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I Brand fotograficiAnsco Company

Ansco Company

L’Ansco Company rappresenta una delle più antiche e complesse realtà industriali della storia della fotografia americana. Le sue radici risalgono al 1842, con la fondazione della E. Anthony & Co. a New York da parte di Edward Anthony, uno dei pionieri americani nel campo della fotografia commerciale. Edward Anthony aveva studiato ingegneria civile a Columbia University e lavorato come topografo, ma abbracciò rapidamente le potenzialità della neonata tecnologia dagherrotipica, diventando distributore e produttore di materiali fotografici.

Con l’ingresso del fratello Henry T. Anthony nel 1852, l’azienda fu rinominata E. & H. T. Anthony & Co. e si consolidò come la principale produttrice e distributrice di apparecchiature fotografiche e materiali chimici negli Stati Uniti nel periodo pre-industriale della fotografia. In questa fase l’azienda sviluppò una serie di fotocamere portatili per uso documentaristico, paesaggistico e scientifico, tra cui le prime “detective cameras”, antesignane delle future fotocamere tascabili. Le fotocamere venivano assemblate artigianalmente e costruite principalmente in mogano e ottone, mentre i materiali sensibili includevano lastre al collodio e carte salate.

L’anno 1902 rappresenta una svolta: l’azienda si fonde con la Scovill Manufacturing Company, attiva nella produzione di lastre e strumenti ottici, dando origine alla Anthony & Scovill Company. Questo passaggio strategico porta alla riorganizzazione logistica dell’azienda, con il trasferimento della sede industriale a Binghamton, nello stato di New York. Nel 1907, il nome dell’azienda viene ufficialmente abbreviato in Ansco, crasi di “Anthony & Scovill”.

Un momento cruciale si verifica negli stessi anni con l’acquisizione della Goodwin Camera & Film Company, detentrice del brevetto sulla pellicola flessibile inventata dal reverendo Hannibal Goodwin. Questo brevetto, fondamentale per lo sviluppo della fotografia su pellicola e quindi per l’evoluzione delle fotocamere moderne, viene contestato per anni dalla Eastman Kodak Company, che ne adotta le tecnologie senza licenza. Dopo un lungo processo, Ansco ottiene un risarcimento da Kodak, ma la concorrenza agguerrita e i ritardi commerciali ne limitano l’impatto economico.

Negli anni Venti Ansco riesce comunque a espandere la sua presenza nel settore, producendo emulsioni negative ortocromatiche e pancromatiche, carte baritate per stampa a contatto e carta sensibilizzata al platino per stampe d’archivio. Ansco stabilisce anche standard di controllo qualità nel rivestimento delle pellicole e nella sensibilizzazione dei supporti, introducendo bilanciamenti cromatici regolabili attraverso l’aggiunta di coloranti filtranti. Si rafforza così la sua presenza nel mercato professionale, didattico e medico, grazie a sistemi ottici e materiali sviluppati per radiografia, microscopia e riproduzione scientifica.

Nel 1928 avviene un altro snodo fondamentale: la fusione con la divisione statunitense della tedesca Agfa, da cui nasce la Agfa-Ansco Corporation. Questo consorzio tecnico-commerciale consente l’adozione di tecnologie europee all’avanguardia, in particolare nei campi della chimica fotografica e della progettazione ottica. Il contributo tedesco si rivela fondamentale nella realizzazione di pellicole a grana fine, nel perfezionamento di emulsioni a strati multipli e nell’introduzione di processi di sviluppo inversibile, destinati alla produzione di diapositive a colori.

Innovazioni tecniche e produzione durante il XX secolo (1930–1960)

Durante gli anni Trenta, Ansco si afferma come laboratorio di innovazione. Introdusse emulsioni pancromatiche ad alta sensibilità, emulsioni per luce infrarossa, e materiali destinati alla diagnostica ospedaliera. I laboratori dell’azienda si specializzano nella sintesi di coloranti sensibilizzatori e in procedimenti di stabilizzazione dell’immagine. Queste pellicole risultano estremamente competitive nei contesti di documentazione, fotografia naturalistica, astronomica e bellica.

Sul fronte degli apparecchi fotografici, l’azienda propone una linea completa per utenti amatoriali e semi-professionali. Tra i modelli più noti si distinguono le box camera Ansco Clipper, la serie Viking, le folding camera Speedex e gli apparecchi a pozzetto come la Reflex. Questi modelli sono spesso realizzati in bachelite o metallo pressofuso, e dotati di obiettivi anastigmatici da 75 o 105 mm, con diaframmi variabili e otturatori a tempi multipli. L’intero sistema di messa a fuoco veniva perfezionato mediante regolazioni a scala metrica e mirini ottici con correzione di parallasse.

Durante la Seconda guerra mondiale, l’azienda assume un ruolo strategico. In quanto partner di una società tedesca, viene espropriata dal governo statunitense nel 1941, classificata come proprietà nemica. Rinasce temporaneamente con il nome Ansco Division sotto il controllo della General Aniline & Film (GAF), che ne assume la gestione industriale. Durante questo periodo, l’azienda produce sistemi ottici e materiali fotografici per uso militare, tra cui emulsioni ad altissima sensibilità, pellicole aerofotogrammetriche, dispositivi ottici di visione notturna, apparecchi miniaturizzati per lo spionaggio e per la documentazione di missioni segrete. I risultati ottenuti portano al conferimento di più riconoscimenti “E” Award da parte del War Production Board.

Nel dopoguerra Ansco recupera rapidamente il mercato consumer. Lancia la pellicola Anscochrome, una delle prime pellicole invertibili a colori per uso amatoriale. Questa emulsione è compatibile con lo sviluppo in casa e consente proiezioni di diapositive brillanti e dai toni realistici. Fu ampiamente utilizzata anche in contesti educativi e professionali, in alternativa all’Ektachrome Kodak.

Ansco realizza inoltre importanti collaborazioni con produttori giapponesi. Alcuni modelli lanciati sotto il marchio Anscoset erano in realtà basati su meccanismi e chassis di Minolta e Chinon, modificati e rimarchiati per il mercato nordamericano. Tali apparecchi includevano mirini rangefinder, sistemi a telemetro accoppiato, obiettivi da 45 mm f/2.8 o f/3.5, esposimetri al selenio e sincronizzazione flash con presa PC.

Tecnologicamente, Ansco adotta una strategia modulare e flessibile. I suoi apparecchi sono costruiti con componenti intercambiabili, che permettono riparabilità e facilità di manutenzione. Le fotocamere reflex 35 mm proposte negli anni Cinquanta integrano ottiche intercambiabili a baionetta, specchio istantaneo, esposimetri TTL e struttura in lega leggera. Alcune versioni speciali, come la Autoset, furono adottate anche dalla NASA per le missioni suborbitali Mercury, modificandone la protezione termica e la stabilizzazione dell’otturatore.

Crisi, transizione e abbandono del mercato fotografico (1960–1990)

A partire dagli anni Sessanta, Ansco entra in una fase critica. La crescente competitività dei produttori giapponesi e il dominio commerciale di Kodak negli Stati Uniti determinano un progressivo ridimensionamento delle attività industriali. Sebbene la GAF mantenga temporaneamente il marchio, l’azienda riduce progressivamente la produzione di pellicole e si concentra su dispositivi educativi, materiali didattici e ausili visivi.

Gli ultimi modelli fotografici significativi, come la GAF Memo II e la GAF L-CM, vengono prodotti da fornitori esterni e rappresentano versioni ribrandizzate di modelli asiatici. Il design industriale rimane comunque curato, con attenzione all’ergonomia e alla portabilità, ma l’assenza di innovazione interna si fa evidente. Il ritiro ufficiale dalla produzione di pellicole e fotocamere avviene nel 1977, segnando la fine dell’era Ansco come marchio industriale statunitense.

Il nome sopravvive per qualche anno come brand secondario di apparecchi fotografici economici importati da Hong Kong, grazie all’acquisto del marchio da parte di Haking. Tali prodotti, pur mantenendo l’estetica e la nomenclatura originale, non condividono alcun legame con le competenze o l’eredità industriale dell’originaria compagnia.

Dal punto di vista storico e tecnico, Ansco ha svolto un ruolo essenziale nell’evoluzione della fotografia americana, fungendo da ponte tra la tradizione ottocentesca e le rivoluzioni della modernità. Le sue fotocamere, emulsioni e tecnologie rappresentano oggi un importante campo di studio per collezionisti, storici della tecnica e musei della fotografia.

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