Il contesto storico di Rochester (New York) alla fine del XIX secolo fu determinante per lo sviluppo di numerose imprese fotografiche. Già nel 1880 la Bausch & Lomb iniziò a fabbricare lenti fotografiche, la Rochester Optical Company avviò la costruzione di fotocamere e George Eastman fondò la Eastman Dry Plate Company per la produzione di lastre sensibili. Queste iniziative posero le fondamenta di un ecosistema di fornitori di componenti ottici e accessori, alimentando una vivace concorrenza industriale. In questo contesto fu fondata nel 1891 la Rochester Camera Manufacturing Company. La nuova società era guidata da H. B. Carlton, fratello di W. F. Carlton già responsabile della Rochester Optical. W. F. aveva introdotto con successo la linea Premo nel 1893; l’anno seguente H. B. Carlton costituì la Rochester Camera Mfg. Co. per produrre le fotocamere Poco. Tale iniziativa sfruttava le competenze di famiglia in un mercato in rapida espansione, mirando a offrire prodotti di qualità in competizione con quelli della Rochester Optical.
Rochester era già negli anni Ottanta uno dei principali centri ottici statunitensi: la presenza di laboratori come Bausch & Lomb (che aveva investito anche in otturatori dal 1888), fabbriche di componenti ottici e una solida rete di artigiani (ebanisti e meccanici) favorivano lo sviluppo di nuove aziende fotografiche. Nel 1880 W. H. Walker aveva avviato una propria officina fotografica, ceduta nel 1883 a W. F. Carlton, che ne fece nascere la Rochester Optical Company. Le infrastrutture e i collegamenti di trasporto della città (ferrovie, canali e grandi distributori) facilitarono la diffusione dei prodotti locali. In questo ambiente altamente competitivo si inserì la Rochester Camera Mfg. Co., contribuendo al distretto foto-ottico locale e offrendo soluzioni innovative pur mantenendo l’artigianalità tipica dell’epoca.
Modelli principali e innovazioni
La Rochester Camera Mfg. Co. fu nota soprattutto per la linea di fotocamere Poco, marchio distintivo dell’azienda. I modelli più diffusi erano il Pocket Poco (formato ridotto 3¼×4¼”), il Cycle Poco (con soffietto estensibile) e il Tele-Photo Poco (progettato per lenti a focali maggiorate). Tutti questi apparecchi erano a cassa pieghevole e venivano utilizzati con lastre di vetro di medio-formato; ad esempio, il Cycle Poco No.3 (introdotto nel 1893) supportava lastre da 4×5 o 5×7 pollici. Le casse erano costruite in legno massello di mogano finemente lucidato, rivestite in cuoio di alta qualità (ad es. seal grain leather impermeabile) e dotate di maniglie integrate. I soffietti erano realizzati in pelle rossa (tipicamente interna), garantendo tenuta alla luce e flessibilità nel piegamento. Le fotocamere disponevano spesso di due attacchi per treppiede – uno sul fondo e uno sul fianco – che consentivano di orientare l’inquadratura in verticale o orizzontale a seconda delle esigenze.
Sul piano tecnico, l’azienda si distinse per l’adozione di meccanismi di otturazione e di messa a fuoco avanzati per l’epoca. Le fotocamere Poco erano equipaggiate con otturatori meccanici di tipo automatico: in particolare, molti modelli impiegavano l’otturatore Unicum (a tamburo rotante con pompa ad aria) sviluppato in collaborazione con Bausch & Lomb. Questo sistema consentiva di selezionare tempi d’esposizione rapidi, riducendo le vibrazioni rispetto ai normali scatti manuali. L’otturatore Unicum era montato su un blocchetto removibile, permettendo anche la sostituzione di altri gruppi ottici. Spesso le macchine erano fornite di un obiettivo acromatico a doppietto (tipicamente Rapid Rectilinear) abbinato a un diaframma regolabile. L’uso di queste lenti di buona qualità, insieme all’otturatore avanzato, assicurava immagini nitide e tempi di posa adeguati alle luci naturali dell’epoca. Alcuni modelli integravano scale di messa a fuoco graduate, semplificando le regolazioni di distanza basate su tabelle geometriche.
Un aspetto particolarmente innovativo fu il progetto del portapiastra. Nei modelli Pocket Poco e similari era presente un meccanismo completamente in metallo per l’alloggiamento della lastra o del film tagliato. I cataloghi storici sottolineano che questo porta-piastra era leggero e assolutamente ermetico, consentendo l’uso indifferente di lastre di vetro o pellicole tagliate (come le Snappa films). Grazie a questo accorgimento, l’operatore poteva caricare e scaricare i supporti sensibili con grande facilità senza rischi di infiltrazioni luminose. In generale, RCM Co. mirava a semplificare al massimo l’uso pratico della fotocamera: i vari componenti (piani di fuoco, porte-otturatore, levette) erano progettati per essere intuitivi e rapidi da azionare, anche da fotografi non professionisti. Ad esempio, il telaio che supportava il vetro smerigliato sul dorso era facilmente removibile, permettendo di inserire velocemente un pannello protettivo o un altro accessorio per scatti in studio.
In definitiva, le fotocamere Poco di Rochester combinavano robustezza artigianale e soluzioni meccaniche d’avanguardia. Nonostante non fosse un’azienda pioniera di tecnologie rivoluzionarie (come lo furono i sistemi tascabili di Eastman), RCM Co. eccelse nel perfezionare e integrare elementi già noti in prodotti affidabili e competitivi. Il marchio Poco guadagnò così una buona reputazione presso gli appassionati d’epoca, offrendo una alternativa valida alle fotocamere dei concorrenti americani e stranieri.
Fusione e evoluzione aziendale
Negli anni Novanta le imprese fotografiche di Rochester dovettero fronteggiare una crescente pressione competitiva, specie da parte della Kodak di Eastman, in rapida espansione. Nel 1899 la Rochester Camera & Supply Company (nome assunto nel 1897 dopo aver cambiato ragione sociale) si unì ad altre quattro aziende locali – la Rochester Optical Company (diretta da W. F. Carlton), la Ray Camera Company, la Monroe Camera Company e la Western Camera Manufacturing Company – per costituire la Rochester Optical & Camera Company. L’obiettivo della nuova entità era concentrare le risorse produttive e ampliare il mercato, unendo le linee di prodotto sotto un’unica organizzazione. Nonostante la fusione formale, però, i cataloghi iniziali continuarono a presentare separatamente i marchi storici (Poco, Premo, Ray, Cyclone), così che sui documenti apparivano ancora tutti i vecchi nomi a fianco al logo comune Rochester Optical & Camera Co.
Il tentativo di consolidare le forze si rivelò però poco efficace. I bilanci della Rochester Optical & Camera Company riportarono ingenti perdite – si stima circa 100.000 dollari l’anno nel biennio successivo – dovute in parte alla sovrapposizione dei prodotti e alle difficili condizioni di mercato. Nel 1903 George Eastman, riconoscendo il valore degli asset ma anche la fragilità finanziaria del gruppo, acquistò l’intero pacchetto azionario per 330.000 dollari. L’azienda fusa fu rinominata Rochester Optical Company (ripristinando il nome storico) e fu successivamente integrata nello sviluppo Kodak. Nel 1907 l’impianto di Rochester Optical divenne la divisione fotografica di Eastman Kodak (poi, dal 1918, Dipartimento Ottico di Rochester), portando all’interno della casa madre i modelli ereditati dalle società dei fratelli Carlton.
Sotto la guida Kodak, molti dei prodotti rimasero in produzione per qualche anno. La celebre linea Premo (nata nell’Ottocento nella Rochester Optical) continuò ad essere venduta fino al 1921. Al contrario, i modelli Poco della Rochester Camera andarono gradualmente a sparire: il nome “Poco” venne abbandonato dai cataloghi Kodak già nei primi anni del Novecento. L’impianto storico di South Street, divenuto col tempo il Premo Works Kodak, rimase operativo fino al 1921. Dopo lo smantellamento della produzione Premo, Kodak cedette l’edificio, segnando la scomparsa definitiva delle linee fotografiche originali di Rochester Camera Mfg. Co. e dei suoi concetti di prodotto. In altre parole, l’azienda dei fratelli Carlton cessò di esistere autonomamente con l’assorbimento Kodak, ma il know-how tecnico maturato (nella fabbricazione delle fotocamere a soffietto) fu inglobato nel patrimonio industriale di Eastman Kodak.
Tecnologie e materiali di costruzione
Le fotocamere prodotte dalla Rochester Camera Mfg. Co. riflettevano una costruzione di alta qualità, tipica delle officine fotografiche dell’epoca. Le cassette erano realizzate in legno massello (generalmente mogano o ciliegio), assemblato con incastri a coda di rondine per garantire robustezza e stabilità. Queste scocche avevano superfici curate: spesso si applicava una vernice trasparente lucida per proteggere il legno e dare lucentezza, mentre nelle zone più esposte si utilizzava una copertura in pelle pregiata – talvolta di tipo seal grain impermeabile – per resistere all’umidità e agli urti. I bordi della cassa erano rinforzati da angolari in ottone brunito, e ogni fotocamera montava una maniglia di trasporto anch’essa in ottone o acciaio argentato.
Le parti meccaniche erano di ottone brunito o nichelato. Cerniere, leve di scatto e messa a fuoco, ghiere di registrazione e viti erano realizzate in ottone lavorato; spesso queste parti venivano ulteriormente verniciate di nero opaco o brunite per ridurre riflessi interni indesiderati. I piani di messa a fuoco scorrevoli – collegati ad aste con ruote dentate – avevano superfici metallizzate o laccate che garantivano un movimento fluido e resistenza all’usura. Il soffietto era un componente critico: cucito a mano con pelle impermeabilizzata e plissettato con cura, il soffietto era solitamente rosso all’interno per aiutare il fotografo a vedere meglio nel campo anteriore e ha una struttura resistente al collasso. In alcune fotocamere di questo tipo il soffietto era intercambiabile, ma nella maggior parte dei modelli era fisso nel telaio in legno.
Dal punto di vista ottico, i modelli utilizzavano obiettivi acromatici standard per l’epoca. Venivano spesso forniti con lenti a doppietto come il Rapid Rectilinear, che offriva buona correzione delle aberrazioni a un costo contenuto. Questi obiettivi erano montati su portafiltri opzionali e accoppiati a diaframmi regolabili in metallo. Il vetro smerigliato per la messa a fuoco era parte del dorso rimovibile; solitamente, tale dorso poteva essere sostituito con un pannello metallico o con un altro accessorio (per esempio un vetro trasparente) a seconda delle modalità di ripresa. Anche l’otturatore meritava attenzione: oltre all’Unicum già citato, la Rochester Camera Co. sviluppò un proprio tipo di otturatore a tamburo, denominato RCCo shutter (sigla della ditta). Questi otturatori erano montati su basi removibili, facilitando la pulizia o la sostituzione dell’obiettivo. In generale, l’azienda offriva fotocamere sia con otturatori automatici (per esposizioni brevi) sia con il tradizionale comando “B” (posa lunga) con pompetta ad aria per esposizioni più lunghe.
Quanto ai formati, l’offerta copriva sia i supporti principali di vetro (4×5 e 5×7 pollici) sia formati minori per uso amatoriale. Per esempio, il Pocket Poco era progettato per lastre 3¼×4¼ pollici, offrendo un corpo macchina più compatto e leggero. A volte erano previsti anche modelli per formati maggiori (6×8 pollici o oltre) ma nella pratica l’80% delle macchine era focalizzata sui formati standard. La varietà di formati rifletteva la domanda del mercato: dagli studi fotografici che prediligevano i grandi formati di vetro, agli entusiasti del campo che preferivano fotocamere più tascabili. Nel complesso, la combinazione di tecnologia meccanica accurata (ottone tornito, viti e guide di precisione, meccanismi a cremagliera) con materiali di pregio (legno massello, pelle di qualità) manifesta l’approccio artigianale dell’azienda. Le macchine Rochester erano concepite per durare nel tempo: ogni componente veniva lavorato a mano e assemblato con tolleranze strette, offrendo affidabilità e cura costruttiva tipiche di un prodotto di fascia alta. Questa cura nei dettagli – unita all’innovazione nelle soluzioni pratiche – caratterizza l’eredità tecnica della Rochester Camera Manufacturing Company nel panorama storico delle fotocamere a soffiettohistoriccamera.comhistoriccamera.com.