La J. T. Chapman Ltd venne fondata nel 1874 a Manchester, Inghilterra, da Josiah Thomas Chapman (nato nel 1843 a Staverton, Wiltshire), chimico appassionato di fotografia che sviluppò emulsioni gelatino‑bromuro secche e di alta sensibilità. Iniziò la sua carriera apprendendo da suo zio, il farmacista e astronomo Josiah Slugg, e nel 1865 lavorò presso Robert Hampson. L’esperienza acquisita lo portò a produrre la propria formula che migliorava la velocità e stabilità delle lastre secche, pubblicata nel 1873 sotto pseudonimo su rivista Photography Journal. Il successo delle sue lastre “Manchester plates” fece crescere rapidamente la sua reputazione professionale (sviluppo emulsioni rapide, stabilità termica, alta consistenza).
Entro la fine del decennio Chapman si affermò come fornitore di dry plates professionali, distribuite in tutto il Regno Unito e utilizzate da fotografi industriali, paesaggisti e case editrici. La sede originale si trovava in Albert Square, ma ben presto divenne insufficiente: l’azienda si trasferì su Brasenose Street dove espanse le attività con un laboratorio chimico‑scientifico per emulsioni, e un reparto meccanico‑ottico per montaggio apparecchi. La struttura aziendale combinava competenze chimiche e progettazione meccanica in modo integrato, consentendo la produzione sia di lastre che, pochi anni dopo, di fotocamere su misura.
Nel 1883 Chapman designed the first quarter‑plate “Manchester” camera, costruita probabilmente da Joshua Billcliff: era una macchina solida, con scocca in mogano, basi e pannelli, e meccanismi di messa a fuoco frontale. Tre anni dopo (1886), Chapman introdusse la serie chiamata “The British”, una linea di field cameras in vari formati da ¼ plate fino al gigantesco 15 × 12″, destinata a fotografi professionisti che necessitavano di grande e nitida resa in campo tecnico‐industriale o paesaggistic.
Le fotocamere della serie “The British” erano caratterizzate da un design robusto ma raffinato: corpi in mahogany stagionato e ciliegio, tubi telescopici doppi, soffietti in tessuto, guide cremagliere, e piani anteriori e posteriori mobili con inclinazione e scorrimento limitato. Il modello da 15 × 12″ era costruito con legni leggeri interni a nido d’ape, riducendo il peso ma mantenendo precisione, ed era equipaggiato con ottica Taylor Taylor & Hobson Cooke Series III f/8 da 7.55”, insieme a shutter pneumatici o drop‑shutter firmati Chapman o Kershaw .
La filosofia aziendale integrava alta qualità delle emulsioni, precisione meccanica e personalizzazione per il cliente professionale. Chapman offriva guide tecniche dettagliate e cataloghi illustrati, consentendo al cliente di scegliere dimensione del formato, tipo di ottica, shutter, finitura e accessori (come dark slide, kit di tavoletta di messa a fuoco, o box stabilizzatori). Molti fotografi industriali apprezzavano la robustezza dei telai, la precisione delle manopole di movimento e la resa degli obiettivi, che riflettevano il rigore londinese in tempi in cui non esistevano produzioni su scala globale industriale .
Josiah Chapman morì nel 1907 all’età di 63 anni, ma l’azienda proseguì sotto la guida del socio William Hughes e dal 1917 del figlio James Gardiner Chapman. Durante il XX secolo l’attività si focalizzò più sulle lastre e gli accessori chimici che sulle fotocamere su misura, diventando un riferimento nella fornitura di emulsioni, carte e strumenti ottici per fotografi professionali e amatoriali avanzati fino al 1968, anno in cui venne incorporata in Foxall & Chapman, mantenendo la tradizione chimica .
Nel 1965 la sede venne spostata al 62 King Street, e nel 1968 avvenne la fusione con Frederick Foxall Limited, dando il nuovo nome. L’attività continuò come distributore-chimico per fotografi fino al 1981, quando fu acquisita da William Kenyon & Sons. La longevità e l’adattamento dell’azienda agli sviluppi del settore fotografico mostrano una capacità di integrazione tra chimica sensibile, supporti, e assistenza tecnica rivolta a utenti evoluti.
Prodotti principali
La linea centrale di apparecchi progettata da Chapman è rappresentata dai modelli denominati “The British”, prodotti tra il 1886 e il 1905 circa. Queste fotocamere erano progettate “su misura” per formati professionali, con caratteristiche tecniche avanzate per l’epoca: doppia estensione frontale e posteriore per migliorare l’altezza focale; tilt e shift su front standard; piani mobili con livelli di precisione; telaio in legno rinforzato; apparato ottico intercambiabile; e montature per lastre secche curiosamente precisi .
Un esempio rilevante è la British 15 × 12″, spesso fabbricata per raccolte industriali o paesaggi intensi: dotata di lente Dallmeyer Rapid Rectilinear da circa 450 mm f/8–f/32, sistema a diaframmi numerati, montata su shutter Kershaw pneumatico o shutter Drop‑Chapman. Il corpo appare compatto nonostante le dimensioni, grazie a un meccanismo pieghevole intelligente. Il design integrava dark slide doppie, guide scanalate, e cerniere metalliche raffinate .
Nel 1904 Chapman introdusse un prototipo denominato British Magazine Camera, un meccanismo a disco interno capace di gestire più lastre senza aprire il dorso. Questa soluzione brevettata offriva veloce sostituzione lastre in situazioni di reportage o di studio mobile, anticipando l’idea delle macchine rapide e multi‐carica .
Parallelamente alla produzione di apparecchi, Chapman mantenne un forte dominio nel settore chimico‑fotografico. Le sue emulsioni gelatino-bromuro erano note per la velocità e consistenza; particolari formulazioni includevano “Manchester plates” resistenti al calore e “Lancashire plates” apprezzate per tonalità profonde. Documenti storici lo indicano come tra i primi a usare alcol nella emulsione per accelerare la sensibilità, una novità industriale decenni prima dell’adozione su larga scala .
I clienti potevano ordinare kit completi: fotocamera, emulsioni, lastre, dark slides, guide tecniche. Le emulsioni erano vendute anche separatamente con marche come “The British Plates” o “Columbian Sensitized Paper”. Fotografici industriali apprezzavano il supporto tecnico di Chapman, che forniva anche strumenti ottici (telescopi, oculari) e di ingrandimento, mettendo a disposizione un’offerta integrata tecnicamente avanzata rispetto a molti rivenditori esteri .
Il successo di Chapman fu sostenuto anche da una reputazione di assistenza al fotografo, con supporto, corsi informali, spiegazioni aperte sulla formula delle emulsioni, e disponibilità a risolvere problemi anche per utenti amatoriali. Il figlio James Gardiner Chapman sottolineò in un’intervista che il padre non considerava mai “tempo sprecato” l’istruire i colleghi fotografi su aspetti tecnici importanti per il loro lavoro .
Con l’avvento della pellicola e la diminuzione dell’uso delle lastre secche, la direzione aziendale si orientò sempre più verso la vendita di emulsioni e materiali più moderni, riducendo la produzione di apparecchi fisici. Tuttavia, fino agli anni ’60 le fotocamere personalizzate venivano ancora commissionate. Quando il brand divenne Foxall & Chapman nel 1968, continuò a offrire supporto chimico e accessori fino alla conclusione dell’attività indipendente nel 1981 .

Sono Manuela, autrice e amministratrice del sito web www.storiadellafotografia.com. La mia passione per la fotografia è nata molti anni fa, e da allora ho dedicato la mia vita professionale a esplorare e condividere la sua storia affascinante.
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