Charles Cheetham Vevers nacque il 29 gennaio 1868 a Horsforth, nello Yorkshire, e morì il 26 ottobre 1946 a Belfast, all’età di 78 anni. Cresciuto in una regione dove l’industria fotografica stava progredendo velocemente, Vevers ebbe fin da giovane un’intensa e diversificata formazione: fu costruttore di apparecchi fotografici, rivenditore, fotografo tecnico e autore di manuali specializzati. Il suo lavoro tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento lo colloca in una fase cruciale della modernizzazione dei processi fotografici.
La sua attività iniziò alla fine degli anni Ottanta dell’Ottocento con la produzione e vendita di attrezzature come stereoscopi, ottiche, scatole porta lastre, e prodotti chimici. La sua azienda intrattenne relazioni commerciali con importanti fornitori: per esempio, ricevette preventivi da Societe Des Lunetiers di Parigi per ottiche e prismi destinati a apparecchi stereoscopici, contratti da Hirsch, Pritchard & Co per articoli in metallo utilizzati in apparecchi pneumatici, o da Negretti & Zambra per lanterne magiche e proiettori. Un elemento tecnico distintivo della sua attività fu la gestione diretta dei rifornimenti, con un’attenzione particolare alla specifica tecnica dei materiali: montature in ottone, molle in acciaio temprato per porta lastre, sfondi di studio in tessuto, e lastre CDV (carte de visite) montate con blocchi dorati.
Vevers gestiva ogni aspetto: non soltanto la vendita, ma anche l’adattamento tecnico di componenti e l’ottimizzazione operativa delle forniture. Negli archivi figurano lettere che discutono dettagli di prezzi unitari, composizione chimica delle soluzioni fotosensibili, qualità dei rivestimenti in mahogany per telai, e selezione di molle precision-made da Sheffield. Questo indica una conoscenza approfondita dei parametri tecnici del funzionamento delle apparecchiature, come tolleranze meccaniche, densità ottiche delle lenti e stabilità chimica delle emulsioni.
Una delle sue attività più tecniche consisteva nel confronto costante con i fornitori su tolleranze dimensionali, resistenza meccanica, compatibilità con standard emergenti. Per esempio, riceveva da proveedores di munizioni in ottone preventivi riguardanti bulloni e giunti destinati ai cavalieri universali per cavalletti, e si occupava personalmente della scelta tra rivestimenti smaltati o naturali, per garantire robustezza e resistenza alla corrosione. Anche le lastre fotografiche erano selezionate attenzione, e le componenti usate nella riproduzione di carte de visite erano sottoposte a test per reagenti e adesivi: Vevers si impegnava su aspetti come uniformità della superficie e adesività della colla.
Nel corso della sua carriera ampliò le sue competenze stilistiche e tecniche anche come autore: pubblicò articoli specialistici sulla lavorazione dei materiali, ottimizzazione dei componenti meccanici, e processi di stampa. La sua produzione fu documentata in modo esteso nella rivista Photographica World (aprile 2013), che riportò corrispondenze, preventivi e fatture che mostrano chiaramente il suo approccio ingegneristico alla fotografia.
In biografie successive, il suo profilo emerge come quello di un professionista che rappresentava un ponte tra l’artigianato fotografico e un modello industriale emergente: la sua azienda offriva prodotti standardizzati ma personalizzati, riuscendo a mantenere l’alto livello tecnico richiesto da studi professionali e grandi clienti.
La sua gamma di prodotti comprendeva una varietà tecnica notevole. Iniziando dalla metà degli anni Novanta, Vevers sviluppò componenti per sistemi stereoscopici con prismi calibrati su misure di parallasse specifiche, e camere dotate di ottiche prodotte da Clement & Gilmer di Parigi, con lenti a doppio menisco o acromatiche in vetro OV. Gestiva inoltre forniture di molle (da tempera industriale) per porte lastre commerciali, provenienti da Stahlwerken di Sheffield; e per i telai in ottone utilizzava lunghezze calibrate con precisione fino a centesimi di millimetro, in modo tale da garantire una tenuta meccanica efficiente nei cambi lastre.
Le lettere scambiate con Wunsche di Dresda rivelano dispute su prezzi riferiti a cerniere metalliche: Vevers esigeva specifiche tecniche su alesaggi e finiture superficiali, richieste che mostrano quanto fosse attento alla qualità meccanica e all’intercambiabilità dei componenti, in un momento in cui la standardizzazione non era ancora diffusa. Con Stockdill & Greenwood ottenne preventivi per stoffe destinati a sfondi fotografici, indicando il filato (feltro, cotone, lino), densità, tonalità e peso al metro quadrato. Questo denota una sua conoscenza anche della luce e riflessione, finalizzata a migliorare la resa fotografica del soggetto.
Le componenti chimiche erano un altro ambito di interesse: carte fotografiche, lastre, gelatine e prodotti di sviluppo venivano richiesti da Mercier di Parigi o Frederick Crane di Birmingham. Le comunicazioni includono dosaggi, proporzioni di nitrato d’argento, tempi di esposizione raccomandati, concentrazione di fissaggi e resistenza di stampa. Vevers evidenziava una esigenza precisa di stabilità delle emulsioni nel tempo, suggerendo una certa maturità nei processi di archiviazione delle stampe.
Interessante è anche il suo ruolo come consulente tecnico per studi fotografici: molti preventivi includono descrizioni dettagliate del target finale: che si tratti di stereoscopi per il mercato domestico, lanternesche per proiezioni educative, o apparecchi destinati a scopi scientifici. La presenza di una vasta serie di fatture per montature CDV (carte de visite), incluse opzioni con blocchi in oro, evidenzia come Vevers rispondesse a una domanda di qualità elevata per oggetti di uso professionale e commerciale.
Il catalogo Vevers documentato nei materiali d’archivio copre una gamma tecnica completa: ottiche, corpografie metalliche, molle, sfondi, supporti in legno, chimica fotografica, e persino manualistica tecnica destinata a laboratori fotografici. Le copie stampate del suo articolo del 2013 offrono campioni di tali cataloghi, con specifiche dimensioni, materiali usati e prezzi unitari.
Dal punto di vista tecnico, Vevers rappresenta un laboratorio di ingegneria fotografica ante litteram: gestiva le numeriche meccaniche, chimiche e ottiche con rigore; era in grado di specificare le tolleranze per le molle di precisione e progettare automaticamente strutture meccaniche per telai di varie dimensioni. Applicava conoscenze termiche (smaltatura), ottiche (rifrazione, aberrazione cromatica), meccaniche (precisione delle giunzioni), e chimiche (stabilità dell’emulsione), il tutto integrato in una offerta coerente.
Anche il monitoraggio delle forniture e gestione delle controversie sui prezzi (come si evince dalle lettere con Dehors o Wunsche) indica che Vevers non solo comprendeva le specifiche tecniche, ma sapeva negoziare dettagli operativi: quantità batch, qualità dei materiali, resi e sostituzioni. Questo riflette una professionalità avanzata, in cui le componenti tecniche incontrano criteri commerciali e logistici rigorosi.

Sono Manuela, autrice e amministratrice del sito web www.storiadellafotografia.com. La mia passione per la fotografia è nata molti anni fa, e da allora ho dedicato la mia vita professionale a esplorare e condividere la sua storia affascinante.
Con una solida formazione accademica in storia dell’arte, ho sviluppato una profonda comprensione delle intersezioni tra fotografia, cultura e società. Credo fermamente che la fotografia non sia solo una forma d’arte, ma anche un potente strumento di comunicazione e un prezioso archivio della nostra memoria collettiva.
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