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I Maestri della FotografiaAlessandra Sanguinetti

Alessandra Sanguinetti

Alessandra Sanguinetti, nata nel 1968 a New York, è una fotografa di fama internazionale, nota per il suo approccio narrativo e per la capacità di fondere documentario e finzione in un linguaggio visivo unico. Cresciuta in Argentina, dove ha trascorso gran parte della sua infanzia e adolescenza, Sanguinetti ha sviluppato un interesse precoce per la fotografia, alimentato da un contesto familiare sensibile alle arti e da una curiosità verso le dinamiche sociali e psicologiche. Attualmente vive tra Buenos Aires e San Francisco, continuando a lavorare su progetti a lungo termine che esplorano temi come infanzia, memoria, identità e trasformazione.

Dopo gli studi in fotografia e arti visive presso l’International Center of Photography di New York, Sanguinetti ha iniziato la sua carriera come fotografa freelance, collaborando con riviste e istituzioni culturali. Nel 1999 è entrata nell’agenzia Magnum Photos come “nominee”, diventando membro effettivo nel 2007. Questo ingresso ha segnato una svolta nella sua carriera, consentendole di sviluppare progetti di ampio respiro con il supporto di una delle più prestigiose agenzie fotografiche al mondo.

Il suo lavoro si distingue per la capacità di costruire narrazioni visive complesse, spesso articolate in cicli pluriennali. Il progetto più celebre, The Adventures of Guille and Belinda, iniziato nel 1999, segue due cugine in un contesto rurale argentino, raccontando la loro crescita attraverso immagini che oscillano tra il realismo documentario e la messa in scena poetica. Questo lavoro, pubblicato in più volumi, è considerato una pietra miliare nella fotografia contemporanea per la sua profondità psicologica e la sua estetica cinematografica.

Sanguinetti ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Guggenheim Fellowship (2009), il Grant della Fondazione Hasselblad, il Infinity Award dell’International Center of Photography e il Premio Leica Oskar Barnack. Le sue opere sono presenti nelle collezioni del MoMA, del San Francisco Museum of Modern Art, della Fondazione Cartier e in numerosi musei e gallerie internazionali. Ha esposto in mostre personali e collettive in Europa, Stati Uniti e America Latina, consolidando la sua reputazione come una delle voci più originali della fotografia contemporanea.

Stile e approccio tecnico

Il linguaggio fotografico di Alessandra Sanguinetti è caratterizzato da una fusione di documentario e finzione, che le consente di esplorare la dimensione intima dei soggetti senza rinunciare alla costruzione narrativa. A differenza del fotogiornalismo tradizionale, il suo lavoro non si limita a registrare eventi, ma li interpreta, creando immagini che evocano atmosfere letterarie e suggestioni cinematografiche.

Sul piano tecnico, Sanguinetti predilige l’uso di fotocamere analogiche a medio formato, come la Mamiya 7 e la Hasselblad, per ottenere una qualità tonale e una profondità di campo che conferiscono alle immagini un carattere pittorico. Nei primi anni del progetto Guille and Belinda, ha utilizzato pellicole Kodak Portra per il colore e Kodak Tri-X per il bianco e nero, sfruttando la resa morbida e la gamma cromatica naturale. La scelta del colore è funzionale alla narrazione: tonalità calde e saturazioni controllate creano un senso di intimità e sospensione temporale.

La luce naturale è un elemento centrale nel suo lavoro. Sanguinetti lavora spesso in condizioni di luce diffusa, sfruttando le ore del mattino o del tardo pomeriggio per ottenere ombre morbide e contrasti delicati. Nei ritratti, la composizione è studiata per integrare il soggetto con l’ambiente, creando un equilibrio tra figura e sfondo che amplifica il senso di appartenenza al luogo.

Un tratto distintivo è la durata del progetto: Sanguinetti segue i suoi soggetti per anni, costruendo una relazione di fiducia che si riflette nella spontaneità delle immagini. Questo approccio richiede una metodologia rigorosa: pianificazione delle sessioni, dialogo costante con i protagonisti, revisione delle sequenze per garantire coerenza narrativa. La fotografia diventa così un processo collaborativo, in cui il confine tra autore e soggetto si fa poroso.

Negli ultimi anni, Sanguinetti ha integrato il digitale nel suo workflow, utilizzando fotocamere ad alta risoluzione per progetti editoriali e museali. Tuttavia, la sua estetica resta ancorata alla sensibilità analogica: anche le immagini digitali vengono trattate con un editing che privilegia la gamma tonale naturale e la texture della pellicola. La stampa è curata con attenzione maniacale: carte fine art, profili ICC calibrati, e, per le edizioni limitate, stampe pigmentate su cotone con certificazione di autenticità.

Dal punto di vista concettuale, il lavoro di Sanguinetti interroga il rapporto tra realtà e rappresentazione, tra memoria e immaginazione. Le sue immagini non sono mai semplici documenti: sono costruzioni poetiche che invitano lo spettatore a riflettere sulla fragilità dell’infanzia, sulla trasformazione del corpo e sul passaggio del tempo. Questo approccio la colloca in una linea di continuità con autori come Sally Mann e Nan Goldin, pur mantenendo una voce autonoma e riconoscibile.

Carriera e riconoscimenti

La carriera di Alessandra Sanguinetti si articola in fasi tematiche, ciascuna contrassegnata da un progetto di lungo periodo.

Anni ’90 – Origini e formazione
Dopo gli studi a New York, Sanguinetti torna in Argentina e inizia a lavorare come fotografa freelance. Collabora con riviste locali e internazionali, realizzando reportage su temi sociali e culturali. Nel 1999 entra in Magnum Photos come “nominee”, segnando l’inizio di una collaborazione che le consentirà di sviluppare progetti personali con ampia visibilità.

Anni 2000 – The Adventures of Guille and Belinda
Il progetto che la consacra sulla scena internazionale prende avvio nel 1999 e si sviluppa per oltre vent’anni. Le prime immagini, raccolte nel volume The Adventures of Guille and Belinda and The Enigmatic Meaning of Their Dreams (2010), raccontano l’infanzia delle due cugine in un contesto rurale argentino. Il lavoro prosegue con The Illusion of an Everlasting Summer (2020), che documenta la loro adolescenza e giovinezza. Questo ciclo è considerato un esempio paradigmatico di fotografia narrativa, capace di intrecciare realtà e finzione in una trama visiva coerente.

Progetti paralleli
Negli stessi anni, Sanguinetti realizza On the Sixth Day (2005), un’indagine sulla vita degli animali nelle fattorie argentine, e Sorry Welcome (2013), un lavoro più intimo e diaristico. Collabora con istituzioni come il MoMA, il SFMOMA e la Fondazione Cartier, partecipando a mostre collettive e personali.

Riconoscimenti
Tra i premi più importanti:

  • Guggenheim Fellowship (2009)
  • Grant della Fondazione Hasselblad
  • Infinity Award (ICP)
  • Leica Oskar Barnack Award
  • World Press Photo Award per progetti documentari

Le sue opere sono state esposte in sedi prestigiose: MoMA, SFMOMA, Fondazione Cartier, Fotomuseum Winterthur, Maison Européenne de la Photographie. Sono presenti in collezioni permanenti e in edizioni limitate, con quotazioni in crescita nel mercato dell’arte contemporanea.

Le Opere principali

Le opere di Alessandra Sanguinetti si articolano in libri, serie fotografiche e progetti espositivi. Tra i titoli più significativi:

  • On the Sixth Day (2005) – Racconto visivo sulla vita degli animali nelle fattorie argentine, con attenzione alla relazione tra uomo e natura.
  • The Adventures of Guille and Belinda and The Enigmatic Meaning of Their Dreams (2010) – Primo volume del ciclo dedicato alle due cugine, con immagini che esplorano l’infanzia e la fantasia.
  • Sorry Welcome (2013) – Diario fotografico intimo, con sequenze che riflettono sulla vita domestica e sulla percezione del tempo.
  • The Illusion of an Everlasting Summer (2020) – Secondo volume del progetto Guille and Belinda, dedicato alla loro adolescenza e giovinezza.
  • Le Gendarme Sur La Colline (2022) – Serie realizzata in Francia, con un approccio che combina paesaggio e ritratto.

Serie iconiche:

  • Guille and Belinda – Progetto pluridecennale che ha ridefinito il concetto di fotografia narrativa.
  • On the Sixth Day – Studio antropologico e poetico sulla vita rurale.
  • Sorry Welcome – Esplorazione diaristica e intimista.

Fonti 

Curiosità Fotografiche

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