domenica, 14 Settembre 2025
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Massimo Vitali

Massimo Vitali (nato nel 1944 a Como; vive e lavora tra Lucca e Berlino) è un fotografo italiano storico della fotografia contemporanea, celebre per le sue panoramiche di grandi dimensioni che rappresentano scene di massa in contesti di svago come spiagge, piscine, discoteche e piazze. Le sue immagini, scattate con formati analogici di grande dimensione, esplorano il legame tra individuo e ambiente, restituendo una visione aperta della folla e un’indagine compositiva attenta ai dettagli.

Vitali cresce a Como e, terminati gli studi scolastici, si trasferisce a Londra per frequentare il London College of Printing, dove acquisisce solide competenze tecniche e visive nell’utilizzo di macchine analogiche, sviluppo in camera oscura, chimica delle pellicole e stampa. Terminati gli studi, alla fine degli anni Sessanta inizia a lavorare come fotogiornalista freelance, collaborando con la Report Agency e altre testate europee. Durante tutto il decennio dell’impegno reportage, affina la sua capacità di controllo della luce e di composizione, acquisendo familiarità con il linguaggio visivo documentario.

Nei primi anni Ottanta, una riflessione critica sul limite del reportage gli fa abbandonare la cronaca per dedicarsi alla cinematografia, lavorando come direttore della fotografia in produzioni filmiche e televisive. Questa esperienza si rivela fondamentale: imparare a costruire scene visive illuminate e narrative lo porta a interiorizzare una visione compositiva che poi riemergerà con nuova forza nella fotografia. Nonostante ciò, non abbandona la macchina fotografica, continuando a scattare privatamente.

Tra il 1993 e il 1995 nasce il desiderio di una nuova forma espressiva. Così decide di abbandonare la cinepresa, per concentrare la sua energia sullo strumento fotografico analogico, da utilizzare come mezzo artistico. Questa scelta segna la nascita del suo linguaggio distintivo: fotografie realizzate con macchine a grande formato, su pellicola analogica, in cui il rapporto tra soggetto umano e contesto ambientale diventa indagine visiva e riflesso psicologico. Il tono documentario del reportage evolve in una visione estetica più ampia, in linea con la fotografia contemporanea che entra nei musei e nelle grandi gallerie.

Approccio tecnico: grande formato, piattaforme e stampe

Il fulcro della poetica di Vitali è il controllo assoluto del processo tecnico. Sceglie macchine a grande formato 8×10″ o persino 11×14″, dotate di lenti ad alta risoluzione. L’obiettivo è ottenere negativi ad altissima definizione, dove ogni tessera di ombre e luci è resa con precisione millimetrica. Per stabilità e visione panoramica, costruisce piattaforme elevate—“podium”—posizionando la camera a circa 3–5 metri di altezza. Questa elevazione non serve solamente per circoscrivere la folla, ma per costruire una visione d’insieme che include dettagli architettonici, gesti e interazioni, in un equilibrio compositivo attento al ritmo e alla profondità di campo.

Nella scelta delle impostazioni tecniche, Vitali predilige diaframmi chiusi (f/16–f/22) per estendere la profondità di campo. I tempi di esposizione, pur contenuti, devono garantire nitidezza su ampia scala. Opera con assistenti, preparazione meticolosa dei set e rigore nella scelta del momento dello scatto: gli scatti totali sono pochi—circa 4.600 negativi nell’arco di vent’anni, non oltre i 10 al giorno—ma ciascuno studiato a fondo come un trittico visivo.

Per la stampa si affida a tecniche come il Cibachrome, il Diasec e il supporto su dibond, utilizzando stampe chromogenic e inchiostri ink‑jet Epson o Mimaki per le edizioni più recenti. L’effetto finale è una superficie liscia, lucida, dai colori brillanti, quasi pittorici, perfettamente montata sotto lastre acriliche, con cornici di pregio. Le stampe raggiungono dimensioni monumentali—150×200 fino a 185×246 cm, e in edizioni extra‑large fino a 245×327 cm—per un impatto totalizzante e immersivo.

La serie “Beach”: sguardo sociologico e composizione collettiva

Dal 1994, Vitali avvia la serie che lo rende famoso: la Beach Series. Prende la spiaggia italiana come palcoscenico umano: folti gruppi di persone, sdraio, ombrelloni, giochi, attimi di relax, in un quadro visivo largo che racconta la società del tempo libero. Il titolo stesso è neutro, ma la visione è acuta e interrogativa: Vitali non giudica, osserva. La postura elevata mette tutti sullo stesso piano—nessun primato soggettivo, nessuna messa in scena artificiale—e cattura momenti collettivi dove la dimensione dell’individuo emerge nel contesto.

Le immagini rivelano l’evoluzione del costume: la moda, i tatuaggi, i giochi tecnologici, i cambi generazionali. Cambia il corpo e cambiano le relazioni. Vitali porta lo sguardo ad altezza umana ma sincronizzato con la percezione dell’osservatore passivo. A distanza eppure coinvolto. La spiaggia, con i suoi giochi sociali, diventa “habitat naturale”, dove l’uomo si mostra nell’abbandono pubblico: supplemento sociale fatto di sole, sabbia e metamodernità.

Nel prosieguo, Vitali esplora varianti: piscine, stazioni sciistiche, discoteche, concerti, piazze, durante festival o situazioni ordinarie. Ogni nuova serie segue la stessa struttura compositiva—grande formato, piattaforma elevata, composizione allenata e tempi di lavoro cadenzati—ma consente di vedere l’uomo in contesti differenti. In alcune serie, come Disturbed Coastal Systems, inserisce componenti ambientali e percezioni critiche sull’impatto antropico, introducendo una componente ecologica e reflexiva.

Produzioni editoriali, libri e opere principali

Massimo Vitali ha consolidato la sua produzione fotografica con monografie di grande impatto:

  • Beach & Disco (1999): raccolta che unisce le spiagge italiane e le prime esplorazioni negli spazi notturni.

  • Landscapes with Figures (2004): riflessione visiva sull’uso e rappresentazione dell’uomo nello spazio.

  • Natural Habitats (2011): estende l’indagine a piscine, deserti e luoghi naturali di aggregazione esistenziale.

  • So Now Then (2006) e Short Stories (2019): raccolgono storie visive circoscritte, estranee alla monumentalità spaziale.

  • Entering a New World (2019): raccolta di immagini recenti e nuove esplorazioni con lo sguardo analogico.

  • Swimming Pools e varie pubblicazioni tematiche completano il catalogo.

  • Beach Series (dal 1994): progetto fondativo su spiagge italiane, sia lo stile compositivo sia la scala narrativa.

  • Landscapes with Figures (2004): evoluzione tematica verso luoghi diversi.

  • Natural Habitats (2011): esplora ambienti come piscine, deserti.

  • Disturbed Coastal Systems (2017): richiamo ecologico, riflessione sull’impatto umano.

  • So Now Then (2006), Short Stories (2019) e Entering a New World (2019): raccolte personali, introspezione narrativa più intima.

  • Ti ho visto (2022): esposizione alla Galleria Mazzoleni che offre una selezione recente, concentrata sul reportage visivo del quotidiano

Le opere, realizzate in edizioni limitate (6 + 2 AP), sono state stampate con meticolosa cura su Inkjets Epson/Mimaki e montate Diasec, con cornici artigianali create in Germania, garantendo estetica, qualità archivistica e impatto materico.

Già nel 2000 il Beach Series varca i confini italiani e comincia a esporre in Europa e negli Stati Uniti. Le sue stampe trovano spazio in musei prestigiosi: Guggenheim di New York, Centre Pompidou, Reina Sofía, Fond National d’Art Contemporain, Museo Pecci e altri; viene invitato a esporre alla Biennale di Venezia (2001), alla Ronchini Gallery di Londra, alla Edwynn Houk Gallery di New York, al Pavilion dei Giardini.

Espone anche in contesti pubblici—come chiese o sedi museali—e gli riconoscono premi per l’innovazione tecnica e il valore documentario. Periodicamente vengono presentati volumi e retrospettive come nel 2022 alla Galleria Mazzoleni di Torino con “Ti ho visto”.

Negli ultimi anni, Vitali ha ridefinito il proprio sguardo verso un fotografia che si confronta con la narrativa contemporanea e la critica sociale. Ha introdotto il concetto di diptych: una fotografia ambientale associata a un’immagine trovata online, commentata da una didascalia, per evidenziare il rapporto tra realtà visibile e profili mediatici. È una forma di dialogo tra il privato e il pubblico, tra la realtà allargata e la percezione social.

In parallelo, ha ampliato l’attenzione a contesti urbani emergenti—concerti, eventi, festival—sempre mantenendo la struttura tecnica consolidata. L’obiettivo non è più soltanto osservare la spiaggia, ma esplorare la società “post-normale”: esibizionista, connessa, digitale, dove la privacy ha ceduto spazio alla visibilità.

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