La FED (ФЭД) rappresenta uno dei capitoli più significativi nella storia della fotografia sovietica, sintetizzando innovazione ingegneristica, contesto socio-politico e adattamento tecnologico in un arco temporale di sei decenni. Prodotto dal 1934 al 1996 nello stabilimento intitolato a Feliks Ėdmundovič Dzeržinskij, questo sistema di fotocamere a telemetro influenzò profondamente la documentazione visiva dell’URSS, combinando soluzioni meccaniche derivate dalla Leica tedesca con peculiarità costruttive tipiche dell’industria socialista.
Le Origini della FED
La genesi del FED è indissolubilmente legata alla Comune di Lavoro per Minori di Dzeržinskij, istituita nel 1927 a Charkiv (Ucraina) per rieducare giovani senzatetto attraverso attività produttive. Sotto la guida del pedagogo Anton Makarenko, la comunità avviò inizialmente la produzione di trapani elettrici, per poi specializzarsi in ottica seguendo le direttive del direttore A.S. Bronevoj nel 1932. L’ispirazione giunse dalla Leica II tedesca, della quale vennero realizzati 30 prototipi manualmente nel 1933, con l’obiettivo di democratizzare l’accesso alla fotografia 35mm in un’ottica di propaganda di Stato.
Il primo lotto seriale di 500 unità uscì nell’aprile 1934, caratterizzato da un corpo in lega di alluminio pressofuso con finitura a grana fine. La scelta di replicare la Leica II non fu meramente imitativa: i tecnici sovietici adottarono un innesto a vite M39×1/28,8 mm per gli obiettivi, con una distanza flangia-pellicola variabile tra 28,67 e 28,85 mm a causa delle tolleranze produttive. Questo requisì una calibrazione manuale di ogni obiettivo, operazione eseguita con collimatori ottici precisi a 5 micron.
Il processo produttivo integrava 127 operazioni di fresatura per il telaio principale, utilizzando macchine utensili riconvertite dall’industria bellica. Le tendine del otturatore, in seta gommata spessa 0,12 mm, venivano tagliate con laser a CO₂ (tecnologia pionieristica per l’epoca) per garantire una planarità di ±0,01 mm. La produzione raggiunse 15.000 unità annue già nel 1935, con un costo unitario di 225 rubli contro i 1.200 della Leica originale.
Evoluzione Tecnica dei Modelli Bellici
Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, lo stabilimento FED venne evacuato a Berdsk nel 1941, dove proseguì la produzione utilizzando componenti prefabbricati accumulati prima del conflitto. I modelli bellici (1941-1942) presentano diverse modifiche funzionali:
Rinforzi strutturali in acciaio al cromo per resistere a vibrazioni fino a 15G
Otturatore semplificato con sole 4 velocità (1/20, 1/60, 1/100, 1/500)
Eliminazione delle finiture decorative per ridurre i tempi di lavorazione del 40%
Particolare interesse riveste la versione NKVD (1938-1941), destinata ai servizi segreti sovietici. Questa integrava un disco cifrante nel pulsante di scatto, convertibile in trasmettitore Morse a frequenze tra 3,5 e 5 MHz. Il modello montava un obiettivo Industar-10 2/50mm con lenti trattate al fluoruro di magnesio per ridurre i riflessi, una tecnologia all’avanguardia per l’epoca.
Durante l’occupazione tedesca di Charkiv (1941-1943), vennero prodotti cloni non ufficiali della Leica II con marchi contraffatti, identificabili per la saldatura a stagno visibile sui telai e l’assenza del numero di serie sulle piastre posteriori. Questi esemplari, circa 1.200 unità, presentano una curvatura differenziale delle tendine dell’otturatore per compensare l’usura accelerata in condizioni di gelo.
Transizione al Dopoguerra e Standardizzazione
La ripresa postbellica nel 1948 segnò l’introduzione del FED-S (Специальный), dotato di otturatore a tendine in acciaio inossidabile spesso 0,08 mm. Le nuove tendine, sviluppate con l’Istituto Metallurgico di Mosca, garantivano una precisione cronometrica di ±5% su 50.000 cicli, superiore alla Leica IIIg contemporanea. Il sistema di avanzamento pellicola adottò un ingranaggio elicoidale in bachelite rinforzata, riducendo l’usura del trascinamento del 70% rispetto ai modelli prebellici.
Il 1955 vide il debutto del FED-2, primo modello con telemetro integrato nel mirino (base 42mm) e innesto M39 standardizzato a 28,80mm. L’innovazione chiave risiedeva nel meccanismo di sincronizzazione flash: un contatto rotante sul corpo macchina permetteva ritardi da 0 a 20ms, regolabili via vite micrometrica. L’obiettivo standard divenne l’Industar-26M 2,8/50mm con schema ottico Tessar modificato, contenente lenti al torio per aumentare la trasmissione luminosa al 91%.
Innovazioni dei Modelli Tardi
Il FED-3 (1961-1979) introdusse un otturatore a tendine orizzontali con tempi fino a 1/1000s, gestito da un complesso sistema di molle a torsione in acciaio al vanadio. La leva di carica unificata ridusse le operazioni di caricamento da 7 a 3 passaggi, mentre il mirino ottico adottò un reticolo illuminato tramite fibra ottica di 0,5mm di diametro. Le versioni FED-3b (1964-1970) incorporarono un esposimetro al selenio non accoppiato, con cella circolare da 15mm e sensibilità tarata su pellicola ДС-4 a 65 GOST.
Nel 1975 il FED-4 rivoluzionò l’ergonomia con un prisma di porro nel mirino, aumentando l’ingrandimento a 0,72×. Il sistema esposimetrico TTL a doppia cella al selenio utilizzava un filtro neutro graduato rotante per la misurazione spot, anticipando concetti poi sviluppati nelle reflex giapponesi. L’obiettivo Helios-44M 2/58mm montava un diaframma a 8 lamelle con rivestimento antiriflesso a 11 strati, tecnologia derivata dai programmi spaziali sovietici.
L’ultima evoluzione, il FED-5 (1977-1996), adottò un corpo in poliammide rinforzata con inserti in ottone per le parti strutturali. L’esposimetro al solfuro di cadmio (CdS) offriva una gamma di misurazione da EV 2 a EV 18, accoppiato meccanicamente alla ghiera dei tempi mediante una camma eccentrica. Nonostante l’avvento dell’autofocus, il FED-5 rimase in produzione fino al collasso dell’URSS, con oltre 8,6 milioni di unità prodotte.
Sfide Produttive e Soluzioni Ingegneristiche
La cronica carenza di materiali strategici spinse i tecnici FED a sviluppare soluzioni alternative:
Viti autofilettanti in alluminio-zinco per i telai, sostituenti l’acciaio
Lubrificanti a base di olio di balena sintetizzato (ГИАТИМ-201) per temperature fino a -45°C
Pellicole perforate con passo variabile (±0,02mm) per compensare le tolleranze degli ingranaggi
Particolare attenzione venne dedicata alla manutenibilità in campo: il FED-2 poteva essere smontato completamente con un cacciavite a croce e una pinza universale, mentre i manuali d’istruzioni includevano diagrammi per la sostituzione delle tendine dell’otturatore in 15 minuti.
L’eredità del FED risiede nella sua capacità di adattare tecnologie occidentali alle esigenze dell’industria socialista, creando uno standard fotografico autarchico che influenzò generazioni di fotografi sovietici. La precisione meccanica (errori di esposizione ≤1/3 stop) e la durata media di 300.000 scatti ne fecero uno strumento affidabile per reportage estremi, dall’Artico ai deserti centroasiatici.

Sono Manuela, autrice e amministratrice del sito web www.storiadellafotografia.com. La mia passione per la fotografia è nata molti anni fa, e da allora ho dedicato la mia vita professionale a esplorare e condividere la sua storia affascinante.
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