Fondata nel 1946 a Nizza, nel contesto della ricostruzione francese del secondo dopoguerra, ATOMS – acronimo di Association de Techniciens en Optique et Mécanique Scientifique – si inserisce in un panorama produttivo segnato dalla penuria di componenti ottici e meccanici causata dall’isolamento internazionale della Francia durante la guerra. L’ideatore dell’impresa fu André Grange, commerciante e appassionato di fotografia, che radunò un gruppo di tecnici provenienti da ambiti meccanici, ottici e scientifici con l’obiettivo di dare vita a una manifattura indipendente e autosufficiente.
La sede produttiva venne stabilita a Nizza, in collaborazione con laboratori locali. ATOMS si distinse subito per l’intento di produrre otturatori fotografici di precisione, cercando di sostituire quelli tedeschi e svizzeri, il cui approvvigionamento era limitato e costoso. Nascono così i modelli ATOS I e ATOS II, otturatori centrali compatti progettati per fotocamere 6×6 su pellicola 120. Il primo modello ATOS garantiva tempi di posa da 1/25 fino a 1/200 secondi, mentre l’ATOS II arrivava a 1/300, includendo anche la posa B e la sincronizzazione per il flash.
Questi otturatori si affermarono presto come uno standard industriale per il mercato francese, equipaggiando fotocamere di molte aziende locali tra cui Kinax, Foca, Royer e Lumière. Il design, semplice ma affidabile, prevedeva un’architettura modulare con piastre a baionetta, gruppi ottici intercambiabili e sistema di armamento centralizzato, con materiali in lega leggera pressofusa, spesso verniciata a fuoco per evitare l’ossidazione.
La capacità ingegneristica del gruppo si tradusse ben presto nella progettazione di fotocamere complete, a partire dal 1947. Il primo modello commercializzato fu l’Aiglon, una fotocamera pseudo-reflex con doppio obiettivo non accoppiato. L’Aiglon rappresentava un compromesso economico tra qualità meccanica e semplicità d’uso: il mirino superiore consentiva un’inquadratura agevole, ma senza visione reflex diretta né correzione della parallasse. La robustezza del corpo in zama, l’obiettivo fisso (spesso un Boyer o Angénieux 75mm f/4.5) e l’otturatore ATOS integrato, ne fecero una scelta diffusa nella fotografia amatoriale dell’epoca.
Nel 1948 ATOMS compie il salto verso la costruzione di reflex biottiche reali, introducendo il modello Atoflex. Questa fotocamera adottava la configurazione classica TLR (Twin Lens Reflex), con messa a fuoco su vetro smerigliato e specchio a 45°, sincronizzazione flash e otturatori ATOS II o III. I modelli successivi, come l’Atoflex Rex, ampliarono le funzioni con dispositivi di autocaricamento del film, contascatti integrato e slitta per flash.
L’architettura produttiva dell’azienda si articolava su più sedi: la costruzione meccanica dei corpi avveniva a Nizza sotto la direzione del tecnico René Carrouée, le ottiche venivano fornite spesso da Angénieux, mentre l’assemblaggio finale era eseguito da Photorex a Saint-Étienne, grande distributore nazionale. Questa struttura ibrida permetteva a ATOMS di mantenere costi contenuti e garantire un livello tecnico costante, benché inferiore a quello delle marche tedesche di fascia alta.
Molti modelli ATOMS vennero rimarchiati da distributori francesi: Kinax commercializzava i Babyflex e Kinaflex, Lumière presentava il Lumiflex, Photo-Plait introduceva il Luxoflex. Tutti basati sul telaio TLR ATOMS con varianti minori nei dettagli estetici o funzionali. La piattaforma modulare sviluppata da Grange e Carrouée si dimostrò estremamente versatile e facilmente adattabile a molte configurazioni.
A livello tecnologico, il cuore della produzione ATOMS restava comunque la progettazione e costruzione di otturatori centrali, che raggiunsero una qualità superiore nel modello ATOS V, dotato di doppia lamella a chiusura contrapposta e maggiore precisione nei tempi. Il successo tecnico di questi dispositivi permise ad ATOMS di entrare stabilmente nella filiera produttiva nazionale della fotografia.
All’inizio degli anni Cinquanta ATOMS si trovava in una posizione centrale nella filiera fotografica francese, capace di fornire componenti meccanici, sistemi ottici e corpi macchina sia per il mercato consumer sia per clienti industriali e governativi. Il modello Atoflex conobbe aggiornamenti continui fino al 1955, con l’introduzione del Rex II, una versione con sistema antiriflesso sul mirino e piastra per ottiche intercambiabili.
Durante questi anni l’azienda mise in commercio una gamma sempre più diversificata di modelli, tra cui l’Aiglon Reflex e l’Aiglon Color, pensati per utenti avanzati, con miglioramenti su messa a fuoco, visore, e contapose. Questi apparecchi venivano spesso forniti con ottiche Angénieux 75mm o 90mm, accoppiate a otturatori ATOS III o IV, caratterizzati da una precisione cronometrica sufficiente a garantire esposizioni uniformi anche su pellicole sensibili. La meccanica interna era semplice ma robusta, mantenuta con molle in acciaio armonico, viti di regolazione accessibili e rivestimenti protettivi antiossidazione.
Tra il 1959 e il 1961 ATOMS affronta un passaggio decisivo nel proprio percorso industriale: lo sviluppo del progetto Calypso, una fotocamera subacquea 35 mm progettata in collaborazione con Jean de Wouters, ingegnere e designer proveniente dal settore aeronautico. La Calypso si distingueva per essere impermeabile senza custodia, dotata di guarnizioni ad anello in gomma sintetica, innesti stagni per il trasporto pellicola e otturatore centrale completamente sigillato. Il corpo in alluminio anodizzato, il pulsante meccanico esterno a leva e l’obiettivo Angénieux 35 mm f/3.5 la rendevano un dispositivo straordinariamente moderno.
La Calypso fu presentata nel 1960 come risposta europea alla crescente domanda di fotocamere outdoor resistenti e compatte. Nonostante il successo tecnico, la sua produzione fu limitata da difficoltà economiche, logistiche e commerciali. ATOMS non era strutturata per affrontare un mercato internazionale e non disponeva di canali diretti fuori dalla Francia. Nel 1963 i brevetti e i disegni vennero ceduti alla giapponese Nikon, che avrebbe continuato la linea con il nome Nikonos, rendendola celebre a livello mondiale.
Con la vendita del progetto Calypso, ATOMS perse l’unica vera occasione di affermarsi come produttore globale. Restarono attivi per pochi anni alcuni reparti per la produzione di otturatori e accessori, ma il core produttivo venne progressivamente dismesso. Il sistema ATOS, ormai superato dai nuovi otturatori elettronici e dalle fotocamere con esposimetro integrato, non riuscì ad aggiornarsi alla nuova generazione di apparecchi.
Il declino fu anche determinato dalla mancanza di supporto istituzionale: mentre la Germania e il Giappone incentivavano la ricostruzione del settore fotografico, la Francia adottava un approccio più frammentario e orientato al consumo, senza reali investimenti in tecnologie ottiche di alto profilo. ATOMS, pur pioniera e innovatrice in molti settori, non trovò le risorse per reggere la transizione.
Dopo il 1963, l’azienda cessò ogni attività legata alla produzione di fotocamere e otturatori. Alcuni ex-dipendenti continuarono a lavorare come subfornitori nel campo della micro-meccanica o della strumentazione ottica scientifica, ma il marchio ATOMS scomparve dal mercato fotografico entro la fine degli anni Sessanta.

Sono Manuela, autrice e amministratrice del sito web www.storiadellafotografia.com. La mia passione per la fotografia è nata molti anni fa, e da allora ho dedicato la mia vita professionale a esplorare e condividere la sua storia affascinante.
Con una solida formazione accademica in storia dell’arte, ho sviluppato una profonda comprensione delle intersezioni tra fotografia, cultura e società. Credo fermamente che la fotografia non sia solo una forma d’arte, ma anche un potente strumento di comunicazione e un prezioso archivio della nostra memoria collettiva.
La mia esperienza si estende oltre la scrittura; curo mostre fotografiche e pubblico articoli su riviste specializzate. Ho un occhio attento ai dettagli e cerco sempre di contestualizzare le opere fotografiche all’interno delle correnti storiche e sociali.
Attraverso il mio sito, offro una panoramica completa delle tappe fondamentali della fotografia, dai primi esperimenti ottocenteschi alle tecnologie digitali contemporanee. La mia missione è educare e ispirare, sottolineando l’importanza della fotografia come linguaggio universale.
Sono anche una sostenitrice della conservazione della memoria visiva. Ritengo che le immagini abbiano il potere di raccontare storie e preservare momenti significativi. Con un approccio critico e riflessivo, invito i miei lettori a considerare il valore estetico e l’impatto culturale delle fotografie.
Oltre al mio lavoro online, sono autrice di libri dedicati alla fotografia. La mia dedizione a questo campo continua a ispirare coloro che si avvicinano a questa forma d’arte. Il mio obiettivo è presentare la fotografia in modo chiaro e professionale, dimostrando la mia passione e competenza. Cerco di mantenere un equilibrio tra un tono formale e un registro comunicativo accessibile, per coinvolgere un pubblico ampio.