Fondata negli Stati Uniti verso la fine del XIX secolo, la Columbia Optical & Camera Company rappresenta uno degli esempi più interessanti di quelle aziende che seppero collocarsi tra il mondo della fabbricazione ottica di precisione e quello, allora nascente, della fotografia amatoriale e professionale. Attiva probabilmente a partire dal 1888 e con sede operativa a Chicago, Illinois, la Columbia Optical si distingue fin da subito per una produzione duale: da una parte, componenti ottici per strumenti scientifici; dall’altra, una gamma selezionata di macchine fotografiche in legno e metallo, soprattutto da studio e da campo.
La fondazione dell’azienda viene comunemente attribuita a un gruppo di ingegneri ottici e meccanici fuoriusciti da altre realtà industriali dell’Illinois e del Midwest americano, con lo scopo preciso di unire qualità artigianale e standardizzazione produttiva. Questo obiettivo si riflette sia nella costruzione di obiettivi per microscopi e strumenti oftalmici, sia nella realizzazione di fotocamere a soffietto destinate a un’utenza professionale. L’azienda compare regolarmente nei cataloghi fotografici tra il 1890 e il 1915, periodo nel quale registra il picco della sua attività produttiva.
L’elemento distintivo della Columbia Optical era la capacità di realizzare in-house sia i corpi macchina sia gli obiettivi, una rarità per l’epoca negli Stati Uniti, dove le ottiche venivano frequentemente importate dall’Europa o acquistate da fornitori specializzati come Bausch & Lomb. In alcuni casi, le camere Columbia venivano vendute equipaggiate con lenti di produzione propria, marcate con il monogramma C.O.C.C., seguite dalla lunghezza focale e dal numero di serie, inciso direttamente sull’ottone.
La società era strutturata su modelli produttivi flessibili: venivano offerte varianti customizzate, possibilità di ordinare chassis multipli, opzioni su materiali di finitura (mogano, noce, quercia americana) e un servizio post-vendita per la revisione delle ottiche e l’eventuale sostituzione delle ghiere di messa a fuoco. La Columbia Optical si fece rapidamente un nome nel mondo dei ritrattisti itineranti e degli studi di provincia, grazie alla solidità costruttiva e alla precisione meccanica dei suoi apparecchi.
Caratteristiche tecniche
Le fotocamere prodotte dalla Columbia Optical & Camera Company appartenevano principalmente alla categoria delle view cameras, ovvero grandi apparecchi a banco ottico destinati all’uso con lastre in vetro. Le configurazioni più diffuse erano in formato 5×7”, 6.5×8.5” e 8×10”, anche se alcuni esemplari rari indicano l’esistenza di formati speciali fino a 11×14”, probabilmente su commissione. Il corpo macchina era costituito da un telaio in legno massello, assemblato a mano e verniciato con gommalacca per aumentarne la resistenza agli agenti atmosferici.
La Columbia impiegava per i suoi banchi cremagliere in ottone massiccio, fissate su guide metalliche perfettamente rettificate, un tratto distintivo che garantiva movimenti fluidi e durevoli nel tempo. Gli standard anteriore e posteriore erano dotati di movimenti indipendenti di tilt e rise, che consentivano al fotografo di correggere prospettive e piani focali con estrema precisione, caratteristiche fondamentali per il lavoro in studio e la fotografia architettonica.
Il soffietto, in pelle trattata o in tela cerata multistrato, era quasi sempre a sezione rettangolare o trapezoidale, con doppia cucitura per evitare infiltrazioni di luce. Alcuni modelli presentano un soffietto intercambiabile per l’adattamento a focali estreme, anticipando il concetto di modularità che avrebbe avuto largo sviluppo nei decenni successivi. La lunghezza di estensione del banco poteva superare i 100 cm, rendendo le camere Columbia compatibili con obiettivi a lunga focale, adatti anche alla fotografia panoramica.
Le lastre venivano caricate in chassis in legno di acero o ciliegio, verniciati internamente in nero opaco. I portellastra erano dotati di chiusura a scatto metallica e oscuranti in panno nero spesso, a doppio strato. Il piano focale, solitamente in vetro smerigliato di alta qualità, era montato su una cornice mobile che permetteva la messa a fuoco di precisione, spesso assistita da una lente ausiliaria. I modelli più avanzati disponevano anche di livelle a bolla d’aria integrate e di fermi meccanici per bloccare gli standard nella posizione desiderata.
Per quanto riguarda gli otturatori, la Columbia utilizzava sia sistemi a tappo (lens cap) nelle versioni base, sia otturatori meccanici a settore prodotti da fornitori esterni come Ilex, Wollensak o Bausch & Lomb, installati su obiettivi filettati o a baionetta. Gli obiettivi Columbia erano calcolati internamente: si trattava spesso di doppietti acromatici o triplet tipo Cooke, con aperture tra f/6.3 e f/11, montati su supporti filettati con filettature proprietarie ma adattabili.
A partire dal 1892, la Columbia Optical & Camera Company entra stabilmente nei cataloghi dei rivenditori fotografici americani, come Burke & James, Scovill & Adams, e Gundlach. Nonostante la concorrenza agguerrita di colossi come Eastman Kodak o Century Camera, l’azienda riesce a ritagliarsi una posizione grazie alla specializzazione in camere professionali di fascia media, accessibili ma al tempo stesso solide e precise.
Il mercato di riferimento era composto da studi fotografici di provincia, laboratori tecnici, scuole di fotografia e, in misura minore, dilettanti esperti. Le camere Columbia erano pubblicizzate come apparecchi “engineered for durability”, un messaggio che si rifletteva nella scelta di materiali e componenti tecniche. L’azienda mantenne un profilo relativamente basso in termini pubblicitari, preferendo la distribuzione tramite catalogo e fiere specialistiche, come l’American Photographic Convention o le esposizioni universali regionali.
Durante i primi anni del XX secolo, la Columbia tentò anche una timida incursione nel mercato delle folding cameras, con la realizzazione di alcuni modelli pieghevoli a doppio soffietto, in formato 4×5” e 3¼x4¼”, pensati per l’uso in esterni e in viaggio. Tuttavia, il cuore pulsante dell’attività rimase la produzione di view cameras da studio, campo nel quale l’azienda mantenne una reputazione di affidabilità almeno fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
L’ultimo riferimento commerciale certo all’azienda risale al catalogo Gundlach del 1916, in cui viene riportata una “Columbia Studio Camera” con ottica Rapid Rectilinear da 12″, offerta come modello base. Dopo questa data, la Columbia Optical scompare gradualmente dalla scena commerciale, probabilmente assorbita o disgregata nel clima di ristrutturazione industriale che colpì molte aziende americane durante e dopo il conflitto mondiale.

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