La Fabbrica Articoli Tecnici Industriali Fotografici (FATIF) rappresenta un capitolo fondamentale nella storia della fotografia professionale italiana, distinguendosi come unico produttore nazionale di apparecchiature di grande formato e banchi ottici tra il 1944 e gli anni Ottanta. La sua produzione, caratterizzata da soluzioni ingegneristiche avanzate e design innovativo, ha ridefinito gli standard tecnici per la fotografia da studio e architetturale, influenzando generazioni di professionisti.
Fondazione e Produzione Iniziale in Legno
Nata a Milano nel 1944, la FATIF si specializzò fin dagli esordi nella realizzazione di fotocamere di grande formato in legno, rivolte principalmente a studi fotografici e professionisti esigenti. I primi modelli, come la Luxi Special Studio in formato 13×18 cm, combinavano artigianalità tradizionale con precisione meccanica, offrendo movimenti di basculaggio e decentramento attraverso un sistema di guide e viti micrometriche. Le standarte (portaobiettivo e portachassis) erano montate su binari in legno di faggio stagionato, con meccanismi di blocco a frizione che garantivano stabilità durante le lunghe esposizioni.
Il formato “da viaggio”, sviluppato per fotografi itineranti, integrava un chassis pieghevole con soffietto in pelle rinforzata, riducendo l’ingombro senza compromettere la rigidità strutturale. Queste fotocamere supportavano lastre in vetro fino a 18×24 cm, con un campo di movimento anteriore e posteriore di ±15° sul piano verticale e ±10° su quello orizzontale, permettendo correzioni prospettiche avanzate. L’assenza di parti metalliche nelle versioni iniziali richiedeva una manutenzione costante per prevenire deformazioni, ma garantiva un peso contenuto (circa 4,5 kg per il modello base).
Transizione al Metallo e Standardizzazione Industriale
Durante gli anni Cinquanta, la FATIF introdusse gradualmente componenti metallici per migliorare precisione e durata. La Mayor Color (1959) segnò una svolta con il suo telaio in leghe di alluminio anodizzato, che sostituì il legno nei tubi telescopici di sostegno. Questo modello, presentato alla XXXVII Fiera di Milano, offriva un sistema monorotaia a singolo trave centrale, riducendo il peso a 3,8 kg mantenendo la capacità di carico per obiettivi fino a 360 mm di lunghezza focale.
La Mayorette (9×12 cm) introdusse nel 1960 il primo dispositivo di inclinazione asimmetrica per la standarta posteriore, con una rotazione di ±30° su entrambi gli assi. Questo meccanismo, azionato da una manopola a cremagliera con passo dentato di 0,5 mm, permetteva correzioni prospettiche senza necessità di riposizionare l’intero banco ottico. Parallelamente, la FATIF sviluppò obiettivi personalizzati in collaborazione con la tedesca Schneider Kreuznach, adattando ottiche Xenar e Symmar ai propri attacchi a baionetta7.
Il Banco Ottico DS1: Una Rivoluzione Progettuale
Il 1969 segnò l’apice tecnico della FATIF con il lancio del banco ottico DS1, frutto della collaborazione tra l’ingegnere Quintino Piana e il designer Joe Colombo. Questo modello, esposto al Museum of Modern Art di New York, introdusse un sistema a doppio basculaggio indipendente per entrambe le standarte, con movimenti controllati da 12 manopole ergonomiche in termoplastica. Ogni standarta poteva inclinarsi di ±25° sul piano sagittale e ±20° su quello coronale, superando i limiti dei contemporanei banchi Sinar e Linhof.
La struttura in magnesio pressofuso con rinforzi in acciaio inossidabile ridusse il peso a 6,2 kg per il formato 20×25 cm, mantenendo una rigidità torsionale di 18 Nm/°. Il DS1 implementava la Legge di Scheimpflug attraverso un sistema di riferimento laser integrato, che proiettava linee guida rosse sul piano focale per allineare ottimamente i piani di messa a fuoco. Il banco supportava dorsi intercambiabili per pellicola piana, Polaroid 405, e persino primi prototipi di sensori digitali a CCD negli anni Ottanta.
Sistemi di Illuminazione e Accessori Specializzati
Parallelamente alle fotocamere, la FATIF rivoluzionò l’illuminazione da studio con il sistema a bank aereo (1972), costituito da riflettori ellissoidali con lenti Fresnel da 1000W montati su bracci idraulici estensibili fino a 4 metri. Questo setup, progettato per illuminazione diffusa senza ombre parallele, utilizzava filtri dicroici per regolare la temperatura colore da 3200K a 5500K, anticipando le moderne testine LED.
Gli stativi in titanio cavo con attacchi a sfera magnetica (serie Stabilis, 1978) offrivano un carico massimo di 45 kg e altezze regolabili da 80 a 220 cm attraverso un sistema a gas compresso. Per la fotografia aerea, la FATIF sviluppò la Panoramica Aerofotogrammetrica (1981), una camera a banco ottico stabilizzata giroscopicamente per riprese da velivoli, capace di scattare 120 fotogrammi 18×24 cm per rullo con una precisione di sovrapposizione del 98%.
Evoluzione del DS2 e Tecniche Avanzate di Ripresa
Nel 1986, la FATIF presentò il banco ottico DS2, evoluzione del DS1 con movimenti elettromeccanici controllati da microprocessore Zilog Z80. Il sistema consentiva memorizzazione di 16 preset di movimento, regolazione fine a passi di 0,1°, e sincronizzazione con flash elettronici tramite protocollo RS-232. Il nuovo chassis in fibra di carbonio con anima in nido d’ape ridusse le vibrazioni a 0,02 μm a 10Hz, fondamentale per le esposizioni macro fino a 10:1.
Per l’architettura, la FATIF introdusse nel 1990 il dispositivo di correzione zenitale, un prisma ottico intercambiabile che compensava la convergenza verticale nelle riprese a plombino. Abbinato a obiettivi Super-Angulon 65mm f/4, permetteva di catturare edifici alti fino a 100 metri senza distorsioni, con un angolo di campo di 110°.