La Voigtländer & Sons rappresenta una delle aziende più antiche della storia della fotografia e dell’ottica scientifica. Fondata nel 1756 a Vienna da Johann Christoph Voigtländer, la compagnia iniziò come officina di strumenti ottici di precisione, specializzata nella realizzazione di ottiche per telescopi, strumenti geodetici e microscopi. L’attività rifletteva la centralità dell’Impero Asburgico nel XVIII secolo come hub scientifico e militare, e la crescente necessità di strumenti ottici affidabili per applicazioni civili e militari.
La svolta decisiva si ebbe con Peter Wilhelm Friedrich Voigtländer (nato nel 1812), nipote del fondatore, figura centrale nella transizione della ditta da laboratorio scientifico a costruttore fotografico. Fu proprio Peter Voigtländer ad avvicinarsi al neonato campo della fotografia in lastra e a collaborare strettamente con Joseph Petzval, matematico ungherese di straordinaria genialità, che nel 1840 realizzò il celeberrimo obiettivo Petzval, il primo a calcolo matematico completo, con apertura f/3.6, specificamente progettato per il ritratto.
Voigtländer fu il primo a realizzare fisicamente l’obiettivo Petzval, introducendo il concetto di design ottico a schema quadruplo con doppietti cementati—una struttura che garantiva alta luminosità, correzione parziale dell’aberrazione sferica e una discreta profondità di campo, mai ottenuta prima. L’obiettivo fu montato su fotocamere a cassetta di grande formato, prevalentemente su legno lucidato e otturatore a cappuccio, per esposizioni che si riducevano per la prima volta a pochi secondi.
Nel 1841, Voigtländer mise in commercio il primo apparecchio fotografico interamente in metallo, realizzato in ottone e progettato per sfruttare pienamente le caratteristiche dell’obiettivo Petzval. La macchina era compatta per l’epoca e garantiva, seppur rudimentariamente, un’esperienza d’uso più efficiente rispetto agli ingombranti dagherrotipi in legno. Questo segna l’inizio ufficiale della produzione industriale di fotocamere, un traguardo che anticipò di almeno un decennio la maggior parte delle altre aziende europee.
Nel 1845, l’azienda si trasferì da Vienna a Braunschweig, nella Germania settentrionale, diventando così una realtà tedesca a tutti gli effetti, pur conservando le radici austriache. Il nuovo stabilimento ampliò la capacità produttiva e segnò l’inizio della lunga fase industriale del marchio.
Espansione industriale e leadership ottica (1840–1900)
Nel corso della seconda metà dell’Ottocento, Voigtländer & Sons consolidò la propria posizione come leader mondiale nella produzione di obiettivi fotografici, contribuendo in modo diretto all’evoluzione delle tecnologie fotografiche professionali. I suoi obiettivi Petzval furono rapidamente adottati dai migliori studi fotografici in Europa e negli Stati Uniti, diventando lo standard de facto per la fotografia di ritratto su lastre.
La qualità dell’ottica Voigtländer era garantita dalla produzione interna dei vetri ottici, realizzati con tecniche sviluppate a partire dalle ricerche di Joseph von Fraunhofer e perfezionate all’interno della manifattura di Braunschweig. Il processo di fusione e affinamento del vetro crown e flint, unito alla molatura manuale su specchi di precisione, permetteva di ottenere lenti con una trasmittanza elevata e una ridotta aberrazione cromatica, parametro fondamentale nelle lunghe esposizioni su lastra al collodio umido.
Durante questi anni, l’azienda lanciò numerosi modelli di fotocamere a banco ottico, sia da studio che portatili, introducendo soluzioni tecniche come i soffietti con doppio estensore, il movimento basculante del piano pellicola, e guide micrometriche per la messa a fuoco. Erano strumenti pensati per fotografi professionisti, ma la Voigtländer avviò anche la produzione di modelli più compatti destinati all’uso ambulante o amatoriale, come le folding cameras di formato quarter plate.
Nel campo della progettazione ottica, oltre al Petzval, l’azienda sviluppò e produsse altri schemi come:
il Globusmeniskus, un menisco acromatico per paesaggi;
il Euryscop, schema simmetrico per riproduzioni tecniche;
e più tardi il Heliar, una delle creazioni ottiche più raffinate di tutti i tempi.
Il Voigtländer Heliar, lanciato nel 1902, era uno schema a cinque lenti in tre gruppi, derivato dallo schema Cooke triplet ma otticamente rielaborato da Hans Harting. Il risultato fu un obiettivo luminoso, con elevata nitidezza centrale, bokeh gradevole e ottima resa cromatica—tanto da rimanere in produzione fino agli anni ’60, in numerose versioni, compresi i celebri Heliar 50mm f/3.5 per 35mm.
All’inizio del Novecento, Voigtländer fu tra le prime aziende a comprendere il potenziale della fotografia su pellicola flessibile. Con la progressiva diffusione del formato roll-film introdotto da Kodak, il marchio tedesco si adoperò per sviluppare una propria linea di fotocamere portatili, capaci di combinare precisione ottica e facilità d’uso. Nacque così la fortunata serie Avus e le fotocamere folding a pellicola, dotate di obiettivi intercambiabili e meccanismi di messa a fuoco a cremagliera.
Nel 1923 fu introdotto il modello Bessa, una fotocamera folding per pellicola in formato 120 (6×9 cm), che negli anni successivi divenne uno dei prodotti Voigtländer più longevi e di successo. Il corpo in alluminio rivestito in pelle, il soffietto pieghevole, l’otturatore centrale Compur e la possibilità di montare ottiche Voigtländer Skopar o Heliar resero la Bessa un punto di riferimento per i fotografi itineranti e i professionisti in cerca di portabilità.
Nel frattempo, l’azienda sviluppava anche obiettivi destinati a uso cinematografico e militare. Durante la Prima guerra mondiale e nel periodo tra le due guerre, Voigtländer collaborò con la Zeiss e altre aziende tedesche per produrre sistemi ottici per periscopi, cannocchiali e strumenti di ricognizione, rafforzando la sua reputazione come officina di precisione.
Nel campo della fotografia su pellicola 35mm, Voigtländer anticipò molti concorrenti introducendo nel 1935 la Prominent, una fotocamera a telemetro con obiettivi intercambiabili, messa a fuoco elicoidale e otturatore centrale Compur-Rapid. La Prominent montava Heliar o Ultron 50mm, ed era pensata come rivale diretta della Leica.
La meccanica di precisione della Prominent, con componenti in ottone, acciaio cromato e leve a camma, rappresentava l’apice della progettazione Voigtländer prebellica. Nonostante la concorrenza di Zeiss, Leica e Kodak, la Prominent trovò un pubblico fedele tra i fotografi d’élite per la sua qualità costruttiva.
Dopo la Seconda guerra mondiale, Voigtländer fu tra le aziende tedesche che riuscirono a rilanciarsi rapidamente, grazie anche al supporto degli Alleati alla ricostruzione industriale tedesca occidentale. Lo stabilimento di Braunschweig riprese la produzione a pieno regime, dando priorità a modelli consumer ad alta diffusione. Nacque in questo contesto la celebre Vito, fotocamera compatta a telemetro destinata al grande pubblico.
Le Voigtländer Vito B, Vito CLR e versioni successive si caratterizzavano per la semplicità d’uso, la buona resa ottica (Skopar e Color-Skopar), e una meccanica di alta qualità. L’azienda cercò di bilanciare produzione industriale e tradizione meccanica, ma dovette progressivamente fare i conti con l’ascesa dei produttori giapponesi come Canon, Nikon, Minolta e Olympus.
Nel 1956, Voigtländer fu assorbita dal Gruppo Carl Zeiss, in un’operazione che avrebbe dovuto garantire la sopravvivenza industriale del marchio. Zeiss mantenne il nome Voigtländer, ma progressivamente ridusse la produzione propria, integrandola con componenti Zeiss Ikon.
Nel 1965, Zeiss annunciò la cessazione della produzione indipendente Voigtländer, che nel 1972 fu venduta a Rollei. A partire da quel momento, il marchio sopravvisse solo come etichetta commerciale, fino a scomparire quasi completamente nei decenni successivi, salvo una parziale rinascita nel XXI secolo grazie a Cosina, azienda giapponese che ne acquisì il nome per una nuova linea di ottiche manuali.

Sono Manuela, autrice e amministratrice del sito web www.storiadellafotografia.com. La mia passione per la fotografia è nata molti anni fa, e da allora ho dedicato la mia vita professionale a esplorare e condividere la sua storia affascinante.
Con una solida formazione accademica in storia dell’arte, ho sviluppato una profonda comprensione delle intersezioni tra fotografia, cultura e società. Credo fermamente che la fotografia non sia solo una forma d’arte, ma anche un potente strumento di comunicazione e un prezioso archivio della nostra memoria collettiva.
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