Benetfink & Company, inizialmente nota come Benetfink & Jones dal 1845 al 1851, fu un produttore inglese di strumenti ottici, fondato a Cheapside, Londra, in un’epoca in cui la luce era al centro delle innovazioni scientifiche e artistiche. Ai tempi della sua fondazione, Londra stava emergendo come centro nevralgico per studi fotografici, illuminotecnici e proiezioni meccaniche. La ditta, situata precisamente nei civici 107–108 Cheapside, fu tra i primi produttori in Inghilterra specializzati in lanterne magiche, diapositive e sistemi di proiezione destinati tanto all’intrattenimento quanto alla documentazione scientifica, un’avanguardia prima che la fotografia si strutturasse come medium visivo di massa.
Durante il periodo come Benetfink & Jones, l’azienda si affinò nella lavorazione del vetro ottico, nella realizzazione di apparecchiature da proiezione debolmente illuminate e nell’integrazione di sistemi meccanici di avanzamento delle lastre. Nel 1852, divenne Benetfink & Company, aggiornando la propria ragione sociale e mantenendo la sua specializzazione in apparecchi di teatro domestico e didattico. Un decennio più tardi, nel 1862, modificò ancora la denominazione in Benetfink & Fox, stabilendosi come un punto di riferimento nel mercato locale per regali raffinati e strumenti ottici, con un catalogo che includeva diapositive, strumenti da gabinetto e piccoli proiettori.
Allo scadere del secolo, l’azienda era tornata ad operare con la denominazione originale Benetfink & Company, rafforzando la propria offerta di strumenti ottici e proiettivi. È documentato che negli ultimi due decenni del XIX secolo la produzione si estese includendo anche box-form cameras, ovvero rudimentali fotocamere a piastre con meccaniche semplificate e struttura fissa con porta piastre scorrevole (“falling plate”). Questo passaggio mostra una transizione tecnologica sofisticata: dall’ottica per illuminazione alla produzione di strumenti di cattura dell’immagine, prestandosi alla nascente fotografia.
Produzione di fotocamere: tecnologie e meccanismi
A differenza dei grandi costruttori tedeschi o francesi, Benetfink occupò una nicchia particolare, concentrandosi su fotocamere semplici ma funzionali: modelli come la Lightning Detective (circa 1895), la Lightning Hand Camera (circa 1903) e la Speedy Detective Camera erano progettate per un impiego rapido e. Si trattava di apparecchi che utilizzavano una struttura a fall plate, con una ampia tacca meccanica che permetteva l’inserimento e l’estrazione rapida della piastra, facilitando una fotografia amatoriale o di servizio in esterni.
La meccanica adottata in questi modelli era semplice ma ben studiata. La fotocamera era un corpo in legno con finitura in vernice scura, dotato di una piattola superiore scorrevole. Il vetro o la lastra fotografica veniva inserita nella fascia superiore, il che permetteva di adottare questo apparecchio in contesti su strada o in situazioni investigative, da qui la definizione “detective”. Il meccanismo di otturazione era rudimentale – una semplice tendina o un’apertura manuale – ma sufficiente all’uso amatoriale o emergenziale dell’epoca. Queste fotocamere erano compatte: il focus era la praticità d’uso, non la qualità ottica elevata, caratteristica che le rende collegate all’evoluzione fotografica nella vita urbana e documentaria.
Non disponendo di propri stabilimenti per la molatura di vetro ottico, Benetfink importava o distribuiva ottiche fornite da altri laboratori europei. Queste lenti venivano poi integrate nei corpi macchina con meccanismi di messa a fuoco basici, costituiti da una semplice guida telescopica in ottone o da un compartimento ottico a profondità fissa. L’interesse principale era rendere l’anteprima più veloce che precisa, coerente con un’utenza che privilegiava la rapidità e la portabilità.
Si deve notare come la scelta di proporre fotocamere box e detective rappresentasse una logica aziendale distintiva, volta a servire clienti urbani moderni: giornalisti, investigatori privati, viaggiatori e famiglie che volevano catturare momenti con uno strumento semplice. Questi prodotti anticipano la concezione della fotografia raccontata da John Szarkowski come “fotografia istantanea” e testimoniano come il contesto sociale avesse bisogno di oggetti che potessero essere utilizzati facilmente.
Benetfink non rimase confinata alle fotocamere; gli studi suggeriscono un catalogo ricco di oggetti di uso domestico e da regalo, tra cui lanterne, slides, illuminazione liquida, proiettori da sfera, miele lampade, specchi da toeletta, custodie e articoli di argenteria. Questa strategia rispondeva a un profilo commerciale: per sfruttare appieno i periodi di commercio ottico, l’azienda diversificava verso oggetti di lusso, illuminazione decorativa e articoli sportivi (in futuro, motociclette e abbigliamento). Questo rafforzava la propria presenza tra le classi medie urbane, che vivevano la fotografia come un complemento tecnologico-intrattenitivo.
Nei primi anni del Novecento (circa 1907–1908), la società venne acquisita dalla A.W. Gamage, storica catena londinese di grandi magazzini, che integrò la produzione nei suoi reparti, trasformando il marchio in fornitore di strumenti ottici per uso ricreativo e scientifico. Questo passaggio segnò la fine dell’autonomia produttiva originale, ma testimoniò l’interesse commerciale per le attrezzature ottiche e fotografiche provenienti da Cheapside, sede di un’antica tradizione artigianale.
Benetfink rappresenta un esempio affascinante di come l’ottica sia passata da strumento scientifico-domestico a dispositivo fotografico consumistico. Attraverso le lenti da proiezione e le fotocamere detective, l’azienda contribuì a consolidare usi fotografici urbani leggeri. Le tecnologie adottate – fall plate, corpi in legno, guida robusta in ottone – testimoniano una meccanica semplice, ma efficace, anticipando in parte l’evoluzione della cultura fotografica moderna.
La deformazione diversificata del catalogo fornisce anche un quadro di come la società ottocentesca integrasse tecnologia, narrazione visiva e consumo domestico. Non era più necessario rivolgersi a uno studio fotografico, ma era possibile ottenere uno strumento personale in grado di catturare immagini.
Infine, l’assorbimento da parte di Gambages annuncia l’inizio dell’integrazione delle tecnologie di piccola scala nei circuiti commerciali moderni, una dinamica tipica di quegli anni in cui la tecnologia si faceva sempre più accessibile. Benetfink, quindi, resta un caso emblematico di artigianato ottico che navigò verso la fotografia come risposta a un nuovo mercato urbano e dinamico

Sono Manuela, autrice e amministratrice del sito web www.storiadellafotografia.com. La mia passione per la fotografia è nata molti anni fa, e da allora ho dedicato la mia vita professionale a esplorare e condividere la sua storia affascinante.
Con una solida formazione accademica in storia dell’arte, ho sviluppato una profonda comprensione delle intersezioni tra fotografia, cultura e società. Credo fermamente che la fotografia non sia solo una forma d’arte, ma anche un potente strumento di comunicazione e un prezioso archivio della nostra memoria collettiva.
La mia esperienza si estende oltre la scrittura; curo mostre fotografiche e pubblico articoli su riviste specializzate. Ho un occhio attento ai dettagli e cerco sempre di contestualizzare le opere fotografiche all’interno delle correnti storiche e sociali.
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