giovedì, 11 Settembre 2025
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The Ernst Lorenz camera

La Ernst Lorenz Camera affonda le sue radici nella Germania industriale di fine Ottocento, un periodo in cui la meccanica di precisione tedesca era già apprezzata a livello internazionale, specialmente nei settori dell’orologeria, degli strumenti ottici e della nascente fotografia. Il nome Ernst Lorenz si riferisce sia al fondatore che all’impresa artigianale da lui diretta. Le informazioni archivistiche non sono abbondanti, ma diversi esemplari superstiti e pubblicazioni coeve indicano l’attività del marchio nella città di Dresda, allora un importante centro di manifattura fotografica, in parallelo con realtà come Ica, Ernemann, KW e Zeiss Ikon.

Lorenz si dedicava alla produzione artigianale e semi-industriale di fotocamere a banco ottico, note per l’estrema cura nella realizzazione delle parti lignee, per la scelta di meccanismi in ottone tornito con precisione e per l’uso di ottiche intercambiabili di alta qualità, spesso montate su piastre frontali mobili. I modelli più diffusi recano la firma o il timbro “E. Lorenz Dresden” o “Ernst Lorenz Berlin”, a seconda del luogo di distribuzione o dell’eventuale espansione commerciale successiva.

A differenza dei produttori che puntavano a larga scala, Lorenz operava in piccole serie, creando apparecchi destinati a fotografi professionisti, studi di ritratto, o talvolta a dilettanti facoltosi. La sua produzione è tipicamente collocabile tra il 1895 e il 1910, sebbene non sia esclusa la continuità di attività anche negli anni successivi, in forma ridotta.

Il design rifletteva i canoni dell’epoca, ma l’attenzione al dettaglio e all’ergonomia lo distinguevano da molte produzioni contemporanee. Si trovano modelli con soffietto in pelle rossa o nera, corpo in mogano lucidato, guide a cremagliera in ottone e sistemi di messa a fuoco a vite micrometrica. La scelta dei materiali non era solo estetica: l’uso di legni stagionati e metalli non ossidabili permetteva una stabilità strutturale che ha permesso a molti esemplari di sopravvivere in condizioni eccellenti fino ad oggi.

L’ambiente produttivo di Dresda alla fine del XIX secolo era popolato da piccole officine e atelier che spesso si scambiavano componenti e standard tecnici, contribuendo a una omogeneità strutturale nel comparto delle camere da studio. Ernst Lorenz si distingueva però per l’uso di slitte di messa a fuoco a doppia estensione, rari movimenti di decentramento del piano ottico e, in alcuni casi, una particolare chiusura a baionetta del pannello frontale che consentiva una sostituzione rapida dell’ottica, anticipando soluzioni poi viste solo su modelli industriali successivi.

Le origini della Ernst Lorenz Camera sono quindi strettamente legate all’ambizione di combinare eleganza formale, funzionalità tecnica e versatilità professionale, un ideale di camera “di bottega” che non mirava alla produzione di massa, ma all’eccellenza nella singola realizzazione. Le sue camere venivano vendute a prezzi superiori alla media, riflettendo un posizionamento che oggi definiremmo “premium”.

Le camere prodotte da Ernst Lorenz sono un esempio paradigmatico di costruzione tedesca di fine secolo in ambito fotografico: interamente manuali, modulari e dotate di ampie possibilità di controllo dei piani ottici, erano rivolte a un’utenza che padroneggiava la tecnica fotografica e necessitava di strumenti affidabili e precisi. Le principali tipologie realizzate erano camere da banco, sia orizzontali che verticali, di formato 4×5″, 5×7″, 18×24 cm, e occasionalmente anche formati maggiori, come 24×30 cm.

Ogni esemplare Ernst Lorenz era costruito attorno a una struttura basculante in legno nobile, con finiture in ottone sabbiato o brunito, e un sistema di movimenti composto da guide a cremagliera con bloccaggi a vite, che permettevano tilt, shift e rise/fall del piano anteriore e posteriore. Alcuni esemplari dotati di movimenti posteriori (in particolare swing back e tilt posteriore) consentivano un controllo avanzato del piano focale, ideale per fotografie architettoniche o still-life.

Il soffietto, realizzato generalmente in pelle o tela gommata con rinforzi interni, era talvolta disponibile in colore rosso scuro, una variante ricercata tra i collezionisti. La sua lunghezza variabile permetteva estensioni fino a 700 mm, condizione essenziale per l’impiego di teleobiettivi da ritratto o obiettivi macro. Le piastre portaottica, di tipo scorrevole, erano compatibili con i principali standard dell’epoca e consentivano una modularità notevole.

Dal punto di vista ottico, Lorenz non produceva direttamente lenti, ma montava ottiche provenienti da Voigtländer, Carl Zeiss Jena, Steinheil, Busch e talvolta Hermagis o Dallmeyer, secondo la disponibilità o le richieste del committente. I modelli più frequenti erano anastigmat a tre o quattro lenti, con aperture variabili tra f/4.5 e f/8, talvolta accompagnati da otturatori Compound, Dial Set o Unicum. I fotografi potevano personalizzare la camera con otturatori a tendina esterna, filtri a dischi intercambiabili, o ottiche soft focus, seguendo le necessità dello studio.

Un dettaglio tecnico distintivo era la doppia guida micrometrica sulla base della camera, che permetteva un avanzamento preciso del soffietto anche in condizioni di grande estensione. I controlli erano affidati a manopole di ottone finemente zigrinate, e i bloccaggi avvenivano tramite viti a frizione o leve a molla, garantendo stabilità anche con ottiche pesanti.

I sistemi di messa a fuoco variavano a seconda del modello, ma includevano spesso una lente di Fresnel montata sul vetro smerigliato per migliorare la visibilità della scena in ambienti poco illuminati. Alcuni modelli più avanzati disponevano di un meccanismo a rotella per la traslazione micrometrica del piano focale, anticipando soluzioni poi adottate su banchi ottici moderni.

Ernst Lorenz produceva anche cassette portapiastra in legno, con sistema di caricamento a scatto o a scorrimento, compatibili con lastre in vetro di dimensioni standard. La camera poteva essere configurata per l’uso in studio o per impieghi all’aperto, mediante l’aggiunta di treppiedi in legno con giunti orientabili, anch’essi realizzati secondo gli standard tedeschi dell’epoca.

L’insieme di queste caratteristiche rende le Ernst Lorenz Camera un esempio rilevante di come la tradizione meccanica artigianale potesse esprimersi nella fotografia professionale dell’epoca. I suoi apparecchi non erano solo strumenti di lavoro, ma vere macchine di precisione, costruite con un rigore ingegneristico che ancora oggi sorprende per efficienza e solidità.

Le camere Ernst Lorenz sono oggi considerate tra i pezzi più ricercati dai collezionisti di apparecchi fotografici del periodo pre-industriale. La loro riconoscibilità deriva da una combinazione di elementi estetici e costruttivi unici, che permettono di identificarle anche in assenza di marchiature evidenti. Alcune camere riportano la firma incisa su placca in ottone, altre sono contraddistinte dalla tipica leva di blocco centrale, mentre in certi esemplari si nota la finitura lucida della base in mogano levigato a mano.

L’assenza di seriali omogenei e di una documentazione aziendale esaustiva rende difficile una catalogazione precisa, ma la presenza di esemplari in musei europei e collezioni private suggerisce che il marchio abbia prodotto qualche centinaio di unità, distribuite tra fine XIX secolo e i primi due decenni del XX secolo. Alcuni studiosi della storia della fotografia tedesca ipotizzano una collaborazione non ufficiale tra Lorenz e altri fabbricanti di componenti meccanici o ottici a Dresda, soprattutto nei periodi di alta domanda.

La distribuzione dei modelli Lorenz avveniva per lo più tramite rivenditori locali, botteghe fotografiche, oppure tramite cataloghi di vendita a corredo di ottiche o accessori. Non risultano contratti ufficiali con grandi distributori internazionali, il che contribuì a mantenere una circolazione limitata ma selezionata degli apparecchi. È probabile che alcune camere siano state esportate in Francia, Austria e Paesi Bassi, dove si ritrovano esemplari con diciture multilingua.

Ad oggi, i modelli più comuni sono i banchi ottici da studio 13×18 cm e 18×24 cm, seguiti da versioni “field” pieghevoli da trasporto. Gli esemplari più rari sono quelli dotati di ottiche soft focus o con meccanismi a doppia estensione simmetrica, presenti solo in pochissimi casi documentati. In ambito collezionistico, una Ernst Lorenz Camera completa di ottica originale e accessori coevi può raggiungere quotazioni elevate, spesso superiori a quelle di produttori più noti ma meno raffinati.

Una parte del fascino di queste macchine risiede nella loro continuità funzionale: nonostante abbiano più di un secolo, molte sono ancora perfettamente operative, a testimonianza della qualità dei materiali e della sapienza costruttiva. La loro presenza in mostre, fiere e aste specializzate continua a suscitare l’interesse di esperti e appassionati, contribuendo alla memoria di un marchio tanto discreto quanto influente nel panorama della fotografia europea di fine Ottocento.

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