La Argus Camera Company nacque in piena Grande Depressione, originandosi come International Radio Corporation (IRC) nel 1931, centrandomente nella città di Ann Arbor, Michigan. I fondatori furono un gruppo di imprenditori locali: William E. Brown Jr. (in seguito sindaco), George J. Burke (futuro giudice nei processi di Norimberga) e Charles Albert Vershoor, che avviarono un’attività dedicata alla produzione di radio dal corpo in plastica stampata, più economiche di quelle in legno. Il successo fu immediato: già nel primo anno furono creati 75 posti di lavoro.
Osservando la stagionalità delle vendite radiofoniche, Vershoor ebbe l’idea di diversificare con una fotocamera 35 mm accessibile e compatta, approfittando della crescente popolarità del Kodachrome. Il primo prodotto fu la Model A, lanciata nel maggio 1936 a circa 12,50 USD, diventando la prima fotocamera 35 mm economica negli Stati Uniti. Prodotta in corpo in plastica stampata e schema Leica-like, la macchina riscosse un successo tale da spingere l’azienda a vendere i brevetti radio e a cambiare nome in International Research Corporation, concentrandosi esclusivamente sulla fotografia .
Entro il 1940, l’azienda ampliò la propria capacità produttiva fino a occupare due isolati della città con circa 1300 operai attivi. La produzione venne dirottata verso l’impegno bellico nel 1942, con una conversione totale alle ottiche e strumenti militari, ricevendo cinque volte il prestigioso Army–Navy “E” Award per l’eccellenza nella produzione bellica. Durante il conflitto, Argus sviluppò mirini, obiettivi e apparecchi radio per uso militare, sfruttando la sua esperienza nei materiali plastici e l’industrializzazione rapida.
Nel 1944 il marchio si trasformò in Argus, Inc., per poi diventare Argus Cameras, Inc. nel 1949, mantenendo una forte posizione nel settore consumer americano .
Questo primo periodo è caratterizzato da una cultura ingegneristica moderna: stampaggio plastico, produzione di massa, industrializzazione verticale, controllo qualità rigoroso e transizione rapida dalla produzione civile a quella bellica, testimonianza di una capacità adattiva tipica delle imprese di guerra.
La famiglia C: la C3 e le SLR, firmware ottico e crisi del mercato (1938–1969)
Nel 1938 Argus iniziò a progettare la serie C, tra cui i principali modelli C, C2, e infine C3, introdotto nel 1939. L’ingegnere belga Gustave Fassin implementò un design “a mattoncino” caratteristico: un corpo in bachelite con pannelli in metallo pressofuso, otturatore a diaframma integrato e sistema telemetro. Questo approccio offriva ottica intercambiabile senza ricorrere a otturatori a tendina focal plane, semplificando il meccanismo.
La C3 si impose con oltre 2,2 milioni di unità vendute fino al 1966, diventando il prodotto di punta dell’azienda. Era dotata di ottica Cintar 50 mm f/3.5, prodotta da partner come Bausch & Lomb o Ilex, e di rangefinder accoppiato alla ghiera della lente tramite ingranaggi esterni. Il sistema permetteva il confronto delle immagini allineate per la messa a fuoco singola, definita “scientifica” dagli utenti. Grazie alla sincronizzazione flash integrata nel 1939, la fotocamera si confermava versatile per ogni situazione.
Le varianti successive, come Colormatic, Matchmatic, Golden Shield e C33, introdussero esposimetri al selenio e finiture estetiche, ma mantennero proporzioni meccaniche costanti: ampia gamma di tempi di esposizione, ottica intercambiabile, robustezza impareggiabile, con stabilità e affidabilità in condizioni operative estreme.
L’esperienza tecnica si estese anche ad altri segmenti: la serie Argoflex TLR per 120, modelli 35 mm SLR della serie Autronic, e la C44 con ottica Cintagon 50 mm f/2.8, progettata nel 1956 con l’ausilio di elaboratori elettronici, una delle prime fotocamere ad adottare l’“aid in lens design” . Furono inoltre lanciati proiettori, visori e accessori per il montaggio macro e flash.
Nel 1957 la proprietà passò a Sylvania Electric, seguita da Mansfield Industries nel 1962, che spostò gradualmente la produzione all’estero. Argus non riuscì a reggere le innovazioni elettroniche nipponiche e europee, e la sua gamma fu considerata “modello T contro Mustang” in una riflessione storica: robusta, affidabile, ma ormai tecnologicamente obsoleta . Le produzioni civili si esaurirono nel 1969 e da allora il marchio sopravvisse solo attraverso applicazioni digitali o re-badge fantasiosi.
L’eredità tecnica e sociale di Argus è ancora visibile presso il Argus Museum di Ann Arbor, fondato nel 1987, che conserva prototipi, grandi modelli espositivi in scala, documenti aziendali e memorie sulla vita interna dell’azienda. Questo patrimonio costituisce una testimonianza della cultura tecnica, della socialità operaia (partite sportive, feste aziendali) e dell’importanza dell’industrial design americano nel XX secolo .

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