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Gomz/Lomo
Le Officine GOMZ (Gosudarstvennyi Optiko-Mekhanicheskii Zavod) e il loro successore LOMO (Leningradskoye Optiko-Mekhanicheskoye Obyedineniye) rappresentano un capitolo fondamentale nella...
La lomografia
Il futuro della Lomografia: tra analogico e digitale, tra nostalgia e innovazione
Che futuro può avere la Lomografia in un mondo dominato dagli smartphone e dall’intelligenza artificiale? La domanda è legittima, ma la risposta sorprende: la Lomografia non solo sopravvive, ma si rinnova. Perché? Perché non è legata a una tecnologia, ma a un’idea. E le idee, quando sono forti, resistono alle mode.
Oggi assistiamo a un fenomeno curioso: mentre il digitale promette perfezione e immediatezza, cresce il desiderio di imperfezione e attesa. Le nuove generazioni, nate con il touchscreen, scoprono il fascino della pellicola, della manualità, del tempo lento. Caricare un rullino, scattare senza sapere il risultato, aspettare lo sviluppo: tutto questo diventa rituale, antidoto alla velocità compulsiva del presente. La Lomografia intercetta questa nostalgia attiva e la trasforma in proposta contemporanea.
Ma non si tratta solo di guardare indietro. La Lomografia sperimenta. Introduce pellicole con emulsioni innovative, fotocamere che combinano analogico e istantaneo, accessori che dialogano con il digitale senza snaturare l’esperienza. Nascono progetti ibridi: scatti su pellicola che vengono digitalizzati e condivisi online, challenge globali che uniscono il piacere tattile della stampa alla viralità dei social. È un equilibrio delicato, ma possibile: mantenere la fisicità dell’immagine e sfruttare la connettività per ampliare la comunità.
Il futuro della Lomografia passa anche per la sostenibilità. In un’epoca attenta all’impatto ambientale, il movimento si interroga su come ridurre sprechi, su come produrre pellicole e chimici meno invasivi, su come promuovere il riuso creativo. È una sfida complessa, ma coerente con la filosofia originaria: la Lomografia è nata per semplificare, non per complicare. E semplificare oggi significa anche rispettare il pianeta.
Sul piano culturale, la Lomografia continuerà a essere laboratorio di linguaggi. Non è difficile immaginare contaminazioni con la realtà aumentata, con la stampa 3D, con le tecnologie immersive. Ma attenzione: non per inseguire la novità a tutti i costi, bensì per riaffermare il principio che la fotografia è gioco, esplorazione, esperienza sensoriale. Se il digitale tende a smaterializzare, la Lomografia ricorda che l’immagine è anche oggetto, superficie, materia.
In definitiva, il futuro della Lomografia non è una copia del passato, ma una reinvenzione continua. Rimarrà fedele al suo spirito — libertà, imperfezione, sorpresa — e troverà modi sempre nuovi per incarnarlo. Perché finché ci sarà qualcuno disposto a scattare senza pensare troppo, a lasciarsi guidare dal caso, a cercare bellezza nell’imprevisto, la Lomografia avrà qualcosa da dire. E forse, proprio in un mondo che corre verso la perfezione algoritmica, la sua voce sarà ancora più necessaria.
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