Giovanni Gastel (qui il link alla pagina ufficiale) nasce a Milano il 27 dicembre 1955, ultimo di sette figli di Giuseppe Gastel e Ida Visconti di Modrone. Morte: Muore a Milano il 13 marzo 2021 all’età di 65 anni a causa di complicazioni da COVID‑19.
Giovanni Gastel inizia il suo apprendistato fotografico alla fine degli anni Settanta, partendo da un seminterrato milanese attrezzato come studio, dove sviluppa competenze fondamentali di camera oscura, composizione e uso sperimentale della luce. Di formazione autodidatta, apprende i rudimenti del mestiere documentando cerimonie, ritratti amatoriali, still‑life e servizi per bambini. La frequenza alla casa d’aste Christie’s tra il 1975 e il 1976 gli fornisce un approccio più scientifico alla fotografia di oggetti, affinando tecniche di illuminazione morbida e sprezzante analisi dei dettagli.
Parallelamente alla pratica fotografica, a partire dal 1967, coltiva un percorso parallelo nelle arti visive e nella letteratura. Ha recitato in teatro sperimentale e ha pubblicato una raccolta di poesie, Casbah, nel 1971, che testimonia una sua innata inclinazione verso narrazione visiva e interpretazione simbolica.
L’influenza della storia dell’arte visiva, in particolare l’Art Pop e i capolavori rinascimentali, emerge già nei suoi primi scatti. È evidente nel modo in cui organizza il punto di fuga, i rapporti armonici tra pieni e vuoti e il dialogo tra luce naturale e artificiale. Nei primi still‑life ricorre a riflessi controllati, uso di softbox e diffusori per ottenere un contrasto tonale calibrato.
Carriera nella fotografia di moda e sviluppo stilistico
Nel 1981 la sua carriera prende la svolta decisiva grazie all’incontro con l’agente Carla Ghiglieri. Dopo la pubblicazione dei suoi primi still‑life su Annabella nel 1982, entra nella redazione di Vogue Italia, dove sviluppa la capacità di interpretare il fashion editorial combinando composizione rigida a dinamiche di posa fluida.
Tra gli anni Ottanta e Novanta realizza campagne pubblicitarie per brand italiani di punta: Versace, Missoni, Tod’s, Trussardi, Krizia, Ferragamo, esportando il suo stile anche nelle capitali della moda come Parigi (Dior, Nina Ricci, Guerlain) e nel Regno Unito e Spagna. La sua tecnica in studio integra schemi di illuminazione sofisticati, spesso con key‑light direzionali, riflettori back‑light per creare auree luci di contorno sfumate e set costruiti attentamente per enfatizzare linee architettoniche.
Nei servizi che lo hanno reso celebre si nota l’uso ricorrente di composizioni geometriche: la disposizione simmetrica di soggetti, l’utilizzo di forme di sfondo triangolari o curvilinee e l’equilibrio tra tone-on-tone e contrasti cromatici. Il suo stile è definito come una poetica ironia, dove l’ironia nasce da giochi visivi e leggerezza interpretativa, priva di banalità, eppure imprevedibilmente elegante .
Tra le sue creazioni distintive vi sono le serie artistiche “Fallen Angels” e “Nymphs”, nate negli anni Novanta ma proseguite poi nei Duemila. Tecniche miste a sovrapposizioni fotografiche, ritocchi analogici e successiva post-produzione digitale testimoniano una fusione tra sartorialità analogica e potenza espressiva digitale.
Nel 2002 riceve un prestigioso Oscar della Moda, La Kore, per il suo apporto innovativo al linguaggio pubblicitario e alla comunicazione visiva di alta gamma.
Esposizioni, riconoscimenti e avvicinamento al ritratto
La sua prima mostra personale nel 1997 alla Triennale di Milano, curata da Germano Celant, segna la definitiva affermazione di Gastel come artista, non solo fotografo commerciale. Questa retrospettiva permette di esporre opere di moda, still‑life e figurativo sotto un coerente filo estetico, valorizzando il controllo cromatico e la composizione equilibrata.
Successivamente mantiene una forte presenza in importanti gallerie e musei, da Milano a New York. Opere come “Angeli Caduti – Un eterno istante” (Torino 2015), “Maschere e Spettri” (Milano 2009) e “Flowers” (2016) testimoniano la sua costante ricerca di atmosfere oniriche. Realizza inoltre progetti tematici come I gioielli della fantasia per Swarovski (1991), dove combina macrofotografia, composizione architettonica del frame e tecnica analogica sovrapposta digitalmente.
Negli anni a seguire, Gastel approccia più intensamente la fotografia di ritratto. Pur non essendo il genere che lo definisce, approfondisce la resa psicologica del volto, studiando pose ricche di gestualità controllata, luci che modellano l’espressione, e background minimali per isolare il soggetto. L’esperienza analogica arricchisce la transizione al digitale, dove applica selettivamente ritocco fine, mantenendo texture della pelle e dettagli micro-cromatici.
Questo percorso culmina nella mostra del 2020 al MAXXI di Roma, The People I Like, curata da Uberto Frigerio: oltre 200 ritratti in bianco e nero e a colori, raffiguranti personalità del mondo culturale, artistico, politico e musicale (da Barack Obama a Ettore Sottsass, Roberto Bolle, Marco Pannella, Monica Bellucci).
Opere principali
Nel corso della sua carriera, Gastel ha prodotto una serie di progetti di riferimento che integrano moda, arte, sperimentazione tecnica e riflessione concettuale:
-
Still‑life per Annabella e Vogue Italia (1982‑): primo banco di prova della sua rigorosa grammatica visiva, nel trattamento della luce e nella messa in scena volumetrica.
-
Campagne pubblicitarie per Versace, Missoni, Ferragamo, Dior, Nina Ricci e Guerlain: lavori che fondono rigore stilistico, atmosfera poetica e senso del brand.
-
I gioielli della fantasia (1991, per Swarovski): testimonianza del suo approccio sofisticato alla macrofotografia e tecniche di layering analogico‑digitale.
-
Fallen Angels: ritratti surreali di donne con ali, fotografia a grande formato, studio di luce morbida o rembrandt, serigrafie su carta baritata per mostra a Torino 2015 .
-
Nymphs: serie in cui effettua sovrapposizioni tra volti e elementi naturali, equilibrio tra composizione classica e elaborazione moderna.
-
The People I Like (2020): raccolta di oltre 200 ritratti puntuali, caratterizzati da un’intensa capacità dialogica, uso del bianco e nero, contrasto studiato e resa tattile della pelle .
Gastel ha introdotto nell’immaginario della moda italiana e internazionale concetti progettuali inediti. La sua competenze tecniche spaziano da:
-
Illuminazione in studio con uso congiunto di griglie, softbox, fresnel, snoot per controllare aree di saturazione e impasti di luce.
-
Sovrapposizione analogica su lastre e ritocco con vernice serigrafica per creare texture organiche e giochi di trasparenza.
-
Digitalizzazione selettiva nella post-produzione, che preserva dettaglio micro-cromatico, grana fotografica organica e variazioni tonali fluide.
-
Composizione rigorosa basata sulle armonie matematiche della proporzione aurea e rapporti tra figura e negativo rispettati nel frame.
La sua influenza si sente oggi nella formazione di nuovi fotografi italiani: Gastel ha partecipato a workshop fin dal 1984 per l’Archivio Fotografico Toscano, con interventi formativi su luce e composizione. Ha ricoperto ruoli istituzionali, tra cui la presidenza dell’Associazione Fotografi Professionisti d’Italia (AFIP) dal 1996 al 1998 e la partecipazione al Museo Polaroid di Chicago, promuovendo la continuità tra analogico e digitale.
Riconoscimenti
Durante la sua attività ha ricevuto importanti premi e incarichi:
-
Oscar della Moda – La Kore nel 2002 per l’apporto alla fotografia pubblicitaria.
-
Mostre personali e retrospettive in prestigiose sedi (Triennale Milano, Palazzo Broletto, MAXXI Roma, Biennele Venezia, New York, Mosca).
-
Collaborazioni editoriali comparabili a fotografi come Oliviero Toscani, Ferdinando Scianna, Helmut Newton, Richard Avedon, Annie Leibovitz, affiancandosi a questi nomi sia per stile che per contenuto tecnico