell’immagine rovesciata e fissaggi per cavalletti a snodo universale. Le innovazioni meccaniche continuarono con lo sviluppo del sistema “Split Baseboard”, ovvero una piastra inferiore a due sezioni basculanti, utile per compensare lievi dislivelli del terreno e orientare la camera senza muovere il treppiede. Questo dispositivo, adottato anche da alcune ditte di Boston, venne brevettato da Starbird nel 1878.
La clientela della Barker & Starbird era costituita principalmente da professionisti indipendenti, ma vi erano anche commesse istituzionali: sono documentati ordini per l’U.S. Coast Survey, per la Harvard College Observatory, e per l’ufficio topografico dello Stato del Vermont. Numerosi fotografi itineranti utilizzarono apparecchi Barker & Starbird per documentare l’avanzata della ferrovia nel nord del New England, nonché per riprese di ambienti naturali, laghi, ponti e costruzioni in aree remote.
La fase più stabile e matura dell’attività di Barker & Starbird si colloca tra il 1878 e il 1888, anni in cui l’azienda ampliò i propri locali, acquistando un secondo edificio adiacente a uso magazzino e stoccaggio. Vennero assunti nuovi artigiani, in particolare tornitori, falegnami e incisori, per soddisfare l’aumento della domanda. Fu in questo periodo che la società adottò, su alcuni modelli di punta, il marchio inciso su piastra dorata, con la scritta “Barker & Starbird – Portland, ME – Registered 1878”, visibile ancora oggi su alcuni esemplari conservati nei musei.
La stabilità produttiva fu anche il risultato della continuità nella gestione: a differenza di molte altre ditte artigiane americane che, all’epoca, venivano assorbite da imprese più grandi, la Barker & Starbird restò indipendente, evitando fusioni e mantenendo una produzione orientata alla qualità più che alla quantità. Ogni anno venivano realizzate tra le 200 e le 350 fotocamere complete, più una quantità simile di accessori e componenti su commissione.
Nel tentativo di rispondere ai cambiamenti del mercato, vennero introdotte alcune innovazioni nei materiali e nei formati. Tra il 1882 e il 1886, Barker sperimentò l’uso di componenti in alluminio, in particolare per le parti soggette a usura meccanica, come le viti di regolazione, i fermagli per chassis e le leve di sgancio rapido. Sebbene più leggere, queste parti non trovarono immediata accoglienza nel mercato, che restava affezionato all’aspetto tradizionale in ottone brunito.
Al tempo stesso, la ditta introdusse formati fuori standard, come il 7×11″ e il 11×14″, molto apprezzati da fotografi naturalisti e paesaggisti. La modularità dei telai permise l’adattamento a ottiche grandangolari, teleobiettivi e obiettivi ortoscopici, con risultati eccellenti nella resa del dettaglio e nella gestione della profondità di campo.
Tuttavia, verso la fine del decennio, cominciarono a manifestarsi segni di difficoltà: il progressivo affermarsi della fotografia a secco, l’ingresso sul mercato di fotocamere più compatte e la pressione competitiva esercitata da produttori industriali come Eastman Kodak, Scovill Manufacturing e Anthony & Scovill Co., misero in crisi il modello produttivo della ditta, ancora fortemente legato al lavoro manuale.
Francis Starbird morì improvvisamente nel 1889, evento che segnò un punto di svolta per l’azienda. La produzione rallentò visibilmente, e William Barker, già avanti con l’età, non riuscì a trovare un successore capace di gestire la transizione tecnologica. La ditta continuò a operare a basso regime per pochi anni, finché nel 1893 cessò ogni attività documentata. Alcuni macchinari vennero acquistati da un produttore di strumenti ottici a Boston, mentre gli ultimi telai vennero smaltiti tramite vendite private locali.

Sono Manuela, autrice e amministratrice del sito web www.storiadellafotografia.com. La mia passione per la fotografia è nata molti anni fa, e da allora ho dedicato la mia vita professionale a esplorare e condividere la sua storia affascinante.
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