L’Intreprinderea Optică Română, conosciuta internazionalmente come IOR, fu fondata nel 1936 a Bucarest, in Romania, come parte di una strategia industriale statale volta a rafforzare il settore ottico e meccanico nazionale in un’epoca di crescente militarizzazione europea. Il progetto fu promosso dal governo romeno in collaborazione con capitali francesi e tedeschi, con l’obiettivo di costruire un’industria nazionale capace di produrre strumentazione ottica per scopi militari, civili e scientifici. Inizialmente legata alla produzione di strumenti ottici di precisione per l’esercito, l’IOR crebbe durante il secondo dopoguerra fino a diventare il principale produttore di ottiche fotografiche, cinematiche e scientifiche dell’Europa orientale.
Negli anni Trenta, il settore ottico romeno era ancora fortemente dipendente dalle importazioni. Il governo romeno, spinto dal bisogno di autosufficienza tecnologica e dal desiderio di rafforzare l’apparato industriale, favorì la creazione dell’IOR attraverso la fusione di capitali pubblici e know-how straniero. L’azienda nacque in un’area periferica della capitale, a Drumul Taberei, con impianti progettati per sostenere una produzione diversificata che spaziava dagli obiettivi per fotocamere ai sistemi per la visione notturna.
Durante la Seconda guerra mondiale, l’IOR si convertì quasi interamente alla produzione bellica, realizzando binocoli da campo, telemetri, ottiche da puntamento e mirini per artiglieria. Dopo la guerra, con l’avvento del regime comunista e la progressiva sovietizzazione dell’industria romena, l’azienda fu nazionalizzata nel 1949, rimanendo però autonoma nella progettazione e produzione. Negli anni Cinquanta e Sessanta, l’IOR conobbe un’espansione notevole, specialmente grazie alla collaborazione con i paesi del Patto di Varsavia.
La produzione fotografica dell’IOR si sviluppò a partire dagli anni Cinquanta, con l’obiettivo di supportare il settore fotografico nazionale e quello dei paesi satelliti dell’URSS. Le prime ottiche fotografiche erano destinate a fotocamere a soffietto, reflex 35mm e macchine a telemetro, molte delle quali prodotte da altri stabilimenti romeni come la Optimec o da fabbriche dell’Europa dell’Est come KMZ in URSS o FÉG in Ungheria.
I primi modelli di obiettivi IOR erano generalmente copie di ottiche tedesche prebelliche, in particolare Zeiss e Schneider. Tuttavia, a partire dagli anni Sessanta, l’azienda cominciò a sviluppare progetti ottici originali, basati su calcoli interni e innovazioni strutturali. Una delle serie più conosciute fu la LUX, che includeva obiettivi per fotocamere reflex in montatura M42, tra cui il IOR LUX 50mm f/2 e il IOR LUX 135mm f/3.5. Questi obiettivi erano dotati di schema ottico a 4 o 5 elementi, costruiti con vetri ad alta trasparenza, spesso dotati di coating antiriflesso monocromatico.
Nel campo delle fotocamere, IOR non produsse mai direttamente i corpi macchina completi destinati al mercato amatoriale, ma si occupò dello sviluppo delle ottiche e della produzione per conto terzi. Alcuni marchi locali utilizzavano obiettivi IOR nei propri sistemi, come le reflex Orizont o le telemetro Mecanică Fină. In ambito professionale e tecnico, l’IOR realizzò anche obiettivi macro e da riproduzione per impieghi industriali e documentari.
Molto significativa fu la gamma di ottiche progettate per l’uso militare ma adattabili alla fotografia professionale, come i teleobiettivi da 300mm e 500mm, prodotti con schema catadiottrico, spesso utilizzati anche in astronomia e sorveglianza. Questi obiettivi, contrassegnati dalla dicitura IOR-ZEISS ROU in alcune versioni esportate, si distinguevano per la robustezza costruttiva e la nitidezza al centro, anche se le aberrazioni cromatiche ai bordi erano ancora evidenti rispetto agli standard occidentali.
Negli anni Settanta e Ottanta, l’IOR collaborò con vari produttori est-europei, fornendo componenti ottici anche per cineprese 16mm e 8mm, così come per proiettori, microscopi fotografici e strumenti di ripresa automatica. In questo periodo, l’azienda cominciò a realizzare rivestimenti multistrato, migliorando sensibilmente la resa del contrasto e riducendo i riflessi interni.
Ottiche militari e industriali, e applicazioni fotografiche ibride
L’IOR divenne celebre a livello internazionale soprattutto per la sua produzione di ottiche militari, utilizzate in telemetri, mirini da fucile, visori notturni e strumentazione da ricognizione. Questi strumenti, sebbene non direttamente fotografici, avevano componenti ottiche che si sovrapponevano con la fotografia professionale, e in molti casi furono adattati artigianalmente da fotografi e tecnici per impieghi civili, in particolare per la fotografia naturalistica, astronomica e scientifica.
Uno degli ambiti più significativi fu la produzione di lunghi teleobiettivi catadiottrici, che l’azienda vendette sia in ambito militare che commerciale. Gli obiettivi IOR 500mm f/5.6 CAT e IOR 1000mm f/8 CAT furono distribuiti anche in Europa occidentale tramite importatori specializzati, e divennero noti per la loro eccellente qualità ottica centrale, pur con qualche limite nella gestione delle aberrazioni periferiche.
Parallelamente, l’azienda sviluppò sistemi ottici modulari per fotocamere di grande formato, microfilmatori, riproduttori di planimetrie e camere tecniche. Questi sistemi, sebbene destinati inizialmente a laboratori di cartografia e architettura, furono spesso adattati anche alla fotografia di documentazione e archivio, rendendo l’IOR un attore importante nel campo della riproduzione a fini culturali e accademici nei paesi del blocco socialista.
Negli anni Ottanta, furono presentate anche ottiche zoom per cineprese e sistemi di sorveglianza industriale, con escursione variabile tra 12mm e 80mm, apertura fissa e attacco universale. La qualità costruttiva era elevata, sebbene mancante di finezze ergonomiche rispetto alle controparti giapponesi.
Transizione post-comunista e situazione attuale
Con la caduta del regime di Ceaușescu nel 1989, l’IOR si trovò di fronte a una profonda trasformazione. Privatizzata all’inizio degli anni Novanta, l’azienda ridusse progressivamente la sua produzione fotografica, mantenendo invece attive le divisioni militari, medicali e industriali, più redditizie e compatibili con la nuova economia di mercato.
La produzione di ottiche fotografiche cessò quasi completamente entro il 1998, anche se alcuni modelli per l’ambito astronomico e scientifico continuarono a essere realizzati su ordinazione o per esportazione. La società si concentrò sulla produzione di ottiche da puntamento, visori termici, strumentazione ottico-meccanica per l’aeronautica e l’industria metallurgica. Alcune linee di produzione furono riallocate verso componentistica per telecomunicazioni ottiche e per dispositivi laser industriali.
Oggi, IOR S.A. è una società a capitale misto, ancora attiva nel panorama ottico mondiale, con una reputazione consolidata in ambito militare e tecnologico. Il reparto storico dedicato alle ottiche fotografiche è stato dismesso, ma molti esemplari prodotti tra gli anni Cinquanta e Ottanta sono attivamente ricercati da collezionisti, tecnici della riparazione e fotografi sperimentali, che ne apprezzano la meccanica solida, la compatibilità con corpi macchina vintage e la resa caratteristica, spesso descritta come “cruda, contrastata, realistica”.
In particolare, gli obiettivi IOR LUX per montatura M42 e i catadiottrici da 500mm hanno conosciuto una riscoperta in ambito digitale, grazie agli adattatori moderni che permettono di utilizzarli su mirrorless di ultima generazione, restituendo immagini con una firma ottica unica, lontana dalla perfezione delle lenti moderne ma carica di personalità.

Sono Manuela, autrice e amministratrice del sito web www.storiadellafotografia.com. La mia passione per la fotografia è nata molti anni fa, e da allora ho dedicato la mia vita professionale a esplorare e condividere la sua storia affascinante.
Con una solida formazione accademica in storia dell’arte, ho sviluppato una profonda comprensione delle intersezioni tra fotografia, cultura e società. Credo fermamente che la fotografia non sia solo una forma d’arte, ma anche un potente strumento di comunicazione e un prezioso archivio della nostra memoria collettiva.
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