Nata in un periodo di grande fermento tecnico e industriale negli Stati Uniti, la Levy-Roth emerge come una delle piccole aziende meccaniche a servizio dell’industria fotografica tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta del Novecento. Pur non essendo una delle grandi protagoniste del settore, ha lasciato una traccia concreta e tecnicamente rilevante nella costruzione di componenti per macchine fotografiche e sistemi ottici.
Le notizie sull’esatta data di fondazione sono frammentarie, ma i primi riferimenti documentati alla Levy-Roth Engineering Company risalgono con certezza al 1929, con sede nell’area industriale di New York, probabilmente a Brooklyn o nel Queens, zone in quel tempo frequentate da numerose officine meccaniche legate al mondo della stampa, della micromeccanica e dei dispositivi ottici. I fondatori, molto probabilmente di origine ebraico-tedesca, erano tecnici con competenze approfondite in meccanica di precisione, forse già operativi in precedenza come subappaltatori o specialisti per altri produttori di apparecchiature fotografiche e cinematografiche.
Il nome Levy-Roth rimanda verosimilmente a due soci: uno con cognome Levy, il secondo con cognome Roth, entrambi attivi nella meccanica di precisione. A differenza di molte aziende che investivano sulla produzione completa di fotocamere o obiettivi, la Levy-Roth si distinse per il ruolo di fornitore terzista, specializzato in parti metalliche lavorate con tolleranze micrometriche, come slitte, telai per chassis, gruppi otturatori e componenti mobili per corpi macchina.
In questa fase, il comparto industriale americano si mostrava particolarmente ricettivo verso aziende piccole ma altamente specializzate. La Levy-Roth riuscì a inserirsi in una nicchia di produzione meccanica che serviva grandi marchi o aziende emergenti, con un orientamento tipicamente business-to-business, mantenendo un basso profilo sul fronte pubblicitario e commerciale.
Il contributo tecnico della Levy-Roth si concentra principalmente sulla realizzazione di componenti in metallo per fotocamere di medio e grande formato. Il know-how aziendale era particolarmente sviluppato in tre ambiti: la fabbricazione di chassis portapellicola, la produzione di montature ottiche regolabili e la costruzione di meccanismi di scorrimento e blocco, soprattutto per otturatori centrali e gruppi mobili dei corpi macchina.
I chassis portapellicola prodotti dalla Levy-Roth erano noti per la robustezza e la precisione. Generalmente realizzati in alluminio anodizzato o ottone cromato, erano progettati per adattarsi a diversi modelli di fotocamere a lastra e venivano spesso commissionati in lotti su specifica richiesta di altri costruttori, o da fornitori di attrezzatura per studi fotografici professionali. L’attenzione ai dettagli era tale da prevedere spesso sistemi di chiusura a pressione calibrata, guarnizioni in feltro, e molle interne per il mantenimento stabile della pellicola.
Nel campo delle montature ottiche, la Levy-Roth sviluppò supporti mobili in grado di garantire microregolazioni per la messa a fuoco fine. I pezzi venivano lavorati con fresatrici a controllo manuale, e poi rifiniti con procedimenti di lucidatura meccanica e trattamento superficiale. La tolleranza delle filettature raggiungeva standard industriali compatibili con l’uso ottico, e diverse montature vennero usate anche in applicazioni extra-fotografiche, come in strumenti di misura o microscopi ottici.
Più innovativo fu l’approccio all’otturatore centrale, un elemento critico nelle fotocamere dell’epoca. Sebbene la Levy-Roth non producesse otturatori completi, fu tra i subfornitori che realizzavano piastre di supporto, leveraggi interni e camme, spesso su specifiche di aziende terze. Il trattamento termico delle molle e la calibratura dei meccanismi di scatto erano processi chiave. Si ritiene che alcune componenti meccaniche siano state adottate in modelli prodotti da aziende come Burke & James o Graflex, anche se raramente marchiate direttamente con il logo Levy-Roth.
La Levy-Roth operò principalmente in regime di fornitura indiretta, e ciò contribuì a mantenere basso il profilo pubblico dell’azienda, pur garantendole un’attività produttiva continuativa per almeno due decenni. Le relazioni industriali erano spesso informali, basate su contatti tra tecnici e responsabili d’officina, ed è attraverso gli archivi di alcune aziende committenti che si può oggi ricostruire la rete di collaborazione che coinvolgeva la Levy-Roth.
Una delle collaborazioni più frequenti fu probabilmente con studios fotografici professionali che richiedevano adattamenti su misura per fotocamere da banco. In questo contesto, l’azienda si occupava di produrre piastre portaottica, supporti mobili, e cornici in metallo lavorato a mano. Tali accessori erano venduti in quantità limitate e spesso forniti direttamente a distributori locali o a piccoli produttori che assemblavano fotocamere su ordinazione.
Vi sono indizi che fanno pensare a un coinvolgimento con la Eastman Kodak in fase prototipale, probabilmente come fornitore per test meccanici su otturatori o chassis modulari, ma non esistono contratti formali noti. Più documentate invece sono le relazioni con aziende minori come la Seneca Camera Manufacturing Company e alcuni produttori del Midwest specializzati in apparecchi per uso scolastico e scientifico.
La Levy-Roth collaborò anche con costruttori di accessori per camere oscure, come supporti per pellicole, sistemi di movimentazione manuale, staffe e leve. Tali prodotti erano in genere destinati a tecnici professionisti o laboratori fotografici che necessitavano strumentazione resistente e meccanicamente affidabile.
Dopo una fase di attività intensa tra il 1930 e il 1948, la Levy-Roth iniziò una lenta fase di declino, con la progressiva riduzione delle commesse, legata a più fattori. Da un lato, l’arrivo sul mercato di componenti meccanici realizzati in serie e a costi più contenuti, grazie alla standardizzazione delle fotocamere a pellicola 35mm, ridusse l’interesse verso le lavorazioni artigianali su metallo. Dall’altro, l’adozione di nuovi materiali plastici rese obsoleti molti accessori in ottone o alluminio lavorato.
Alcuni documenti fanno pensare che già nel 1951 l’azienda avesse cessato la produzione regolare, anche se l’officina potrebbe essere rimasta attiva per piccole riparazioni e forniture fino al 1955. Non risultano fusioni o acquisizioni ufficiali: è più probabile che la Levy-Roth sia semplicemente uscita dal mercato per esaurimento progressivo delle commesse e per mancanza di un ricambio generazionale nei suoi soci fondatori.
Oggi i pezzi marcati Levy-Roth sono estremamente rari, poiché l’azienda non apponeva loghi evidenti sulle componenti. Tuttavia, alcuni chassis e montature presenti in collezioni private o museali presentano caratteristiche costruttive riconducibili al catalogo tecnico e alle fotografie industriali dell’epoca. La precisione delle filettature, il tipo di lucidatura e il profilo delle leve di tensione sono indizi stilistici che permettono di attribuire con ragionevole certezza l’origine a questo costruttore.
La valutazione storica della Levy-Roth si colloca quindi nel campo delle aziende meccaniche di supporto alla fotografia, la cui rilevanza va oltre la notorietà commerciale, per inserirsi nella filiera invisibile che ha sostenuto la produzione fotografica americana per decenni. Un esempio significativo di come artigianato tecnico e ingegneria meccanica abbiano plasmato l’infrastruttura materiale della fotografia prima dell’era della plastica e dell’elettronica.

Sono Manuela, autrice e amministratrice del sito web www.storiadellafotografia.com. La mia passione per la fotografia è nata molti anni fa, e da allora ho dedicato la mia vita professionale a esplorare e condividere la sua storia affascinante.
Con una solida formazione accademica in storia dell’arte, ho sviluppato una profonda comprensione delle intersezioni tra fotografia, cultura e società. Credo fermamente che la fotografia non sia solo una forma d’arte, ma anche un potente strumento di comunicazione e un prezioso archivio della nostra memoria collettiva.
La mia esperienza si estende oltre la scrittura; curo mostre fotografiche e pubblico articoli su riviste specializzate. Ho un occhio attento ai dettagli e cerco sempre di contestualizzare le opere fotografiche all’interno delle correnti storiche e sociali.
Attraverso il mio sito, offro una panoramica completa delle tappe fondamentali della fotografia, dai primi esperimenti ottocenteschi alle tecnologie digitali contemporanee. La mia missione è educare e ispirare, sottolineando l’importanza della fotografia come linguaggio universale.
Sono anche una sostenitrice della conservazione della memoria visiva. Ritengo che le immagini abbiano il potere di raccontare storie e preservare momenti significativi. Con un approccio critico e riflessivo, invito i miei lettori a considerare il valore estetico e l’impatto culturale delle fotografie.
Oltre al mio lavoro online, sono autrice di libri dedicati alla fotografia. La mia dedizione a questo campo continua a ispirare coloro che si avvicinano a questa forma d’arte. Il mio obiettivo è presentare la fotografia in modo chiaro e professionale, dimostrando la mia passione e competenza. Cerco di mantenere un equilibrio tra un tono formale e un registro comunicativo accessibile, per coinvolgere un pubblico ampio.