Lewis Wickes Hine nacque il 26 settembre 1874 a Oshkosh, Wisconsin, negli Stati Uniti, e morì il 3 novembre 1940 a Hastings-on-Hudson, New York.
Lewis Wickes Hine trascorse l’infanzia immerso in un clima intellettuale e politico favorevole alla riforma sociale. Dopo aver conseguito la laurea in sociologia presso la University of Chicago nel 1900, Hine sviluppò un interesse capillare per la documentazione visiva delle condizioni di vita dei lavoratori, impiegando da subito macchine fotografiche come strumenti di indagine sociologica.
Nel corso degli anni universitari, Hine approfondì l’uso delle fotocamere a lastre di vetro (large format), impiegando prevalentemente formati 4×5 e 5×7 pollici, grazie ai quali poteva ottenere originali in altissima definizione con dettagli che rivelavano ogni aspetto dell’ambiente ripreso. È in questo periodo che Hine imparò le tecniche di sviluppo in camera oscura, padroneggiando emulsioni a base di gelatina e sali d’argento, nonché vari metodi di fissaggio per garantire la stabilità dell’immagine nel tempo.
Dopo gli studi, Hine iniziò la carriera come docente di sociologia alla New York University, ma fu l’incontro con la National Child Labor Committee (NCLC) nel 1908 a indirizzarlo verso quella che sarebbe diventata la sua opera più nota: la fotografia a fini di investigazione sociale. Per documentare il lavoro minorile, Hine avvaleva di una fotocamera portatile (spesso una Kodak Detective Camera montata su treppiede), che gli consentiva scatti discreti e rapidi in fabbriche, miniere e cantieri.
La sua formazione tecnica si consolidò con un approccio rigoroso alla misurazione della luce: Hine era solito calcolare l’esposizione in base a valori di ISO (all’epoca sensibilità ASA equivalenti intorno a 32–64), diaframmi aperti a f/8–f/16 e tempi di posa nell’ordine di 1/60–1/15 di secondo, bilanciando l’illuminazione naturale e quella artificiale con l’uso di lampade allo xeno o flash bulb. Tale accuratezza tecnico-scientifica permise a Hine di restituire al pubblico immagini estremamente nitide, con una profondità di campo sufficiente a mostrare contemporaneamente dettagli in primo piano e sullo sfondo.
Evoluzione stilistica e tecniche fotografiche
Nel corso della sua carriera, Hine adottò una struttura compositiva basata su linee guida prospettiche precise e su un uso attento del punto di vista. La scelta di angoli di ripresa bassi o frontali era spesso studiata per conferire alle figure umane un senso di dignità e solennità, contrapponendo la dimensione umana ai macchinari industriali che dominavano lo sfondo. Questa tecnica di contrasto formale tra figura e contesto divenne un tratto distintivo del suo stile.
Sul versante tecnico, Hine sperimentò diverse emulsioni ortocromatiche per ottenere contrasti più marcati tra toni chiari e scuri, e talvolta prefissava le lastre con filtri colorati (ad esempio blu o gialli) per modulare la resa tonale di cielo e pelle. La sua pratica in camera oscura prevedeva l’uso di bagni di sviluppo a temperatura controllata (intorno a 20–22°C) per ottenere un contrasto regolare e una gradazione tonale uniforme.
Dal punto di vista stilistico, Hine si distaccò dalle convenzioni della fotografia pittorialista allora dominante, che tendeva a sfocare i dettagli a favore di atmosfere romantiche. Al contrario, la sua adesione al realismo documentario puntava a una resa meticolosa della realtà, privilegiando i dettagli architettonici e strutturali delle fabbriche, delle miniere e dei cantieri. L’uso della profondità di campo estesa e delle lenti acromatiche gli permetteva di ottenere un’inquadratura estremamente nitida dal primo piano allo sfondo.
Un’altra innovazione di Hine fu l’impiego del contact printing: realizzava stampe a contatto diretto tra lastra negativa e carta fotosensibile, garantendo una fedeltà di dettaglio che superava quella delle stampe per ingrandimento. Questo metodo, combinato con l’uso di carta al bromostagno per la sua elevata capacità di risoluzione, contribuiva a enfatizzare texture, superfici metalliche e dettagli meccanici, elementi chiave per il suo reportage visivo.
Fotografia sociale e progetti per la National Child Labor Committee
L’incarico della NCLC rappresentò per Hine un banco di prova per le sue capacità tecniche e narrative. A partire dal 1908, percorse gli Stati Uniti munito di vari formati di fotocamera, da quella a lastre da 8×10 pollici fino alla più maneggevole Kodak Autographic. Le fotografie realizzate nell’ambito di questo progetto furono presentate in incontri pubblici, mostre itineranti e pubblicazioni a stampa, strumento fondamentale per indirizzare le politiche di riforma: Hine, infatti, utilizzava stampe su carta albuminata quando desiderava una resa calda e luminosa, mentre prediligeva la stampa su gelatina d’argento per la maggior parte dei dossier interni.
Le condizioni di lavoro minorile, e in generale quelle degli operai di prima generazione, venivano documentate attraverso scatti che mettevano in risalto gli sforzi fisici, i macchinari e gli spazi ristretti. La composizione delle immagini era studiata per sottolineare la vulnerabilità del soggetto: spesso i bambini erano inquadrati in controluce, in modo da isolare sagome e gesti, mentre i macchinari comparivano sullo sfondo con un’aura minacciosa. Deviazioni deliberate verso l’iperfocale garantivano che, indipendentemente dall’inquadratura, tutto rimanesse a fuoco, contribuendo alla chiarezza del messaggio documentario.
Tecniche di messa a fuoco selettiva furono adottate talvolta per indirizzare lo sguardo dell’osservatore sui dettagli ritenuti più significativi: una mano che manovra un attrezzo, uno sguardo stanco o un volto sporco di carbone. Per tali scatti, Hine regolava con precisione la distanza iperfocale e calibrava il diaframma a f/11 o f/16, riuscendo a ottenere un bokeh naturale dietro al soggetto, pur mantenendo leggibili i contorni degli ingranaggi.
Le fotografie furono raccolte in oltre 5.000 negativi tra il 1908 e il 1917, e molte di queste lastre sono oggi conservate al Museum of Modern Art (MoMA) di New York. Il progetto, strutturato in dossier tematici, contava sezioni dedicate a miniere di carbone, fabbriche tessili, cantieri navali e lavori agricoli. Ogni sezione era accompagnata da note tecniche che specificavano il tipo di emulsione, il formato del negativo, le condizioni di luce e i metodi di stampa impiegati.
Principali opere di Lewis Wickes Hine
Tra le opere più rappresentative di Hine spiccano alcuni scatti che hanno assunto un valore iconico nella storia della fotografia sociale. Uno dei più noti è “Breaker Boys, Pennsylvania” (1910), un’immagine a lastre 5×7 pollici sviluppata su carta gelatin silver che ritrae giovani ragazzi intenti a separare il carbone dalle lastre in un ambiente polveroso e poco illuminato. La gestione dei contrasti in questo scatto è esemplare: Hine usò un filtro giallo per schiarire il cielo e aumentare la leggibilità delle figure in penombra.
Un altro esempio è “American Red Cross, Ellis Island” (1917), parte del progetto per la Croce Rossa, in cui Hine documentò l’arrivo dei migranti e le procedure di sanificazione. Qui, l’uso della fotografia istantanea con pellicola a lastre da 4×5 pollici gli permise di catturare momenti in rapido movimento, minimizzando i tempi di posa a 1/30 di secondo e avvalendosi di flash bulb per garantire una corretta esposizione in interni.
Nel 1924, Hine realizzò il reportage “The Mill Worker” a Gastonia, Carolina del Nord, adottando nuove emulsioni panchromatiche per migliorare la resa dei toni scuri negli ambienti industriali. Il contrasto elevato e la texture ruvida delle superfici metalliche emergono in maniera nitida grazie a uno sviluppo esteso, con tempi di immersione superiori ai canonici 8 minuti.
Tra le sue pubblicazioni tecniche, Hine contribuì con articoli sullo Photographic Journal of America, dove descrisse procedure di sviluppo per lastre scadute, sperimentazioni con bagni di sviluppo a base di metol e idrochinone, e metodi per ridurre la grana nelle stampe tramite l’uso di cartoncini filtranti durante la filtrazione del bagno di sviluppo.