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I Brand fotograficiCraftsman Sales Co.

Craftsman Sales Co.

La Craftsman Sales Co. fu una delle numerose realtà americane sorte nel secondo dopoguerra per intercettare la crescente domanda di strumentazione fotografica accessibile, destinata a un pubblico sempre più ampio e appassionato. Fondata con tutta probabilità nel corso degli anni Cinquanta e attiva almeno fino alla prima metà del decennio successivo, l’azienda si collocava nel cuore dell’industria commerciale americana, con sede a Chicago, Illinois, città che nel Novecento si affermò come uno dei poli distributivi e pubblicitari più vivaci del paese.

Non ci sono dati biografici certi sul fondatore dell’azienda, né testimonianze dirette che permettano di ricostruirne in dettaglio la struttura interna o il volume di affari. Tuttavia, i materiali superstiti — scatole originali, pubblicità e istruzioni d’uso — restituiscono l’immagine di una compagnia orientata alla vendita per corrispondenza e impegnata a fornire soluzioni a basso costo per fotografi dilettanti. Le sue produzioni non si collocavano nel segmento dell’alta precisione ottico-meccanica, quanto piuttosto nel mondo della fotografia popolare, fatto di prodotti realizzati con materiali economici, semplici da usare e pensati per un mercato di massa.

Uno degli aspetti distintivi dell’attività di Craftsman Sales Co. fu la modalità di distribuzione: l’azienda faceva largo uso di pubblicità su riviste generaliste e specializzate, nonché di cataloghi postali in cui venivano presentati i propri articoli a prezzi estremamente competitivi. Questa strategia, che riduceva i costi di intermediazione, le permise di raggiungere anche aree rurali o meno servite dal commercio fotografico tradizionale.

La Craftsman-Vue e le fotocamere economiche

Il prodotto più noto della Craftsman Sales Co. è la Craftsman-Vue, una viewfinder camera di piccolo formato che fu messa in commercio a partire dalla metà degli anni Cinquanta. La macchina, costruita in plastica stampata e dotata di finiture minimali, si inserisce in quella vasta produzione di box e pseudo-TLR (false biottiche) tipiche del periodo. La fotocamera utilizzava pellicola in formato 620, scelta comune all’epoca per dispositivi destinati al mercato domestico.

La Craftsman-Vue presentava un design ispirato a modelli ben più sofisticati come le Rolleiflex, con una falsa lente di visione superiore e una lente di ripresa posizionata più in basso. Nonostante l’aspetto, si trattava di una camera estremamente semplificata: priva di qualsiasi regolazione significativa, l’obiettivo era fisso, con fuoco fisso e un singolo tempo di otturazione, generalmente attorno a 1/50 di secondo. L’apertura del diaframma era anch’essa fissa, pensata per un’esposizione media in esterni con pellicola a bassa sensibilità, tipica del tempo.

Il mirino superiore funzionava solo da guida per l’inquadratura, privo di meccanismi di messa a fuoco o ingrandimento. La macchina era destinata a un pubblico completamente principiante, che desiderava scattare senza preoccuparsi dei parametri tecnici. In questo senso, la Craftsman-Vue incarnava appieno la logica della “point-and-shoot camera” ante litteram, anticipando in parte le filosofie che saranno poi proprie delle compact camera degli anni Ottanta.

La costruzione era monoblocco, con apertura posteriore a cerniera per il caricamento della pellicola. Non essendoci alcun sistema di aggancio a baionetta o a vite, la lente era integrata nella struttura e non poteva essere sostituita o rimossa. L’intero apparato ottico era probabilmente costituito da una singola lente in plastica menisco semplice, con un potere risolutivo ridotto e una nitidezza accettabile solo al centro dell’immagine.

L’analisi dei materiali impiegati nelle fotocamere della Craftsman Sales Co. rivela l’uso massiccio di polimeri termoindurenti o termoformati, come il bakelite o le prime plastiche fenoliche. La scelta non era solo economica ma anche logistica: questi materiali permettevano la produzione in grandi volumi attraverso stampi a pressione, riducendo drasticamente i tempi di fabbricazione e permettendo una certa standardizzazione qualitativa.

Le componenti meccaniche — come l’otturatore a lamina e il sistema di avanzamento della pellicola — erano estremamente semplificate, spesso ridotte all’essenziale. L’otturatore era quasi sempre a molla, con attivazione diretta tramite un pulsante laterale o frontale. Il riavvolgimento della pellicola, laddove presente, era manuale e privo di blocchi di sicurezza, richiedendo attenzione da parte dell’utente per evitare sovrapposizioni d’immagine.

Craftsman Sales Co. non si limitò a commercializzare fotocamere, ma vendette anche accessori fotografici compatibili, tra cui flash esterni a bulbo, borse, treppiedi portatili, set di stampa domestica e kit di sviluppo amatoriale. Tutti questi prodotti erano accompagnati da manuali semplici, spesso illustrati, che riflettevano l’intento dell’azienda di democratizzare l’accesso alla fotografia.

La distribuzione avveniva prevalentemente tramite posta. La clientela compilava un modulo e inviava il pagamento per ricevere direttamente a casa la fotocamera, in un imballo preconfezionato che includeva istruzioni e garanzia. Tale modalità, oggi scontata, fu particolarmente innovativa in un’epoca in cui l’acquisto di fotocamere era solitamente legato a rivenditori specializzati. Craftsman riuscì così ad accedere a fasce di popolazione meno raggiungibili dai negozi tradizionali, contribuendo in modo significativo alla diffusione della fotografia familiare negli USA suburbani.

La produzione della Craftsman Sales Co. si colloca in un momento di forte espansione del mercato fotografico, ma anche di semplificazione tecnica. L’azienda si fa interprete di un segmento spesso trascurato dalla storiografia ufficiale: quello della produzione minore, commerciale e low-cost, che pure ha avuto un peso decisivo nella diffusione della fotografia come pratica quotidiana.

Le fotocamere Craftsman, e in particolare la Craftsman-Vue, sono oggi considerate oggetti da collezione minore, soprattutto nel contesto americano. Appaiono con relativa regolarità su siti di aste e mercatini vintage, ma difficilmente raggiungono valori elevati, a meno che non si trovino in condizioni “new old stock”, con scatola originale e documentazione. Le caratteristiche costruttive, infatti, non garantivano grande durabilità: le plastiche possono ingiallire o fratturarsi nel tempo, e i meccanismi interni sono soggetti a grippaggi se non correttamente conservati.

Rimane comunque importante, in chiave storica, il riconoscimento dell’impatto di queste macchine sulla cultura visiva del dopoguerra. La diffusione capillare delle loro immagini — fotografie di compleanni, gite, vacanze, cerimonie — ha lasciato un’impronta duratura nell’album familiare americano, contribuendo a creare un linguaggio visivo condiviso che precede di decenni la fotografia digitale e l’autoscatto contemporaneo.

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