Carleton Watkins nacque nel 1829 a Oneonta, nello Stato di New York, e morì nel 1916 a Menlo Park, California. La sua vita attraversò un periodo cruciale nella storia della fotografia, segnato dall’evoluzione tecnica delle lastre fotografiche e dalla nascita del paesaggio americano come soggetto di grande respiro artistico e documentario. Watkins fu uno dei primi fotografi a esplorare sistematicamente le regioni occidentali degli Stati Uniti, sviluppando tecniche avanzate di ripresa e stampa che influenzarono profondamente la fotografia paesaggistica.
Vita e formazione
Carleton Watkins iniziò la sua carriera negli Stati Uniti orientali, ma fu il trasferimento in California negli anni Cinquanta a definire il percorso della sua produzione fotografica. La scelta della costa occidentale come campo di esplorazione fu dettata sia dall’opportunità commerciale sia dall’interesse scientifico per i paesaggi selvaggi e ancora poco documentati. Watkins si formò come fotografo autodidatta, ma fu rapidamente attratto dalle possibilità tecniche offerte dalla fotografia su lastre di vetro di grande formato, che gli consentivano di catturare dettagli con una precisione superiore a qualsiasi altro supporto dell’epoca.
Lavorando inizialmente a San Francisco, Watkins aprì il proprio studio e si dedicò alla produzione di fotografie che combinavano rigore documentario e sensibilità estetica. La sua formazione tecnica comprendeva la padronanza di strumenti complessi come camere a banco ottico, obiettivi a lunga focale e lastre di dimensioni fino a 18×22 pollici. Queste dimensioni eccezionali permettevano di ottenere immagini di grande nitidezza e una gamma dinamica sorprendente, caratteristiche che divennero il marchio distintivo della sua opera.
Watkins sviluppò una profonda comprensione della chimica fotografica, affinando tecniche di esposizione e sviluppo che garantivano dettagli finissimi e contrasti ricchi. La gestione della luce naturale, l’uso del chiaroscuro e la scelta dei tempi di esposizione erano elementi cruciali nella sua pratica quotidiana, in quanto consentivano di rendere monumentali paesaggi come le gole del fiume Merced o le cascate di Yosemite.
Tecniche fotografiche e innovazioni
La tecnica fotografica di Carleton Watkins rappresenta uno degli aspetti più innovativi del suo lavoro. La scelta di utilizzare lastre di vetro di grande formato non era solo dettata da esigenze estetiche: permetteva di produrre stampe albuminate e su carta salata con una precisione impareggiabile. Ogni scatto richiedeva un’attenta preparazione, compresa la scelta del punto di vista, la gestione della prospettiva e l’analisi della luce disponibile. Watkins era noto per il suo uso dei treppiedi pesanti, che garantivano stabilità durante esposizioni prolungate, spesso necessarie per catturare dettagli in ambienti con luce variabile.
Un’altra innovazione significativa fu il suo approccio alla composizione architettonica del paesaggio. Watkins trattava gli elementi naturali come componenti di un disegno complesso, guidando lo sguardo dello spettatore attraverso linee guida naturali come gole, massicci rocciosi o corsi d’acqua. Questa attenzione al dettaglio e alla geometria visiva conferiva alle sue fotografie una qualità quasi pittorica, pur mantenendo la fedeltà documentaria.
Watkins sperimentò anche diverse tecniche di stampa, affinando l’uso delle stampe albuminate, che offrivano superfici lisce e tonalità calde, e delle stampe su carta salata, capaci di accentuare la tridimensionalità del paesaggio. La scelta della tecnica di stampa era sempre funzionale alla resa estetica e alla durata dell’opera. Nonostante la complessità del processo, Watkins riuscì a sviluppare un flusso di lavoro efficiente, che gli consentiva di produrre immagini di alta qualità anche in contesti difficili, come i canyon e le valli isolate della California settentrionale.
Esplorazioni e soggetti principali
Watkins fu un esploratore instancabile, documentando aree ancora poco conosciute dagli Stati Uniti orientali e dall’Europa. Yosemite Valley rappresenta senza dubbio il culmine della sua attività: le fotografie realizzate tra il 1861 e il 1866 rivelano una padronanza completa della luce naturale, della prospettiva e della composizione. Ogni scatto è il risultato di lunghe preparazioni, spesso con trasporto di apparecchiature pesanti su terreni accidentati.
Oltre a Yosemite, Watkins fotografò gole, montagne, fiumi e infrastrutture nascenti della California, collaborando con compagnie ferroviarie e geologi. La sua capacità di documentare simultaneamente paesaggi naturali e strutture umane ha reso le sue fotografie strumenti preziosi per la geografia, la cartografia e la promozione territoriale. Watkins combinava il rigore tecnico della documentazione con la capacità di suscitare emozioni, facendo percepire al pubblico la grandiosità dei territori occidentali.
Le sue immagini spesso includono dettagli minimi, come la vegetazione, le rocce e i corsi d’acqua, che vengono resi con nitidezza straordinaria grazie alla scelta di obiettivi a focale lunga e lastre di grande formato. Il fotografo sfruttava anche le ore di luce ottimale, cercando ombre lunghe e contrasti intensi per accentuare profondità e monumentalità.
Opere principali
Tra le opere più celebri di Carleton Watkins emergono fotografie che hanno definito l’immagine del paesaggio americano nella seconda metà dell’Ottocento. Le serie dedicate a Yosemite Valley, con scatti iconici come “El Capitan”, “Three Brothers” e “Bridalveil Fall”, rappresentano il punto più alto della sua carriera, combinando dettagli scientifici e composizione artistica. Questi lavori non solo impressionarono il pubblico, ma influenzarono anche decisioni politiche, come la protezione di Yosemite come parco nazionale.
Altre opere significative riguardano le Mariposa Big Trees, con immagini di sequoie giganti, e le fotografie delle infrastrutture in California, come ferrovie e ponti, che documentano il progresso tecnico e urbano. Watkins realizzò anche serie di panorami della Sierra Nevada e del fiume Merced, caratterizzate da prospettive ampie e un controllo meticoloso della luce. Ogni stampa era curata con attenzione estrema, con sviluppo e ritocco delle lastre per garantire uniformità tonale e nitidezza massima.
Le fotografie di Watkins non si limitavano a mostrare il paesaggio, ma raccontavano storie visive, in cui la natura e l’uomo si confrontano, e la monumentalità dei soggetti diventa evidente anche nelle piccole dettagliature della vegetazione, delle rocce o delle acque. Queste opere hanno mantenuto nel tempo una capacità straordinaria di coinvolgere e stupire lo spettatore.
Collaborazioni e produzione commerciale
Watkins collaborò frequentemente con scienziati, geologi e compagnie ferroviarie, producendo immagini con finalità documentaristiche e promozionali. La fotografia diventava così strumento di informazione scientifica e commerciale, capace di comunicare con precisione la conformazione dei territori e le possibilità di sviluppo economico. Watkins riusciva a combinare l’aspetto scientifico con l’efficacia visiva, rendendo le immagini facilmente interpretabili ma artisticamente appaganti.
Il fotografo gestiva il suo studio con rigore imprenditoriale, curando sia la produzione delle lastre originali sia la stampa di copie destinate a collezionisti, musei e pubblicazioni. Le sue tecniche di archiviazione e catalogazione erano innovative per l’epoca, con annotazioni dettagliate su data, luogo, esposizione e strumenti utilizzati. Questa sistematicità permise una produzione vasta e coerente, che è oggi studiata per comprendere l’evoluzione della fotografia paesaggistica e documentaria.
Vita e riconoscimenti
Nonostante il riconoscimento iniziale, Watkins affrontò gravi difficoltà economiche e la perdita di molte opere a seguito dell’incendio del 1906 a San Francisco. Continuò comunque a lavorare fino agli ultimi anni, mantenendo un impegno costante verso la qualità e l’innovazione tecnica. Morì nel 1916 a Menlo Park, lasciando un archivio che, pur frammentato, testimonia l’importanza della sua ricerca estetica e documentaria.
La qualità tecnica delle sue fotografie, il rigore compositivo e l’abilità nell’uso delle lastre di grande formato rendono Carleton Watkins un punto di riferimento imprescindibile per la storia della fotografia americana. Le sue opere continuano a essere esposte nei maggiori musei del mondo, confermando la capacità della fotografia di trasformare la percezione del territorio e di fondere scienza, tecnica e arte.

Mi chiamo Marco Americi, ho circa 45 anni e da sempre coltivo una profonda passione per la fotografia, intesa non solo come mezzo espressivo ma anche come testimonianza storica e culturale. Nel corso degli anni ho studiato e collezionato fotocamere, riviste, stampe e documenti, sviluppando un forte interesse per tutto ciò che riguarda l’evoluzione tecnica e stilistica della fotografia. Amo scavare nel passato per riportare alla luce autori, correnti e apparecchiature spesso dimenticate, convinto che ogni dettaglio, anche il più piccolo, contribuisca a comporre il grande mosaico della storia dell’immagine. Su storiadellafotografia.com condivido ricerche, approfondimenti e riflessioni, con l’obiettivo di trasmettere il valore documentale e umano della fotografia a un pubblico curioso e appassionato, come me.