La fotografia notturna è una disciplina che richiede una comprensione approfondita della luce, della sensibilità del mezzo fotosensibile e della gestione del tempo di esposizione. Fotografare di notte significa operare in condizioni di illuminazione estremamente ridotta, dove la luce naturale è assente o minima, e quella artificiale può essere intensa, direzionale o diffusa in modo irregolare. In questo contesto, il fotografo deve saper bilanciare i parametri fondamentali dell’esposizione – tempo di esposizione, apertura del diaframma e ISO – per ottenere immagini nitide, dettagliate e prive di rumore e mosso.
Il primo elemento da considerare è il tempo di esposizione, che nella fotografia notturna tende ad essere molto più lungo rispetto alla fotografia diurna. In assenza di luce diretta, il sensore deve raccogliere fotoni per un intervallo prolungato, spesso superiore a 10 secondi, per ottenere una corretta esposizione. Questo comporta l’uso obbligatorio di treppiedi stabili, scatti remoti o autoscatto ritardato, per evitare vibrazioni che comprometterebbero la nitidezza dell’immagine.
Dal punto di vista ottico, la scelta dell’obiettivo è cruciale. Gli obiettivi luminosi, con apertura f/2.8 o inferiore, permettono di raccogliere più luce e ridurre il tempo di esposizione. Tuttavia, nella fotografia notturna urbana, dove le luci artificiali possono generare flare, ghosting o aberrazioni cromatiche, è preferibile utilizzare ottiche con buona correzione interna e rivestimenti antiriflesso.
La sensibilità ISO è un altro parametro fondamentale. Aumentare l’ISO permette di ridurre il tempo di esposizione, ma introduce rumore digitale, soprattutto nelle aree scure. I sensori moderni, come quelli full-frame retroilluminati, offrono prestazioni eccellenti anche a ISO 3200 o 6400, ma è sempre consigliabile mantenere l’ISO il più basso possibile e compensare con tempi lunghi, per preservare la qualità dell’immagine.
Un aspetto tecnico spesso trascurato è la temperatura colore. Le luci artificiali notturne – al sodio, alogeni, LED – hanno temperature variabili, che influenzano la resa cromatica. Il bilanciamento del bianco deve essere impostato manualmente o corretto in post-produzione, soprattutto se si lavora in formato RAW, che conserva tutte le informazioni luminose e permette una maggiore flessibilità.
Infine, la messa a fuoco in condizioni di scarsa luce è una sfida. L’autofocus può fallire, e si ricorre spesso alla messa a fuoco manuale, utilizzando la funzione di ingrandimento live view o il focus peaking. La profondità di campo deve essere gestita con attenzione: un diaframma troppo aperto riduce la zona nitida, mentre uno troppo chiuso può generare diffrazione e perdita di dettaglio.
Fotografia astronomica: stelle, costellazioni e Via Lattea
La fotografia astronomica è una delle applicazioni più affascinanti della fotografia notturna, e richiede una gestione estremamente precisa del tempo di esposizione, della sensibilità ISO e della stabilità della fotocamera. Fotografare le stelle significa catturare la luce emessa da corpi celesti distanti milioni di chilometri, spesso invisibili a occhio nudo. Per farlo, il fotografo deve operare in ambienti privi di inquinamento luminoso, con cieli limpidi e strumenti adeguati.
Il tempo di esposizione nella fotografia astronomica varia in funzione del soggetto. Per fotografare stelle puntiformi, si utilizza la regola del 500, che consiste nel dividere 500 per la lunghezza focale dell’obiettivo (in formato full-frame) per ottenere il tempo massimo di esposizione prima che le stelle inizino a lasciare scie. Ad esempio, con un obiettivo da 20 mm, il tempo massimo è di circa 25 secondi. Superato questo limite, si genera il fenomeno dello star trailing, dovuto alla rotazione terrestre.
Per evitare lo star trailing e ottenere immagini nitide della Via Lattea, si utilizzano obiettivi grandangolari luminosi (f/2.8 o inferiori), ISO elevati (3200–6400) e tempi di esposizione compresi tra 10 e 25 secondi. La fotocamera deve essere montata su un treppiede stabile, e si consiglia l’uso di scatto remoto o autoscatto per evitare vibrazioni. Alcuni fotografi utilizzano montature equatoriali motorizzate, che compensano il movimento terrestre e permettono esposizioni più lunghe senza scie.
Nel caso della fotografia deep sky, che documenta nebulose, galassie e ammassi stellari, si utilizzano telescopi con sensori dedicati, spesso raffreddati, e tempi di esposizione che possono superare i 30 minuti. In questi casi, si impiegano tecniche di stacking, che consistono nell’acquisizione di centinaia di immagini con esposizioni brevi, poi combinate in post-produzione per ridurre il rumore e aumentare la gamma dinamica.
Un altro elemento da considerare è la calibrazione del sensore. I sensori digitali, durante esposizioni lunghe, generano hot pixels, rumore termico e vignettatura. Per correggere questi difetti, si acquisiscono dark frames, bias frames e flat frames, che vengono sottratti o normalizzati durante l’elaborazione dell’immagine.
La fotografia lunare e quella dei pianeti richiedono tempi di esposizione molto più brevi, poiché la luce riflessa dalla Luna o da Giove è sufficiente per scatti dell’ordine di 1/250 o 1/500 di secondo. Tuttavia, la turbolenza atmosferica può influenzare la nitidezza, e si utilizzano tecniche di lucky imaging, che consistono nel selezionare i fotogrammi più nitidi da una sequenza video.
Fotografia urbana notturna: tecnica, atmosfera e controllo della luce
La fotografia urbana notturna è una pratica che unisce rigore tecnico e sensibilità estetica. Le città di notte offrono una varietà di sorgenti luminose – lampioni, insegne, fari, vetrine, semafori – che creano contrasti intensi, riflessi e ombre profonde. Il fotografo deve saper gestire il tempo di esposizione per controllare la resa luminosa, evitare la sovraesposizione delle luci artificiali e mantenere il dettaglio nelle zone d’ombra.
Uno degli aspetti più critici è la dinamica della scena. A differenza della fotografia astronomica, dove il soggetto è statico, la città è in movimento: veicoli, pedoni, vento, luci intermittenti. Il tempo di esposizione diventa uno strumento per decidere se congelare l’azione o enfatizzarla. Tempi brevi (1/250 – 1/500) permettono di catturare dettagli nitidi, ma richiedono ISO elevati o obiettivi molto luminosi. Tempi lunghi (da 1 secondo a 30 secondi) generano scie luminose, mosso creativo e una resa atmosferica più intensa.
La fotografia con scie di luce, ad esempio, è una tecnica classica per rappresentare il traffico urbano. Utilizzando tempi di esposizione tra 5 e 20 secondi, si cattura il movimento dei fari delle auto come linee continue, che attraversano la scena e creano un senso di velocità e direzione. Per ottenere questo effetto, è fondamentale utilizzare un treppiede stabile, impostare l’ISO su valori bassi (100–400) e scegliere un diaframma medio (f/8 – f/11) per mantenere la nitidezza su tutta la scena.
Un altro elemento da considerare è la gestione delle luci artificiali. Le sorgenti luminose urbane hanno temperature colore diverse, che possono generare dominanti cromatiche indesiderate. Il bilanciamento del bianco deve essere impostato manualmente, oppure corretto in post-produzione. Inoltre, le luci intense possono causare flare o ghosting, soprattutto con obiettivi non trattati. L’uso di paraluce e la scelta di ottiche con rivestimenti antiriflesso aiutano a minimizzare questi problemi.
La composizione nella fotografia urbana notturna è influenzata dal tempo di esposizione. Tempi lunghi permettono di “pulire” la scena da elementi transitori, come pedoni o veicoli, creando immagini più statiche e architettoniche. Al contrario, tempi medi possono suggerire il dinamismo della città, con soggetti sfocati che attraversano la scena. Il fotografo deve decidere se privilegiare la struttura o l’energia, e regolare il tempo di esposizione di conseguenza.
Infine, la fotografia urbana notturna in bianco e nero offre una resa particolarmente suggestiva. Le luci artificiali generano contrasti forti, e il tempo di esposizione lungo permette di enfatizzare le texture, le geometrie e le ombre. In questo contesto, il fotografo può utilizzare pellicole a bassa sensibilità, come la Ilford Delta 100, oppure lavorare in digitale con ISO bassi e tempi di esposizione prolungati, per ottenere immagini pulite e ricche di dettaglio.
Post-produzione e ottimizzazione delle immagini notturne
La post-produzione nella fotografia notturna è una fase fondamentale per ottimizzare la resa dell’immagine, correggere i difetti tecnici e valorizzare l’atmosfera. Il tempo di esposizione, pur essendo determinante al momento dello scatto, può essere “rifinito” in fase di editing, soprattutto se si lavora in formato RAW, che conserva tutte le informazioni luminose e cromatiche.
Il primo intervento riguarda la riduzione del rumore, generato da ISO elevati o da esposizioni prolungate. Il rumore si manifesta come grana, pixel caldi o disturbi cromatici, soprattutto nelle aree scure. Software come Adobe Lightroom, DxO PureRAW o Topaz Denoise AI permettono di applicare algoritmi avanzati di riduzione del rumore, preservando il dettaglio e la nitidezza. Tuttavia, è importante non esagerare, per evitare un effetto plastificato o artificiale.
La correzione dell’esposizione è un altro passaggio chiave. Anche con una buona gestione del tempo di esposizione, alcune aree possono risultare troppo scure o troppo luminose. L’uso di curve tonali, livelli e regolazioni locali permette di bilanciare la luminosità, recuperare dettagli nelle ombre e nelle alte luci, e migliorare la leggibilità dell’immagine. In fotografia astronomica, ad esempio, si utilizzano tecniche di stretching per evidenziare le nebulose o le galassie.
Il bilanciamento del bianco è particolarmente importante nella fotografia urbana notturna, dove le luci artificiali possono generare dominanti gialle, verdi o blu. La regolazione manuale del bilanciamento del bianco, o l’uso di profili personalizzati, permette di restituire una resa cromatica più naturale o più espressiva, a seconda dell’intento del fotografo.
La nitidezza può essere migliorata con strumenti di sharpening, ma va applicata con cautela. In immagini notturne, l’aumento della nitidezza può enfatizzare il rumore o generare artefatti. È preferibile utilizzare maschere di nitidezza selettiva, che agiscono solo sulle aree a contrasto elevato, lasciando intatte le zone uniformi.
Un’altra tecnica utile è la fusione di esposizioni multiple, come nel caso dell’HDR o del focus stacking. Queste tecniche permettono di combinare immagini con tempi di esposizione diversi, per ottenere una gamma tonale più ampia o una profondità di campo estesa. In fotografia astronomica, si utilizza il stacking di centinaia di immagini per ridurre il rumore e aumentare la definizione.
Infine, la conversione in bianco e nero può valorizzare la struttura luminosa dell’immagine. In assenza di colore, il tempo di esposizione diventa ancora più evidente nella resa delle luci e delle ombre. La gestione dei canali RGB, la curva di contrasto e la vignettatura permettono di modellare l’immagine in modo espressivo e tecnico.
La post-produzione non è un rimedio agli errori, ma un’estensione del processo creativo. Il tempo di esposizione, scelto con cura al momento dello scatto, trova nella fase di editing la sua piena espressione, permettendo al fotografo di restituire non solo ciò che ha visto, ma ciò che ha voluto raccontare.
Fonti
- https://science.nasa.gov/astrophotography
- https://www.cambridgeincolour.com/tutorials/night-photography.htm
- https://www.nationalgeographic.com/photography/article/night-photography-tips
- https://www.dxo.com/dxo-pureraw/
- https://www.topazlabs.com/denoise-ai
- https://helpx.adobe.com/lightroom-cc/how-to/edit-raw-photos.html
- https://www.photopills.com/articles/milky-way-photography-guide
- https://www.bhphotovideo.com/explora/photography/tips-and-solutions/night-photography-tips
Mi chiamo Donatella Colantuono, ho 29 anni e da sempre coltivo una profonda passione per la fotografia, nata tra le aule universitarie e cresciuta attraverso studi accademici in Storia dell’arte e Beni culturali. Dopo una laurea magistrale con tesi incentrata sulla fotografia del secondo Novecento, ho deciso di dedicare il mio percorso di ricerca all’analisi critica delle immagini, al linguaggio fotografico e al ruolo che la fotografia ha avuto – e continua ad avere – nella costruzione della memoria collettiva. Su storiadellafotografia.com mi occupo in particolare di approfondimenti teorici, biografie di autori e lettura iconografica, con l’obiettivo di offrire una chiave di lettura colta e consapevole del medium fotografico.


