La K.G. Corfield Ltd., fondata da Kenneth Grange Corfield nel secondo dopoguerra, rappresenta una delle più peculiari e ambiziose esperienze dell’industria fotografica britannica. L’azienda fu costituita nel 1947 a Wolverhampton, nelle Midlands Occidentali, con l’intento dichiarato di realizzare apparecchi fotografici che potessero competere tecnicamente e stilisticamente con i modelli tedeschi, in particolare con i prodotti Leica. Il fondatore, ex ufficiale della RAF, aveva maturato un’esperienza in ambito ottico e meccanico durante il conflitto, e comprese da subito il potenziale di una rinascita tecnologica inglese in un settore ancora dominato dall’importazione.
In una Gran Bretagna ancora segnata dalla guerra e dai razionamenti, l’idea di costruire una macchina fotografica 35mm a telemetro di qualità elevata, ma a un prezzo accessibile e soprattutto realizzata interamente in patria, appariva visionaria. Tuttavia, l’approccio tecnico e l’organizzazione industriale adottati da Corfield si dimostrarono efficaci, anche grazie all’adozione di una struttura di produzione snella e a un’estetica funzionale, che prediligeva forme geometriche e controlli razionali.
Il primo modello prodotto fu la Periflex, lanciata nel 1953, un ibrido concettualmente ardito tra una reflex e una telemetro, che sfruttava un sistema di specchio periscopico per la messa a fuoco. Questo sistema permetteva la visione diretta a fuoco attraverso l’obiettivo, pur mantenendo una struttura compatta e priva di sollevamento dello specchio. L’idea rispondeva alla volontà di semplificare il meccanismo tipico delle reflex, evitando complessità meccaniche e al contempo superando le limitazioni delle telemetro tradizionali.
La K.G. Corfield si pose dunque, fin dai primi anni, in una posizione di rottura rispetto alla produzione britannica precedente, fortemente legata a logiche conservative e poco orientata all’innovazione. L’azienda investì anche nella realizzazione di obiettivi intercambiabili, costruiti in parte internamente e in parte in collaborazione con fornitori tedeschi e giapponesi, garantendo così una qualità ottica coerente con l’ambizione del progetto.
La macchina più celebre della Corfield fu la Periflex, un apparecchio 35mm con un sistema di messa a fuoco originale. L’elemento tecnico distintivo era il periscopio ottico retrattile, un piccolo tubo contenente un sistema di lenti e specchi che scendeva temporaneamente nel percorso ottico, permettendo di osservare l’immagine direttamente attraverso l’obiettivo, esattamente come in una reflex, ma in modo più semplice.
Questo sistema offriva vantaggi significativi in termini di precisione nella messa a fuoco e nella composizione, pur evitando la complessità e il costo di una reflex convenzionale. Il periscopio veniva azionato manualmente tramite una piccola leva e poteva essere ritratto prima dello scatto, senza la necessità di sollevare uno specchio come nei sistemi reflex classici. Il vantaggio era una maggiore silenziosità e l’assenza di vibrazioni meccaniche al momento dell’esposizione.
Dal punto di vista dell’otturatore, la Periflex montava un classico sistema a tendina orizzontale in tessuto, con tempi variabili da 1 secondo a 1/1000, a seconda delle versioni. Il sistema di avanzamento era manuale, con manopola, mentre il contatore dei fotogrammi era a scorrimento, privo di reset automatico.
La costruzione era in alluminio fresato, con dettagli in pelle e una forma rettangolare molto razionale. Le prime versioni della Periflex accettavano ottiche a vite M39, lo stesso attacco delle Leica, il che rendeva l’apparecchio compatibile con un’ampia gamma di obiettivi di alta qualità, rendendola particolarmente interessante per i fotografi più esigenti. Successivamente, l’azienda sviluppò una propria linea di obiettivi Corfield Lumar.
Le versioni successive, come la Periflex 2, Periflex 3 e la Periflex Gold Star, introdussero migliorie sia estetiche che funzionali: vennero adottati corpi più raffinati, l’aggiunta di un mirino ottico migliorato e otturatori più precisi. La Periflex 3 in particolare integrava un mirino combinato per la composizione e il periscopio per la messa a fuoco, migliorando l’esperienza utente.
Nel corso degli anni Cinquanta, la K.G. Corfield cercò di espandersi sul mercato internazionale, promuovendo la Periflex anche in Europa e negli Stati Uniti. La produzione venne estesa, e vennero introdotti modelli più economici e accessibili, come la Corfield 66, un apparecchio medio formato progettato per avvicinare anche i dilettanti più esigenti a un tipo di fotografia di qualità.
Tuttavia, la concorrenza da parte delle aziende giapponesi, in particolare Canon, Minolta e Nikon, rese la posizione della Corfield sempre più fragile. Mentre questi marchi offrivano fotocamere dotate di esposimetri incorporati, automatismi e costruzione industriale avanzata, la Corfield restava ancorata a un modello artigianale, pur raffinato, ma più costoso e tecnologicamente meno aggiornato.
Negli anni Sessanta, Kenneth Corfield intraprese un progetto molto ambizioso: la Architect Camera, una reflex modulare estremamente avanzata, che però rimase a livello prototipale a causa degli elevati costi e delle difficoltà produttive. Parallelamente, l’azienda collaborò con l’ingegnere tedesco Fritz Kaftanski allo sviluppo di una macchina stereo compatta e di sistemi di accessori fotografici, ma senza riuscire a raggiungere una sostenibilità commerciale.
La Corfield provò anche a differenziare la produzione, dedicandosi a componentistica ottica per uso scientifico e militare, ma senza mai rinunciare alla sua identità di marchio fotografico indipendente. La produzione della Periflex proseguì fino alla metà degli anni Sessanta, ma i volumi erano ormai limitati e la concorrenza, sia in termini di prezzo che di funzionalità, rendeva l’offerta sempre meno competitiva.
Negli ultimi anni di attività, la K.G. Corfield si trovò progressivamente isolata nel panorama dell’industria fotografica. L’azienda non riuscì a introdurre fotocamere dotate di esposimetro incorporato o di sistemi completamente automatici, lasciando che il suo catalogo diventasse rapidamente obsoleto. Verso la fine degli anni Sessanta, la produzione cessò quasi completamente, e Kenneth Corfield si dedicò ad altri progetti, tra cui un’importante collaborazione con il British Science Museum.
L’eredità della K.G. Corfield è però da ricercarsi altrove: nella sua volontà di sfidare il predominio tecnico tedesco, nella sua capacità di innovare con eleganza e rigore, e nella creazione di una macchina unica nel suo genere. La Periflex è ancora oggi un oggetto di culto tra i collezionisti per la sua ingegnosità meccanica, la costruzione solida e l’originalità del sistema periscopico, che non ha avuto eguali nella storia della fotografia 35mm.
Le fotocamere Corfield costituiscono un capitolo fondamentale della scuola britannica di ingegneria fotografica, dimostrando che l’eccellenza tecnica non è necessariamente legata alla scala industriale, ma può nascere anche dalla tenacia di un imprenditore illuminato e dalla cura del dettaglio. A differenza di molte aziende che si limitarono a imitare modelli stranieri, Corfield provò a definire un’identità estetica e funzionale propria, costruendo un marchio coerente e raffinato.

Sono Manuela, autrice e amministratrice del sito web www.storiadellafotografia.com. La mia passione per la fotografia è nata molti anni fa, e da allora ho dedicato la mia vita professionale a esplorare e condividere la sua storia affascinante.
Con una solida formazione accademica in storia dell’arte, ho sviluppato una profonda comprensione delle intersezioni tra fotografia, cultura e società. Credo fermamente che la fotografia non sia solo una forma d’arte, ma anche un potente strumento di comunicazione e un prezioso archivio della nostra memoria collettiva.
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