mercoledì, 29 Ottobre 2025
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La macchina fotografica

Fotocamere panoramiche

Dalle Megaskop ottocentesche (1845) alle Cirkut da 360°, dalle swing‑lens Widelux/Noblex ai 6×17 Linhof/Fuji e alla XPan (1998), le fotocamere panoramiche hanno trasformato geometria e tempo in immagine. Un genere nato per documentare città ed eserciti è diventato linguaggio autoriale e oggi vive anche nel digitale con stitching e 360°. [americanhi...ory.si.edu], [en.wikipedia.org], [hasselblad.com]

Action Cam

Con il termine Action Cam si identifica una tipologia di macchina fotografica digitale compatta, robusta e spesso impermeabile, progettata per riprendere in condizioni operative...

Fotocamere per droni

Dal pallone di Nadar (1858) ai payload 8K RAW integrati, le fotocamere per droni hanno unito stabilizzazione gimbal, sensori 4/3–full frame, ProRes/CinemaDNG e RTK. Tra Phantom 2013, Mavic 3 e Inspire 3, la fotografia aerea è oggi un linguaggio operativo quotidiano. [guinnesswo...ecords.com], [gsmarena.com]

Fotocamere 360°

Dalla panoramica ottocentesca alla sfera digitale, le fotocamere 360° hanno unito ottiche estreme, stabilizzazione computazionale e workflow proxy/no-stitch. Tra Theta (2013), Gear 360 (2016), GoPro MAX e Insta360 Pro 2, il segmento copre usi consumer, action e professionali in 5.7K–8K

Fotocamere scientifiche (astronomiche, microscopiche)

Panoramica di fotocamere scientifiche per astronomia e microscopia: storia (CCD→EMCCD→sCMOS), rivelatori JWST, calibrazioni (bias/dark/flat), metriche (QE, rumore), AO, light‑sheet e super‑risoluzione, con riferimenti tecnici e handbooks per garantire misure quantitative riproducibili.

Fotocamere termiche (infrarossi)

Definizione, storia e fisica dell’imaging termico; confronto tra sensori microbolometrici non raffreddati e rivelatori fotonici raffreddati; ottiche in Germanio, radiometria e NUC; bande LWIR/MWIR e scelte applicative; standard NFPA 1801 e impieghi in antincendio, edilizia, industria e sicurezza.

Fotocamere integrate negli smartphone

Dai primi camera‑phone giapponesi ai sensori 1″ e alla fotografia computazionale: l’articolo ripercorre storia, architetture (ISP, pixel binning), stabilizzazione, tele periscopiche, pipeline multi‑frame/HDR e l’impatto culturale‑tecnico che ha trasformato lo smartphone nella fotocamera più usata al mondo.

Fotocamere pinhole (stenopeiche)

Dalla camera obscura antica alla pratica fotografica moderna, l’articolo ricostruisce storia, fisica e tecnica delle fotocamere stenopeiche, con formule operative, gestione dell’esposizione e della reciprocità, varianti diffrattive come le zone plate e riferimenti storici da Ibn al‑Haytham a Brewster.

Fotocamere medio formato

Le fotocamere medio formato uniscono qualità ottica e profondità tonale superiori, dalle origini analogiche al digitale contemporaneo. Strumenti di precisione tecnica e controllo estetico, continuano a rappresentare il punto d’equilibrio tra artigianalità, tecnologia e fotografia d’autore.

Fotocamere grande formato

La fotocamera grande formato utilizza lastre o fogli di ampie dimensioni e offre qualità d’immagine superiore grazie a superficie elevata, movimenti precisi e ottiche dedicate; questo articolo ne esplora storia, evoluzione tecnica, principali caratteristiche, impieghi e modelli iconici.

Fotocamere Mirrorless (MILC)

Dallo standard Micro QuattroTerzi (2008) alla prima MILC con Panasonic G1, passando per l’AF ibrido di Nikon 1 e l’approdo full‑frame con Sony α7 (2013), la storia delle mirrorless racconta la centralità del sensore nell’era post‑reflex.

Reflex digitali (DSLR)

Dalla DCS 100 (1991) alla Nikon D1 (1999), fino al full‑frame e al video con Contax N Digital, EOS‑1Ds, D90 e 5D Mark II, la storia delle DSLR racconta come mirino ottico, AF a fase e sensoristica abbiano reinventato il lavoro dei fotografi

Reflex analogiche (SLR)

Dalle radici ottocentesche con Thomas Sutton all’età d’oro tra Kine Exakta, Contax S, Asahi e Nikon F, l’articolo ripercorre principi, evoluzione tecnica e modelli iconici delle SLR, spiegando perché la visione TTL abbia plasmato metodo e pratica fotografica.

Fotocamere compatte (Point & Shoot)

Dalle 35 mm degli anni ’60 alle APS del 1996, fino alle digitali con LCD e alle premium con sensori 1″/APS‑C, le compatte trasformano il gesto del punta‑e‑scatta in cultura visuale, con modelli iconici e innovazioni che ridefiniscono portabilità e qualità. 

Fotocamere a telemetro (Rangefinder)

Dalle origini con Barnack e la Leica I alla Leica M3, passando per Contax, Canon e Nikon, il saggio ripercorre la tecnologia del telemetro, spiegando EBL, parallax e otturatori, fino ai revival Bessa, alla Konica Hexar RF e alla pionieristica Epson R‑D1.

Fotocamere istantanee (Polaroid e simili)

Dalla Model 95 del 1948 alla SX‑70, passando per Polacolor, 600 e Spectra, il saggio spiega chimica, meccanica e usi delle istantanee; racconta Kodak, Polavision, l’epopea Instax e la rinascita post‑Impossible, con dettagli su materiali, formati e processi.

Fotocamere Bridge

Tipologia “ibrida” tra compatte e sistemi a ottiche intercambiabili, le bridge hanno introdotto stabilizzazione, superzoom e sensori da 1″, evolvendo in piattaforme complete foto+video. Dai 24–200 mm f/2,8 alle escursioni 24–3000 mm, uniscono versatilità, controllo e progettazione integrata di livello.

Fotocamere TLR (Twin Lens Reflex)

Storia e tecnica delle TLR: nascita ottocentesca, affermazione tedesca con Rolleiflex, risposte Ikoflex e Minoltaflex, democratizzazione Ricohflex, sistema Mamiya C, longevità Seagull. Ottiche Tessar/Planar/Xenotar, leaf shutter, pozzetto, parallasse e applicazioni dal ritratto allo still‑life.

Fotocamere rugged (resistenti agli urti)

Curiosità e modelli iconici L’universo delle fotocamere rugged è costellato di oggetti‑soglia che hanno ridefinito non solo la resistenza all’ambiente, ma anche l’idea stessa di “apparato fotografico”. Tra questi, nessuna figura è più fondativa della famiglia Calypso/Nikonos, nata da un’intuizione ingegneristica in cui la sigillatura non è un’aggiunta, bensì l’ossatura del progetto. La Calypso‑Phot (1961), concepita nell’orbita di Jacques‑Yves Cousteau e disegnata dall’ingegnere aeronautico Jean de Wouters, introduce una costruzione a guscio esterno + meccanismo interno serrati dall’innesto dell’obiettivo, con O‑ring principali che definiscono l’unità stagna e con soluzioni tanto eleganti quanto peculiari, come i ganci della tracolla che funzionano anche da leve di estrazione del blocco meccanico dal corpo per il caricamento della pellicola. Lo scatto/avanzamento combinato su una sola leva e l’idea di modulo ottico sigillato anticipano decenni di progettazione anfibia moderna. [dpreview.com], [fixationuk.com] Il passaggio industriale avviene nel 1963 con la Nikonos I, quando Nippon Kōgaku acquisisce progetto e brevetti, sostituisce le ottiche originali con Nikkor e inaugura una linea che resterà in produzione per quasi quarant’anni. Il “carattere” all‑weather della Nikonos—impermeabile, compatta, resistente alla sabbia e alla pioggia battente—la rende strumento di elezione non solo sott’acqua, ma anche nelle risaie, nelle giungle e nei monsoni dove l’umidità stronca le fotocamere convenzionali; non stupisce che venga ricordata come “workhorse of the war” per l’uso in scenari come il Vietnam, caricata con Tri‑X o Ektachrome e capace di operare in condizioni proibitive. In chiave ottica, la famiglia introduce una distinzione fondamentale: le lenti anfibie (come il 35 mm f/2,5) pensate per funzionare sia in aria sia in acqua, e le lenti “UW” (ad esempio il 28 mm f/3,5) con primo elemento biconcavo/concavo che corregge in acqua le aberrazioni introdotte dall’indice di rifrazione (n≈1,33) di un portale piano. È una curiosità progettuale che resta un caso scuola: correggere nel mezzo in cui si scatta, anziché accettare compromessi a valle. [imaging-resource.com], [support.us....canon.com] Nella genealogia Nikonos spicca un unicum: la Nikonos RS (1992–1996), SLR 35 mm subacquea AF con pentaprisma, otturatore a tendina e un corredo di ottiche dedicate che includevano wide e macro “devoti” all’ambiente liquido. È, di fatto, l’apice ingegneristico dell’anfibia a pellicola: un sistema reflex, autofocus e nativamente subacqueo senza scafandro. Se la RS rappresenta il vertice “puro”, la traiettoria digitale cercherà un ponte con l’ibrido Nikon 1 AW1 (2013): mirrorless waterproof 15 m, shock‑proof 2 m e freeze‑proof, con baionetta CX stagno e due ottiche AW intercambiabili e sigillate. La AW1 integra GPS/altimetro/bussola, flash pop‑up stagno e controlli “Action Control” per l’uso con guanti o in immersione: non è una Nikonos digitale in senso stretto, ma resta la prima intercambiabile rugged della storia, un passaggio simbolico che dimostra come l’idea anfibia possa dialogare con la fotografia di sistema. [blog.micha...nielho.com], [pentax-slr.com], [en-academic.com] Sul versante delle compatte consumer l’icona è certamente la linea Olympus µ SW / Tough. La µ[720]SW (febbraio 2006) inaugura una stagione in cui i concetti shock‑proof e waterproof entrano nel vocabolario del grande pubblico; pochi mesi dopo, la µ 725 SW (agosto 2006) spinge la profondità impermeabile a 5 m e l’anti‑urto a 1,5 m, adottando un’ottica a percorso piegato interno che non protrude e riduce i punti deboli del frontale. Con la µ Tough 8000 (2009), Olympus alza tutte le soglie: 10 m sott’acqua, 2 m di caduta, freeze‑proof −10 °C e crush‑proof 100 kg, in un corpo metallico in cui l’ergonomia introduce la navigazione “tap” per comandare la fotocamera colpendone lievemente la scocca quando i guanti o l’acqua rendono scomodo premere i tasti. Nel mondo “rugged per tutti”, questa serie incarna l’idea che resistenza e praticità possano convivere senza scafandri. [panasonic.com], [dpreview.com], [digitalcam...aworld.com] Un’altra dinastia cruciale è quella Pentax/Ricoh WG, figlia della lunga tradizione Optio W. La WG‑2 (2012) sintetizza bene il concetto: waterproof 12 m, shock‑proof 1,5 m, crush‑proof 100 kg, sensore BSI‑CMOS 16 MP e, soprattutto, una corona di sei LED macro attorno all’obiettivo che illumina a 1 cm in modalità Digital Microscope—un’idea semplice e geniale per macro di campo in natura o per ispezioni tecniche. L’impostazione riceverà anche un riconoscimento “di filiera” con il TIPA 2012 alla versione Optio WG‑2, a conferma di come la robustezza non sia solo scocco e O‑ring, ma ecosistema di funzioni al servizio dell’ambiente. [americas.kyocera.com], [camera-wiki.org] Se l’anfibia ha definito il mare, il Giappone ha definito il cantiere. Nel 1988 Konica lancia la Genba Kantoku (“direttore di cantiere”), una compatta 35 mm pensata per i lavori: scafo con gommature e paraurti intorno all’oblò, protezione JIS da spruzzi/polveri, comandi sovradimensionati per guanti, autofocus pronto e funzioni di data‑stamping per la tracciabilità dei sopralluoghi. Il concetto darà vita a una famiglia di modelli—28 mm, 35 mm, doppia focale, zoom—e a proposte collaterali come le Fujifilm Work Record (dal 1993), riconoscibili dalla barra “bull‑bar” a protezione del gruppo ottico e da una scelta progettuale netta: meglio resistere alla pioggia torrenziale e alla polvere che inseguire la miniaturizzazione a tutti i costi. Curiosità nella curiosità: la Work Record OP integra la maschera panoramica commutabile a metà rullo, segno che la robustezza non ha impedito qualche ammicco alle tendenze dell’epoca. [99camerasmuseum.com], [reikanfocal.com], [www.earlyp...aphy.co.uk] In digitale, il ruolo di “site camera” viene raccolto con coerenza dalla serie Ricoh G. La G600 (2008)—IP67/68, operativa da −10 a +40 °C—unisce ciò che serve sul campo: zoom 28–140 mm eq., macro 1 cm, tasti grandi facilmente azionabili, memoria interna, timelapse, alimentazione ibrida con Li‑ion ma anche 2×AAA di emergenza (perché la giornata non si ferma se dimentichi il caricabatterie). È l’evoluzione del concetto strumentale inaugurato dalle Genba Kantoku: una camera pensata come attrezzo di lavoro che deve documentare, resistere e consegnare file coerenti coi processi ISO. [en.wikipedia.org], [pentax-slr.com] Talvolta la curiosità riguarda pratiche d’uso più che schede tecniche. Chi opera in anfibio conosce il rito degli O‑ring: ispezione a vista, pulizia da granelli invisibili, lubrificazione con grassi idonei, sostituzione cadenzata; la Nikon 1 AW1 forniva grasso e protezione in dotazione, proprio per istituzionalizzare questa manutenzione “di bordo”. In molti modelli “tutto‑tempo”, specie Olympus e Pentax, si trovano preset di bilanciamento per acqua dolce/salata, filtri digitali che reintegrano i rossi e curve che attenuano l’eccesso di blu/verde sott’acqua, così da accorciare i tempi di correzione in post‑produzione. Accade anche il contrario: alcune rugged “industriali” prevedono imprinting data/ora non disattivabile, proprio perché nate per rapporti tecnici; è un promemoria della loro finalità primaria di documentazione. [camera-wiki.org], [imaging-resource.com] C’è infine un filo rosso ottico che attraversa gli anni: la consapevolezza che un vetro piano davanti all’obiettivo non è neutro sott’acqua. Le ottiche UW delle Nikonos risolvono il problema a monte con geometrie che funzionano “nel mezzo”; gli obiettivi anfibi accettano il compromesso e brillano soprattutto in aria. È un’eredità concettuale che si ritrova nelle scelte moderne: quando la priorità è l’uso totalmente subacqueo, l’ottica dedicata vince; quando serve versatilità aria/acqua, si preferisce la “doppia cittadinanza” e si lavora con preset e post per compensare. Anche questa è cultura rugged: capire dove il progetto ha scelto di eccellere e adottare il workflow coerente. [support.us....canon.com] Mettere in fila questi modelli iconici—Calypso/Nikonos, Nikonos RS, Nikon 1 AW1, Olympus µ SW/Tough, Pentax/Ricoh WG‑2, Konica Genba Kantoku, Fujifilm Work Record, Ricoh G600—significa percorrere una storia parallela della fotografia in cui impermeabilità, anti‑urto e operatività termica non sono orpelli, ma vincoli di progetto attorno a cui si costruisce tutto il resto. La curiosità vera è che, in questa storia, la robustezza non si limita a “sopportare”, bensì diventa linguaggio: plasma interfacce, disegna ottiche, detta routine di manutenzione e, soprattutto, allarga il perimetro del fotografabile ben oltre la comfort zone degli studi e delle giornate asciutte.

Fotocamere subacquee

Le fotocamere progettate per ambienti acquatici implicano particolari adattamenti meccanici, ottici e elettronici: questo articolo ne segue la storia dalle prime esperienze ottocentesche alla tecnologia digitale moderna, illustrando caratteristiche tecniche, utilizzi specializzati e modelli iconici.

Il sistema di stabilizzazione ottica negli obiettivi

Dalla nascita della stabilizzazione ottica nel 1995 alle soluzioni combinate con IBIS, l’articolo analizza principi tecnici, sfide progettuali e cronologia industriale di Canon, Nikon, Sony e Panasonic, evidenziando l’impatto sulla progettazione degli obiettivi moderni.

Il sistema di baionetta: standard e differenze tra marchi

Analisi storica e tecnica del sistema di baionetta nella fotografia, dalle origini con Leica e Nikon fino agli standard moderni come Canon RF e Sony E. Approfondimento sulle differenze meccaniche, elettroniche e progettuali tra i principali marchi.

Il diaframma elettromagnetico: come funziona

Il diaframma elettromagnetico, dalle origini dei diaframmi meccanici alle moderne implementazioni digitali, con focus su principi di funzionamento, vantaggi, compatibilità e transizioni industriali tra Canon, Nikon e altri produttori.

Formati d’immagine: cosa sono e come funzionano

Analisi completa dei formati d’immagine, dalla loro origine storica alle tecniche di compressione e agli standard moderni. Il testo esplora caratteristiche tecniche, vantaggi e limiti di JPEG, RAW, TIFF, PNG, HEIF e le sfide future della fotografia digitale.

La macchina fotografica: la gamma dinamica

La gamma dinamica di una macchina fotografica misura la capacità del sistema di catturare simultaneamente dettagli nelle zone più chiare e in quelle più...

La macchina fotografica: convertitore analogico-digitale (ADC)

La convertitore analogico-digitale (ADC) rappresenta un elemento chiave nelle moderne fotocamere digitali, traducendo il segnale elettrico generato dal sensore in dati numerici elaborabili dal...

Gruppo ottico flottante: correzione delle aberrazioni

Il gruppo ottico flottante nasce per compensare le aberrazioni variabili con la distanza. Da Nikon CRC a Canon EF e Zeiss FLE, questa soluzione garantisce qualità costante dal close-up all’infinito, integrandosi con messa a fuoco interna e vetri speciali.

Gruppo ottico flottante per macrofotografia

Il gruppo ottico flottante nasce per compensare l’evoluzione delle aberrazioni con la distanza. In macrofotografia consente resa uniforme fino a 1:1, integrandosi con messa a fuoco interna e vetri speciali. Dai pionieri Nikon/Canon a oggi, resta la chiave della qualità ravvicinata.

Il Processo Lippmann (1891 – 1910)

Tra 1891 e 1910 il Processo Lippmann introdusse la fotografia a colori per interferenza, registrando in gelatina onde stazionarie che riflettono selettivamente la lunghezza d’onda. L’opera di Gabriel Lippmann (1845–1921), premiata nel 1908, raggiunse purezza spettrale unica ma declinò per complessità operativa e concorrenza Autochrome.

Sensibilità ISO in fotografia

L’ISO rappresenta la misura della sensibilità del supporto fotosensibile alla luce. Originariamente, nel mondo della fotografia analogica, l’ISO (che in passato era indicato come...