All’interno dell’articolato panorama dell’industria fotografica giapponese degli anni Cinquanta e Sessanta, Zeus Optical Co. rappresenta un caso tanto raro quanto affascinante. Nonostante il nome possa evocare una grandiosità mitologica, la storia di Zeus Optical è piuttosto quella di un piccolo laboratorio specializzato, probabilmente operativo tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, con sede a Tokyo o nei suoi sobborghi industriali. I riferimenti archivistici sono scarsi e non si ha certezza sulla data esatta di fondazione, ma si presume che l’attività sia iniziata tra il 1957 e il 1958, in piena epoca di proliferazione dei piccoli marchi giapponesi di fotocamere.
Ciò che distingue Zeus Optical dagli altri microproduttori dell’epoca è la scelta di focalizzarsi su fotocamere compatte di tipo viewfinder e non a telemetro, con una forte attenzione al design e alla semplicità d’uso, rivolgendosi chiaramente a un pubblico amatoriale, ma non per questo meno esigente. L’azienda operava all’interno del cosiddetto “cluster industriale” di piccole manifatture ottiche e meccaniche che, tra la fine della guerra e la metà degli anni Sessanta, diedero vita a una galassia di marchi oggi dimenticati, ma che hanno svolto un ruolo cruciale nello sviluppo della cultura fotografica giapponese.
Il nome Zeus fu probabilmente scelto per evocare un senso di potenza e prestigio, ma le fotocamere marchiate con tale logo si distinguevano per le loro dimensioni contenute, il peso ridotto e una costruzione tutto sommato solida ma essenziale. Tra i modelli documentati, spicca la Zeus 35, una compatta a fuoco fisso con ottica luminosa e finiture in metallo cromato. Non è chiaro se l’azienda producesse direttamente i propri obiettivi o se si rifornisse da terzi, ma i marchiati “Zeus Anastigmat” o simili fanno pensare a una produzione parzialmente interna, forse assemblata da componenti provenienti da terzisti locali.
Il destino di Zeus Optical fu probabilmente legato alla saturazione del mercato domestico, unita alla crescente concorrenza dei grandi marchi ormai avviati verso l’esportazione. Verso la metà degli anni Sessanta, il marchio scompare dai listini commerciali e dalle pubblicazioni fotografiche, senza lasciare dietro di sé eredi industriali o linee di continuità.
Caratteristiche tecniche delle fotocamere Zeus
Le fotocamere prodotte da Zeus Optical Co., benché poche e oggi difficili da reperire, presentano alcune caratteristiche tecniche degne di nota, soprattutto se rapportate alla fascia di mercato cui erano destinate. Il modello Zeus 35, il più noto e meglio documentato, rappresenta una tipica compatta giapponese a pellicola 35mm senza telemetro, ma con alcune scelte progettuali interessanti. Il corpo macchina era realizzato in lega di alluminio, pressofuso e poi rifinito con inserti in similpelle e cromature lucide. Nonostante le sue dimensioni contenute, garantiva una presa solida e un peso ben bilanciato.
L’otturatore era di tipo centrale lamellare, probabilmente fornito da fornitori esterni come Copal o Seikosha, due giganti dell’epoca nel campo degli otturatori meccanici. I tempi di scatto erano solitamente limitati a 1/25, 1/50, 1/100 e 1/200, con l’aggiunta della posa B. Le leve di armamento e rilascio erano meccanicamente semplici ma affidabili, con una buona reattività al tocco e una corsa breve.
L’ottica fissa montata sulle Zeus 35 era un 45mm f/2.8, in configurazione probabilmente tripletto o Tessar modificato. Le lenti erano realizzate in vetro ottico trattato con coating antiriflesso monocromatico, il che conferiva un certo miglioramento nella resa del contrasto, specie in condizioni di luce diffusa. La nitidezza al centro era soddisfacente anche a tutta apertura, mentre i bordi mostravano un calo che però, considerato il target d’utenza, risultava accettabile. Il diaframma era composto da cinque lamelle, con regolazione continua da f/2.8 a f/16, e la messa a fuoco era predeterminata, impostata su una distanza media adatta a una profondità di campo sufficiente per ottenere soggetti nitidi in un range compreso tra circa 1,5 e 8 metri.
Il mirino ottico era semplice ma ben visibile, con una copertura del 70-80% del fotogramma. Non era presente un esposimetro incorporato, e l’esposizione veniva regolata manualmente, con l’aiuto di tabelle stampate sul dorso o suggerite nei manuali d’uso. L’avanzamento della pellicola era affidato a una leva laterale, mentre il riavvolgimento era manuale tramite una classica manopola a scomparsa.
Il dorso era incernierato e apribile tramite un fermo inferiore, con una struttura interna semplificata ma funzionale: la pressione della pellicola era assicurata da una piastra molleggiata, le guide scorrevano in ottone lucidato, e la finestra di visualizzazione del numero di fotogramma era integrata accanto al contafotogrammi manuale.
Distribuzione, diffusione e fine dell’attività
Le fotocamere Zeus non furono mai distribuite su scala globale. La loro diffusione fu principalmente regionale, con una presenza nei negozi specializzati del Giappone centro-meridionale e occasionalmente nei mercati fotografici di seconda fascia a Osaka e Nagoya. L’assenza di un apparato pubblicitario strutturato limitò di fatto l’impatto commerciale del marchio, che si affidava a brochure distribuite in ambito locale o a vendite dirette tramite rappresentanti.
Il modello Zeus 35, prodotto in quantità limitate (si stima meno di 5.000 unità), circolò per qualche anno accanto a marchi ben più noti come Petri, Taron o Ricoh, ma non riuscì a emergere nel mercato globale. La mancanza di innovazioni radicali, unita alla forte competizione interna, fece sì che Zeus non riuscisse a sostenere i ritmi produttivi necessari per consolidarsi. La sua strategia, basata su bassi volumi e qualità contenuta, funzionò solo fino al momento in cui i grandi marchi iniziarono a proporre compatte analoghe ma con caratteristiche superiori, come l’esposimetro al selenio integrato, la messa a fuoco a zona o il flash incorporato.
Verso il 1964, le tracce di Zeus Optical scompaiono dai registri industriali. È probabile che la società sia stata assorbita o riconvertita verso altri settori dell’ottica, come strumentazione scientifica o lenti d’ingrandimento. Ad oggi, le fotocamere Zeus sono oggetti rari da collezione, valutati soprattutto per la loro curiosità storica e per la testimonianza che offrono rispetto a un’epoca in cui la fotografia era davvero accessibile, analogica e tangibile.