la Zar Camera Company rappresenta uno degli esempi più enigmatici ma al tempo stesso affascinanti di micro-industria fotografica operante tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta. Pochissime informazioni certe sono sopravvissute sulla fondazione della compagnia, ma la maggior parte delle fonti storiche collocano la sede della Zar a New York, attiva almeno dal 1948. A differenza di altri operatori coevi che si limitavano alla distribuzione di fotocamere straniere, la Zar Camera Company si distinse per aver tentato di realizzare un proprio apparecchio fotografico, sia pur con componentistica spesso derivata da fornitori terzi.
La produzione documentata dell’azienda ruota quasi esclusivamente attorno a un solo modello: la Zar 200, una fotocamera compatta a mirino fisso, costruita con corpo in metallo pressofuso e finiture in pelle vulcanizzata. Questo dispositivo era pensato per un pubblico amatoriale esigente, capace di apprezzare la semplicità d’uso senza rinunciare a una qualità costruttiva superiore a quella delle cosiddette box camera. Non si trattava di un clone di modelli europei, bensì di un progetto originale, benché stilisticamente influenzato dalle fotocamere tedesche degli anni Trenta.
Le ambizioni della Zar Camera Company erano chiare: proporre una macchina fotografica made in USA, facilmente utilizzabile da un pubblico domestico, e con un prezzo accessibile. Tuttavia, l’assenza di una vera rete commerciale e le difficoltà produttive tipiche di piccole imprese indipendenti resero difficile il consolidamento del marchio. La Zar 200 rimase un prodotto di nicchia, distribuito in quantità estremamente limitate, tanto che oggi è considerata una delle fotocamere americane più rare del dopoguerra.
Caratteristiche tecniche e costruzione meccanica
Dal punto di vista tecnico, la Zar 200 era una fotocamera semplice ma curata nei dettagli, costruita interamente in lega di alluminio pressofuso, con un’estetica robusta e lineare. La calotta superiore e la base erano rifinite in metallo lucidato, mentre il rivestimento in pelle sintetica forniva una buona presa e resistenza all’usura. Le dimensioni compatte la rendevano facilmente trasportabile, pur mantenendo una certa solidità costruttiva.
Il cuore dell’apparecchio era l’otturatore centrale a lamelle, prodotto da fornitori americani come Wollensak o Ilex, con gamma di tempi che andava da 1/25 a 1/200 di secondo, più posa B. Il sistema di scatto era completamente meccanico, senza necessità di batterie, e attivato tramite un pulsante posto in posizione frontale. La leva di armamento e l’avanzamento della pellicola erano manuali, con un sistema di blocco contro il doppio scatto. Il contafotogrammi era di tipo analogico, con reset manuale, situato accanto alla rotella di avanzamento.
L’obiettivo era un 50mm f/3.5 anastigmatico, montato in configurazione fissa, senza possibilità di sostituzione. La messa a fuoco era manuale a stima, con distanza regolabile da 1 metro all’infinito tramite ghiera frontale. Lo schema ottico prevedeva tre elementi in due gruppi, trattati con rivestimento antiriflesso monocromatico, in grado di garantire un buon contrasto centrale e una discreta resa anche in condizioni di luce meno favorevoli. Il diaframma a cinque lamelle consentiva aperture da f/3.5 a f/16, con regolazione continua.
Il mirino era ottico, non ingrandente, con un campo visivo ridotto rispetto alla copertura della pellicola, ma sufficiente per una composizione approssimativa del soggetto. Non erano presenti sistemi di ausilio alla messa a fuoco né esposimetro integrato. Alcune versioni erano dotate di una presa PC per flash sincronizzato a tempo X, mentre la slitta accessori era priva di contatti elettrici.
Il dorso della fotocamera era incernierato e garantiva una buona tenuta alla luce, con guida pellicola in ottone lucidato e pressapellicola a molla. Il caricamento della pellicola da 35mm standard avveniva con facilità, anche grazie alla presenza di una finestra di ispezione sul retro. Nonostante l’apparente semplicità, la Zar 200 si comportava bene sul piano operativo, rivelandosi un dispositivo affidabile e durevole nel tempo.
Distribuzione commerciale e attuale rilevanza storica
La distribuzione della Zar 200 fu limitata, con una circolazione prevalentemente concentrata negli stati dell’Est e del Midwest. Le vendite avvenivano soprattutto attraverso piccoli rivenditori di materiale fotografico e negozi di elettronica indipendenti, senza l’appoggio di grandi catene o canali pubblicitari massicci. Nonostante qualche apparizione su cataloghi commerciali dell’epoca, la Zar Camera Company non riuscì a consolidarsi come brand nazionale.
Le difficoltà di scala, i costi di produzione e l’impossibilità di innovare rapidamente condussero alla chiusura dell’azienda entro il 1953, rendendo la Zar Camera Company una delle realtà fotografiche americane più effimere e sfuggenti. Nessuna documentazione ufficiale dettagliata è sopravvissuta, e l’azienda non fu acquisita da altri marchi. Alcuni componenti della Zar 200 furono riutilizzati in altri prodotti simili dell’epoca, ma il nome “Zar” scomparve dal panorama fotografico senza lasciare eredi.
Oggi, la Zar Camera Company è oggetto di interesse per collezionisti specializzati in fotocamere americane minori, e in particolare per coloro che ricercano modelli a tiratura limitata o con distribuzione locale. La Zar 200, benché non tecnicamente innovativa, è apprezzata per la sua rarità, per la qualità dei materiali impiegati e per il tentativo, coraggioso ma prematuro, di competere con giganti del settore come Argus o Kodak.
Nel collezionismo fotografico contemporaneo, un esemplare ben conservato della Zar 200 può rappresentare una testimonianza autentica del fermento industriale statunitense del dopoguerra, e della volontà di piccole imprese di entrare in un mercato allora in forte espansione, ma già segnato da economie di scala e rapidi cambiamenti tecnologici.