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Ottiche e attrezzatureDiaframma circolare e i vantaggi sul bokeh

Diaframma circolare e i vantaggi sul bokeh

Il diaframma è uno dei componenti più importanti di un obiettivo fotografico, poiché regola la quantità di luce che raggiunge il sensore e influenza direttamente la profondità di campo. Storicamente, i primi diaframmi erano semplici dischi forati, privi di regolazione, che consentivano di limitare la luce in modo rudimentale. Con l’evoluzione della fotografia nel XIX secolo, vennero introdotti sistemi più sofisticati basati su lamelle mobili, capaci di creare aperture variabili. Questi meccanismi, noti come diaframmi a iride, sono ancora oggi alla base della progettazione ottica moderna.

Il diaframma circolare nasce dall’esigenza di ottenere un’apertura il più possibile rotonda, indipendentemente dal valore impostato. Nei diaframmi tradizionali, composti da poche lamelle dritte, la forma dell’apertura tende a diventare poligonale man mano che si chiude, assumendo contorni pentagonali, esagonali o ottagonali. Questa geometria influisce sull’aspetto delle aree fuori fuoco, in particolare sui punti luce, che assumono la forma del foro del diaframma. Quando il diaframma è poligonale, le luci sfocate appaiono con bordi netti e angoli visibili, creando un bokeh meno uniforme e talvolta considerato poco gradevole.

Il concetto di bokeh, termine derivato dal giapponese “boke” che significa “sfocato”, si riferisce alla qualità estetica della sfocatura dello sfondo. Non è una misura oggettiva, ma un giudizio visivo basato sulla morbidezza delle transizioni e sulla forma delle luci fuori fuoco. Un bokeh definito “cremoso” o “morbido” è caratterizzato da dischi di luce perfettamente circolari, privi di spigoli e con sfumature graduali dal centro verso i bordi. Per ottenere questo risultato, è indispensabile che il diaframma mantenga una forma circolare anche quando non è completamente aperto.

La soluzione adottata dai produttori è stata l’introduzione di lamelle arrotondate, progettate per sovrapporsi in modo da formare un’apertura quasi perfettamente circolare a qualsiasi valore di f-stop. Questa innovazione, apparsa inizialmente su obiettivi di fascia alta, ha trasformato la resa del bokeh, rendendolo più naturale e armonioso. Il numero di lamelle gioca un ruolo fondamentale: più lamelle sono presenti, più la forma si avvicina al cerchio ideale. Gli obiettivi professionali possono avere da nove a undici lamelle, mentre quelli economici ne hanno generalmente cinque o sei, con conseguente bokeh più spigoloso.

Dal punto di vista tecnico, il diaframma circolare non influisce solo sull’estetica, ma anche sulla distribuzione della luce. Una forma più regolare riduce le aberrazioni e garantisce una transizione più uniforme tra le zone a fuoco e quelle sfocate. Questo è particolarmente evidente nei ritratti, dove il soggetto deve emergere su uno sfondo morbido e privo di distrazioni. Nei diaframmi poligonali, le luci fuori fuoco possono assumere forme stellate quando il diaframma è chiuso, un effetto talvolta ricercato ma spesso indesiderato in contesti artistici.

L’evoluzione verso il diaframma circolare è stata guidata dalla crescente attenzione alla qualità del bokeh, soprattutto nella fotografia digitale, dove la nitidezza estrema del sensore rende più evidente ogni imperfezione. I produttori hanno investito in soluzioni meccaniche e materiali che garantiscono movimenti fluidi e precisione geometrica, integrando motori elettromagnetici per un controllo accurato dell’apertura. Oggi, il diaframma circolare è considerato uno standard per le ottiche destinate a ritratti, macrofotografia e video, dove la resa dello sfocato è parte integrante della composizione.

Vantaggi sul bokeh e applicazioni pratiche

Il principale vantaggio del diaframma circolare è la capacità di generare un bokeh uniforme e gradevole, elemento chiave nella fotografia creativa. Quando il diaframma mantiene una forma circolare, i punti luce fuori fuoco appaiono come dischi perfettamente rotondi, privi di spigoli e con bordi morbidi. Questa caratteristica conferisce alle immagini un aspetto più naturale, evitando distrazioni visive e concentrando l’attenzione sul soggetto principale. Nei ritratti, ad esempio, un bokeh armonioso contribuisce a isolare il volto, creando uno sfondo che non compete con il soggetto ma lo valorizza.

Dal punto di vista estetico, il bokeh prodotto da un diaframma circolare è spesso descritto come “cremoso”, per la sua capacità di fondere le transizioni tra le zone nitide e quelle sfocate. Questo effetto è particolarmente evidente nelle fotografie con luci puntiformi sullo sfondo, come le riprese notturne o le scene illuminate da lampadine decorative. In questi contesti, le cosiddette “bokeh balls” assumono una forma circolare perfetta, senza angoli né contorni netti, creando un’atmosfera suggestiva e raffinata.

Il numero di lamelle e la loro curvatura influenzano direttamente la qualità del bokeh. Obiettivi con nove o undici lamelle arrotondate offrono una resa superiore rispetto a quelli con cinque o sei lamelle dritte. Questa differenza è percepibile non solo nelle luci fuori fuoco, ma anche nella transizione complessiva tra piano di fuoco e sfondo. Un diaframma circolare riduce le discontinuità, evitando che lo sfocato appaia “nervoso” o frammentato. Questo è un vantaggio cruciale nella fotografia di ritratto, dove la morbidezza dello sfondo contribuisce a creare un’immagine equilibrata e piacevole.

Oltre all’estetica, il diaframma circolare offre benefici pratici nella gestione della profondità di campo. Una forma più regolare dell’apertura garantisce una distribuzione uniforme della luce, riducendo le aberrazioni e migliorando la resa cromatica. Questo si traduce in immagini più pulite, con sfocature prive di artefatti. Nei video, dove il movimento rende ancora più evidente la qualità dello sfocato, il diaframma circolare è indispensabile per ottenere transizioni fluide e professionali.

I principali produttori, come Canon, Nikon, Sony e Sigma, hanno adottato il diaframma circolare sulle loro ottiche premium, in particolare quelle destinate ai ritratti e alla macrofotografia. Canon utilizza lamelle arrotondate su tutta la serie L, mentre Nikon ha introdotto diaframmi circolari sugli obiettivi NIKKOR Z, con configurazioni fino a undici lamelle. Sony, con la linea G Master, ha puntato su un design che privilegia la perfezione geometrica, garantendo un bokeh di qualità cinematografica. Anche i produttori indipendenti, come Tamron e Sigma, hanno seguito questa tendenza, rendendo il diaframma circolare una caratteristica distintiva delle ottiche moderne.

Il diaframma circolare non è solo una soluzione tecnica, ma un elemento che incide sulla percezione artistica dell’immagine. In un’epoca in cui la fotografia è sempre più orientata alla qualità estetica, la capacità di controllare il bokeh è diventata un fattore competitivo. Per questo motivo, il diaframma circolare è oggi considerato un requisito imprescindibile per chi cerca il massimo della resa visiva, sia in fotografia che in videomaking.

Tecnologia delle lamelle e progettazione meccanica

Il cuore del diaframma circolare è costituito dalle lamelle, sottili elementi metallici che si sovrappongono per formare l’apertura variabile. La progettazione di queste lamelle è un processo complesso, che richiede un equilibrio tra precisione geometrica, resistenza meccanica e fluidità di movimento. Nei diaframmi tradizionali, le lamelle sono piatte e dritte, il che porta a una chiusura poligonale man mano che il diaframma si riduce. Per ottenere una forma circolare, i produttori hanno introdotto lamelle arrotondate, con bordi curvi che si sovrappongono in modo da mantenere un’apertura il più possibile rotonda a qualsiasi valore di f-stop.

Il numero di lamelle è un fattore determinante. Un diaframma con cinque lamelle produce aperture pentagonali, mentre uno con nove o undici lamelle arrotondate si avvicina molto al cerchio ideale. Tuttavia, aumentare il numero di lamelle comporta sfide tecniche: il meccanismo diventa più complesso, richiede tolleranze più strette e materiali più resistenti per evitare deformazioni. Le lamelle devono essere sottili per ridurre l’ingombro, ma sufficientemente robuste da resistere a migliaia di cicli di apertura e chiusura senza piegarsi o perdere la forma.

Dal punto di vista dei materiali, le lamelle sono generalmente realizzate in acciaio inossidabile o leghe leggere, trattate con rivestimenti antiattrito per garantire movimenti fluidi. Alcuni produttori utilizzano rivestimenti al fluoropolimero per ridurre la frizione e prevenire l’accumulo di polvere o residui oleosi. La precisione del movimento è affidata a sistemi di controllo che variano in base alla tipologia di obiettivo: nei modelli più economici, il diaframma è azionato da leve meccaniche, mentre nelle ottiche professionali si utilizzano motori elettromagnetici (EMD), che consentono regolazioni rapide e silenziose, indispensabili per la ripresa video.

La progettazione del diaframma circolare non riguarda solo la forma delle lamelle, ma anche la geometria del gruppo ottico. L’apertura deve essere perfettamente centrata e allineata con l’asse ottico, per evitare vignettatura o aberrazioni. Questo richiede una lavorazione di alta precisione, con tolleranze dell’ordine di micron. Inoltre, il meccanismo deve essere protetto da infiltrazioni di polvere e umidità, motivo per cui gli obiettivi professionali integrano guarnizioni e sistemi di tenuta che preservano la fluidità del movimento nel tempo.

Un aspetto interessante è l’impatto del diaframma circolare sulla resa delle aberrazioni ottiche. Una forma più regolare dell’apertura contribuisce a ridurre le aberrazioni sferiche e migliora la distribuzione della luce sul sensore, soprattutto ai bordi dell’immagine. Questo si traduce in una sfocatura più uniforme e in una transizione più naturale tra le zone a fuoco e quelle fuori fuoco. Nei diaframmi poligonali, le discontinuità geometriche possono generare artefatti visivi, come contorni netti nelle luci sfocate, che compromettono la qualità del bokeh.

La tecnologia delle lamelle arrotondate è quindi il risultato di decenni di ricerca e di perfezionamento meccanico. Oggi, i principali produttori adottano configurazioni con nove o undici lamelle per le ottiche premium, garantendo un bokeh di qualità superiore. Questa scelta non è solo estetica, ma riflette una filosofia progettuale orientata alla massima qualità dell’immagine, in cui ogni dettaglio meccanico contribuisce al risultato finale.

Confronto tra diaframma circolare e poligonale sul bokeh

Il confronto tra diaframma circolare e diaframma poligonale è fondamentale per comprendere l’impatto sulla qualità del bokeh. Nei diaframmi poligonali, la forma dell’apertura varia in base al numero di lamelle: cinque lamelle generano un pentagono, sei un esagono, e così via. Questa geometria si riflette direttamente sulle luci fuori fuoco, che assumono la forma del foro del diaframma. Il risultato è un bokeh caratterizzato da dischi con spigoli evidenti, che possono distrarre l’osservatore e conferire all’immagine un aspetto meno armonioso.

Il diaframma circolare, al contrario, produce aperture perfettamente rotonde, anche quando il diaframma non è completamente aperto. Questo si traduce in bokeh uniforme, con luci sfocate che appaiono come dischi morbidi e privi di angoli. La differenza è particolarmente evidente nelle fotografie con sfondi illuminati da punti luce, come le riprese notturne o le scene con decorazioni luminose. In questi contesti, il diaframma poligonale genera forme stellate quando è chiuso, un effetto talvolta ricercato ma spesso indesiderato in ritratti o immagini artistiche.

Dal punto di vista estetico, il bokeh prodotto da un diaframma circolare è considerato più naturale e piacevole. Le transizioni tra le zone nitide e quelle sfocate sono più graduali, evitando il cosiddetto “bokeh nervoso”, caratterizzato da contorni frastagliati e sfocature irregolari. Questo è un vantaggio cruciale nella fotografia di ritratto, dove lo sfondo deve essere morbido e non competere con il soggetto. Nei diaframmi poligonali, la sfocatura può apparire frammentata, soprattutto con obiettivi economici dotati di poche lamelle.

Il confronto non riguarda solo l’estetica, ma anche la percezione professionale. Gli obiettivi con diaframma circolare sono preferiti dai fotografi che cercano il massimo controllo sulla resa dello sfocato, sia in fotografia che in video. Nei filmati, dove il movimento rende ancora più evidente la qualità del bokeh, il diaframma circolare garantisce transizioni fluide e prive di artefatti. Questo spiega perché i produttori di ottiche cinematografiche adottano configurazioni con lamelle arrotondate e aperture perfettamente circolari.

Dal punto di vista tecnico, il diaframma circolare non influisce sulla nitidezza del piano di fuoco, ma migliora la percezione complessiva dell’immagine. In un’epoca in cui la fotografia è sempre più orientata alla qualità estetica, la capacità di controllare il bokeh è diventata un fattore competitivo. Per questo motivo, il diaframma circolare è oggi considerato uno standard per le ottiche premium, mentre il diaframma poligonale sopravvive solo nei modelli economici, dove il costo è la priorità.

Storia dell’evoluzione dei diaframmi

La storia del diaframma fotografico è strettamente legata all’evoluzione della tecnologia ottica e alle esigenze estetiche dei fotografi. Nei primi decenni della fotografia, il concetto di diaframma era rudimentale: si utilizzavano dischi forati intercambiabili, noti come Waterhouse stops, che consentivano di variare l’apertura inserendo manualmente piastre con fori di diverso diametro. Questo sistema, sebbene semplice, non permetteva regolazioni rapide e non garantiva una forma perfettamente circolare, influenzando la resa dello sfocato in modo imprevedibile.

Con l’avvento delle fotocamere a iride nel XIX secolo, il diaframma divenne un meccanismo regolabile composto da lamelle mobili. Questa innovazione consentì di variare l’apertura in modo continuo, migliorando il controllo sulla profondità di campo e sulla quantità di luce. Tuttavia, le prime configurazioni erano costituite da poche lamelle dritte, che formavano aperture poligonali. All’epoca, il bokeh non era considerato un elemento estetico rilevante: la priorità era ottenere immagini nitide e correttamente esposte, mentre la qualità dello sfocato era vista come un effetto secondario.

Il concetto di bokeh emerse nel XX secolo, con la diffusione della fotografia artistica e la ricerca di soluzioni per isolare il soggetto dallo sfondo. I fotografi iniziarono a notare che la forma del diaframma influenzava la resa delle luci fuori fuoco, e che aperture più circolari producevano sfocature più morbide e armoniose. Negli anni ’80 e ’90, con la crescita della fotografia di ritratto e la popolarità delle ottiche luminose, i produttori iniziarono a sviluppare diaframmi con lamelle arrotondate, progettate per mantenere una forma circolare anche a diaframmi intermedi.

Canon fu tra i primi a introdurre questa tecnologia sulle ottiche professionali della serie L, seguita da Nikon con i suoi obiettivi NIKKOR AF-S e successivamente Z. Sony, Sigma e Tamron hanno adottato soluzioni simili, rendendo il diaframma circolare uno standard per le ottiche premium. L’evoluzione non si è fermata alla forma delle lamelle: i produttori hanno aumentato il numero di elementi, passando da cinque o sei lamelle a nove, undici e talvolta tredici, per ottenere aperture quasi perfettamente rotonde. Questa scelta ha migliorato la qualità del bokeh, trasformandolo da semplice sfocatura a elemento compositivo di primaria importanza.

Oggi, il diaframma circolare è considerato un requisito essenziale per le ottiche destinate alla fotografia artistica e al videomaking. La sua evoluzione riflette un cambiamento culturale: da componente tecnico per il controllo della luce, il diaframma è diventato uno strumento creativo, capace di influenzare la percezione estetica dell’immagine. Questa trasformazione è il risultato di decenni di innovazione meccanica e di una crescente attenzione alla qualità visiva, che ha portato i produttori a investire in soluzioni sempre più sofisticate.

Applicazioni nel cinema e nella fotografia professionale

Il diaframma circolare non è solo una caratteristica tecnica, ma un elemento che incide profondamente sulla qualità visiva in ambito professionale. Nel cinema, dove la resa dello sfocato contribuisce alla costruzione dell’atmosfera, il bokeh è considerato parte integrante del linguaggio visivo. Le ottiche cinematografiche di fascia alta, come quelle prodotte da Cooke, Zeiss e ARRI, adottano diaframmi con lamelle arrotondate e aperture perfettamente circolari, per garantire transizioni morbide e sfocature prive di artefatti. Questo è particolarmente importante nelle riprese con profondità di campo ridotta, dove ogni dettaglio dello sfondo contribuisce alla percezione estetica della scena.

Nella fotografia professionale, il diaframma circolare è indispensabile per generi come ritratto, macrofotografia e still life. Nei ritratti, un bokeh uniforme consente di isolare il soggetto, creando uno sfondo che non distrae ma valorizza la composizione. Nella macrofotografia, dove la profondità di campo è estremamente ridotta, la qualità dello sfocato influisce sulla leggibilità dell’immagine e sulla percezione dei dettagli. Anche nella fotografia di prodotto, il bokeh contribuisce a creare un contesto visivo elegante, evitando sfondi “nervosi” che potrebbero compromettere l’impatto estetico.

Il diaframma circolare trova applicazione anche nel videomaking digitale, dove la fluidità delle transizioni è essenziale. Nei filmati, il movimento rende più evidente la qualità dello sfocato: un diaframma poligonale può generare artefatti visivi durante le variazioni di apertura, mentre un diaframma circolare garantisce continuità e naturalezza. Per questo motivo, le ottiche destinate al video professionale integrano sistemi di controllo elettromagnetico, che consentono regolazioni silenziose e precise, evitando vibrazioni che potrebbero compromettere la stabilità dell’immagine.

Dal punto di vista operativo, il diaframma circolare è oggi considerato un fattore competitivo. I fotografi e i filmmaker scelgono le ottiche non solo in base alla nitidezza, ma anche alla qualità del bokeh, che è diventata un parametro di valutazione al pari della resa cromatica e della distorsione. Questo ha spinto i produttori a investire in soluzioni sempre più sofisticate, integrando lamelle arrotondate e meccanismi di precisione anche nelle ottiche di fascia media. Il risultato è una democratizzazione della qualità estetica, che consente a un numero crescente di utenti di accedere a strumenti capaci di produrre immagini con sfocature armoniose e professionali.

Il diaframma circolare rappresenta quindi un punto di incontro tra tecnologia e arte. La sua funzione non si limita al controllo della luce, ma si estende alla costruzione dell’immagine, influenzando la percezione emotiva e la qualità estetica. In un’epoca in cui la fotografia e il video sono linguaggi universali, la capacità di gestire il bokeh è diventata una competenza fondamentale, e il diaframma circolare è lo strumento che rende possibile questa espressione creativa.

Innovazioni recenti e materiali avanzati

Negli ultimi anni, la progettazione del diaframma circolare ha beneficiato di innovazioni significative, sia sul piano meccanico che su quello dei materiali. L’obiettivo principale è migliorare la precisione geometrica e la fluidità del movimento, riducendo al minimo l’attrito e garantendo una durata superiore. Le lamelle, tradizionalmente realizzate in acciaio inossidabile, sono oggi prodotte con leghe leggere ad alta resistenza e trattamenti superficiali che ne aumentano la rigidità senza comprometterne la flessibilità. Alcuni produttori hanno introdotto rivestimenti a base di fluoropolimeri, simili a quelli utilizzati per ridurre la frizione nei componenti ottici, che impediscono l’accumulo di polvere e residui oleosi, preservando la fluidità del movimento nel tempo.

Un’innovazione cruciale riguarda il controllo elettromagnetico del diaframma, che ha sostituito i sistemi meccanici basati su leve e molle. Nei diaframmi moderni, il movimento delle lamelle è gestito da motori elettromagnetici (EMD), che consentono regolazioni rapide, silenziose e precise. Questo è particolarmente importante nel videomaking, dove variazioni di apertura devono avvenire senza vibrazioni né rumori percepibili. Il controllo elettronico permette inoltre di programmare transizioni graduali, creando effetti di sfocatura controllata che arricchiscono il linguaggio visivo.

Dal punto di vista della geometria, i produttori hanno perfezionato il design delle lamelle arrotondate, adottando curvature calcolate con software di modellazione ottica. L’obiettivo è ottenere un’apertura perfettamente circolare non solo a diaframma completamente aperto, ma anche a valori intermedi, dove la forma tende naturalmente a deformarsi. Questo richiede una sovrapposizione ottimizzata delle lamelle, che deve essere calibrata con tolleranze dell’ordine di micron. Alcuni obiettivi di fascia alta, come quelli della serie Canon RF e Nikon Z, integrano fino a undici lamelle arrotondate, garantendo un bokeh di qualità cinematografica.

Un’altra innovazione riguarda l’integrazione del diaframma con sistemi di correzione ottica digitale. Le fotocamere moderne utilizzano algoritmi che compensano aberrazioni e vignettatura in tempo reale, e la forma dell’apertura influisce su questi calcoli. Un diaframma più regolare semplifica la correzione digitale, migliorando la resa complessiva dell’immagine. Questo dimostra come la progettazione meccanica e il software siano oggi strettamente interconnessi, creando un ecosistema in cui ogni componente contribuisce alla qualità finale.

Infine, la ricerca sui materiali ha portato all’adozione di trattamenti antiusura e lubrificanti solidi, che riducono la necessità di manutenzione e garantiscono una vita operativa più lunga. Queste innovazioni hanno reso il diaframma circolare non solo un elemento estetico, ma un componente tecnologicamente avanzato, progettato per soddisfare le esigenze dei fotografi e dei filmmaker professionisti in contesti sempre più dinamici.

Tendenze future nella progettazione dei diaframmi

Le tendenze future nella progettazione dei diaframmi circolari sono orientate verso una maggiore integrazione tra meccanica, elettronica e software. Una delle direzioni più promettenti è lo sviluppo di diaframmi elettrofluidici, basati su materiali che modificano la loro forma in risposta a campi elettrici. Questa tecnologia, ancora in fase sperimentale, potrebbe eliminare le lamelle tradizionali, sostituendole con membrane flessibili capaci di creare aperture perfettamente circolari senza attrito né usura meccanica. Il vantaggio sarebbe una regolazione continua e silenziosa, ideale per applicazioni cinematografiche e per obiettivi compatti.

Un’altra tendenza riguarda l’integrazione del diaframma con sistemi di intelligenza artificiale per il controllo automatico della profondità di campo. Le fotocamere mirrorless di ultima generazione già utilizzano algoritmi per il riconoscimento del soggetto e la gestione dell’esposizione; in futuro, questi algoritmi potrebbero regolare il diaframma in modo dinamico, ottimizzando il bokeh in funzione della composizione e delle condizioni di luce. Questo approccio trasformerebbe il diaframma da semplice regolatore di luce a strumento creativo intelligente, capace di adattarsi alle esigenze del fotografo in tempo reale.

Dal punto di vista dei materiali, si prevede l’adozione di compositi avanzati con proprietà autolubrificanti e resistenza superiore alla corrosione, riducendo ulteriormente la manutenzione. Inoltre, la miniaturizzazione dei componenti consentirà di integrare diaframmi circolari anche in obiettivi compatti e smartphone, ampliando l’accesso a una qualità di bokeh finora riservata alle ottiche professionali. Alcuni prototipi di smartphone già sperimentano diaframmi variabili, e l’evoluzione verso aperture circolari potrebbe rivoluzionare la fotografia mobile.

Un aspetto interessante riguarda la personalizzazione del bokeh. In futuro, i fotografi potrebbero scegliere non solo il valore di apertura, ma anche la forma del diaframma, modificando il bokeh in modo creativo. Questo sarebbe possibile grazie a diaframmi elettronici programmabili, capaci di simulare aperture circolari, ellittiche o persino con pattern artistici. Sebbene oggi questa possibilità sia limitata a filtri fisici, la tecnologia potrebbe renderla disponibile in modo digitale, aprendo nuove frontiere nella fotografia espressiva.

Le tendenze future confermano che il diaframma circolare non è un punto di arrivo, ma una fase di transizione verso soluzioni ancora più sofisticate. La sua evoluzione riflette la convergenza tra meccanica di precisione, materiali innovativi e algoritmi intelligenti, in un contesto in cui la qualità estetica è sempre più centrale. In un mondo dominato dall’immagine, il controllo del bokeh continuerà a essere un elemento distintivo, e il diaframma circolare rimarrà il riferimento per chi cerca la perfezione visiva.

Fonti

Curiosità Fotografiche

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