Maurizio Galimberti (nato a Como, 1956) è un artista e fotografo italiano celebre nel panorama internazionale per la sua tecnica innovativa a mosaico su pellicola istantanea. Dopo una prima fase da geometra nell’azienda di famiglia, abbandonò l’attività edilizia per dedicarsi interamente alla fotografia. Risiede e lavora tra Como, Meda e Milano, dove ha sviluppato il suo approccio compositivo unico.
Nato nel 1956, Maurizio Galimberti crebbe a Meda e Como e frequentò un istituto tecnico per geometri, destinato a proseguire nella società edile di famiglia. Fin da giovane si appassionò alla fotografia analogica, partecipando a concorsi centrati su pellicola bianco‑e‑nero, cimentandosi in uscite on the road con una fotocamera panoramica Widelux. Verso il 1983, deciso a evitare le sostanze chimiche in camera oscura, passò all’utilizzo esclusivo della Polaroid, attratto dall’immediatezza del risultato e dalla ricchezza cromatica della pellicola istantanea. Leghiero per natura, apprezzava il trattamento istantaneo, l’idea di cogliere subito l’“attimo”.
Fra il 1985 e il 1989, nato quasi per caso, sviluppò la sua tecnica a mosaico fotografico: realizzò ritratti componendo venti, trenta o centinaia di singole Polaroid che, messe in sequenza, ricostruivano l’intero volto o soggetto. Definì questa forma compositiva come “a grappolo” o “ad ali di farfalla”, evocativa di un ritmo visivo ispirato al Futurismo e alla pittura geometrica del Bauhaus . La prima applicazione di tale metodo fu un ritratto del figlio, Giorgio, nel 1989; da quel momento, Galimberti capì il potenziale del procedimento e ne esplorò le possibilità compositive, geometriche e tridimensionali.
Nel 1991 iniziò una collaborazione ufficiale con Polaroid Italia, che lo riconobbe come Instant Artist. Nel 1992 ottenne il prestigioso Grand Prix Kodak Pubblicità Italia e nel 1995 pubblicò il volume “Polaroid Pro Art”, tuttora punto di riferimento per gli appassionati della pellicola istantanea. Grazie a queste iniziative divenne testimonial ufficiale di Polaroid e in seguito di Fuji Italia (dal 2017).
tecnica, strumenti e prassi professionale
La metodologia fotografica di Galimberti si basa sull’uso meticoloso della Polaroid integrale. Utilizza cassette camera Polaroid Spectra o 600, spesso con l’aggiunta di “The Collector”, un accessorio close‑up duplicator progettato da un ingegnere di Boston, Alan Fidler, che gli permette di ottenere inquadrature ravvicinate e stabili riprese di dettagli. Avvicinandosi al volto del soggetto, scatta sequenze da sinistra a destra e dall’alto in basso, fino a creare un mosaico di dimensioni variabili (di solito ogni fotogramma misura circa 7×10 cm). Le Polaroid vengono successivamente composte manualmente su supporti rigidi o montate su pannelli, creando un effetto tridimensionale e ritmico.
Galimberti descrive la sua pratica come un ponte tra fotografia e pittura moderna; afferma infatti di non considerarsi un “semplice fotografo”, bensì un pittore che usa la fotografia.La cifra stilistica si basa su uno sguardo radiale: la scansione dei singoli scatti controlla tensione compositiva, ritmo luminoso e grado di astrazione. Nessuna post‑produzione digitale, tutto avviene tramite montaggio analogico: è un processo che richiede tempi lunghi, attenzione alla simmetria, calibrazione della luce e ritmo percettivo del volto.
Nel corso degli anni ha introdotto varianti tra cui butterfly wings (composizioni radiali che si sviluppano a ventaglio) e cluster (gruppi aggregati attorno al soggetto principale). La sua preoccupazione tecnica include anche scelta della temperatura colore, intensità dell’esposizione e sovraesposizione controllata, in modo da produrre frequenze visive particolari.
ritratti celebri, progetti urbani e riconoscimenti
Galimberti ha ritratto celebrità internazionali come Johnny Depp, Robert De Niro, George Clooney, Lady Gaga, Catherine Zeta‑Jones, Sting, Javier Bardem, Monica Bellucci. Il suo ritratto di Johnny Depp scattato al Festival di Venezia nel 2003 sfilò sulla copertina di Time magazine, consacrandolo internazionalmente. Il ritratto venne riconosciuto per la prima volta come icona memoriale del festival ed è divenuto un oggetto di arte pop collezionabile.
Nel 1999 la rivista Class definì Galimberti il fotografo‑ritrattista italiano di punta. Venne anche nominato ritrattista ufficiale per numerose edizioni del Festival di Venezia e membro della giuria del “Venice Movie Stars Photography Award”.
Dall’inizio degli anni 2000, la tecnica di mosaico fu estesa a paesaggi, città e architetture: ha realizzato serie su New York (2006‑2007), Parigi, Lisbona, Berlino, Venezia, Napoli, Milano (in occasione Expo 2015). Ha intitolato e pubblicato questi progetti in volumi come Viaggio in Italia (2003), New York Polaroid (2007), Polaroid Venezia (2008), Berlino (2011), Paesaggio Italia (2013), Milano (2015). La lente compositiva applicata ai contesti urbani garantisce coerente tensione estetica e rigore geometrico.
esposizioni, collaborazioni e sviluppo contemporaneo
Le sue opere sono state esposte in sedi prestigiose come Palazzo Franchetti a Venezia (2013), Biennale di Venezia (Padiglione Venezia, 2017), Forma Milano, Dillon Gallery New York (2012). Numerosi lavori sono entrati in collezioni pubbliche e private .
Il passaggio dall’utilizzo esclusivo di Polaroid alla successiva adozione di pellicole Fuji Instax Square è stato indotto dalla fine della produzione Polaroid nel 2008: da allora Galimberti è stato nominato Instant Artist ufficiale di Fuji Italia (settembre 2017), inaugurando così una nuova fase dell’arte istantanea. Nel 2019 ha sviluppato una variante della sua tecnica: la destinazione d’uso della “Matrice Fuji Instax Square”, scomposta poi a mosaico in progetti come Emilia, Gibellina (2020‑21), Forest Frame (2020‑21), Uno Sguardo Nel Labirinto Della Storia (2021).
Ha collaborato con brand come Fiat Auto (Calendario 2006, Viaggio in Italia, nuova 500), Milan Calcio (centenario), Kerakoll (New York materico-movimentosa), Jaeger‑LeCoultre, Illycaffè, Nokia, Lancia, Enrico Coveri, Luchi Collection (fumetti, sport) e Museo M9.
Nel 2021‑2022 ha realizzato progetti su Cappellone di San Nicola (Tolentino), Vittoria Alata di Brescia, Cenacolo di Leonardo Da Vinci, pubblicati in volumi come Il Cenacolo di Leonardo da Vinci (2018), Progetto Emilia (2019), Uno Sguardo Nel Labirinto (2021) e presentati in luoghi come Gallerie d’Italia. Nel 2023 ha documentato la strage di Piazza della Loggia, poi nel 2024, è tornato testimonial ufficiale per Polaroid Italia e ha vinto il Premio A.I.F. alla carriera (Palazzo Reale Milano), e il concorso fotografico LE IMMAGINI RILEGATE.
Opere principali
Portrait mosaics: volti di Johnny Depp per Time, Robert De Niro, Lady Gaga, George Clooney, Catherine Zeta‑Jones, Sting, Javier Bardem.
Viaggio in Italia (2003): Polaroid singole interpretative del paesaggio e identità italiana.
Polaroid Venezia (2008): mosaici urbani su Venezia, in mostra a Palazzo Franchetti.
New York Polaroid (2007), Berlino (2011), Milano (2015): serie urbane in mosaico.
Il Cenacolo di Leonardo da Vinci (2018): interpretazione istantanea del capolavoro leonardesco.
Gibellina, Forest Frame, Una storia senza futuro, State Fermi (2020–24): progetti tematici su territorio, memoria storica, spazio culturale.

Mi chiamo Marco Americi, ho circa 45 anni e da sempre coltivo una profonda passione per la fotografia, intesa non solo come mezzo espressivo ma anche come testimonianza storica e culturale. Nel corso degli anni ho studiato e collezionato fotocamere, riviste, stampe e documenti, sviluppando un forte interesse per tutto ciò che riguarda l’evoluzione tecnica e stilistica della fotografia. Amo scavare nel passato per riportare alla luce autori, correnti e apparecchiature spesso dimenticate, convinto che ogni dettaglio, anche il più piccolo, contribuisca a comporre il grande mosaico della storia dell’immagine. Su storiadellafotografia.com condivido ricerche, approfondimenti e riflessioni, con l’obiettivo di trasmettere il valore documentale e umano della fotografia a un pubblico curioso e appassionato, come me.