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I Brand fotograficiAltheimer & Baer Inc.

Altheimer & Baer Inc.

Altheimer & Baer Inc. nacque a Chicago, Illinois, attiva tra gli anni ’40 e ’50. Fondata probabilmente da persone di origine europea o legate alla comunità ebraica di Chicago (il cognome suggerisce origini ashkenazite), la società operò come distributore e marketer di fotocamere in Bakelite, anziché come realizzatore diretto. Le informazioni disponibili indicano che Altheimer & Baer non svolgeva la produzione diretta delle componenti meccaniche e ottiche, bensì si affidava agli stampi e alle linee di produzione condivise all’indirizzo 711–715 W. Lake St., epicentro del cosiddetto “Chicago Cluster” .

La società comparve nei cataloghi con due modelli principali: la Photo‑Craft Model A (circa 1940) e la Deluxe Photo‑Craft (primi anni ’50). Entrambi i modelli erano compact candid cameras progettate per il formato 127 roll film, adottato frequentemente nella fotografia amatoriale e semi-professionale dell’epoca.

Il modello A, tipicamente databile intorno al 1940, fu concepito per scatti a 1 5/8 × 2 1/2 inch, con lente menisco e otturatore istantaneo privo di tempi multipli. Seguì la Deluxe Photo‑Craft, evoluzione con lente Rollax fissa da 50 mm e possibilità di realizzare sedici pose per rullo. I corpi macchina erano realizzati in Bakelite nera, con design art déco caratterizzato da linee aerodinamiche e una faceplate intercambiabile, una caratteristica distintiva dei modelli del Chicago Cluster.

Non si hanno notizie certe su quando la società fu formalmente fondata o chi fossero specificamente i fondatori e dirigenti; tuttavia, appare che l’attività principale fosse quella di marchio e distribuzione, integrando componenti provenienti da strutture OEM di Chicago—probabilmente gli stabilimenti che producevano per Spartus, Utility/Falcon, Consolidated, Metropolitan, e altri grandi nomi del settore locale .

Dal punto di vista normativo e legale, l’azienda ebbe una qualche visibilità oltre il settore fotografico. Il nome Altheimer & Baer, Inc. appare in contenziosi nel settore dei beni di consumo, come nel caso Altheimer & Baer, Inc. vs. Vergal Bourland Home Appliance in Texas, riguardante dispute su promozioni tra stati diversi—sintomo di un’attività commerciale multidipartimentale .

Questi elementi collocano Altheimer & Baer nella logica dell’impresa di intermediazione: configuravano e commissionavano corpi macchina, adattavano estetica e denominazione, integravano ottiche disponibili sul mercato (es. menisco o Rollax), e poi distribuivano sotto un marchio riconoscibile. Pur non essendo un costruttore autonomo, la società è oggi interessante per chi studia i sistemi di produzione collettiva su basi comuni e low‑cost applicati alla fotografia di massa del Novecento.

Modelli principali

Photo‑Craft Model A (circa 1940)

Il modello A è un esempio paradigmatico del sistema “Chicago Common”: macchine compatte, realizzate in massa, con componenti modulari intercambiabili. Il corpo in Bakelite garantisce leggerezza e buona stabilità meccanica, pur essendo fragile in caso di cadute. Gli scatti si effettuavano a tempo “inst.” (istante), senza selettore di tempi lunghi. La lente menisco, semplice e dalle prestazioni modeste, offriva una copertura sufficiente per l’uso diurno; la qualità ottica era elementare, adatta a un’esposizione rapida senza controllare profondamente nitidezza o aberrazioni.

Dal punto di vista progettuale la rilavante era la versatilità estetica: la faceplate intercambiabile permetteva di cambiare brand e design per il mercato—una tecnica economica e sorprendentemente avanzata per il marketing dell’epoca . Le dimensioni dell’immagine su pellicola 127, 33 × 42 mm, erano adatte a fotografie amatoriali senza pretese artistiche.

Integrare un otturatore istantaneo monofase significava evitare complicazioni meccaniche e ridurre i costi: si trattava in pratica di otturatori calibro disco con tempo tra 1/25 s e 1/100 s, attivabili a pressione. Non è documentato un selettore per tempi o apertura variabile; si suppone un diaframma fisso, integrato nella lente, con apertura intorno a f/11‑f/16.

Deluxe Photo‑Craft (primi anni ’50)

Questa evoluzione introduceva la lente Rollax da 50 mm, un miglioramento rispetto al menisco in termini di definizione e resa. L’otturatore offriva ancora modalità “time” e “instantaneous”: il tempo T, per esposizioni lunghe, permetteva scatti con otturazione manuale tenuta, configurazione rara in quelle dimensioni. La capacità di sedici esposizioni per rullo, ottimizzava il batch shooting e rispondeva all’esigenza dell’uso familiare.

Il corpo Bakelite restava invariato ma è probabile che siano state apportate modifiche minime per migliorare ergonomia e raffreddamento, poiché la lente Rollax tendeva a riscaldare la superficie anteriore. La faceplate rimaneva intercambiabile. Il design confermava una produzione industriale altamente standardizzata: carter, viti, meccanismi otturatore e bobine filmere erano identici a quelli usati da altre marche (es. Photo‑Craft March, Capitol 127, Candex etc.), coerente con i modelli del Chicago Cluster .

Costruzione robusta in Bakelite, tolleranze adeguate per blocchi meccanici semplici: ingranaggi plastici per riavvolgimento film, guide cassette 127, perni di scatto. L’assenza di tempi diversificati suggerisce semplicità meccanica. Le tolleranze dovevano essere nell’ordine di ±0,2 mm per garantire funzionamento del rotolo e lunghezza dell’esposizione.

La lente Rollax era un tripletto in vetro, probabilmente con trattamento antiriflesso primitivo, apertura fissa intorno a f/11, focal length nominale 50 mm, usata in combinazione con film ASA 50‑100. I tempi tipici erano 1/50 s “instantaneous” e T.

L’assemblaggio probabilmente avveniva in un ambiente di produzione compartimentato: componenti pneumatici stampati in ghisa, otturatori preassemblati, alloggiamenti per pellicola con guide metalliche, viti standard, faceplate intercambiabile a volantino.

I modelli Altheimer & Baer mostrano variazioni minime tra esemplari, indice di produzione artigianale limitata. Le guide e spine per 127 risultano sovrapponibili ad altri marchi; la fonte della lente può differire: alcuni esemplari mostrano ottiche Sprintar, altri Rollax—segno di sourcing variabile. Apparentemente, l’azienda accettava stock ottici disponibili.

Il branding era stampato o inciso su un anello attorno all’obiettivo, flangiato con viti: al cambiare dell’anello cambiava il marchio—tecnica già nella prassi condivisa del “Chicago Cluster” .

La comparsa di Altheimer & Baer nella scena di Chicago coincide con un momento in cui molte aziende sfruttavano stampi e linee produttive condivise per realizzare macchine a basso costo in Bakelite. Aziende come Utility Manufacturing (Falcon), Spartus, Consolidated Industries, Metropolitan erano le fabbriche OEM primarie. Jack Galter, titolare di Spartus e inventore di brevetti utili, mise a disposizione brevetti, linee di produzione, e i famosi stampi del modello “minicam”.

Tali strutture operavano su una logica di subcontracting: i meccanismi dell’otturatore, stampi e pressform per corpi in Bakelite, e i tubi lenti venivan prodotti centralmente, poi rivenduti a distributori come Altheimer & Baer che personalizzavano il brand. Ciò consentiva la nascita di decine di marchi con prodotto praticamente identico, ma con confezione e logo personalizzati .

Questo modello economico-industriale riduceva i costi, velocizzava il time to market, e permetteva di rispondere rapidamente alle tendenze del consumo amatoriale. Consentiva anche di effettuare scorte di ottiche e corpi macchina standard e adattarle oggi a un distributore, domani a un altro con semplice cambio della faceplate.

Altheimer & Baer, nello specifico, offre un esempio nitido di questo sistema. Pur non essendo un costruttore integrato, presidia però l’interazione tra progettazione estetica (faceplate), approvvigionamento OEM, logistica distributiva e vendita al dettaglio. L’esperienza legale citata in Texas  indica che gestì anche politiche promozionali cross‑state, gestione delle giacenze e la definizione di margini commerciali, coerente con una struttura di marketing moderna.

La collocazione geografica a Chicago fu strategica: al crocevia di rotte ferroviarie e con un bacino di operatori meccanici, era luogo ideale per collegare produzione, distribuzione e sviluppo di brand destinati al mercato nazionale.

Principi tecnici applicati e innovazione economica

L’architettura tecnica di Altheimer & Baer deriva da tre pilastri:

  1. Corpo macchina in Bakelite: Choice per peso e costi; pressform robuste, con gres soggetto a rotture ma impermeabili all’umidità. Stretta riproducibilità dimensionale, gas di vulcanizzazione stabili, controllo di spessore entro ±0,3 mm.

  2. Ottiche menisco e Rollax: Progettate per uso casual. Il menisco offriva alta profondità di campo ma scarsa nitidezza, mentre il Rollax migliorava le prestazioni centrali ma appariva ancora economico. Entrambi avevano fissa apertura.

  3. Otturatori a disco multi-impulso: Forniti componibili, calibrati per tempi unici, velocità predeterminate (1/50 s). Meccanismi semplici, affidabili, con massa in movimento limitata.

Questi componenti, combinati in configurazioni modulari, consentivano la produzione rapidamente scalabile. La modularità tecnica—ottica intercambiabile, faceplate personalizzata, otturatore plug-and-play—era all’avanguardia. Il sistema era pensato per una produzione di massa ridotta ma cost-effective, con margini per economia di scala leggeri.

L’elemento innovativo non era tecnologico bensì gestionale: la capacità di generare un marchio, un’estetica e un’esperienza di consumo su hardware basico. L’esperienza cliente era direttamente correlata alla presentazione visiva, non alla performance tecnica avanzata.

Collezionisti e stato attuale

Le fotocamere di Altheimer & Baer oggi hanno una circolazione limitata, con attenzione soprattutto tra collezionisti di macchine in Bakelite e collezionisti del cluster di Chicago. Le quotazioni attuali si attestano tra 10 e 20 USD, anche in condizioni buone o eccellenti

Collezionisti apprezzano: stampi originali, faceplate, stato meccanico. Pur non avendo performance di rilievo, rappresentano un’epoca di produzione collettiva avanzata, ponte tra camera soggetto-istante e fotografia amatoriale globale. Il loro interesse tecnico parte proprio dalla modularità, opacità del sistema produttivo, e raffinata economia estetica.

Il maggiore valore risiede nella documentazione: cataloghi, manuali, faceplate, confezioni originali. Collegati al Chicago Cluster, offrono preziose informazioni sui circuiti di produzione e distribuzione fotografica fra WWII e boom dell’Asia orientale.

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