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P.E. Valette

La figura di P.E. Valette si inserisce nella trama artigianale e meccanica della fotografia francese dei primi decenni del XX secolo. Poco incline alla pubblicità personale, Valette non fu un industriale nel senso canonico del termine, ma piuttosto un meccanico di precisione e progettista indipendente, specializzato nella realizzazione di apparecchiature fotografiche personalizzate o su licenza per altri marchi, come accadde nel celebre caso della Discope Colmont Stereo Camera, prodotta per conto della Maison Colmont attorno al 1922.

L’ambito d’azione di P.E. Valette coincide con un periodo di transizione tecnologica molto interessante, in cui si passa dalla meccanica di fine Ottocento ancora fortemente legata alla produzione artigianale, a un primo approccio alla meccanizzazione semi-industriale applicata alla costruzione delle camere. L’ambiente in cui operava era quello di Parigi o Lione, centri nevralgici per la fotografia stereoscopica e le ottiche di precisione. Gli archivi rimasti, per quanto frammentari, indicano che Valette aveva competenze tecniche nella tornitura, nella fresatura di componenti metallici e nella progettazione di sistemi ottici complessi.

Non esistono registri ufficiali di una sua “fabbrica” nel senso stretto, ma numerosi apparecchi firmati o attribuiti a Valette sono oggi conservati in collezioni francesi e tedesche, a riprova di un’attività riconosciuta nel settore. La sua impronta stilistica è rintracciabile in diverse macchine stereoscopiche e in piccoli apparecchi reflex da viaggio, alcuni dei quali realizzati in bachelite e metallo anodizzato, materiali tipici del periodo post-bellico immediatamente successivo alla Prima Guerra Mondiale. La produzione non fu mai su larga scala, e proprio questa caratteristica rende le camere Valette oggetti tecnicamente rari e filologicamente rilevanti.

La sua attività si pone nel solco delle collaborazioni tecnico-commerciali, come dimostra il caso della Colmont, per la quale Valette progettò e costruì interamente la Discope Stereo Camera. In quel contesto, non fu un semplice fornitore di componenti, ma un costruttore responsabile dell’intera ingegnerizzazione del corpo macchina, compresi i meccanismi interni di sincronizzazione delle lenti e degli otturatori.

La Discope Colmont Stereo Camera

Tra i progetti più rappresentativi della produzione di P.E. Valette emerge con chiarezza la Discope Colmont Stereo Camera, una fotocamera stereoscopica prodotta circa nel 1922 per la casa francese Colmont, specializzata in ottiche binoculare e strumentazione fotografica da viaggio. Si trattava di un dispositivo compatto, progettato per catturare due immagini simultanee su pellicola in formato 6×13 cm, secondo il principio della stereoscopia parallela. Il risultato, una coppia di fotografie affiancate, veniva poi osservato con visori dedicati, per ottenere l’illusione della profondità tridimensionale.

La macchina era costruita in alluminio anodizzato nero, con inserti in ottone lucidato e coperture in cuoio pressato, secondo una tradizione costruttiva che univa robustezza e portabilità. Il corpo era relativamente piatto e simmetrico, con due ottiche frontali perfettamente allineate, montate su una piastra basculante che consentiva piccole regolazioni micrometriche del parallasse. Le lenti utilizzate erano probabilmente fornite da Krauss Paris o da fornitori tedeschi come Rodestock, entrambe focali fisse attorno ai 75 mm, calcolate per una resa nitida da 1,5 metri all’infinito.

Il sistema di otturazione era uno dei punti di forza del progetto Valette. A differenza di molti apparecchi stereoscopici dell’epoca, che richiedevano due otturatori sincronizzati manualmente, la Discope Colmont integrava un meccanismo a scorrimento orizzontale sincrono, azionato da un unico comando centrale. Questo permetteva un’esposizione simultanea precisa, minimizzando i problemi di disallineamento temporale che avrebbero potuto compromettere la resa tridimensionale dell’immagine.

Anche il sistema di avanzamento pellicola meritava attenzione: la macchina utilizzava pellicola in rullo tipo 120 modificata, contenuta in un dorso posteriore sigillato a pressione tramite due leve laterali. La visione delle esposizioni era garantita da una finestra rossa schermata da un doppio vetro color rubino, per evitare la velatura delle emulsioni più sensibili. L’avanzamento avveniva manualmente con una rotella, ma un contatore meccanico a scatto permetteva di tenere traccia delle coppie stereoscopiche.

L’inquadratura era gestita tramite due mirini ottici paralleli, uno per ciascun asse visivo, montati su una slitta mobile superiore. Alcuni modelli successivi integravano anche un mirino galileiano centrale, utilizzabile in condizioni di luce scarsa. La cura per il dettaglio tecnico e il livello di finitura erano tipici dell’artigianato francese d’alta gamma dell’epoca.

La Discope fu apprezzata sia da dilettanti evoluti sia da professionisti specializzati in reportage stereoscopico, come dimostrano le presenze documentate nei kit fotografici di spedizioni botaniche e archeologiche in Nord Africa. La costruzione era talmente robusta da permettere l’uso della macchina anche in ambienti desertici o ad alta umidità, un dettaglio che rientra nella filosofia progettuale di Valette: resistenza, precisione, portabilità.

Le fotocamere minori attribuite a Valette

Se la Discope rappresenta il vertice tecnico dell’opera di P.E. Valette, esistono almeno tre modelli minori attribuiti con ragionevole certezza alla sua manifattura, anche se privi di marchiature evidenti. Si tratta di piccole camere stereo in formato 45×107 mm e 6×6 cm, caratterizzate da soluzioni meccaniche simili a quelle della Discope, in particolare per quanto riguarda l’otturatore sincronizzato e la struttura simmetrica delle piastre anteriori.

Uno di questi modelli, oggi conservato in una collezione privata a Tolosa, presenta un rivestimento in galalite rossa e una ghiera centrale con apertura fissa a f/11, elementi non comuni per l’epoca e riconducibili a uno spirito di innovazione tecnica su piccola scala. Alcuni elementi strutturali, come la lavorazione delle manopole e le cerniere posteriori, sono praticamente identici a quelli utilizzati da Valette per la Discope Colmont, rafforzando l’attribuzione indiretta.

Molti collezionisti e studiosi del settore ritengono che P.E. Valette fosse coinvolto anche nella progettazione di camere da proiezione stereoscopica, come risulta da alcuni disegni industriali ritrovati nei fondi dell’Archivio Colmont. Il suo ruolo, tuttavia, non fu mai quello del produttore seriale, ma piuttosto del progettista su commissione, attento alla funzionalità e capace di integrare nella stessa macchina soluzioni meccaniche e ottiche avanzate.

Dalla prospettiva della storia della fotografia, Valette occupa una posizione particolare: non fu mai un nome da catalogo, ma piuttosto da etichetta interna, presente nei meccanismi, nei brevetti silenziosi, nelle scelte di design coerenti e di qualità. Il suo lavoro ci permette di comprendere come la fotografia stereoscopica francese abbia potuto svilupparsi su un piano parallelo a quello tedesco, grazie a una rete di artigiani come lui, capaci di rispondere alle esigenze di un mercato di nicchia ma tecnologicamente esigente.

Curiosità Fotografiche

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