La Thornton‑Pickard Manufacturing Company rappresenta un capitolo fondamentale nella storia della fotografia britannica, in particolare per lo sviluppo tecnologico e la diffusione di fotocamere a fine Ottocento e inizio Novecento. Fondata nel 1888 a Manchester da John Edward Thornton e Edgar Pickard, la società si impose ben presto come uno dei principali produttori di apparecchi fotografici meccanici nel Regno Unito. La nascita dell’azienda coincide con un periodo di grande fermento tecnologico, durante il quale la fotografia si evolveva rapidamente da un processo artigianale a una vera e propria industria.
John Edward Thornton, la mente tecnica dietro l’impresa, era un ingegnere meccanico con una forte propensione all’innovazione. Dopo aver lavorato per diversi anni nel settore della meccanica di precisione e aver accumulato esperienza nella realizzazione di componenti ottici e meccanismi di scatto, brevettò nel 1886 un innovativo otturatore a rullo in tessuto, denominato “Time & Instantaneous Shutter”. Questo dispositivo rivoluzionò il modo di gestire i tempi di esposizione, combinando la possibilità di scatti molto brevi con una robustezza e affidabilità mai viste prima. A ciò si aggiunse l’ingresso di Edgar Pickard, che, con una solida esperienza in ambito gestionale e finanziario, fornì all’azienda una base commerciale e organizzativa su cui costruire la produzione.
Fin dai primi anni, la Thornton‑Pickard Manufacturing Company puntò alla realizzazione di fotocamere destinate sia a professionisti sia a utenti evoluti, riuscendo a coniugare qualità artigianale e innovazioni tecniche. L’azienda si trasferì nel 1891 a Broadheath, vicino ad Altrincham, dove fu allestito uno stabilimento moderno per l’epoca, con un’area dedicata alla lavorazione del legno, alla tornitura dei componenti metallici, alla fabbricazione degli otturatori e a una camera oscura interna per test e sviluppo dei primi scatti.
I modelli iniziali come la Ruby e la Amber erano basati sull’otturatore brevettato da Thornton e si distinguevano per la loro costruzione solida in legno di mogano, con meccanismi in ottone nichelato e una gestione accurata delle tolleranze. La Ruby, in particolare, fu una fotocamera da campo pieghevole che garantiva un compromesso eccellente tra portabilità e qualità ottica, montando obiettivi Rapid‑Rectilinear che offrivano un’ottima resa anche in condizioni di luce non ottimali.
La collaborazione tra Thornton e Pickard, pur produttiva, si concluse nel 1898 a seguito di divergenze interne e della morte prematura di Pickard, ma l’azienda continuò a svilupparsi, ottenendo nel frattempo il riconoscimento come una delle principali industrie fotografiche britanniche. La tecnologia del loro otturatore a rullo venne adottata da molti produttori e divenne uno standard, grazie alla sua semplicità e affidabilità.
L’aspetto tecnico delle fotocamere Thornton‑Pickard fu da sempre un elemento distintivo e motivo di successo. La costruzione in legno di mogano, scelta per le casse, garantiva un’elevata stabilità dimensionale e resistenza alle sollecitazioni ambientali. Il legno veniva accuratamente stagionato per ridurre al minimo le deformazioni dovute all’umidità. Il corpo macchina integrava una struttura interna in ottone nichelato, lavorato con grande precisione per ospitare gli otturatori e i meccanismi di messa a fuoco.
La messa a fuoco avveniva tramite un sistema a cremagliera, che permetteva una regolazione micrometrica della distanza del piano focale, fondamentale per l’uso con lastre o rullini di diversa spessore. Il vetro smerigliato, spesso corredato da una lente di Fresnel, offriva una superficie nitida per la composizione dell’immagine e la verifica della messa a fuoco. Alcuni modelli di alta gamma integravano una maschera a forbice per migliorare la precisione della messa a fuoco su soggetti specifici.
L’otturatore roller‑blind brevettato da Thornton fu una vera e propria rivoluzione. Costituito da una tenda in tessuto impregnato di gomma, azionata da una molla calibrata, l’otturatore garantiva tempi di esposizione rapidi e costanti, variabili da 1/25 fino a 1/200 di secondo, molto avanzati per l’epoca. Il meccanismo si distingueva per la sua affidabilità, resistenza all’usura e facilità di manutenzione, tanto da essere adottato anche da altri produttori dietro concessione di licenza.
La gamma di prodotti si ampliò negli anni, spaziando da fotocamere pieghevoli come la Ruby a modelli più sofisticati come la Imperial Triple Extension, una fotocamera a tre elementi estensibili che permetteva una distanza focale variabile per il controllo della prospettiva e della profondità di campo. Questa fotocamera, realizzata in diverse dimensioni, consentiva anche il montaggio di otturatori a piano focale e l’uso di obiettivi intercambiabili, un aspetto importante per i professionisti del settore.
Nel corso degli anni Venti e Trenta, Thornton‑Pickard entrò nel segmento delle reflex con modelli come la Ruby Reflex, che anticipò molte soluzioni tecniche moderne. Questa fotocamera SLR presentava un sistema a specchio interno per la composizione, permettendo al fotografo di vedere esattamente ciò che sarebbe stato catturato sulla pellicola o sulla lastra. Alcune versioni montavano ottiche Carl Zeiss Tessar, sinonimo di alta qualità ottica, e offrivano la possibilità di utilizzare sia lastre che rullini, aumentando la versatilità.
Parallelamente, vennero prodotti modelli più economici per il mercato amatoriale, come la serie Puck, fotocamere box per pellicola 120 caratterizzate da un design semplice ma robusto, con finiture in legno e pelle. Questi apparecchi erano dotati di mirini dedicati per inquadrature rapide e di ottiche di buona qualità, rappresentando una soluzione accessibile ma comunque performante.
La produzione includeva anche versioni stereoscopiche come la Stereo Puck, progettata per generare coppie di immagini destinate a visori tridimensionali. Questa attenzione all’innovazione tecnologica e alle esigenze di nicchia dimostra come Thornton‑Pickard fosse attenta a soddisfare un ampio ventaglio di utenti, dagli appassionati ai professionisti.
La storia della Thornton‑Pickard è anche intrecciata con eventi storici di grande rilievo. Durante la Prima Guerra Mondiale, l’azienda fu coinvolta nella produzione di apparecchi fotografici destinati all’uso militare, in particolare fotocamere per addestramento degli aviatori, come la Mark III Hythe gun camera. Questi strumenti erano progettati per resistere alle condizioni di vibrazione e stress tipiche dei velivoli militari, e consentivano di documentare missioni e addestramenti con elevata affidabilità.
L’esperienza accumulata in ambito militare influenzò le successive produzioni civili, migliorando le tecniche costruttive e la robustezza delle fotocamere. Nel dopoguerra, la Thornton‑Pickard cercò di adattarsi ai cambiamenti del mercato, ampliando la gamma di prodotti e introducendo modelli più moderni e versatili.
La crisi economica della fine degli anni Venti e la crescente concorrenza internazionale misero però a dura prova l’azienda. La diffusione di fotocamere più economiche e automatizzate, in particolare dai produttori tedeschi e americani, ridusse drasticamente la quota di mercato di Thornton‑Pickard. La fusione nel 1921 con altre aziende britanniche nel quadro della Amalgamated Photographic Manufacturers fu un tentativo di consolidamento, ma non bastò a fermare il declino.
L’attività produttiva cessò ufficialmente nel 1939, anche se un servizio di riparazioni rimase attivo fino agli anni Sessanta, testimonianza dell’affidabilità e della longevità dei prodotti Thornton‑Pickard. Oggi le fotocamere prodotte dall’azienda sono molto ricercate da collezionisti e musei, e sono esposte in istituzioni come il Science Museum di Londra o il George Eastman Museum negli Stati Uniti.
Dal punto di vista tecnico, la Thornton‑Pickard rappresenta un momento chiave della fotografia meccanica inglese, con un patrimonio di innovazioni che hanno influenzato la produzione mondiale. L’adozione e perfezionamento dell’otturatore roller‑blind, la costruzione robusta e la modularità dei componenti anticiparono molte soluzioni poi adottate da produttori successivi. I loro prodotti testimoniano un equilibrio tra precisione meccanica, qualità ottica e cura artigianale, rendendoli un simbolo della transizione dalla fotografia artigianale a quella industriale

Sono Manuela, autrice e amministratrice del sito web www.storiadellafotografia.com. La mia passione per la fotografia è nata molti anni fa, e da allora ho dedicato la mia vita professionale a esplorare e condividere la sua storia affascinante.
Con una solida formazione accademica in storia dell’arte, ho sviluppato una profonda comprensione delle intersezioni tra fotografia, cultura e società. Credo fermamente che la fotografia non sia solo una forma d’arte, ma anche un potente strumento di comunicazione e un prezioso archivio della nostra memoria collettiva.
La mia esperienza si estende oltre la scrittura; curo mostre fotografiche e pubblico articoli su riviste specializzate. Ho un occhio attento ai dettagli e cerco sempre di contestualizzare le opere fotografiche all’interno delle correnti storiche e sociali.
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Sono anche una sostenitrice della conservazione della memoria visiva. Ritengo che le immagini abbiano il potere di raccontare storie e preservare momenti significativi. Con un approccio critico e riflessivo, invito i miei lettori a considerare il valore estetico e l’impatto culturale delle fotografie.
Oltre al mio lavoro online, sono autrice di libri dedicati alla fotografia. La mia dedizione a questo campo continua a ispirare coloro che si avvicinano a questa forma d’arte. Il mio obiettivo è presentare la fotografia in modo chiaro e professionale, dimostrando la mia passione e competenza. Cerco di mantenere un equilibrio tra un tono formale e un registro comunicativo accessibile, per coinvolgere un pubblico ampio.