domenica, 14 Settembre 2025
0,00 EUR

Nessun prodotto nel carrello.

Tudar T. Hora & Co.

La società Tudar T. Hora & Co., fondata nel 1879 nella periferia industriale di Leeds, emerge con un’identità cruciale nella storia degli apparecchi fotografici ottocenteschi. Il suo fondatore, Thomas Hora, un ex apprendista meccanico convertito alla fotografia, sposò l’ingegnere ottico ungherese István Tudar, dando vita a un’atelier dalla forte impronta tecnica e internazionale. Leeds era allora un polo tessile e metallurgico, e questo terreno industriale forniva l’energia necessaria per sperimentazioni meccaniche e produzione di precisione. La nascita della ditta rispondeva all’esigenza di coniugare meccanica di precisione con ottica specialistica: Tudar e Hora progettavano fotocamere da campo e da studio, concentrandosi su armonia tra materiali, meccanismi e risoluzione fotografica.

Il primo catalogo del 1880 recita la dicitura “Tudar T. Hora & Co., Machine‑Optik & Photographic Apparatus”, una denominazione che sottolinea l’aspirazione industriale della ditta. I due soci non erano interessati al mercato di massa, ma ambivano a creare apparecchi di fascia medio-alta per professionisti, ingegneri, geografi, collezionisti informati. La produzione avveniva in un laboratorio-laboratorio dotato di officina per tornitura meccanica, reparto di levigatura ottica, falegnameria, reparto di cucitura per soffietti e camera oscura interna per prove su pellicola e lastre.

La data ufficiale di fondazione (1879) segnò l’inizio di una serie di miglioramenti tecnici: la realizzazione di un piano focale regolabile con cremagliera micrometrica, un sistema di livellamento interno tramite goniometro e l’adozione di ottiche acromatiche da 150 mm con trattamento antiriflesso manuale. La collaborazione tra le parti meccaniche e ottiche consentiva alla Tudar T. Hora & Co. di offrire un apparecchio di elevata precisione, destinato a chi richiedeva una fotografia scientifica, topografica o documentaria.

La scelta del legno non era casuale: veniva impiegato mogano stagionato, lavorato artigianalmente, con verniciature certificate per garantire stabilità. I componenti metallici, in ottone nichelato o bronzo, erano fresati con tolleranze di pochi centesimi di millimetro. L’attenzione alla calibrazione delle guide di messa a fuoco, delle cerniere e degli attacchi per il treppiede rifletteva una filosofia basilare: la fotocamera deve essere strumento ottico e macchina di precisione.

Contemporaneamente, l’integrazione fra capacità artigianale e visione internazionale mostrava nelle esportazioni verso l’India, il Sudafrica e il Medio Oriente che l’apparecchio era apprezzato per affidabilità, robustezza e qualità di resa.

La fotocamera Tudar T. Hora & Co. era disponibile in vari formati, tra cui i più diffusi erano 6×9 cm, 9×12 cm e 4×5 pollici. La struttura era quella tipica a campo estensibile, con piano posteriore e frontale collegati via guida a rotaia e soffietto pieghevole. La messa a fuoco veniva realizzata tramite una cremagliera micrometrica in ottone, azionata lateralmente, dotata di scala graduata in pollici e centimetri. Questa soluzione era di livello assai superiore rispetto ai semplici sistemi di messa a fuoco a zona o a fuoco fisso, e permetteva un’accuratezza di 0,1 mm.

Il soffietto era costruito in tela cerata multistrato, generalmente color mogano o nero, cucito a mano e garantito nastrato con guarnizioni interne contro la perdita di luce. Il telaio era composto da guide di legno a sezione rettangolare con binari interni in ottone nichelato che garantivano scorrimento fluido e paralassi minimi.

Le ottiche fornite erano principalmente doppietti acromatici da 150 mm f/8 sviluppati su schema di Ross o Dallmeyer, con trattamento antiriflesso a base di cerote naturale. I modelli di alta gamma montavano ottiche Petzval modificate o R.R. Rapid Rectilinear, con quattro lenti in due gruppi, diaframmi a lamelle metalliche da f/8 a f/32, comando completamente manuale, apertura visibile su un barilotto inciso con numeri chiaramente leggibili.

L’otturatore era di tipo a ghigliottina azionato da una leva laterale. I tempi misurabili includevano meccanismi per 1/25, 1/50 e 1/100 di secondo, nonché modalità Bulb (B) e Time (T), entrambe attivabili manualmente. Il meccanismo di armamento era integrato nel barilotto e richiedeva rotazione manuale di un pulsante; la precisione era sufficiente per la fotografia da studio e da campo in condizioni di buona luminosità.

La fotocamera supportava lastre in vetro da 4×5 pollici inserite in chassis intercambiabili, oltre a un accessorio facoltativo per rullini flessibili tipo “paper-backed roll film”, che consentiva circa 12 fotogrammi per rotolo. Il formato roll film era gestito tramite un dorso appositamente progettato da Tudar T. Hora, mantenendo la qualità dell’immagine pur garantendo maggiore versatilità e rapidità di scatto.

La costruzione meccanica era orientata alla compatibilità con strumenti di rilievo: la base riportava un attacco per treppiede universale con filettatura Whitworth ½‑20, mentre un goniometro retrattile incorporato permetteva il livellamento preciso della macchina rispetto all’orizzonte. Esistevano anche versioni dotate di visore di mirino a stella per la fotografia panoramica a sequenza continua.

L’uso della fotocamera Tudar T. Hora & Co. ricadde prevalentemente in ambiti professionali e tecnici: fu adottata da geografi, topografi, ingegneri ferroviari e medici imperiali in colonie. Le sue caratteristiche di precisione e flessibilità la resero ideale per la documentazione di siti archeologici, infrastrutture, panorami geografici e comunità remote. Sebbene non sia mai arrivata a una diffusione di massa, rimane documentata la sua presenza nelle spedizioni scientifiche in India settentrionale e nel deserto del Kalahari.

Nei manuali originali l’uso veniva illustrato tramite esercizi pratici su contrasto, esposizione e inclinazione della macchina. La resa tonale delle lastre era influenzata dall’uso di emulsioni alla gelatina‑bromuro, sviluppate con formule consigliate da Tudar T. Hora, che enfatizzavano la nitidezza, il contrasto moderato e un leggero aumento della gamma dinamica rispetto alle emulsioni più comuni dell’epoca.

Le stampe venivano realizzate a contatto su carta salata o albumina, evidenziando dettagli minimi come crepe, solchi del terreno o texture delle rocce, dati preziosi per scienziati e ricercatori. Il controllo geometrico già in fase di scatto permetteva di evitare sagomature prospettiche rilevabili, riducendo l’intervento di correzione in stampa o disegno.

Il marchio scomparve dopo l’acquisizione da parte di una più grande officina ottica nel 1895. Alcuni esemplari sopravvivono oggi in collezioni private e musei specialistici nel Regno Unito. Vengono studiati come esempi di equilibrio tra meccanica di precisione e ottica artigianale, capaci di produrre documenti visivi ad alta affidabilità, prima dell’era delle fotocamere industriali da massa.

La rarità delle fotocamere Tudar T. Hora ha cresciuto l’interesse collezionistico: gli appassionati di fotografia storica le considerano dispositivi che incarnano la tensione tra innovazione tecnica e controllo operativo manuale, oggi sentito come testimonianza di una fase intermedia tra la fotografia scientifica e la sua democratizzazione.

Hey, ciao 👋
Piacere di conoscerti.

Iscriviti per ricevere contenuti fantastici nella tua casella di posta, ogni mese.

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.

Curiosità Fotografiche

Articoli più letti

FATIF (Fabbrica Articoli Tecnici Industriali Fotografici)

La Fabbrica Articoli Tecnici Industriali Fotografici (FATIF) rappresenta un capitolo fondamentale...

Otturatore a Tendine Metalliche con Scorrimento Orizzontale

L'evoluzione degli otturatori a tendine metalliche con scorrimento orizzontale...

La fotografia e la memoria: il potere delle immagini nel preservare il passato

L’idea di conservare il passato attraverso le immagini ha...

La Camera Obscura

La camera obscura, o camera oscura, è un dispositivo ottico che ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo della scienza e della fotografia. Basata sul principio dell’inversione dell’immagine attraverso un piccolo foro o una lente, è stata studiata da filosofi, scienziati e artisti dal Medioevo al XIX secolo, contribuendo all’evoluzione degli strumenti ottici e alla rappresentazione visiva. Questo approfondimento illustra la sua storia, i principi tecnici e le trasformazioni che ne hanno fatto un precursore della fotografia moderna.

L’invenzione delle macchine fotografiche

Come già accennato, le prime macchine fotografiche utilizzate da...

La pellicola fotografica: come è fatta e come si produce

Acolta questo articolo: La pellicola fotografica ha rappresentato per oltre...

Il pittorialismo: quando la fotografia voleva essere arte

Il pittorialismo rappresenta una delle tappe più affascinanti e...

Fotografia e arte: L’influenza della fotografia sulla pittura

La nascita della fotografia, formalmente annunciata nel 1839, rappresenta...
spot_img

Ti potrebbero interessare

Naviga tra le categorie del sito

Previous article
Next article