Fondata nella seconda metà del XIX secolo, la Cornu Company rappresenta una delle realtà storicamente più significative del primo artigianato fotografico francese. L’azienda viene generalmente attribuita a Joseph-Victor Cornu, attivo come fabbricante e commerciante di apparecchi fotografici e ottici nella Parigi del secondo impero e successivamente durante i decenni della Terza Repubblica. Le prime tracce certe della sua attività si rintracciano a partire dal 1870 circa, periodo nel quale Cornu era già inserito nel tessuto commerciale e tecnico delle arti ottiche, con un laboratorio documentato nel cuore del Marais, zona nevralgica per il commercio specializzato. L’azienda operava sotto il marchio “Cornu, Fabricant d’Appareils Photographiques”, partecipando attivamente a fiere e esposizioni fotografiche e ottiche, dove si distinse per l’eleganza costruttiva e la cura meccanica dei suoi apparecchi.
A differenza di altri costruttori più industrializzati, Cornu mantenne per decenni una struttura artigianale, caratterizzata da un’attenzione quasi ossessiva alla qualità delle finiture. I corpi macchina erano realizzati in mogano lucidato a tampone, con dettagli in ottone dorato e leve micrometriche finemente lavorate. La presenza di incisioni a mano e targhette smaltate dimostra una volontà di posizionamento alto, destinato a un’utenza professionale e borghese. Le fotocamere Cornu, benché prodotte in volumi relativamente contenuti, erano altamente stimate e frequentemente adottate da studi ritrattistici e viaggiatori benestanti. In particolare, Cornu si specializzò in macchine a soffietto da studio e da viaggio, in grado di montare ottiche di produzione francese come quelle di Darlot, Hermagis, o successivamente di Krauss e Berthiot.
L’attività di Joseph-Victor Cornu si protrasse almeno fino alla fine degli anni ’80 del XIX secolo, e fu poi proseguita, con probabile passaggio familiare, da altri membri del casato, benché la ragione sociale non sembri aver subito modifiche radicali. Esistono esemplari firmati semplicemente “Cornu” databili attorno al 1895, i quali testimoniano una transizione tecnica verso sistemi più leggeri, con chassis a lastre intercambiabili e dispositivi per la messa a fuoco più avanzati. Nonostante la difficoltà nel reperire documentazione archivistica completa, la produzione della Cornu Company si allunga con ogni probabilità fino ai primi del Novecento, quando la crescente industrializzazione del comparto fotografico segnò il declino delle botteghe artigiane d’élite.
Le macchine fotografiche Cornu sono universalmente riconosciute per la solidità meccanica e la precisione delle finiture, segni distintivi che permisero all’azienda di conquistare una nicchia stabile in un mercato in forte espansione. Gli apparecchi più noti appartengono alla tipologia da studio e da viaggio, realizzati con struttura in legno nobile, solitamente mogano, e ferramenta in ottone lavorata al tornio. Si trattava di strumenti costosi e altamente rifiniti, dotati di soffietti in cuoio o tela gommata a doppia estensione, adatti all’uso con ottiche di elevata apertura e lunghezza focale estesa. La precisione nella filettatura dei supporti e la stabilità del sistema di fuoco, basato su cremagliere interamente metalliche, rendevano gli apparecchi Cornu adatti a esposizioni prolungate e alla riproduzione fedele di dettagli nei ritratti o nelle riprese architettoniche.
Un tratto distintivo era l’impiego di tavoletta frontale basculante, che consentiva correzioni prospettiche tramite movimenti verticali e orizzontali. Tale caratteristica, rara nei modelli pre-1880, dimostra una chiara attenzione all’utenza professionale. Le lastre venivano inserite mediante chassis a doppio dorso, spesso in legno e metallo, con molle a lamina per mantenere stabile il piano focale. L’otturatore, quando presente, era solitamente di tipo pneumatico a pistone o a tendina centrale, ma la maggior parte degli apparecchi era destinata all’uso con otturatori esterni applicati all’obiettivo, come era consuetudine nel periodo.
Dal punto di vista ottico, le fotocamere Cornu venivano spesso fornite nude, ossia senza lente, lasciando al fotografo la scelta di abbinare il proprio obiettivo preferito. Tuttavia, esistono numerose configurazioni documentate con obiettivi Darlot a doppietto acromatico, lenti a menisco firmate Hermagis, oppure pettini ottici a fuoco rapido per applicazioni di ritratto. Questa flessibilità rendeva i modelli Cornu altamente personalizzabili. Alcuni apparecchi da campo possedevano un doppio set di binari telescopici per l’estensione massima, mentre quelli da studio presentavano basamenti a colonna in ghisa con regolazione micrometrica verticale.
Tra i modelli più noti, sebbene raramente identificabili con nomi di serie specifici, si ricordano le “chambre de voyage à tirage multiple” e le “grandes chambres d’atelier”, spesso citate nei cataloghi di materiale fotografico distribuiti a Parigi negli anni 1880–1890. Ogni macchina veniva numerata manualmente e, in taluni casi, dotata di una placca identificativa smaltata, oggi ricercatissima dai collezionisti. Anche se non sono note produzioni in scala industriale, la qualità esecutiva delle macchine Cornu fu tale da garantirne la presenza costante nelle esposizioni fotografiche fino almeno alla fine del secolo.
Il nome Cornu, pur non avendo mai raggiunto la diffusione internazionale di marchi come Kodak o Voigtländer, rimane oggi un punto di riferimento per i collezionisti di fotocamere francesi del XIX secolo. Gli esemplari superstiti sono relativamente rari ma molto apprezzati, specialmente quelli in condizioni originali, completi di soffietto integro e chassis coevi. Alcuni modelli sono conservati presso collezioni pubbliche e museali, come il Musée Français de la Photographie a Bièvres, che possiede almeno un esemplare da studio firmato Cornu. La rarità è accresciuta dal fatto che gran parte della produzione avveniva su commissione, con varianti costruttive personalizzate e numerazioni di serie non sempre coerenti, il che rende ogni fotocamera un oggetto pressoché unico.
Sul mercato antiquario, le macchine Cornu sono oggi valutate con attenzione, con quotazioni che variano dai 1.500 ai 4.000 euro, a seconda del modello, delle condizioni di conservazione e della presenza di accessori originali. Il collezionismo francese in particolare ha riscoperto il valore storico di queste fotocamere, le quali rappresentano una fase chiave della fotografia nazionale, antecedente all’affermazione dei grandi marchi industriali come Lumière e Gaumont. Anche tra i restauratori e gli storici della tecnica ottica, gli apparecchi Cornu suscitano interesse per la struttura modulare e la precisione meccanica, che consente in molti casi un completo restauro funzionale.
Un elemento che ha contribuito a consolidare l’interesse storico verso Cornu è la presenza di questi apparecchi in cataloghi illustrati e manuali professionali dell’epoca, come quelli di Maison Gaudin o Maison de Lorme, dove le macchine Cornu vengono spesso raccomandate come alternative di lusso rispetto ai modelli più economici prodotti in serie. L’assenza di un archivio ufficiale e la difficoltà di attribuzione certa di molti esemplari hanno spinto diversi studiosi a intraprendere ricerche mirate, soprattutto tramite lo studio comparato delle targhette, dei dettagli costruttivi e delle incisioni presenti sulle staffe o sui pomelli di regolazione.
Nel panorama delle produzioni fotografiche francesi del XIX secolo, Cornu occupa un ruolo tecnico di rilievo, per la qualità delle lavorazioni e per il contributo alla standardizzazione di alcune soluzioni meccaniche che diventeranno canoniche nella produzione successiva. La sua opera, ancora oggi, si impone come esempio di una fotografia costruita con rigore ingegneristico e senso artigianale della forma, che unisce funzionalità e raffinatezza estetica.

Sono Manuela, autrice e amministratrice del sito web www.storiadellafotografia.com. La mia passione per la fotografia è nata molti anni fa, e da allora ho dedicato la mia vita professionale a esplorare e condividere la sua storia affascinante.
Con una solida formazione accademica in storia dell’arte, ho sviluppato una profonda comprensione delle intersezioni tra fotografia, cultura e società. Credo fermamente che la fotografia non sia solo una forma d’arte, ma anche un potente strumento di comunicazione e un prezioso archivio della nostra memoria collettiva.
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