Anna Children Atkins nacque il 16 marzo 1799 a Tonbridge, Kent, in Inghilterra, e morì il 9 giugno 1871 a Halstead Place, Sevenoaks. Considerata la prima donna fotografa della storia, è ricordata soprattutto per essere stata la prima persona a pubblicare un libro illustrato con immagini fotografiche, realizzate attraverso la tecnica del cianotipo, un processo fotografico a sviluppo diretto inventato da Sir John Herschel. L’opera, intitolata Photographs of British Algae: Cyanotype Impressions, rappresenta una pietra miliare nella storia della fotografia, della scienza e dell’editoria. Il suo lavoro fonde rigore scientifico, estetica botanica e innovazione tecnica in un corpo d’opere unico nel panorama ottocentesco.
Anna Atkins cresce in un ambiente colto e stimolante. Dopo la morte prematura della madre nel 1799, viene cresciuta dal padre, John George Children, stimato chimico, mineralogista e bibliotecario del British Museum. La sua educazione, inusuale per una donna del tempo, fu improntata su scienze naturali, disegno, mineralogia e botanica, con un’attenzione particolare all’osservazione e alla classificazione della natura. Già da adolescente, Anna mostra una notevole abilità nel disegno scientifico, producendo illustrazioni dettagliatissime delle conchiglie raccolte dal padre.
L’interesse per la rappresentazione scientifica accurata la portò a collaborare con vari naturalisti. Le sue prime tavole furono eseguite a mano, ma con l’avvento della fotografia come mezzo di riproduzione visiva oggettiva, Atkins intravide una possibilità rivoluzionaria: automatizzare il processo di illustrazione botanica con una precisione non replicabile a mano libera.
Nel 1841, grazie alla frequentazione con personalità scientifiche come William Henry Fox Talbot (l’inventore del calotipo) e Sir John Herschel, Anna venne a conoscenza delle più recenti scoperte nel campo della fotografia. Fu proprio Herschel, amico personale di suo padre, a introdurla nel mondo dei processi chimici fotosensibili, e a fornirle la conoscenza tecnica necessaria per realizzare cianotipi.
In un’epoca in cui la fotografia era ancora una disciplina sperimentale, poco riconosciuta dalla comunità scientifica e largamente esclusiva del mondo maschile, Anna Atkins fu pioniera nel coniugare rigore scientifico e uso artistico della tecnica fotografica, posizionandosi all’incrocio tra la botanica sistematica e la nuova arte ottica. Non a caso, il suo lavoro precede di almeno un anno la pubblicazione del The Pencil of Nature di Talbot, considerato il primo libro illustrato con fotografie su carta salata.
La tecnica del cianotipo: caratteristiche chimiche e metodologiche
Il cianotipo, la tecnica adottata da Anna Atkins, è un processo fotografico inventato nel 1842 da Sir John Herschel. Basato sulla fotosensibilità dei sali di ferro, permette di ottenere un’immagine negativa in blu di Prussia direttamente sulla superficie di carta o tessuto. La chimica di base del processo prevede la combinazione di due soluzioni:
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Ferricianuro di potassio
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Citrato ferrico ammoniacale
Una volta mescolate in parti uguali e stese su un supporto assorbente, le due sostanze generano un composto fotosensibile alla luce ultravioletta. L’esposizione alla luce solare provoca la riduzione del ferro trivalente a ferro bivalente, che, combinandosi con il ferricianuro, dà origine a ferrocianuro ferrico, noto come blu di Prussia (Fe₄[Fe(CN)₆]₃). L’immagine si fissa con un semplice lavaggio in acqua, rendendo il processo economico, stabile e accessibile anche in contesti non professionali.
Anna Atkins sfruttò questa tecnica non per ottenere riprese tramite macchina fotografica, ma utilizzando la metodologia del fotogramma. Le alghe venivano accuratamente raccolte, lavate, pressate ed essiccate. Successivamente, posizionava i campioni botanici su carta sensibilizzata e li esponeva alla luce solare diretta. Le parti coperte dall’alga rimanevano bianche, mentre il fondo assumeva la caratteristica tonalità blu intenso.
La precisione dell’immagine era tale da rendere possibile l’identificazione tassonomica dei campioni, un risultato impossibile da ottenere con illustrazioni manuali, soggette all’interpretazione dell’artista. I suoi lavori esprimono un perfetto equilibrio tra documentazione scientifica e composizione estetica, dove la scelta del posizionamento delle alghe, delle radici, dei rametti e persino delle bolle d’aria contribuisce alla qualità grafica dell’opera.
Il supporto cartaceo utilizzato era generalmente carta cotone fatta a mano, capace di assorbire uniformemente la soluzione fotosensibile. L’esposizione avveniva per contatto sotto vetro, in cornici a giorno, per periodi variabili (da 10 a 60 minuti), a seconda dell’intensità della luce solare. La stampa veniva poi accuratamente lavata e asciugata all’aria. La resistenza alla luce di queste immagini le ha rese eccezionalmente longeve, tanto che molti dei cianotipi originali di Atkins conservano ancora oggi una straordinaria nitidezza.
Photographs of British Algae: un’opera rivoluzionaria
Il suo capolavoro, Photographs of British Algae: Cyanotype Impressions, fu iniziato nel 1843 e distribuito in edizioni limitate agli amici e alle istituzioni scientifiche. Si tratta del primo libro fotografico della storia, composto interamente da cianotipi originali montati a mano, con testo calligrafico anch’esso vergato da Anna stessa. L’opera fu pubblicata in tre volumi nel corso di circa dieci anni, raggiungendo una tiratura totale di poco più di una dozzina di copie.
Ogni volume è composto da diverse decine di tavole, ognuna raffigurante una specie di alga britannica, principalmente raccolta lungo le coste del Kent e del Sussex. L’identificazione segue la tassonomia botanica vigente all’epoca, con particolare attenzione alla classe delle Rhodophyta, alghe rosse dalle forme filamentose e intricate.
L’aspetto tecnico dell’opera è straordinario per precisione e uniformità. Nonostante la natura artigianale del processo, ogni copia dell’opera risulta coerente con le altre, dimostrando la padronanza assoluta del mezzo da parte di Atkins. Le differenze tonali nei blu, le ombre generate dalle sovrapposizioni dei rami e le texture dei campioni conferiscono alle immagini una tridimensionalità che anticipa molte delle esplorazioni formali della fotografia moderna.
Il lavoro di Anna Atkins fu riconosciuto come strumento scientifico ancor prima che come opera d’arte. Molti esemplari furono acquisiti da istituzioni scientifiche britanniche, come la Royal Society, il British Museum e l’Herbarium di Kew Gardens. Tuttavia, fu solo nel XX secolo, con il rinnovato interesse per la fotografia d’avanguardia, che il valore artistico e concettuale del suo lavoro fu pienamente riconosciuto.
Va sottolineato che Atkins autoprodusse e autodistribuì il proprio libro, in un’epoca in cui la stampa fotografica era ancora una rarità e le donne escluse dai circuiti accademici. Questo rende il suo lavoro un manifesto di autodeterminazione scientifica e tecnica, oltre che un prodigio visivo.
Ricezione critica e riscoperta
Nonostante l’impatto tecnico e scientifico della sua opera, il nome di Anna Atkins rimase a lungo marginale nelle narrazioni storiche della fotografia, oscurato da figure maschili come Talbot, Daguerre o Niepce. Solo nel Novecento avanzato, grazie al lavoro di storici come Larry Schaaf e Joan Fontcuberta, Atkins fu finalmente riconosciuta come pioniera della fotografia sperimentale e figura fondamentale nella storia della rappresentazione scientifica.
I suoi cianotipi, oggi conservati in musei come il Victoria & Albert Museum, il New York Public Library e la British Library, sono considerati tesori documentali e opere d’arte. L’estetica minimalista, l’approccio sistematico e la chiarezza compositiva hanno ispirato generazioni di artisti contemporanei, tra cui Susan Derges, Jo Whaley, e Alison Rossiter, che hanno ripreso il metodo del fotogramma come riflessione sulla natura, la memoria e la luce.
Nel 2018, il New York Public Library ha dedicato ad Atkins una grande retrospettiva intitolata Blue Prints: The Pioneering Photographs of Anna Atkins, che ha riunito tutte le copie esistenti della sua opera principale. L’interesse del pubblico e degli storici ha definitivamente consolidato la posizione di Atkins nella fotografia canonica.
Dal punto di vista tecnico, il suo lavoro ha anticipato molte delle questioni che oggi definiscono la fotografia contemporanea: l’ibridazione tra arte e scienza, la riproducibilità manuale, la percezione dell’oggettività e la valorizzazione dei processi alternativi. La ripresa recente del cianotipo come tecnica artistica e didattica deve moltissimo al modello fornito da Atkins, ancora oggi studiato nei corsi di fotografia analogica e storia della scienza visiva.

Sono Manuela, autrice e amministratrice del sito web www.storiadellafotografia.com. La mia passione per la fotografia è nata molti anni fa, e da allora ho dedicato la mia vita professionale a esplorare e condividere la sua storia affascinante.
Con una solida formazione accademica in storia dell’arte, ho sviluppato una profonda comprensione delle intersezioni tra fotografia, cultura e società. Credo fermamente che la fotografia non sia solo una forma d’arte, ma anche un potente strumento di comunicazione e un prezioso archivio della nostra memoria collettiva.
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