La genesi di Franke & Heidecke affonda le radici nell’esperienza maturata dai fondatori presso la Voigtländer, azienda pioniera nella produzione di strumenti ottici. Reinhold Heidecke, ingegnere meccanico con alle spalle la progettazione di apparecchiature stereoscopiche, concepì l’idea di una fotocamera a doppio obiettivo durante la Prima Guerra Mondiale. L’ispirazione nacque dall’osservazione delle limitazioni delle fotocamere a soffietto in pelle, vulnerabili all’usura e ai parassiti nelle condizioni di trincea. Un episodio emblematico – il ritrovamento di una Kodak 3A con il soffietto rosicchiato dai topi – spinse Heidecke a sviluppare un sistema di messa a fuoco basato su guide metalliche estensibili, eliminando i componenti deperibili.
Nel 1921, l’azienda lanciò la Heidoscop, fotocamera stereoscopica per lastre 45×107 mm dotata di tre obiettivi: due Carl Zeiss Tessar 55mm f/4.5 per la ripresa e un Super Triplet 75mm f/3.2 per il mirino. Il design prevedeva un corpo in lega di alluminio pressofuso con finiture in cuoio vegetale, mentre il sistema di avanzamento delle lastre utilizzava un magazzino rotativo a 12 posizioni con blocco a molla. La scelta degli obiettivi Zeiss non fu casuale: oltre alla qualità ottica, garantiva compatibilità con gli standard militari statunitensi, aprendo mercati internazionali.
Nel 1923, l’evoluzione verso la pellicola in rullo portò alla Rollfilm-Heidoscop, adattata per il formato 117 (6×13 cm). Il dispositivo introdusse un dorso intercambiabile con sistema di tensionamento a frizione magnetica, risolvendo il problema dell’incurvamento della pellicola mediante rulli di guida in ebanite vulcanizzata. Questo modello, ribattezzato Rolleidoscop nel 1926, segnò l’adozione del nome “Rollei” – fusione di “Rollfilm” e “Heidoscop” – e consolidò l’uso del mirino a pozzetto reflex con vetro smerigliato e livella a bolla integrata.
La Svolta Biottica: Nascita della Rolleiflex (1927-1939)
Il salto concettuale verso la fotocamera biottica avvenne nel 1927, con la realizzazione di dieci prototipi basati su un design verticale a doppio obiettivo. La Rolleiflex Original del 1929 rappresentò la sintesi di anni di sperimentazione: montava due Carl Zeiss Tessar 75mm f/3.8 (ripresa e messa a fuoco), un otturatore Compur con tempi da 1 a 1/300 sec e un corpo in Alpax (lega di alluminio-silicio) anodizzato. La rivoluzione stava nel sistema di estensione a binario, dove la slitta metallica sostituiva il tradizionale soffietto, garantendo una precisione di messa a fuoco di ±0,02 mm.
Il formato 6×6 cm su pellicola 120 divenne lo standard, con un meccanismo di avanzamento a manovella ripiegabile collegato a un contatore a stella per 12 pose. La sincronizzazione tra otturatore e trasporto pellicola era assicurata da un ingranaggio epicicloidale che impediva doppie esposizioni. Nel 1931, la Rolleiflex 4×4 (“Baby Rolleiflex”) ridusse il formato a 4×4 cm usando pellicola 127, introducendo un mirino a traguardo pieghevole con lente di ingrandimento 3× per la regolazione fine del piano focale.
Il 1933 vide l’ingresso della Rolleicord, versione economica con Triotar 75mm f/4.5 e finiture Art Déco in ottone smaltato. Pur mantenendo la struttura biottica, semplificava la meccanica sostituendo la manovra con una manopola dentata e eliminando l’autoscatto. Nonostante il prezzo ridotto del 40% rispetto alla Rolleiflex, la qualità ottica rimaneva elevata grazie alla lavorazione delle lenti con lucidatura a pitch su macchine Zeiss Jena.
Nel 1937, la Rolleiflex Automat rivoluzionò il mercato con il sistema di caricamento automatico: un sensore a leva rilevava l’inizio della pellicola attraverso i fori di trascinamento, attivando un blocco che impediva l’esposizione della carta protettiva. L’otturatore Compur Rapid raggiungeva 1/500 sec, mentre il mirino incorporava un prisma di inversione per correggere l’immagine speculare.
Innovazioni nel Dopoguerra e Declino (1945-1963)
I bombardamenti del 1944 distrussero lo stabilimento di Braunschweig, ma la ricostruzione postbellica permise nel 1949 il lancio della Rolleiflex 2,8A con obiettivo Carl Zeiss Biometar 80mm f/2.8, dotato di trattamento antiriflesso T* (trasmittanza del 99,3% a 550 nm). L’adozione di lenti al torio-crown migliorò la correzione delle aberrazioni cromatiche secondarie, mentre l’otturatore Synchro-Compur introdusse la sincronizzazione flash a contatto caldo per lampi al magnesio.
Nel 1954, la Rolleimarin ampliò gli orizzonti applicativi: questo scafandro in ottone nichelato permetteva immersioni fino a 50 m, con comandi esterni azionati attraverso giunti a tenuta stagna. Il sistema di controllo della pressione interna utilizzava una valvola a membrana in gomma naturale, mentre l’obiettivo Planar 80mm f/2.8 riceveva un filtro compensatore per la dispersione subacquea.
L’avvento della fotografia a 35 mm spinse nel 1958 alla creazione della Rolleiflex T, equipaggiata con Xenotar 80mm f/2.8 e mirino a pentaprisma smontabile. La particolarità stava nell’uso di cuscinetti a sfera ceramici per il trascinamento pellicola, riducendo l’attrito del 70% rispetto ai modelli precedenti. Nonostante l’eccellenza tecnica, la concorrenza giapponese e i costi produttivi portarono al graduale declino, culminato nel 1963 con la fusione in Rollei-Werke e l’abbandono progressivo del formato 6×6 cm.
Dettagli Tecnici e Innovazioni Specifiche
La Rolleiflex, fin dalla sua introduzione, presentava un sistema di messa a fuoco a cremagliera con un rapporto di trasmissione di 1:1, garantendo una precisione di ±0,02 mm. Il telemetro accoppiato utilizzava un prisma di inversione per correggere l’immagine speculare, mentre il vetro smerigliato del mirino era trattato con un rivestimento antiriflesso per ridurre le perdite luminose. L’otturatore Compur Rapid era dotato di un sistema di sincronizzazione flash a contatto caldo, permettendo l’uso di lampi al magnesio con tempi di esposizione fino a 1/500 sec.
La Rolleicord, versione economica della Rolleiflex, manteneva la struttura biottica ma semplificava la meccanica. L’obiettivo Triotar 75mm f/4.5 era prodotto dalla Carl Zeiss Jena e offriva una buona qualità ottica a un prezzo inferiore. La finitura Art Déco in ottone smaltato conferiva un aspetto elegante, mentre la manopola dentata per l’avanzamento pellicola sostituiva la manovella ripiegabile della Rolleiflex.
Nel dopoguerra, l’introduzione del trattamento antiriflesso T* migliorò la trasmissione luminosa degli obiettivi, riducendo le riflessioni interne e aumentando la nitidezza delle immagini. La Rolleiflex 2,8A del 1949 fu la prima a beneficiare di questa tecnologia, con l’obiettivo Biometar 80mm f/2.8 che offriva una maggiore luminosità rispetto ai precedenti Tessar.