Fondata nel periodo turbolento degli anni ’40, Fototecnica Torino rappresentò una delle realtà industriali italiane impegnate nella produzione di fotocamere e strumenti fotografici in un contesto di profonda trasformazione economica e tecnologica. L’azienda, con sede a Torino, divenne attiva in un periodo in cui il panorama fotografico mondiale era in rapida evoluzione e l’Italia stava cercando di rilanciare la propria industria dopo le devastazioni della guerra. L’approccio di Fototecnica Torino, orientato verso l’innovazione tecnica e la produzione di apparecchi destinati sia al mercato domestico che all’esportazione, segnò un capitolo importante nella storia dell’ottica italiana.
Nel contesto della ripresa delle attività produttive che seguì il termine della Seconda Guerra Mondiale, l’industria italiana si trovò ad affrontare una fase di grande trasformazione e di ricostruzione economica. A Torino, centro nevralgico dell’innovazione industriale italiana, nacque Fototecnica Torino, un’azienda dedicata alla produzione di apparecchiature fotografiche, che contribuì significativamente alla rinascita del settore ottico nel dopoguerra. Fondata in un periodo in cui il desiderio di modernizzazione e la necessità di rinnovare le infrastrutture produttive erano al centro delle priorità nazionali, Fototecnica Torino si propose di realizzare fotocamere che combinassero innovazione tecnica, affidabilità e un design funzionale, rispondendo alle esigenze di un mercato in espansione sia a livello nazionale che internazionale.
L’azienda si inserì in un panorama industriale in cui numerose realtà cercavano di colmare il vuoto lasciato dal conflitto, puntando a rendere la fotografia uno strumento accessibile non solo agli appassionati, ma anche ai professionisti. In questo clima di fermento, Fototecnica Torino si distinse per la sua capacità di integrare le più recenti tecnologie meccaniche con un approccio di produzione industriale che garantiva standard elevati di qualità. La sede torinese divenne così un laboratorio di sperimentazione dove ingegneri e tecnici lavoravano per ottimizzare ogni componente, dalla meccanica dell’avanzamento della pellicola alla progettazione degli obiettivi, contribuendo a creare fotocamere che avrebbero segnato l’evoluzione del settore fotografico italiano nel periodo immediatamente successivo alla guerra.
I Modelli Iniziali e le Prime Innovazioni
Il primo modello esordiente di Fototecnica Torino fu la Herman, una fotocamera a mirino galileiano presentata nel 1948 in occasione della XXVI Fiera di Milano. Questo apparecchio, progettato per utilizzare la pellicola 35 mm e fornire fotogrammi di 24 x 36 mm, si distinse per l’impiego di un obiettivo Tecnar 3,5/50 mm realizzato dalla Koristka, mentre l’otturatore, prodotto internamente, garantiva tempi di scatto variabili da 1/25 a 1/200 di secondo. La Herman si propose come un dispositivo di buon livello, destinato a soddisfare le esigenze di un mercato che chiedeva affidabilità e prestazioni elevate, pur mantenendo un design compatto e funzionale.
Parallelamente, nel medesimo anno, l’azienda lanciò sul mercato un’altra proposta destinata a una fascia di consumatori orientata verso il basso costo: la fotocamera a formato box denominata Bandi. Questo modello, destinato all’uso con pellicola in rullo 120 e caratterizzato da dimensioni ridotte, si contraddistingueva per il frontale in alluminio anodizzato e per il mirino a specchio rientrante. I tempi di scatto della Bandi variavano da 1/25 a 1/125 di secondo, e un dispositivo contro le doppie esposizioni garantiva un ulteriore livello di precisione nelle riprese. Una particolarità distintiva di questa fotocamera era la presenza di una borsa in cuoio integrata nel corpo, saldamente annessa alla parte metallica del dorso. Nel periodo immediatamente post-bellico, la Bandi venne commercializzata a un prezzo competitivo di 4.500 Lire, rendendola accessibile a un vasto pubblico e contribuendo alla diffusione della fotografia come strumento quotidiano di documentazione e comunicazione.
L’Evoluzione della Gamma Produttiva: Dalla Herman alla Tennar e oltre
Dai primi anni Cinquanta, Fototecnica Torino ampliò la propria offerta introducendo una serie di modelli che dimostrarono la capacità dell’azienda di innovare e di adattarsi alle mutevoli esigenze del mercato. Uno dei modelli più significativi fu la Tennar, una fotocamera folding di formato 6 x 9 destinata all’uso con pellicola in rullo 120. La gamma Tennar fu lanciata in diverse versioni, a partire da un modello base che offriva solamente due tempi di scatto, denominati Instant e Posa. Successivamente, vennero introdotte versioni più sofisticate, come la Tennar Lusso, che offriva una gamma più ampia di tempi e pose, e la Tennar Super, dotata di telemetro ed esposimetro a estinzione. Queste evoluzioni tecniche permisero alla Tennar di diventare un prodotto di riferimento per gli appassionati e i professionisti della fotografia, grazie alla sua affidabilità e alla versatilità operativa.
In alcuni esemplari della gamma Tennar, è stato rilevato il logo P&B sull’otturatore, indicazione che suggerisce una possibile collaborazione o una commistione di produzione con un altro costruttore torinese, probabilmente collegato alla distribuzione all’ingrosso di articoli fotografici, come nel caso della ditta Ropolo. Queste evidenze, sebbene non sempre chiare, testimoniano la complessità delle dinamiche industriali del periodo, dove collaborazioni e accordi commerciali potevano portare alla creazione di dispositivi il cui attributo di marchio risultava a volte controverso.
Intorno al 1953, sul mercato comparvero ulteriori fotocamere di tipo box, modelli che completarono la gamma produttiva di Fototecnica Torino. Tra questi, la Eaglet fu realizzata in un doppio formato, offrendo sia il formato 4,5 x 6 che il formato 6 x 6, mentre la Filmor si presentava con un formato di 6 x 9. Un ulteriore modello, la Rayflex, fu anch’esso prodotto in formato 6 x 6. Contemporaneamente, l’azienda introdusse due apparecchi destinati all’uso con pellicola in rullo 127: la Bakina e la Simplex. Per quest’ultima, tuttavia, l’attribuzione a Fototecnica Torino rimaneva incerta, rappresentando uno dei casi in cui le collaborazioni o le produzioni in joint venture rendono difficile individuare con certezza la provenienza del prodotto.
Nel 1955, un ulteriore sviluppo della gamma fu rappresentato dalla Herman Olympic, un’evoluzione della precedente Herman. Questo modello si contraddistingueva per l’introduzione del telemetro, un elemento che migliorava notevolmente la precisione della messa a fuoco, e per i vari allestimenti ottica/otturatore, con alcuni modelli che montavano ottiche di marchi rinomati come Zeiss e Galileo. La Herman Olympic si presentava sul frontale con il caratteristico logo olimpico, costituito da cinque cerchi multicolori, simbolo distintivo che ne evidenziava l’importanza e l’innovazione. L’azienda produsse due serie limitate: la prima realizzata in ottone con rivestimento in pelle di colore verde, presentata alla Fiera di Milano del 1955, e la seconda composta da soli dieci esemplari numerati, fabbricati in oro 18 kt e destinati a personalità di spicco dell’epoca. Queste versioni esclusive rappresentarono un culmine della produzione di Fototecnica Torino, con particolare attenzione al design e alla qualità dei materiali.
La produzione di Fototecnica Torino terminò verso la fine degli anni Cinquanta con l’introduzione del modello Microlux, una fotocamera in formato 24 x 36, la cui attribuzione non è sempre certa e rimane oggetto di dibattito tra gli studiosi. Questo modello rappresentò l’ultimo tentativo dell’azienda di coniugare innovazione e accessibilità, segnando la conclusione di un decennio di intensa attività produttiva e di sperimentazione tecnica nel settore delle fotocamere.
Conclusioni Storiche
La storia di Fototecnica Torino costituisce un importante capitolo della ricostruzione industriale italiana nel periodo post-bellico. Durante il decennio compreso tra il 1940 e il 1950, l’azienda contribuì in maniera significativa allo sviluppo e alla diffusione della fotografia, realizzando fotocamere che si distinsero per la loro innovazione tecnica, l’affidabilità meccanica e il design funzionale. I modelli esordienti, come la Herman e la Bandi, rappresentarono il primo passo in un percorso evolutivo che vide l’introduzione di soluzioni sempre più sofisticate, culminando con l’arrivo della Tennar, della Herman Olympic e, infine, della Microlux.
Il contributo di Fototecnica Torino alla fotografia italiana è evidente nella capacità dell’azienda di combinare tecnologie innovative con una produzione di alta qualità, in un contesto in cui il mercato era in rapido mutamento. L’azienda fu in grado di adattarsi alle esigenze del dopoguerra, offrendo prodotti destinati sia al mercato domestico che a quello internazionale, e lasciò un’impronta duratura nell’industria ottica italiana.
In conclusione, Fototecnica Torino si inserisce nella storia dell’industria fotografica come un esempio di ingegneria avanzata e di strategia produttiva efficace, capace di rispondere alle sfide di un’epoca complessa e di contribuire alla modernizzazione della fotografia in Italia. Il percorso produttivo e commerciale dell’azienda, che attraversò un periodo di grande fermento e innovazione, rappresenta un documento fondamentale per comprendere le dinamiche del settore fotografico del dopoguerra e il contributo delle realtà locali alla rinascita industriale italiana.