Le origini della Ricoh risalgono al 6 febbraio 1936, quando il divisore di carta sensibilizzata dell’«Istituto di Ricerche Fisiche e Chimiche» (Rikagaku Kōgyō, da cui il nome Riken) fu trasformato nella Riken Kankōshi Co., Ltd. per commercializzare brevetti e prodotti di laboratorio. Il fondatore fu Kiyoshi Ichimura (1900-1968), che con 33 dipendenti e capitale di 350.000 yen avviò l’attività focalizzata su carta fotografica e strumenti ottici. Ichimura formulò anche lo “Spirito dei Tre Amori” («ama il tuo vicino, ama la tua patria, ama il tuo lavoro»), principio guida aziendale. Nel 1938 la Riken Kankōshi cambiò nome in Riken Kōgaku Kōgyō Co., Ltd. (Riken Optical Industries), ampliando la produzione a binocoli, microscopi e fotocamere oltre alla carta sensibilizzata. In particolare, nei primi anni furono prodotti binocoli di alta precisione e apparecchiature ottiche per astronomia e industria, sfruttando l’esperienza del laboratorio Riken.
Negli anni ’40-’50 Ricoh (allora Riken Optical) consolidò la produzione di fotocamere analogiche. Nel 1950 fu lanciata la Ricohflex Model III, una fotocamera reflex a doppio obiettivo (TLR) formato 6×6 cm che avviò la popolarizzazione della fotografia in Giappone. Per produrla, Ricoh fu la prima azienda giapponese a introdurre una linea di montaggio a nastro trasportatore, raggiungendo una capacità di 10.000 unità al mese, oltre dieci volte la norma del tempo. Grazie a questo innovativo sistema di produzione di massa, la Ricohflex Model III venne venduta a prezzo contenuto e divenne estremamente popolare: al culmine delle vendite coprì oltre il 50% della produzione nazionale di fotocamere. Negli stessi anni Ricoh introdusse anche modelli successivi (Ricohflex V, VII e versioni con esposimetro, nota come Diacord) e produsse compatte economiche come la Ricoh 500 (1957), un 35 mm a telemetro con lente Riken Ricomat 45 mm f/2.8, otturatore fino a 1/500 s e avanzamento rapido a leva. Il ricco parco ottiche Rikenon (marchio delle lenti Ricoh) comprendeva anche obiettivi grandangolari e tele per le macchine TLR e SLR.
Sul fronte fotocopiatrici, Ricoh fece il suo ingresso nel 1955 con la Ricopy 101, primo duplicatore da ufficio di tipo diazo. Questo apparecchio desktop rivoluzionò l’efficienza dell’ufficio, dando origine persino al neologismo giapponese “fare un ricopy” per indicare “fare una copia”. Negli anni successivi furono introdotte versioni più avanzate (Ricopy 303, 505) e nel 1965 debuttò la prima fotocopiatrice elettrostatica fissa, la Ricopy BS-1, che permise di copiare non solo fogli ma anche oggetti tridimensionali grazie al piano fisso. Parallelamente, negli anni ’50 Ricoh produsse anche macchine da registrazione audio (sotto il marchio Zuiho), orologi e altri strumenti di precisione.
Nel 1963 la società, ormai leader nei duplicatori e nelle fotocamere, cambiò definitivamente nome in Ricoh Company, Ltd., abbreviazione di “Riken Optical” (ricerca ottica). Il cambiamento di nome rifletteva il superamento di 10 miliardi di yen di fatturato e l’ambizione di nuovi balzi tecnologici. In questo decennio Ricoh consolidò inoltre la produzione di fotocamere analogiche: oltre alle TLR formato medio, introdusse SLR a pellicola 35 mm (con innesto a baionetta di tipo Riken K, simile a Pentax K) e compatte economiche. Ad esempio negli anni ’60 comparvero modelli come la Ricoh 35 EE con esposimetro incorporato, mirrorless 35 mm, e anche fotocamere a formato ridotto (half-frame) come la Auto-Half (1960-63). Verso la fine degli anni ’60 si svilupparono orologi digitali a LED e si ampliarono le vendite all’estero. La Ricoh aveva così gettato solide basi nell’ottica e meccanica di precisione, utilizzando ottiche in vetro ad alta trasparenza (ad es. tipo ED) e meccanismi di otturatore Copal e Seikosha, e dimostrando competenze nella produzione su scala industriale.
Evoluzione fotografica di Ricoh
Negli anni successivi l’attenzione di Ricoh si focalizzò sempre di più sulla fotografia. In ambito analogico, Ricoh produsse una serie di compatte point-and-shoot note per affidabilità e semplicità. La serie Ricoh GR a pellicola (film cameras), introdotta nel 1996, fu particolarmente influente: fotocamere compatte da 35 mm con obiettivo fisso da 28 mm f/2.8 equivalente, montatura in metallo, corpo robusto “a tank”, mirino ottico e controllo manuale di tempi e diaframmi. I modelli più noti furono la GR1, GR1s, GR1v, GR10 e GR21; queste fotocamere da street photography divennero celebrità per il loro design minimalista e la qualità d’immagine. La stessa filosofia del design semplice ma tecnico fu ripresa poi dai modelli digitali.
Nel frattempo, già a metà anni ’90 Ricoh aveva iniziato la produzione di fotocamere digitali compatte. Il primo modello fu il Ricoh RDC-1 (1995) con sensore CCD di soli 0,41 megapixel, seguito dal RDC-2 (1996). Questi erano dispositivi pionieristici, in grado di immortalare immagini a risoluzione modesta (il primo modello registrava solo immagini bianconero a 768×576 pixel) ma consentirono a Ricoh di acquisire competenze nell’elettronica di imaging. Negli anni 2000 Ricoh ampliò la gamma digitale con linee come Caplio e RDC: ad esempio la Caplio RX (3 MP) e R1 (4 MP), compatti con sensore CCD, zoom ottico e design compatto (talvolta commercializzati anche come Rollei DR). Nel 2004 Ricoh introdusse la Caplio G3 resistente all’acqua, segno del focus tecnologico verso nicchie fotografiche.
Il passo più significativo arrivò nel 2005 con il lancio della Ricoh GR Digital (chiamata spesso GRD), prima incarnazione digitale della linea GR. Questo modello montava un piccolo sensore CCD 1/1.8″ da 8,1 megapixel, abbinato a un obiettivo fisso grandangolare equivalente a 28 mm (diaframma massimo f/1.9). La GR Digital era apprezzata per l’ergonomia DSLR-like: due ghiere di comando per tempi e diaframmi, risposta immediata e robustezza da “tank”. Negli anni successivi Ricoh continuò la serie GR Digital, incrementando risoluzione e prestazioni: la GR Digital II (2008) portava il sensore a 10 MP, seguita dalla GR Digital III (2009) con ottica aggiornata e ancora 10 MP, e dalla GR Digital IV (2011) con sensore CCD 1/1.7″ da 12,1 MP e il processore d’immagine GR Engine III. Tutte queste versioni mantenevano l’obiettivo grandangolare fisso ultraluminoso e il corpo in alluminio, vere caratteristiche distintive della serie GR.
Nel 2013 Ricoh rivoluzionò il progetto con la Ricoh GR (senza più “Digital” nel nome). Questa nuova GR utilizzava per la prima volta un sensore APS-C CMOS da 16,2 megapixel, molto più grande rispetto ai precedenti sensori da 1/1.7″. L’obiettivo rimase equivalente 28 mm, F2.8, in un sofisticato schema ottico a 6 elementi su 4 gruppi con rivestimenti antiriflesso avanzati. Grazie al sensore APS-C e al motore di elaborazione di quinta generazione (GR Engine V), la GR offriva qualità d’immagine elevata, basso rumore anche ad alti ISO e profili tonali ricchi. Nel 2015 uscì la GR II, modello intermedio con stesso sensore da 16 MP ma aggiunta di Wi-Fi e ibrida per il GPS integrato. Il vero salto tecnologico avvenne però con la GR III (2018): sensore APS-C CMOS da 24,24 MP, stabilizzazione meccanica sul sensore (Shake Reduction fino a 4 stop su 3 assi), messa a fuoco ibrida (phase-detection + contrast) e processore GR Engine 6. La GR III introdusse anche un display touch-screen e un’ottica GR ulteriormente migliorata, e fu seguita nel 2021 dalla GR IIIx che cambiò la lunghezza focale a 40 mm equivalente per un diverso stile fotografico.
Oltre alla serie GR, Ricoh ha sperimentato altri formati fotografici digitali. La Ricoh GXR (2009) era un sistema modulare: permetteva di sostituire il modulo obiettivo con integrato il sensore (APS-C o piccolo 1/2.3″) per diversi scopi fotografici. Ricoh produsse anche la linea Theta (dal 2013 in poi), fotocamere con doppie ottiche e sensori CMOS capaci di catturare immagini sferiche a 360° (usate in panoramiche e realtà virtuale). Queste iniziative mostrano come Ricoh abbia esteso il proprio know-how ottico anche a nuovi segmenti di imaging digitale.
In sintesi, l’evoluzione fotografica di Ricoh ha percorso il passaggio dalle compatte in pellicola e medio formato agli ultimi modelli digitali di alto livello, puntando sempre su ottiche a lunghezza focale fissa di alta qualità, corpi in metallo, sensori raffinati e algoritmi d’immagine dedicati (processori GR Engine). Concetti come stabilizzazione sensor-shift (Shake Reduction), ottica asferica, ISO elevati con riduzione rumore a 14 bit RAW, e controlli manuali dedicati sono risultati dei continui affinamenti tecnologici portati avanti da Ricoh.
Acquisizioni e fusioni rilevanti
Un evento chiave nella storia recente di Ricoh è stata l’acquisizione della divisione fotocamere Pentax. Il 1° luglio 2011 la giapponese Hoya annunciò la cessione di Pentax Imaging Systems a Ricoh per circa 10 miliardi di yen, completata ufficialmente il 1° ottobre 2011. Nacque così la Pentax Ricoh Imaging Company, Ltd., ribattezzata nel 2013 Ricoh Imaging Company, Ltd.. Con questa acquisizione, Ricoh istantaneamente divenne un attore di primo piano nel mercato delle reflex digitali e delle compatte a obiettivi intercambiabili. L’obiettivo dichiarato era sfruttare la tecnologia Pentax – in particolare il sistema di montatura K e le competenze nelle ottiche – per guidare innovazioni future nel settore fotografico.
Dal punto di vista tecnologico, l’impatto fu notevole: Pentax apportò a Ricoh il know-how in sensori digitali avanzati e la celebre stabilizzazione per spostamento del sensore (SR – Shake Reduction) integrata nel corpo macchina, così come esperienze collaudate in ottiche di alta qualità (ad es. serie di lenti Takumar/smc). Ad esempio, i primi modelli Pentax post-acquisizione come il K-01 (mirrorless K-mount) e le DSLR come il Pentax ist D (firmate da Pentax ma ora sotto la supervisione Ricoh) introdussero sensori CMOS di nuova generazione e sistemi AF ibridi. Nel 2010 Pentax aveva lanciato il PENTAX K-5 e il K-7 con sensori CMOS da oltre 16 MP sviluppati internamente; queste competenze sono passate al gruppo Ricoh. In seguito, Ricoh Imaging continuò con lenti come la HD Pentax-D FA per full-frame e con corpi resistenti e tropicalizzati (K-3, K-1, 645Z medio-formato), ampliando il portfolio Ricoh con prodotti professionali. In pratica, Ricoh ha preservato il marchio Pentax nelle fotocamere, ma le linee di sviluppo sono ora comuni. Come riportato da Adorama, Ricoh puntava a usare “tecnologia per fotocamere con obiettivi intercambiabili” e i canali di vendita Pentax per promuovere innovazioni nel mercato digitale.
Oltre a Pentax, Ricoh ha effettuato nel tempo diverse acquisizioni nel settore delle macchine da ufficio per rafforzare la propria posizione globale. Negli anni ’90 e 2000 ha incorporato aziende come Savin Corporation e Gestetner Holdings (1995), nonché Lanier, Rex-Rotary, Nashuatec, IKON e la divisione Printing Systems di IBM. Queste acquisizioni hanno ampliato la gamma di stampanti, multifunzione e soluzioni software integrate sotto i marchi Ricoh e Aficio. Ad esempio, nel 2006 Ricoh ha acquisito le attività europee di Danka, proseguendo sotto il brand Infotec. L’effetto complessivo è stato di creare un leader mondiale nelle macchine per l’ufficio, unificando diverse tecnologie di fotocopiatura, stampa laser e gestione documentale.
In termini di impatto tecnologico, le fusioni hanno portato sia una maggiore capacità produttiva sia arricchito il patrimonio di know-how. Grazie a Pentax, Ricoh ha integrato esperienze di ottica di precisione (calcolo di lenti a bassa dispersione, rivestimenti multi-strato) e di elettronica fotografica (processori di segnale, autofocus a contrasto/immmagine); dalle acquisizioni office ha ereditato competenze in motori di stampa ad alta velocità, gestione di flusso documentale e sviluppo software SaaS (come DocumentMall, RicohDocs, GlobalScan). Inoltre, la sinergia si vede nell’uso trasversale di tecnologie: ad esempio, algoritmi di elaborazione immagine sviluppati per fotocamere sono stati adattati ai driver di scanner (PaperStream IP) per migliorare automaticamente la qualità delle scansioni. Si possono citare anche partnership strategiche recenti (come l’acquisizione di PFU Limited nel 2022, nota per gli scanner ScanSnap), che indicano come Ricoh estenda la propria sensoristica e l’imaging digitale in ambito documentale.
In sintesi, le acquisizioni di Ricoh hanno consentito un forte ampliamento dell’offerta: dal punto di vista produttivo hanno aumentato le capacità di fabbricazione e i canali di vendita globali; da quello tecnologico hanno arricchito Ricoh di brevetti e ingegneri specializzati. In particolare, l’eredità Pentax continua sotto il marchio Ricoh Imaging, mentre i brand acquisiti nel settore ufficio permangono come divisioni di Ricoh, garantendo una presenza capillare sia nel mondo della fotografia che in quello dell’automazione d’ufficio.
Espansione nei sistemi digitali e d’ufficio
Negli ultimi decenni Ricoh ha esteso la propria attività ben oltre le fotocamere, consolidando una vasta gamma di prodotti per ufficio digitale e servizi correlati. Tra i traguardi più significativi vi è stato il lancio nel 1987 del IMAGIO 320, la prima fotocopiatrice multifunzione digitale al mondo, in grado di copiare, scannerizzare e salvare documenti su file. Questo prodotto segnò l’avvio dell’era dell’Office Automation per Ricoh. Nel 1996 seguì l’IMAGIO MF200, una copiatrice digitale compatta e a basso costo che rese la tecnologia digitale accessibile a uffici di piccole e medie dimensioni. Grazie a queste soluzioni, i sistemi Ricoh divennero man mano connessi in rete (networkable), introducendo funzionalità come stampa di rete e interfacce web. Negli anni successivi l’azienda sviluppò anche stampanti laser a colori e sistemi multifunzione sempre più evoluti, diffondendo i marchi Aficio (per USA) e Gestetner/Savin (per alcuni mercati). Ad esempio, dal 1996 Ricoh utilizzò globalmente il marchio Aficio per le sue stampanti e multifunzione, mentre acquisì società come Lanier (2001) e Nashuatec (2007) per ampliare la propria presenza commerciale.
Sul fronte tecnologico dei sistemi d’ufficio, Ricoh ha sfruttato la propria esperienza ottica e di imaging per migliorare scanner e stampanti. Nei moderni scanner documentali (inclusi quelli di PFU, ex Fujitsu, acquisiti nel 2022), sono impiegati sensori CCD ad alta risoluzione e ottiche asferiche per ottenere immagini nitide e prive di distorsioni.
Per esempio, l’impiego di specchi multipli nel percorso ottico consente di mantenere la messa a fuoco in un corpo compatto, mentre un nuovo approccio di illuminazione (led indiretta) garantisce uniformità di luminosità su tutta la pagina. I driver come PaperStream IP applicano poi algoritmi avanzati di riconoscimento del bianco e ritaglio automatico delle pagine. Queste innovazioni tecniche derivano dalle ricerche interne di Ricoh: già nel 1985 l’azienda aveva sviluppato sistemi di riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) e di riconoscimento vocale, dimostrando lungimiranza nell’elaborazione delle immagini.
Ricoh ha inoltre investito molto nel software per documenti e nelle soluzioni in cloud. Piattaforme proprietarie come RicohDocs e DocumentMall offrono archiviazione sicura, workflow digitali e stampa on-demand, integrando scanner, stampanti e sistemi informatici aziendali. Questo approccio “ufficio integrato” sfrutta la sensoristica delle fotocamere (per scansioni ad alta fedeltà) e le capacità di calcolo dei processori di immagine Ricoh per ottimizzare documenti, codici a barre e perfino la gestione di firme digitali.
Allargando lo sguardo alla vision oltre l’ufficio, Ricoh ha applicato le proprie tecnologie ottiche e di elaborazione delle immagini a settori come l’automotive e l’industria. Attraverso la piattaforma JOIPO (Joint Optics/Image Processing Optimization), Ricoh progetta sistemi elettro-ottici compatti per telecamere di guida assistita, dispositivi medici (endoscopi) e scanner 3Dricoh.com. Questo approccio fonde le lenti ottiche custom (ad es. vetri al fluoruro per IR o obiettivi ultragrandangolari) con sensori CMOS/CCD e algoritmi di post-elaborazione, consentendo una qualità d’immagine elevata anche in spazi ridotti. Ad esempio, le telecamere di bordo auto realizzate con JOIPO possono utilizzare sensori CMOS di ultima generazione e filtri IR integrati, frutto dell’esperienza Ricoh con sensori fotografici ad alte prestazioni (come quelli sviluppati nei modelli K20D e successivi).
In sintesi, l’espansione di Ricoh verso sistemi digitali e d’ufficio ha due facce: da una parte ha reso Ricoh un punto di riferimento nell’information technology aziendale (stampanti, MFP, scanner, software gestionali), dall’altra ha permesso di trasferire know-how ottico e di imaging nella sensoristica avanzata. Concetti come CCD lineari, otturatori virtuali di scanner, algoritmi di elaborazione di immagine e OCR sono ormai integrati sia nelle sue fotocamere che nelle sue macchine da ufficio. In questo modo Ricoh ha creato sinergie fra fotografia e automazione, diventando un’azienda che spazia dall’equipaggiamento fotografico di alta qualità alle soluzioni complete di gestione documentale per le imprese.