La storia di Cappelli S.A. inizia nel 1885 a Milano, quando Michele Cappelli aprì un piccolo laboratorio dedicato alla produzione di lastre fotografiche al bromuro d’argento. In un’epoca in cui le tecniche fotografiche stavano rapidamente evolvendo, l’introduzione del bromuro d’argento rappresentò un’innovazione significativa, poiché questo supporto sensibile, scoperto dal medico e fisico inglese Richard Leach Maddox nel 1871, aveva sostituito le lastre al collodio secco, offrendo maggiore stabilità e una migliore resa dei dettagli. Michele Cappelli, grazie alla sua intraprendenza e alla visione innovativa, colse l’opportunità di investire in questa nuova tecnologia, posizionandosi come uno dei pochi produttori italiani di medie dimensioni specializzati in supporti fotosensibili di alta qualità.
Il laboratorio milanese di Cappelli S.A. si caratterizzava per l’attenzione alla qualità dei materiali e alla precisione dei processi produttivi. La realizzazione delle lastre fotografiche al bromuro d’argento richiedeva un controllo rigoroso di vari parametri tecnici, come la concentrazione delle soluzioni chimiche e il tempo di esposizione durante il processo di sensibilizzazione. Questi aspetti erano essenziali per ottenere lastre omogenee e affidabili, capaci di garantire immagini con una resa cromatica fedele e un’ottima risoluzione. La capacità di Michele Cappelli di padroneggiare tali tecniche e di adattare i metodi di produzione alle esigenze del mercato contribuì a creare una solida reputazione per l’azienda, che si affermò come punto di riferimento nel settore dei supporti sensibili in Italia.
Durante i primi anni di attività, il successo commerciale di Cappelli S.A. coincise con il periodo in cui la fotografia stava emergendo come prodotto di largo consumo. La crescente diffusione della fotografia, grazie anche alla democratizzazione delle tecnologie e all’espansione delle reti di distribuzione, permise a Cappelli di ampliare la propria produzione non solo di lastre fotografiche, ma anche di carta fotografica da stampa. Già nel 1898 l’azienda ricevette il Diploma d’Onore all’Esposizione Italiana di Torino nel settore “Lastre e carte sensibili”, riconoscimento che ne attestava l’eccellenza tecnica e la qualità dei materiali. Tali riconoscimenti, confermati in esposizioni successive a Milano nel 1906 e a Torino nel 1911, contribuirono a consolidare la reputazione di Cappelli come produttore affidabile e all’avanguardia.
Nel contesto del periodo, il laboratorio di Michele Cappelli rappresentava un vero e proprio centro di innovazione tecnica. Le lastre fotografiche prodotte in quel laboratorio non erano semplicemente supporti sensibili, ma il risultato di un accurato processo che richiedeva conoscenze specifiche in campo chimico e meccanico. Ogni fase del processo – dalla preparazione delle soluzioni al rivestimento delle lastre, fino al controllo dei tempi di esposizione – veniva eseguita con estrema precisione, garantendo una qualità costante e elevata. Questo livello di controllo, unito all’adozione di nuove tecniche e materiali, permise a Cappelli S.A. di distinguersi in un mercato competitivo e in rapido sviluppo.
Il successo iniziale dell’azienda milanese ebbe un impatto notevole sul panorama della fotografia in Italia, rendendo Cappelli S.A. un punto di riferimento per professionisti e appassionati. La capacità di produrre supporti fotosensibili di alta qualità in un momento in cui la fotografia stava emergendo come fenomeno di massa fu determinante per la diffusione di questa nuova forma d’arte. Il lavoro di Michele Cappelli rappresenta una testimonianza della trasformazione tecnologica e culturale che ha accompagnato l’avvento della fotografia, gettando le basi per una rivoluzione che avrebbe cambiato per sempre il modo di catturare e conservare le immagini.
In questo contesto, Cappelli S.A. si pose come l’unica azienda italiana di medie dimensioni in grado di realizzare supporti sensibili all’avanguardia, utilizzando il bromuro d’argento per produrre lastre fotografiche che offrivano una qualità superiore rispetto ai precedenti metodi. La passione per la tecnologia e l’impegno nella ricerca e sviluppo posero le fondamenta per un’espansione futura che avrebbe visto l’azienda diversificare la propria offerta, abbracciando nuovi prodotti e tecnologie che avrebbero segnato l’evoluzione della fotografia nel corso del secolo.
L’espansione della produzione e l’ingresso nei nuovi settori fotografici
Con l’avanzare del secolo, Cappelli S.A. non si limitò alla produzione di lastre fotografiche, ma si espanse nel campo della carta fotografica e dei supporti per stampa, ampliando notevolmente la gamma dei materiali sensibili prodotti. Già all’alba del XX secolo, l’azienda milanese divenne sinonimo di qualità e innovazione nel settore dei supporti fotografici, ottenendo riconoscimenti importanti che ne attestavano la validità tecnica. Il Diploma d’Onore ottenuto all’Esposizione Italiana di Torino nel 1898, seguito da ulteriori riconoscimenti a Milano nel 1906 e a Torino nel 1911, consolidò la reputazione di Cappelli S.A. come leader nel settore. Questi premi, frutto di rigorosi test di qualità e valutazioni tecniche, dimostravano che i materiali prodotti dall’azienda erano tra i migliori disponibili sul mercato, capaci di soddisfare le esigenze di fotografi professionisti e di appassionati di tutto il paese.
Parallelamente, il periodo storico vide la nascita di nuove tecniche fotografiche e l’inizio di una rivoluzione nel campo della fotografia a colori e della radiografia. Verso il 1915, ad esempio, Cappelli S.A. iniziò a produrre lastre per radiografia, sfruttando le nuove scoperte legate ai raggi X, scoperti nel 1895 da Wilhelm Conrad Röntgen. La produzione di lastre radiografiche rappresentò un’importante diversificazione delle attività dell’azienda, permettendo a Cappelli di applicare la propria expertise nella realizzazione di supporti sensibili anche in ambiti diagnostici. In una pubblicazione scientifica del 1918, veniva sottolineata l’eccezionale qualità delle lastre radiografiche prodotte dall’azienda milanese, che non lasciavano nulla a desiderare sotto ogni aspetto. Questa espansione nel settore medico fu un chiaro segnale dell’adattabilità e della capacità innovativa di Cappelli S.A., che sapeva cogliere le opportunità offerte dalle nuove tecnologie per diversificare la propria produzione.
Verso il 1920, l’azienda iniziò a commercializzare fotocamere di tipo box che portavano il marchio Cappelli, sebbene tali apparecchi fossero progettati principalmente come strumenti pubblicitari per supportare la vendita dei materiali sensibili. Questi dispositivi, di formato 6 x 9, rappresentavano una soluzione semplice e accessibile per gli utenti, contribuendo a diffondere ulteriormente l’uso della fotografia come mezzo di documentazione quotidiana. Il passaggio a questo tipo di prodotto testimonia la volontà di Cappelli S.A. di integrare la propria produzione di materiali sensibili con l’offerta di apparecchi fotografici, creando così un ecosistema completo in grado di soddisfare le esigenze del mercato fotografico di massa.
Nel periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale, Cappelli S.A. visse un periodo di grande espansione commerciale. Nei primi anni Venti, l’azienda iniziò a produrre anche pellicola in rullo, pur mantenendo come prodotto principale le lastre fotografiche. Nel 1926, ad esempio, l’azienda produsse ben 150.000 m² di lastre, un dato che testimonia la capacità produttiva e la domanda elevata di supporti sensibili nel mercato italiano dell’epoca. Tuttavia, l’affermazione della pellicola in rullo, favorita dall’introduzione della Leica da parte di Oskar Barnack nel 1925, segnò l’inizio del progressivo declino delle lastre di vetro. La trasformazione del mercato, che si orientava sempre più verso formati flessibili e leggeri, costrinse Cappelli S.A. ad adattarsi a nuove tecnologie, pur continuando a mantenere una reputazione di eccellenza per la qualità dei suoi prodotti.
Questa fase di transizione fu caratterizzata da un’intensa attività di ricerca e sviluppo, volta a perfezionare sia le lastre che le pellicole. L’azienda milanese fu pioniera nel proporre una varietà di sensibilità, che variavano da valori attuali di circa 30 ISO a circa 10 ISO, offrendo supporti sensibili di tipo ortocromatico, pancromatico, infrarosso e perfino lastre per diapositive. La capacità di produrre una gamma così ampia di prodotti, con diverse sensibilità e caratteristiche tecniche, rese Cappelli S.A. un punto di riferimento nel settore, in grado di rispondere a tutte le esigenze dei fotografi, dai professionisti ai dilettanti.
Il successo commerciale e tecnico di Cappelli S.A. non si limitò al mercato italiano: l’azienda fu in grado di espandere la propria influenza anche a livello internazionale, grazie alla qualità dei suoi materiali e all’innovazione dei processi produttivi. La partecipazione a esposizioni internazionali e il conseguimento di riconoscimenti in fiere, come quelle tenutesi a Torino e Milano, contribuirono a consolidare la reputazione dell’azienda, facendone uno dei principali protagonisti nel campo dei supporti sensibili per fotografia in Europa. Questo successo fu il frutto di un approccio integrato che combinava l’esperienza artigianale tradizionale con l’adozione di tecnologie innovative, una sinergia che permise di mantenere elevati standard qualitativi nonostante i rapidi cambiamenti del mercato.
L’innovazione e il passaggio al formato rullo: l’integrazione con Ferrania
Negli anni Trenta del XX secolo, il panorama della fotografia era in piena evoluzione. Il passaggio dalla lastra di vetro alla pellicola in rullo rappresentava una rivoluzione, e Cappelli S.A. fu costretta ad adattarsi a questo cambiamento. L’affermazione della pellicola in rullo, favorita dall’introduzione della Leica e dall’evoluzione delle tecnologie cinematografiche, segnò il declino progressivo delle lastre di vetro, che fino ad allora avevano rappresentato il fiore all’occhiello della produzione di Cappelli S.A.
Nel 1932, in un contesto di grave crisi economica per alcune aziende del settore, la compagnia ligure FILM assorbì Cappelli S.A. Questa fusione portò alla nascita di un nuovo marchio: Film Cappelli-Ferrania o, più semplicemente, Ferrania. L’azienda mantenne, per un certo periodo, entrambe le denominazioni, come segnale di continuità nella qualità dei prodotti. La doppia denominazione fu un’operazione strategica volta a rassicurare il mercato e a sottolineare l’eccellenza tecnica che aveva contraddistinto Cappelli S.A. fino a quel momento.
Il passaggio al formato rullo non rappresentò solo una modifica tecnica, ma una vera e propria rivoluzione nei processi produttivi e nella distribuzione dei materiali sensibili. Con l’introduzione delle pellicole in rullo, l’azienda fu in grado di produrre supporti fotografici in maniera più economica e in quantità maggiori. Nel catalogo del 1934 si potevano trovare numerosi tipi di lastre di vetro, caratterizzate da sensibilità che spaziavano da valori attuali di circa 30 ISO a circa 10 ISO, con varianti ortocromatiche, pancromatiche, infrarosse e specifiche per diapositive. Queste ultime furono il risultato di un accurato processo di ricerca e sviluppo, che permise di perfezionare i materiali e di migliorare la resa delle immagini in termini di contrasto e fedeltà cromatica.
Parallelamente, l’azienda ampliò la sua offerta includendo le pellicole in rullo, specialmente nel formato da 35 mm, concepite per essere utilizzate con apparecchi moderni come la Leica e la Contax. L’introduzione delle pellicole rappresentò un’innovazione fondamentale, poiché offriva agli utenti una maggiore flessibilità e un ridotto ingombro rispetto alle lastre di vetro. Con il passare degli anni, Cappelli S.A. fu in grado di sviluppare diverse tipologie di pellicole, tra cui confezioni di filmpack, pellicole piane per apparecchi di medio/grande formato, pellicole fotomeccaniche e persino diapositive, dimostrando una versatilità che contribuì a rafforzare la sua posizione sul mercato.
Il picco di produzione di Cappelli S.A. si verificò proprio nel periodo in cui la fotografia a colori e la pellicola in rullo divennero sempre più diffuse, segnando la progressiva scomparsa delle lastre di vetro. Nel 1926, l’azienda produsse ben 150.000 m² di lastre, un dato che evidenziava la capacità produttiva e la forte domanda di supporti sensibili di alta qualità. La transizione dal vetro al rullo fu un passaggio cruciale non solo dal punto di vista produttivo, ma anche tecnico, poiché richiese l’adozione di nuovi materiali e processi che garantissero la stabilità e la qualità delle pellicole, in un mercato in rapido sviluppo.
La fusione con FILM portò a una nuova era per l’azienda, che coniugò la tradizione di eccellenza tecnica di Cappelli con le nuove opportunità offerte dal formato rullo. Il marchio Ferrania, che ne derivò, mantenne gli standard qualitativi elevati e si espanse ulteriormente, offrendo una gamma completa di prodotti per la fotografia e il cinema, compresi supporti sensibili, pellicole e carte fotografiche. Questa integrazione rappresentò un esempio significativo di come il settore fotografico dovesse adattarsi alle nuove tecnologie, rimanendo al contempo fedele ai principi di precisione e affidabilità che avevano caratterizzato la produzione di Cappelli S.A. nei decenni precedenti.
In questo periodo, la continua evoluzione dei processi di produzione e l’adozione di nuove tecnologie permisero all’azienda di offrire prodotti con diverse sensibilità, adatti a una vasta gamma di applicazioni, dalla fotografia artistica alla cinematografia. Il catalogo del 1934, ad esempio, elencava numerosi tipi di lastre di vetro, ciascuno con specifiche caratteristiche ottiche e chimiche, mentre le pellicole in rullo venivano descritte in termini di sensibilità, formato e compatibilità con i moderni apparecchi fotografici. Questi sviluppi tecnici non solo dimostravano la capacità innovativa dell’azienda, ma anche la sua capacità di anticipare le esigenze del mercato, posizionandosi come leader nel settore dei supporti sensibili.