La Bolsey Corp. of America fu fondata nel 1947 a New York da Jacques Bolsky, nato Yakov Bogopolsky nel 1895 a Kiev (all’epoca parte dell’Impero Russo, oggi Ucraina). Dopo essersi formato in ingegneria meccanica e ottica in Svizzera, Bolsky emigrò negli Stati Uniti negli anni ’30, dopo un’esperienza formativa nel settore delle cineprese in Europa. Fu proprio sotto il nome di Bolsky che, negli anni Trenta, aveva ideato la Bolex, una cinepresa 16mm compatta la cui produzione fu affidata alla svizzera Paillard SA e che diventò lo standard delle riprese amatoriali europee.
Il passaggio dal nome originale al più americanizzato “Bolsey” avvenne quando Bolsky si stabilì definitivamente negli Stati Uniti, iniziando a progettare macchine fotografiche compatte e cineprese destinate a un pubblico civile, ma con una forte influenza tecnica di derivazione militare. La fondazione della Bolsey Corp. coincise con la fine della Seconda Guerra Mondiale e con l’apertura di una nuova fase dell’industria fotografica americana, in cui l’attenzione si spostava verso prodotti portatili, versatili, economici ma anche tecnicamente sofisticati.
Fin dall’inizio, Bolsky si pose come imprenditore indipendente, convinto della necessità di proporre progetti industrialmente realizzabili ma ingegneristicamente originali, pensati per una produzione in serie ad alta precisione, spesso realizzata in collaborazione con laboratori meccanici specializzati nelle lavorazioni per l’aeronautica.
Il quartier generale della Bolsey Corp. fu stabilito a Port Chester, nello stato di New York, mentre la rete distributiva copriva l’intero territorio statunitense e progressivamente anche l’Europa e l’America Latina. I primi prodotti rispecchiavano una filosofia progettuale centrata sulla miniaturizzazione, l’affidabilità meccanica e l’autonomia operativa, anticipando alcune tendenze che diventeranno centrali nel design fotografico degli anni Cinquanta.
Caratteristiche tecniche e modelli principali
Le fotocamere Bolsey si caratterizzavano per l’uso di materiali innovativi, in particolare le leghe leggere di alluminio anodizzato, i corpi pressofusi e la componentistica derivata da meccanica di precisione. I modelli Bolsey erano tutti costruiti attorno all’idea di fotocamera compatta 35mm a telemetro, spesso con otturatore centrale e sistema reflex o pseudo-reflex, e con forte attenzione all’integrazione di funzionalità multiple.
Uno dei primi modelli fu la Bolsey B, presentata nel 1947, una 35mm con mirino a telemetro accoppiato, ottica Anastigmat Wollensak 44mm f/3.2, e un otturatore Rapax centrale a lamelle, con tempi compresi tra 1 secondo e 1/500 di secondo, più la posa B. Il corpo macchina era pressofuso in alluminio lucidato, con una linea squadrata ma compatta, molto diversa dai modelli coevi Kodak o Argus.
La Bolsey B rappresentava una sintesi tra le reflex 35mm tedesche e i modelli americani più essenziali: offriva messa a fuoco a telemetro, avanzamento a manovella, contafotogrammi, e un dorso apribile a sportello. La messa a fuoco era manuale con una corsa minima di 3 piedi all’infinito. La leva di carica era di tipo rotativo e non a carrello.
A partire dal 1949, Bolsey introdusse la Bolsey B2, con mirino a ingrandimento maggiore, nuova ottica Wollensak f/2.8, e piccoli miglioramenti nella tenuta della pellicola e nella visibilità del telemetro. Furono prodotti anche modelli specializzati come la Bolsey Jubilee, con finiture in oro e rivestimenti in pelle colorata, pensata per il mercato di lusso.
Altro modello interessante fu la Bolsey C, una fotocamera reflex compatta 35mm con telemetro incorporato, estremamente rara. Il sistema reflex, pur non essendo TTL (through-the-lens), permetteva una visione parziale della scena inquadrata grazie a uno specchio semi-riflettente, simile a quello impiegato in alcune cineprese.
Un modello unico, spesso dimenticato, fu la Bolsey Explorer, progettata per l’uso didattico e scientifico, dotata di guida metrica e obiettivo macro, destinata a scuole e laboratori. L’Explorer aveva un sistema di esposizione semiautomatica a cellule al selenio, una rarità per l’epoca.
Le fotocamere Bolsey non erano concepite per un mercato di massa, bensì per un’utenza tecnica ed esigente, interessata a un oggetto compatto, robusto, e allo stesso tempo avanzato. La collaborazione con Wollensak, noto produttore di ottiche e otturatori americani, garantì una qualità fotografica eccellente e costante. La compatibilità con pellicole standard 35mm consentiva l’uso universale dei rullini da 36 pose.
Nonostante il marchio Bolsey fosse rivolto al mercato civile, alcuni progetti dell’azienda furono direttamente ispirati a specifiche militari. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Jacques Bolsky aveva collaborato con l’esercito americano alla realizzazione di strumenti ottici di precisione per la ricognizione e la documentazione tecnica. Questo background militare si rifletteva in molti aspetti delle fotocamere Bolsey: robustezza, modularità, ergonomia compatta, facilità di utilizzo in condizioni difficili.
La Bolsey Corp. ricevette commesse dal Dipartimento della Difesa statunitense, e diversi esemplari modificati della Bolsey B e B2 furono adottati da reparti di ingegneria e intelligence fotografica per uso documentario, grazie alla loro leggerezza e alla silenziosità dell’otturatore centrale. Alcuni modelli furono anche forniti al corpo diplomatico per la documentazione di edifici e planimetrie in aree sensibili.
Parallelamente, l’azienda strinse accordi commerciali con catene di distribuzione civili come Sears Roebuck, che vendette versioni marcate “Sears Tower 51” e “Tower Reflex”, realizzate su base Bolsey. Questi modelli venivano venduti con custodia in cuoio, manuali illustrati, e talvolta kit completi con esposimetro esterno, paraluce, e filtro giallo per bianco e nero.
Nonostante una produzione relativamente limitata rispetto ai giganti americani come Kodak, la Bolsey raggiunse una discreta popolarità tra i fotografi dilettanti esigenti, studenti di ingegneria, docenti universitari, operatori industriali, e anche tra alcuni fotoreporter freelance in cerca di una fotocamera compatta ma affidabile.
Le vendite internazionali furono supportate da una rete di rivenditori attivi in Canada, Inghilterra, Australia e Israele, con cataloghi localizzati e assistenza tecnica parziale. La Bolsey fu uno dei pochi marchi americani capaci di affermarsi anche in un mercato come quello britannico, tradizionalmente più legato ai marchi tedeschi e locali.
A partire dal 1956, la Bolsey Corp. of America cominciò a incontrare difficoltà dovute alla concorrenza crescente dei produttori giapponesi, in particolare di Canon, Minolta e Olympus, che iniziavano a invadere il mercato con fotocamere 35mm sempre più compatte, più economiche e con mirini più avanzati. Il costo di produzione delle Bolsey, costruite quasi interamente in alluminio e con lavorazioni di precisione, rendeva difficile competere sul prezzo.
La produzione cessò definitivamente nel 1958, anche se alcuni stock invenduti continuarono a essere distribuiti fino agli inizi degli anni Sessanta. Jacques Bolsky si ritirò dalla scena industriale poco dopo, dedicandosi a consulenze nel campo della meccanica ottica e della progettazione di strumenti per la medicina e l’ingegneria.
Oggi le fotocamere Bolsey sono considerate pezzi da collezione molto interessanti, non solo per la rarità ma anche per la qualità della progettazione e della resa ottica. I modelli Bolsey B, B2 e C sono ancora perfettamente utilizzabili, e vengono spesso recuperati da fotografi analogici che apprezzano il design industriale e la compattezza. In particolare, la Bolsey C reflex è ricercata per il suo meccanismo unico, raramente replicato in altre fotocamere.
I collezionisti attribuiscono valore maggiore agli esemplari in ottimo stato, completi di custodia originale, manuale e certificato di garanzia. Il mercato di riferimento è ristretto ma stabile, e alcune aste internazionali hanno registrato valori tra i 300 e i 900 euro, a seconda della rarità del modello e delle condizioni estetiche e funzionali.

Sono Manuela, autrice e amministratrice del sito web www.storiadellafotografia.com. La mia passione per la fotografia è nata molti anni fa, e da allora ho dedicato la mia vita professionale a esplorare e condividere la sua storia affascinante.
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