Nick Knight nasce il 19 aprile 1958 a Londra, nel cuore di una città in fermento culturale e artistico. Cresce in un ambiente dove arte e sperimentazione sono una costante, grazie a un padre antiquario e a una madre pittrice, che stimolano sin da piccolo la sua sensibilità visiva. La sua carriera, iniziata negli anni Ottanta, si sviluppa come un ponte tra le tecniche analogiche tradizionali e la rivoluzione digitale, portando un contributo fondamentale nell’ibridazione di media e linguaggi, soprattutto nel campo della moda, della pubblicità e della sperimentazione visiva.
La formazione di Nick Knight affonda le radici nella tradizione fotografica analogica. Durante la sua giovinezza frequenta il London College of Printing, dove approfondisce non solo la tecnica fotografica ma anche la chimica della pellicola, la gestione della luce e i principi ottici delle macchine fotografiche. Qui si familiarizza con l’uso di fotocamere 35 mm, in particolare la Pentax Spotmatic II e la Nikon F3, strumenti che gli permettono di esercitarsi sul controllo manuale di apertura, tempi di esposizione e messa a fuoco, competenze che rimarranno fondative per tutta la sua carriera.
Knight si distingue per una precoce propensione alla sperimentazione: durante i suoi primi lavori usa combinazioni di filtri Wratten per manipolare la temperatura colore e la saturazione cromatica, applica velature multiple in camera oscura durante lo sviluppo, e si cimenta nell’uso di emulsioni fotografiche particolari, studiando con attenzione i processi di sviluppo E6 per le diapositive. Questa attenzione meticolosa ai dettagli tecnici gli consente di ottenere immagini che non sono semplicemente fotografie ma vere e proprie opere d’arte visiva, in cui ogni elemento, dalla scelta della pellicola alla posa, dalla luce alla post-produzione, è calibrato per produrre un effetto specifico.
All’inizio degli anni Ottanta inizia a lavorare come assistente per grandi fotografi della moda come Steven Meisel. Queste esperienze lo mettono in contatto diretto con i rigori e le dinamiche del mondo editoriale, ma anche con la complessità degli allestimenti di set e la gestione di team eterogenei. Nonostante ciò, la sua cifra stilistica emerge già allora: una particolare attenzione all’uso della luce, la volontà di creare immagini che siano più che semplici ritratti, e una predilezione per un’estetica morbida e pittorica, ottenuta ad esempio con ottiche Soft Focus e rifrazioni su vetri acrilici.
Negli anni Novanta la carriera di Nick Knight subisce un’importante evoluzione, che lo porta a diventare uno dei pionieri della fotografia digitale applicata alla moda. Fondamentale in questo senso è il suo ruolo nella creazione di SHOWstudio, una piattaforma che fonde fotografia, video, streaming e interazione digitale, rivoluzionando il modo in cui il pubblico fruisce della moda e della fotografia.
Knight inizia a utilizzare sistemi di acquisizione digitale come le telecamere Sony PDV-100 e Minolta RD-175, pionieristiche per l’epoca, che permettono di combinare la ricchezza dei dettagli tipica delle fotocamere medio formato con la flessibilità del digitale. Sperimenta con scatti in RAW a velocità di 3 fotogrammi al secondo, utilizzando una varietà di sistemi di illuminazione, come il flash Profoto 8a TTL, e manipolando gli artefatti digitali come parte integrante dell’estetica finale. Questa fusione di analogico e digitale, dove il digitale non è semplicemente uno strumento di comodità ma un elemento creativo vero e proprio, caratterizza la sua cifra visiva più originale.
Nel contempo, Knight utilizza scanner drum di altissima precisione per digitalizzare le sue pellicole analogiche, in modo da lavorare in post-produzione con file a 16 bit, consentendo una profondità di dettaglio e una gestione cromatica impossibili da ottenere con altre tecniche. Questi scanner consentono di manipolare con grande precisione livelli di luce e colore, lavorando su maschere e stratificazioni in Photoshop per ottenere risultati unici.
La continua ricerca tecnica di Knight lo porta ad adottare un vasto assortimento di tecniche e materiali, da quelli più tradizionali a quelli più innovativi. Nel suo progetto “Junglebokeh” del 2005, ad esempio, usa lastre fotografiche 4×5 pollici Fujifilm FP-100C, sviluppate manualmente in camera oscura portatile, e le illumina con flash Bowens Octabox. Sovrappone poi digitalmente texture botaniche realizzate con plotter HP Scitex, creando immagini complesse che fondono natura e artificio, fotografia e grafica.
In ambito still life, per le campagne pubblicitarie di gioielleria, utilizza tecniche avanzate come il focus stacking, impiegando banco ottico Cambo Actus DB con ottiche Rodagon 90 mm per ottenere una profondità di campo totale su dettagli infinitesimali. Le pellicole Fuji Provia 100F sono sviluppate in E6 e digitalizzate con scanner drum ad alta risoluzione; l’assemblaggio digitale consente di ottenere immagini finali nitidissime, con risoluzioni fino a 8.000 dpi, che mantengono una tridimensionalità sorprendente.
Recentemente, Knight ha integrato l’uso di scanner fotogramma per fotogramma su macchine digitali Leica M10-R da 60 megapixel, con dispositivi di micro-movimento per ottenere fotografie estremamente dettagliate di still life dinamici, come gocce d’acqua in caduta. L’illuminazione è affidata a flash Profoto D2 da 1200 Ws, abbinati a maschere bianche per creare effetti di luce precisi e congelare il movimento.
Nick Knight è noto non solo come fotografo di moda, ma anche come artista concettuale che fonde fotografia, video e installazioni multimediali. Il progetto “Skin Deep” (2001) è un esempio emblematico: ritratti a macro dettaglio di volti umani, realizzati con lenti micro-Nikkor 100 mm f/2.8 su Nikon F5, pellicola Fuji Acros 100 sviluppata al Rodinal 1:25 e virata al selenio. Le stampe di grandi dimensioni sono state esposte al Victoria & Albert Museum, retroilluminate su plexiglass e accompagnate da video loop su monitor da 65 pollici, in un’esplorazione multisensoriale della pelle e dell’identità.
Un altro progetto importante è “Transience” (2013), commissionato da TED Talks, che vede la fotografia di fiori in caduta con esposizioni lunghe e flash a luce continua LED. Le immagini sono state esposte nella Serpentine Gallery con stampe di altissima qualità su carta Hanemühle.
Knight ha partecipato a numerose mostre internazionali che hanno esplorato temi di bellezza e tecnologia, come “Beauty: A Never-Ending Poem” e “Future Bodies”, in cui ha utilizzato proiezioni digitali e stampe UV su tessuti tecnologici.
Oltre alla sua attività artistica, Knight è un docente influente presso la University of the Arts London, dove conduce master in materiali ibridi e workshop di illuminazione avanzata. Ha sviluppato un protocollo di lavoro in cinque fasi che include scouting, setup analogico, ripresa ibrida, post-produzione multilivello e output multimediale, con un’attenzione particolare alla documentazione tecnica e alla collaborazione interdisciplinare.
Knight ha inoltre curato progetti con Magnum Photos e Google Arts & Culture, contribuendo a digitalizzare archivi fotografici storici e a sviluppare workflow colorimetrici avanzati per immagini immersive.

Mi chiamo Marco Americi, ho circa 45 anni e da sempre coltivo una profonda passione per la fotografia, intesa non solo come mezzo espressivo ma anche come testimonianza storica e culturale. Nel corso degli anni ho studiato e collezionato fotocamere, riviste, stampe e documenti, sviluppando un forte interesse per tutto ciò che riguarda l’evoluzione tecnica e stilistica della fotografia. Amo scavare nel passato per riportare alla luce autori, correnti e apparecchiature spesso dimenticate, convinto che ogni dettaglio, anche il più piccolo, contribuisca a comporre il grande mosaico della storia dell’immagine. Su storiadellafotografia.com condivido ricerche, approfondimenti e riflessioni, con l’obiettivo di trasmettere il valore documentale e umano della fotografia a un pubblico curioso e appassionato, come me.