La Thornton Pickard Manufacturing Company prende vita nel 1888 nel cuore della rivoluzione industriale inglese, a Manchester, grazie all’incontro tra l’ingegnere John Edward Thornton e l’imprenditore Edgar Pickard. La scelta di Manchester non è casuale: la città rappresenta allora un centro nevralgico per le lavorazioni di precisione e l’industria meccanica. Thornton porta con sé un bagaglio di competenze tecniche maturate negli studi di ottica e meccanica di precisione, mentre Pickard contribuisce con la sua esperienza nelle dinamiche di mercato e nella gestione aziendale. In pochi mesi dalla costituzione, l’azienda si dota di un piccolo stabilimento in Whitworth Street, dotato di macchinari per la tornitura del metallo e per la molatura dei vetri, elemento cruciale per garantire la qualità ottica. I primi prodotti realizzati sono otturatori a tempo variabile e componenti per fotocamere di altri costruttori, un’attività che permette alla neonata società di accumulare capitali e competenze fondamentali.
Durante gli anni Novanta dell’Ottocento la domanda di apparecchi fotografici cresce rapidamente, spinta da una crescente diffusione della pratica fotografica anche tra le classi medie. Thornton Pickard risponde con soluzioni progettuali orientate alla precisione meccanica e alla facilità di utilizzo. Tecnici specializzati sviluppano il famoso Sphaerotheca Shutter, un otturatore circolare a lamelle che sfrutta una guarnizione in gomma vulcanizzata per garantire una chiusura ermetica tra le lenti, riducendo dispersioni di luce e imperfezioni. L’adozione di questo componente in numerose fotocamere di fascia alta consolida la reputazione dell’azienda e stimola investimenti in ricerca, grazie anche al sostegno di brevetti depositati presso l’Ufficio Britannico dei Brevetti.
Nel 1893 la Thornton Pickard inaugura un reparto destinato alla produzione di ottiche scientifiche, collaborando con università e istituti di ricerca per realizzare lenti ad alta risoluzione destinate alla microscopia e alla riproduzione di documenti. Le prime serie di obiettivi, basate su schemi a doublet apocromatici, richiedono vetri speciali importati dalla Germania e assemblaggi con tolleranze meccaniche inferiori a 10 micron. I rigidi protocolli di collaudo prevedono misure di trasmissione spettrale e di aberrazione cromatica tramite spettrofotometri rudimentali, ma già all’epoca efficaci per standard di qualità elevati.
La società adotta una struttura di controllo qualità su due livelli: un’ispezione visiva delle superfici vetrose e un test funzionale in camere oscure fotografiche, dove ogni otturatore e ogni lente vengono valutati su lunghezze focali di riferimento. Il risultato è un tasso di scarto inferiore al 2%, un dato eccezionale rispetto alle medie dell’epoca. La reputazione di affidabilità permette a Thornton Pickard di esportare in Europa e negli Stati Uniti, stringendo accordi con distributori come la Century Camera Company di New York e la Touring Club Italiano per forniture destinate a viaggi fotografici.
Sviluppo tecnico delle fotocamere Thornton Pickard
La gamma di fotocamere prodotte da Thornton Pickard si caratterizza per l’adozione di corpi robusti in ottone nichelato, accoppiati a pelli di cuoio conciato a mano per garantire impugnature confortevoli. Il modello più noto, il “Ruby”, lanciato nel 1897, introduce un otturatore a lamelle circolari brevettato capace di tempi da “Time” (apertura manuale e chiusura a comando) fino a 1/200 di secondo, un intervallo impensabile solo pochi anni prima. Il meccanismo di ritorno impiega una molla elicoidale in acciaio temprato, calibrata per offrire una costanza delle velocità entro il 2% di scostamento dalla taratura nominale.
I vetri delle ottiche, selezionati da fornitori tedeschi, vengono fresati e molati in loco con tolleranze di planaritá inferiori a 5 micron, quindi accoppiati in schemi a tre o quattro elementi a seconda dei requisiti di correzione delle aberrazioni. I diaframmi, realizzati con lamelle sottili in ottone e controllati da ingranaggi micrometrici, consentono escursioni regolari da f/4 a f/32, permettendo un controllo fine della profondità di campo. La disposizione interna delle lamelle è studiata per evitare fenomeni di diffrazione a diaframmi ridotti, un dettaglio tecnico che riflette l’approccio scientifico dell’azienda.
Per la messa a fuoco, Thornton Pickard si affida a un sistema a scorrimento su guide cilindriche con anelli graduati, garantendo una precisione di lettura di 0,1 m su distanze comprese tra 1 m e infinito. Tale meccanismo è lubrificato con grassi sintetici resistenti al gelo, scelti dopo prove in ambienti a –10 °C per verificare l’assenza di blocchi o ritardi nei movimenti. I mirini, quando presenti, adottano prismi in vetro calcite, inventariati secondo una scala di ingrandimento che varia da 0,5× a 1×, con correzioni di parallasse integrate in una slitta meccanica che sposta simultaneamente l’obiettivo.
Le fotocamere di medio formato, come il modello “Triumph” del 1905, implementano un sistema di avanzamento del pannello posteriore con rulli in ottone e guide in ottone bronzato. Questo design evita il contatto diretto della pellicola con superfici diversificate, riducendo al minimo la possibilità di graffi. Un’attenzione particolare viene riservata allo spessore uniforme della pellicola tra la lente e la lastra sensibile, elemento cruciale per garantire piani di messa a fuoco perfettamente piatti e ridurre la curvatura di campo.
La personalizzazione di accessori per la fotografia scientifica e astrofotografica include filtri a densità neutra calibrati con densitometri, paraluce in ottone con rivestimento interno opaco e piani di messaggio parabolici per telescopi. Questi accessori testimoniano la capacità di Thornton Pickard di spaziare da applicazioni amatoriali a campi altamente specializzati, con un approccio orientato alla precisione metrologica.
Innovazioni negli otturatori e nei meccanismi di avanzamento
Il cuore della rinomanza di Thornton Pickard risiede negli otturatori Nipper e Ruby, varianti dello Sphaerotheca progettate per durabilità e prestazioni superiori. Il progetto Nipper introduce una serie di lamelle disposte su due piani, accoppiate a una guarnizione in gomma nitrilica che offre maggiore resistenza allo strappo e all’invecchiamento. Le lamelle, in acciaio inox maraging, subiscono un trattamento criogenico per aumentare la durezze e mantenere elasticità costante anche dopo decine di migliaia di cicli meccanici.
Tarature di precisione avvengono mediante comparatori ottici a specchio, che misurano la chiusura delle lamelle con precisioni dell’ordine di pochi micron. I contatti elettrici per la sincronizzazione flash, montati su supporti in ottone dorato, vengono testati con generatori di impulsi ad alta corrente per verificare la stabilità della durata del contatto nel tempo. Lo scatto avviene grazie a un sistema di scatto a leva micrometrica, che permette agli utilizzatori di modulare la velocità con incrementi di 1/25 di secondo semplicemente variando la tensione della molla di comando.
Per quanto riguarda il trasporto della lastra o del rullino, i tecnici Thornton Pickard progettano rulli dentati in ottone fosforoso, abbinati a guide in acciaio temprato, dimensionate per garantire una corsa sempre uniforme di 65 mm per ciascun fotogramma 6×9 cm o 4×5 inches. Il sistema di bloccaggio del carrello prevede anche tenute a labbro in gomma vulcanica, studiate per evitare infiltrazioni di luce laterali durante la fase di avanzamento. Un ulteriore livello di protezione è fornito da una guarnizione in cuoio grezzo, inserita tra il carrello e la parte posteriore del corpo macchina, che funge da barriera termica e fonoassorbente.
La ricerca sui materiali fa emergere l’uso di bronzo al berillio per bussole e boccole, grazie alla sua elevata resistenza alla fatica e capacità di autolubrificazione. Test di vita accelerati, condotti in camere climatiche, confermano che i meccanismi mantengono tolleranze entro il 5% anche dopo 50.000 cicli a escursioni termiche comprese tra –20 °C e +60 °C. Questi test forniscono dati preziosi per il miglioramento continuo dei prototipi e per l’elaborazione di manuali di manutenzione dettagliati, scritti con approccio divulgativo e scientifico.
Produzione, tecnologie di fabbricazione e mercato
La linea di produzione di Thornton Pickard integra macchine transfer per le lavorazioni ripetitive dei componenti in ottone, mentre torni a controllo manuale gestiscono le parti più critiche, come i supporti delle lenti e i corpi delle otturazioni. Il reparto di molatura impiega mole di ossido di alluminio e carburo di silicio, scelte in funzione del tipo di vetro da lavorare, e cabine di sabbiatura per la finitura opaca delle superfici esterne. Ogni fase del processo è tracciata su schede cartacee, negli stabilimenti originari, o su registrazioni elettromeccaniche quando l’azienda introduce macchine IBM a schede perforate nel 1910.
Il controllo qualità si basa su un sistema a sei ispezioni in linea, che prevede rilevazioni geometriche con comparatori ottici, misurazioni di durezza superficiale secondo la scala Vickers, test di trasmissione luminosa e di rumorosità degli otturatori. Una volta superate queste verifiche, i modelli vengono confezionati in custodie in legno di pioppo, rivestite internamente con velluto e corredate da manuali stampati in tipografia interna.
Sul piano commerciale, Thornton Pickard espande i propri mercati verso l’Europa orientale e le colonie dell’Impero britannico, istituendo rappresentanze a Calcutta, Città del Capo e Sydney. Accordi con rivenditori locali prevedono garanzie di manutenzione e fornitura di pezzi di ricambio per almeno dieci anni dall’acquisto. Questa politica di assistenza post-vendita consolida la fiducia dei professionisti e dei collezionisti, creando una clientela fedele che sopravvive alla chiusura dell’azienda negli anni Venti.
Nonostante gli sforzi per modernizzare la produzione e mantenere prezzi competitivi, la Thornton Pickard Manufacturing Company non riesce a fronteggiare la crescente concorrenza dei grandi gruppi integrati che combinano produzione di corpi macchina, ottiche e otturatori in un unico stabilimento. La crisi economica del 1920 e l’adozione di pellicole da 35 mm, che privilegiano la compattezza e l’automatismo, segnano il progressivo declino dell’azienda. Le ultime fotocamere, prodotte fino al 1931, portano marchi ibridi in joint venture con altre imprese britanniche, ma non riescono a invertire il trend negativo.

Sono Manuela, autrice e amministratrice del sito web www.storiadellafotografia.com. La mia passione per la fotografia è nata molti anni fa, e da allora ho dedicato la mia vita professionale a esplorare e condividere la sua storia affascinante.
Con una solida formazione accademica in storia dell’arte, ho sviluppato una profonda comprensione delle intersezioni tra fotografia, cultura e società. Credo fermamente che la fotografia non sia solo una forma d’arte, ma anche un potente strumento di comunicazione e un prezioso archivio della nostra memoria collettiva.
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