La Rectaflex rappresenta una pietra miliare nella storia della fotografia, essendo stata la prima fotocamera reflex monobiettivo (SLR) al mondo dotata di un mirino a pentaprisma. Progettata e prodotta in Italia da Telemaco Corsi tra il 1947 e il 1958, questa fotocamera introdusse innovazioni tecniche che influenzarono profondamente il design delle reflex moderne. Nonostante la sua breve vita commerciale e le sfide produttive, la Rectaflex dimostrò la capacità dell’ingegneria italiana di competere con colossi tedeschi come Zeiss-Ikon, anticipando soluzioni adottate successivamente in modelli iconici quali la Contax S e la Nikon F. Questo articolo esplora la genesi, le caratteristiche tecniche, i modelli principali e l’impatto tecnologico di questa fotocamera rivoluzionaria.
La nascita della Rectaflex è strettamente legata al contesto del dopoguerra italiano, periodo in cui l’industria nazionale cercava di riaffermarsi attraverso innovazioni tecnologiche. Telemaco Corsi, avvocato romano appassionato di fotografia, identificò un vuoto nel mercato delle reflex: i modelli dell’epoca, come le tedesche Exakta e Kine Exakta, utilizzavano mirini a pozzetto che obbligavano i fotografi a osservare l’immagine dall’alto, con una visione rovesciata lateralmente. Corsi intuì che l’integrazione di un pentaprisma avrebbe permesso una visione “ad altezza occhio” e corretta ortograficamente, semplificando la composizione.
Nel 1946, Corsi presentò un prototipo in legno alla Fiera Campionaria di Milano, suscitando l’interesse di investitori. Il progetto si concretizzò nel 1947 con la fondazione dell’azienda Rectaflex a Roma, in via dei Prefetti. Il nome stesso, derivato dalla combinazione di recta (retto, riferito all’angolo di 90° del pentaprisma) e flex (abbreviazione di reflex), sintetizzava l’innovazione chiave. La produzione iniziale fu artigianale, con telai in lega di alluminio fresati a mano e componenti ottici importati dalla Schneider-Kreuznach.
Un aspetto poco noto riguarda la collaborazione con Luigi Picchioni, ottico torinese, che sviluppò lo stigmometro obliquo per il mirino. Questo dispositivo, costituito da due cunei di vetro incrociati a 45°, permetteva una messa a fuoco precisa sfruttando l’interferenza delle linee, un principio ripreso successivamente nei mirini delle Leica M3.
Innovazioni Tecniche e Architettura della Fotocamera
La Rectaflex introdusse quattro innovazioni fondamentali che divennero standard nelle SLR successive:
Pentaprisma e Visione Diretta
Il cuore del sistema era un prisma di vetro ottico a cinque facce (pentaprisma), che raddrizzava l’immagine invertita lateralmente dallo specchio. A differenza dei prismi a tetto successivi, quello della Rectaflex utilizzava una geometria asimmetrica per compensare l’angolo di incidenza della luce, con una perdita di luminosità calcolata in 0,3 stop. Il mirino offriva un ingrandimento di 0,8x e una copertura del 92% del fotogramma, con un reticolo di messa a fuoco centrale.
Otturatore a Tendina in Tessuto Gommato
L’otturatore orizzontale, sviluppato in collaborazione con la tedesca Deckel, utilizzava due tendine in seta gommata spessa 0,12 mm. Le velocità spaziavano da 1 secondo a 1/1300s, con sincronizzazione flash a contatto diretto su tutte le velocità – un primato per l’epoca. Il meccanismo a trascinamento asimmetrico garantiva un’escursione uniforme delle tendine, riducendo la distorsione dell’immagine durante scatti rapidi.
Attacco a Baionetta per Obiettivi Intercambiabili
La Rectaflex adottò un attacco a baionetta con 3 lamelle in acciaio temprato, diametro 42 mm e distanza flange di 44,5 mm. Questo consentiva l’uso di obiettivi progettati per il formato 35mm senza modifiche meccaniche. I modelli disponibili includevano:
-
Schneider-Kreuznach Xenon 50mm f/2: 6 elementi in 5 gruppi, con trattamento antiriflesso a singolo strato (coating Violett)
-
Angénieux 35mm f/2.5: grandangolo asferico con correzione della distorsione a barilotto
-
Zeiss Biotar 75mm f/1.5: ritrattivo per ritratti, con diaframma a 15 lamelle
Specchio a Ritorno Rapido
Lo specchio, realizzato in vetro borosilicato con rivestimento argentico, utilizzava un sistema a molla bilanciata per il ritorno immediato dopo l’esposizione. L’angolo di ribaltamento di 73° evitava vignettature con obiettivi grandangolari, mentre un ammortizzatore in gomma naturale riduceva le vibrazioni.
Modelli Principali ed Evoluzione della Produzione
La Rectaflex fu prodotta in sette serie principali, ognuna con miglioramenti progressivi:
Serie Standard 947 (1947-1948)
I 50 prototipi pre-serie presentavano un corpo in alluminio anodizzato nero, con mirino rimovibile e pulsante di scatto sul lato frontale. La numerazione iniziava da 001, con obiettivo fisso Xenon 50mm f/2.8.
Serie A.1000 (1948-1949)
La prima produzione di serie introdusse il caricatore rapido per pellicola 35mm, con un sistema a leva che agganciava la perforazione senza bisogno di riavvolgere. I numeri di serie andavano da 1001 a 2127, con finitura in pelle di squalo stampata.
Serie B.2000 (1949-1950)
Questo modello includeva un esposimetro esterno Weston Master II accoppiato al selettore dei tempi, attraverso una trasmissione a cavo flessibile. Solo 300 esemplari furono prodotti, riconoscibili dalla ghiera dei tempi cromata.
Serie Rotor (1952-1953)
Progetto ambizioso ma fallimentare, la Rotor integrava tre obiettivi (35mm, 50mm, 135mm) su un carrello rotante azionato da una manovella laterale. Il sistema, però, causava disallineamenti ottici e solo 75 unità furono completate.
Serie 30000 (1954-1955)
Ultima evoluzione prima del fallimento, presentava un mirino con correzione diottrica regolabile (-3 a +3) e pulsante di scatto magnetizzato per ridurre lo scuotimento. La produzione totale stimata è di 31.350 esemplari.
Sfide Tecniche e Limiti Operativi
Nonostante le innovazioni, la Rectaflex soffrì di problemi strutturali:
-
Affidabilità dell’Otturatore: Le tendine in seta tendevano a deformarsi con l’umidità, causando variazioni nelle velocità superiori a 1/500s. La manutenzione richiedeva la sostituzione completa ogni 5.000 scatti.
-
Peso e Bilanciamento: Con 972 grammi (corpo + obiettivo 50mm), la fotocamera era scomoda per il reportage. Il baricentro avanzato obbligava a un’impugnatura a due mani.
-
Compatibilità Flash: L’assenza di un sincro X dedicato limitava l’uso con i flash elettronici emergenti, costringendo a modifiche artigianali.
Impatto Tecnologico e Confronto con la Contax S
Sebbene la Rectaflex precedesse di un anno la Contax S (1949) nell’adozione del pentaprisma, il successo commerciale fu limitato dalla superiorità produttiva tedesca. Un confronto tecnico rivela differenze chiave:
Caratteristica | Rectaflex (1948) | Contax S (1949) |
---|---|---|
Otturatore | Tessuto, 1/1300s | Metallico, 1/1000s |
Mirino | 92% copertura | 95% copertura |
Attacco Obiettivi | Baionetta 42mm | Filettatura M42 |
Peso | 972g | 810g |
Produzione Annuale | 2.500 unità | 15.000 unità |
La Rectaflex eccelleva nella luminosità del mirino (f/2.8 equivalente vs f/3.5 della Contax), ma la complessità meccanica ne limitò l’adozione su larga scala.
Declino e Eredità Tecnologica
Nel 1955, l’azienda fu acquisita da investitori del Liechtenstein che trasferirono la produzione a Vaduz. I tentativi di rilancio con la Serie 40000 (1957-1958), dotata di esposimetro al selenio integrato, fallirono per l’incapacità di competere con le giapponesi Asahi Pentax e Nikon F. Dei 300 esemplari previsti, solo 12 furono completati.
Nonostante ciò, il design della Rectaflex influenzò:
-
Mirino a Pentaprisma: Standard in tutte le SLR dal 1960
-
Attacco a Baionetta: Adottato da Nikon (1959) e Pentax (1975)
-
Specchio a Ritorno Rapido: Base per il sistema Instant Return Mirror della Canon FT (1966)