Fondata nel 1881 a Ottawa, Kansas, da due fratelli, Elmer e Bert Underwood, la Underwood & Underwood nacque come una piccola impresa a conduzione familiare dedita alla vendita porta a porta di vedute stereoscopiche. La fotografia stereoscopica, che simulava una visione tridimensionale mediante l’uso di due immagini leggermente spostate tra loro, era già in uso sin dagli anni Cinquanta dell’Ottocento, ma i due fratelli compresero fin da subito le sue potenzialità commerciali. La loro idea fu tanto semplice quanto rivoluzionaria: trasformare la vendita delle immagini stereoscopiche in un modello di distribuzione di massa, basato su una rete capillare di venditori.
Nel giro di pochi anni la Underwood & Underwood si espanse, dapprima negli Stati Uniti e poi a livello internazionale, aprendo succursali in Europa e fondando un’unità operativa a New York, che divenne presto il fulcro dell’attività. La società non si limitava alla produzione e alla vendita delle immagini, ma sviluppava e brevettava anche dispositivi ottici e tecniche fotografiche, diventando uno dei principali attori del settore tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.
A partire dal 1891, la Underwood & Underwood passò dalla semplice distribuzione alla produzione diretta delle fotografie stereoscopiche, avvalendosi di un ampio staff di fotografi e operatori che furono inviati in tutto il mondo per documentare luoghi, eventi e popoli. Questa transizione rappresentò una svolta fondamentale: l’azienda divenne non solo distributore, ma anche produttore di contenuti visivi originali, anticipando in parte il concetto moderno di agenzia fotografica.
Uno degli elementi distintivi della Underwood & Underwood fu la vastità e varietà del proprio catalogo stereoscopico. L’azienda vantava, alla fine del XIX secolo, un archivio di oltre 25.000 immagini stereoscopiche, organizzate tematicamente in serie educative, religiose, culturali e geografiche. Queste immagini erano vendute in cofanetti numerati e accompagnate da descrizioni testuali in più lingue, che consentivano agli acquirenti non solo di godere dell’esperienza visiva tridimensionale, ma anche di apprendere contenuti didattici.
Le fotografie spaziavano dai paesaggi naturali degli Stati Uniti – come le Cascate del Niagara o il Grand Canyon – ai monumenti europei, passando per le scene di vita quotidiana in Asia, Africa e Sud America. Molte di queste immagini erano realizzate appositamente per scopi educativi, vendute a scuole, biblioteche, università e istituti religiosi, con l’intento di fornire strumenti visivi per l’apprendimento e l’istruzione.
La produzione stereoscopica richiedeva un apparato tecnico sofisticato. I fotografi della Underwood & Underwood impiegavano macchine stereoscopiche con doppio obiettivo, che permettevano di ottenere due immagini simultanee da angolazioni leggermente diverse. L’elaborazione successiva prevedeva la stampa delle fotografie su cartoncini rigidi, con misure standardizzate (generalmente 3.5 x 7 pollici) e con un formato uniforme che permetteva l’uso con visori stereoscopici dedicati. Tra questi, il più popolare era il visore a mano Holmes-type, adattato e venduto direttamente dall’azienda in pacchetti completi.
Non era raro che l’azienda commissionasse intere spedizioni fotografiche per realizzare nuove serie: alcune delle più famose includono quelle dedicate all’Impero Ottomano, al Giappone Meiji, alla Palestina biblica e alla Russia imperiale. Il tutto con una qualità tecnica molto elevata per l’epoca, con lastre al collodio umido prima, e pellicole asciutte in gelatina-bromuro d’argento poi, utilizzate a seconda delle condizioni ambientali e del periodo storico.
A partire dal primo decennio del Novecento, Underwood & Underwood cominciò a diversificare le proprie attività, avviando una produzione sistematica di fotografie non stereoscopiche, destinate ai giornali e alle agenzie di stampa. Questo segmento, noto come Underwood & Underwood News Service, rappresentò un nuovo capitolo nella storia dell’azienda e coincise con l’affermazione del fotogiornalismo moderno.
La fotografia di attualità divenne per la Underwood & Underwood un campo fertile, anche grazie alla capacità di organizzare un sistema logistico efficiente per la trasmissione delle immagini verso le principali testate americane e internazionali. L’azienda mantenne un team di fotoreporter attivi su eventi politici, sociali e sportivi, fornendo documentazione visiva tempestiva su tematiche di interesse globale. Queste immagini erano spesso scattate con macchine a lastra formato 4×5 pollici, come le Graflex, che garantivano una qualità elevata pur consentendo una certa rapidità operativa.
Underwood & Underwood fu una delle prime aziende a comprendere l’importanza dell’archiviazione sistematica delle fotografie di cronaca. I negativi venivano etichettati e conservati in base a data, luogo, soggetto e autore, contribuendo a costruire un patrimonio visivo imponente, che oggi rappresenta una fonte preziosa per la ricerca storica.
Nonostante l’avvento della fotoincisione su zinco, che permise la riproduzione diretta delle fotografie nei quotidiani, la Underwood & Underwood mantenne una forte impronta tecnica, investendo in sviluppi chimici e miglioramenti ottici per ottimizzare la qualità della stampa e ridurre i tempi di sviluppo. L’utilizzo di obiettivi rapidi a grande apertura (f/4.5, f/3.5) e di emulsioni più sensibili fu centrale per riuscire a catturare eventi in tempo reale, anche in condizioni di luce non ottimali.
Questa nuova identità, a metà tra l’industria delle immagini stereoscopiche e quella dell’informazione visiva, consolidò il prestigio dell’azienda nei primi due decenni del Novecento, permettendole di diventare un riferimento assoluto nella fotografia commerciale e giornalistica.
Con l’affermarsi del cinema documentaristico e la diffusione delle riviste illustrate a stampa fotomeccanica, la domanda per le immagini stereoscopiche iniziò a diminuire progressivamente nel corso degli anni Venti. I gusti del pubblico mutarono rapidamente: le vedute statiche e didattiche lasciarono il passo a formati visivi più dinamici, come i cinegiornali e la stampa a rotocalco.
Underwood & Underwood tentò di rinnovare la propria offerta, investendo in nuove serie fotografiche e cercando di adattarsi ai mutamenti del mercato, ma la concorrenza di nuove realtà editoriali e agenzie come la Keystone View Company si fece sempre più pressante. Nel 1920, l’azienda cessò ufficialmente la produzione delle immagini stereoscopiche, vendendo gran parte del proprio archivio stereoscopico – contenente oltre 300.000 immagini – alla già citata Keystone, che continuò a distribuirle per alcuni anni sotto il proprio marchio.
La divisione fotogiornalistica sopravvisse ancora per un decennio, ma con difficoltà crescenti. L’ingresso di grandi agenzie come Associated Press e International News Photos, dotate di mezzi tecnici e strutture più moderne, ridusse lo spazio operativo di realtà come la Underwood & Underwood, ormai percepita come un’istituzione del passato.
Nel corso degli anni Trenta e Quaranta, l’azienda si dissolse gradualmente, anche a causa di tensioni interne tra gli eredi e della crisi economica che aveva colpito duramente l’editoria. Una parte dell’archivio residuo fu acquisita da collezionisti privati, musei e istituzioni universitarie, tra cui la Library of Congress, che oggi conserva una porzione significativa del patrimonio fotografico della Underwood & Underwood.
Al di là della semplice produzione fotografica, il merito storico della Underwood & Underwood risiede nell’aver trasformato la fotografia in un’industria scalabile, dotata di catene di distribuzione, standard tecnici, formati catalogati, e soprattutto in un sistema educativo e informativo visivo. Prima dell’azienda dei fratelli Underwood, la stereoscopia era prevalentemente un intrattenimento borghese o uno strumento scientifico. Con loro divenne una forma popolare di cultura visiva, diffusa a livello globale.
Dal punto di vista tecnico, Underwood & Underwood fu innovativa non solo nella produzione, ma anche nell’organizzazione logistica. L’adozione precoce di macchine fotografiche stereoscopiche ad alta precisione, l’uso di vetri ottici selezionati e la lavorazione interna delle emulsioni rappresentano elementi distintivi. Anche i visori stereoscopici prodotti o venduti sotto il marchio dell’azienda erano costruiti con cura artigianale, spesso in legno lucidato con lenti acromatiche di buona qualità.
Nel campo del fotogiornalismo, la Underwood & Underwood contribuì a definire un’estetica visiva basata su composizione, chiarezza informativa e contestualizzazione storica, anticipando quello che sarebbe diventato il linguaggio fotografico delle agenzie di stampa nella seconda metà del Novecento.
La catalogazione minuziosa delle immagini, la produzione seriale di serie didattiche complete, e l’approccio enciclopedico alla fotografia geografica e culturale rappresentano un unicum storico, difficilmente replicabile oggi. Questo patrimonio continua ad avere valore sia per l’analisi storica sia per la comprensione delle dinamiche visive e culturali della modernità fotografica.

Sono Manuela, autrice e amministratrice del sito web www.storiadellafotografia.com. La mia passione per la fotografia è nata molti anni fa, e da allora ho dedicato la mia vita professionale a esplorare e condividere la sua storia affascinante.
Con una solida formazione accademica in storia dell’arte, ho sviluppato una profonda comprensione delle intersezioni tra fotografia, cultura e società. Credo fermamente che la fotografia non sia solo una forma d’arte, ma anche un potente strumento di comunicazione e un prezioso archivio della nostra memoria collettiva.
La mia esperienza si estende oltre la scrittura; curo mostre fotografiche e pubblico articoli su riviste specializzate. Ho un occhio attento ai dettagli e cerco sempre di contestualizzare le opere fotografiche all’interno delle correnti storiche e sociali.
Attraverso il mio sito, offro una panoramica completa delle tappe fondamentali della fotografia, dai primi esperimenti ottocenteschi alle tecnologie digitali contemporanee. La mia missione è educare e ispirare, sottolineando l’importanza della fotografia come linguaggio universale.
Sono anche una sostenitrice della conservazione della memoria visiva. Ritengo che le immagini abbiano il potere di raccontare storie e preservare momenti significativi. Con un approccio critico e riflessivo, invito i miei lettori a considerare il valore estetico e l’impatto culturale delle fotografie.
Oltre al mio lavoro online, sono autrice di libri dedicati alla fotografia. La mia dedizione a questo campo continua a ispirare coloro che si avvicinano a questa forma d’arte. Il mio obiettivo è presentare la fotografia in modo chiaro e professionale, dimostrando la mia passione e competenza. Cerco di mantenere un equilibrio tra un tono formale e un registro comunicativo accessibile, per coinvolgere un pubblico ampio.