Société Optique et Précision de Levallois (OPL) fu un protagonista della storia ottica francese, contraddistinto da innovazioni tecniche legate tanto al settore bellico quanto a quello fotografico civile. Fondata nel 1919 da Antoine Armand de Gramont, duca di Gramont e aerodinamico di formazione, OPL sorse dalla trasformazione del suo laboratorio d’aerodinamica, rispondendo alle esigenze del Ministero della Guerra francese per strumenti di precisione come collimatori e telemetri. L’azienda si specializzò in ottica militare e scientifica, sviluppando componenti ad alta accuratezza, per poi diversificare la produzione con apparecchi fotografici 35 mm Foca dopo il contesto protezionistico pre‐Seconda Guerra Mondiale
Fondazione e Origini Aerodinamiche (1908–1919)
L’86 Rue Chaptal a Levallois-Perret ospitava, già dal 1908, un laboratorio di aerodinamica diretto da Armand de Gramont, duca di Gramont, laureatosi nel 1911 con una tesi sulle strutture alari. Quando nel 1916 il Ministero della Guerra francese richiese strumenti di puntamento ottico, Gramont convertì il proprio laboratorio in un’officina di precisione ottica, dedicata alla produzione di collimatori e componenti per l’armamento aereo. Questi dispositivi erano caratterizzati da prismi ad angolo esatto, vetri selezionati a bassa dispersione (crown e flint) e montature in ottone brunito per garantire stabilità termica e meccanica in condizioni estreme.
Nel 1919 la trasformazione assunse una forma societaria, dando vita alla Société Optique et Précision de Levallois, S.A.. Il know-how di Gramont nell’aerodinamica influenzò il design degli strumenti ottici: corpi macchina e prismatica venivano studiati con parameteri fluidodinamici per ridurre le vibrazioni in volo. Il controllo qualità era affidato a camere nere termostatate, dove venivano testati i moduli ottici per aberrazioni sferiche e cromatiche, con dettagli fino a 1/10 di lambda.
Parallelamente, Gramont avviò, nel 1920, l’Institut d’Optique Théorique et Appliquée (SupOptique) per formare ingegneri ottici capaci di eguagliare la produzione tedesca. Questa scuola forgiò figure chiave nei successivi decenni, alimentando i reparti di ricerca e sviluppo OPL con competenze teoriche avanzate, dalla progettazione di lenti asferiche alla modellazione dei trattamenti antiriflesso multilayer.
Produzione Militare e Scientifico‐Medica (1919–1938)
Durante gli anni Venti e Trenta, OPL consolidò la propria reputazione grazie a telemetri di balistica, rifrattometri di precisione e microscopi clinici. I telemetri monostatici impiegavano un sistema di specchi rotanti sincronizzati con un orologio meccanico, offrendo misure di distanza accurate entro ±1 m fino a 5 km. I rifrattometri ottici, utilizzati in laboratorio, montavano prismi a triangolo isoscele con angoli calibrati al decimo di grado, garantendo la misura degli indici di rifrazione di fluidi e vetri con risoluzione di 1×10⁻⁵.
In campo medico, OPL sviluppò l’endoscopio a luce riflessa, utilizzando fibre ottiche di quarzo a bassa attenuation, coadiuvate da sistemi di illuminazione al mercurio ad alta pressione, riducendo lo scattering interno e migliorando il contrasto dell’immagine. La collaborazione con l’Università di Toulouse portò alla costruzione di microscopi elettronici a trasmissione, integrando sistemi di vuoto ai metalli e generatori HV fino a 100 kV, capaci di risoluzioni planari inferiori a 1 nm.
Pur mantenendo un core business bellico, OPL sperimentò nel 1923 la “mitrailleuse photographique”, una macchina fotografica automatizzata agganciata alla mitragliatrice Lewis per registrare riprese rapide durante il combattimento aereo. Questo prototipo impiegava un otturatore a disco rotante sincronizzato all’arma, con tempi di posa di 1/500 s, e lastre piane peltate con emulsione ad alta rapidità, testate in volo fino a 8 000 m di quota.
Transizione Civile e Nascita di Foca (1938–1947)
Il 1938 segnò una svolta: il governo francese limitò l’importazione di fotocamere tedesche e Gramont intravide l’opportunità di produrre macchine fotografiche civili. Lo scoppio della guerra posticipò il progetto, ma alla fine del conflitto OPL lanciò la Foca PF2 “Deux Étoiles” nel 1945, un apparecchio 35 mm a telemetro accoppiato con otturatore sul piano focale in sei tempi (da 1/20 a 1/500 s e B) e lente Oplar 50 mm f/3.5. L’otturatore era costruito con lamelle in alluminio temperato, montate su un tamburo con camme progressive, garantendo un sincronismo elettronico con il flash fino a 1/30 s.
La Foca PF2B del 1947 aggiunse la vite per filtri e un pentaprisma di lettura con vetri antiriflesso, mentre la PF3 introdusse un contatto flash hot-shoe e un avanzamento a leva, ottenuti tramite ingranaggi elicoidali lucidati senza necessità di lubrificazione frequente. Lo stabilimento di Châteaudun, avviato nel 1938, poteva assemblare fino a 3 000 unità al mese, grazie a linee di montaggio in serie e collaudi finali sotto camera scura automatizzata.
Espansione della Serie Foca e Declino (1947–1964)
Il dopoguerra vide la gamma Foca ampliarsi con modelli come la Foca Universel R (1949), dotata di un complesso ingranaggio a camme per tempi fino a 1/1000 s, e la Focasport (1955), una versione compatta con vetro girevole e finestra di visione separata. La prima reflex Focaflex (1959) montava un otturatore a lamelle ad alta velocità e un sistema mirror‐lock‐up che riduceva le vibrazioni meccaniche, ideale per grande formato e fotografia tecnica.
La Focamatic (1961) introdusse un’automatizzazione elettronica del diaframma e un sensore CdS per esposimetro integrato, anticipando le logiche di esposizione TTL. Questi avanzamenti resero le Foca competitive, ma l’apertura del mercato post-trattato di Roma e la concorrenza giapponese, specialmente con modelli SLR leggeri e versatili, colpirono duramente OPL.
Nel 1964, due anni dopo la morte di Gramont, OPL si fuse con SOM-Berthiot per formare SOPEM, segnando la fine dell’avventura Foca. Il servizio assistenza continuò fino agli anni Settanta, testimoniando la robustezza meccanica e ottica di apparecchi che, pur non più in produzione, restano apprezzati per la precisione dei loro sistemi di messa a fuoco, la qualità delle lenti Oplar e la meccanica di otturatore ancora performante.